“Nella guerra moderna… morirai come un cane e senza nessuna buona ragione”, scriveva Hemingway su un vecchio articolo pubblicato nel 1935 su Esquire; ed è anche la citazione che fa da apertura a This War of Mine, opera che sugli orrori della guerra costruisce un magistrale gestionale dai ritmi perfetti. Stavolta non vedrete la follia dell’uomo attraverso gli occhi di un manipolo di soldati d’ élite, ma vivrete la condizione degradante, disperata e senza via di scampo dei civili, pronti a lottare per una sopravvivenza che è privazione, sacrificio, pena fisica e tortura dell’anima, ma anche violenza e abominio. Perché in guerra non esistono decisioni giuste o sbagliate, importa solo sopravvivere, al di là di ogni ragionevole giudizio o etica.
Quando finirà tutto questo?
La guerra ha trasfigurato la città e ridotto i rifugi di fortuna in delle catapecchie costantemente sotto assedio. Di giorno ci si ripara dai cecchini e si svolgono le mansioni primarie, di sera si va fuori a rovistare nei presidi e difendere i propri averi fino alla morte. In queste due fasi, dove un orologio scandisce il tempo dalla mattina al crepuscolo, e dalla notte all’alba, bisogna gestire la vita di tre o quattro rifugiati, dando loro le cure e il sostentamento necessari per trascinare ancora per un altro giorno una vita dove non esistono più valori, né diritti umani. Si comincia a saccheggiare dunque il proprio rifugio, che si trasformerà ben presto in un’alcova dentro la quale costruire coi materiali ricavati gli oggetti e la mobilia di prima necessità, dove è d’obbligo riuscire a proteggersi dal freddo pungente dell’inverno e dagli attacchi di sciacalli che, esattamente come noi, non guarderanno in faccia nessuno pur di sottrarre le risorse che con zelo e grande forza d’animo abbiamo fin lì accumulato. Vi ritroverete a costruire dei letti, perché dormire tutte le notti sui pavimenti gelidi vi farà ammalare e le medicine non saranno affatto facili da reperire; allo stesso modo, avrete bisogno di una stufa, ma vi conviene migliorare il prima possibile le sue funzionalità, altrimenti consumerà più carburante di quanto possiate realmente permettervi. Aprirete la porta a dei perfetti sconosciuti per accettare di barattare ciò che che riterrete inutile o in eccedenza con gli oggetti di uso immediato, ma attenzione: non tutti hanno buone intenzioni. Mangerete carne cruda che alla lunga vi farà stare male, ma se vi costruirete un forno rudimentale, imparerete a filtrare l’acqua piovana con un dispositivo apposito, e a non sprecare troppa legna per il riscaldamento e le costruzioni, riuscirete anche a consumare un pasto decente. Più avanti potrete pensare alla produzione di erbe mediche, di alcol e tabacco (ottime merci di scambio) e a una sorta di officina per metalli che diverrà ben presto l’unico modo per fabbricare armi bianche e da fuoco, anche se trovare i componenti essenziali per quest’ultime sarà piuttosto complicato. Dalla stessa officina fai da te sarà poi possibile creare grimaldelli, una pala per eliminare rapidamente cumuli di macerie che ostacolano il passaggio, un piede di porco per liberare le porte da assi di legno, e altri strumenti utili per arrivare in punti dove con ogni probabilità troverete materiali pregiati o rari, che faranno la differenza tra il benessere fisico dei vostri compagni di sventura e la loro rapida e ineluttabile morte. Il giorno è dunque la fase in cui This War of Mine mette in gioco la sua equilibrata componente gestionale, assolutamente ottima, credibile, e capace di trasmettere al giocatore le tribolazioni quotidiane di donne e uomini a cui non è rimasto più nulla, al di fuori della propria volontà di resistere e non abbandonarsi a un destino che sembra già segnato. C’è molto di più di quanto appena descritto, ma imparerete a vostre spese e partita dopo partita come reagire agli eventi (tutti assolutamente casuali), che insidieranno coi toni tragici della realtà ogni vostra buona speranza.
Notte senza luna
Quando calerà l’oscurità, bisognerà selezionare chi farà la guardia, chi andrà in giro per la città a rovistare, e chi avrà l’assoluto bisogno di stare a riposo. Ogni personaggio ha delle abilità differenti, pertanto se tra le vostre fila avrete un velocista, un esperto della furtività o semplicemente chi è equipaggiato con uno zaino più capiente, mandatelo senza troppi ripensamenti a cercare approvvigionamenti e risorse: non saranno mai abbastanza. Un abile combattente sarà sempre l’ideale per fare la guardia e respingere gli invasori, ma picchierà forte anche quando i momenti diventeranno difficili e salirà la tensione tra i coinquilini. In questa seconda fase, bisognerà scegliere un luogo da saccheggiare (una scuola bombardata, un supermercato, un cantiere edile, un’agenzia di viaggi, un bordello e altri punti di interesse) facendo attenzione ai gruppi di banditi che si sono nel frattempo insediati e che potrebbero freddarvi a vista, o ai militari violenti e senza regole, o a chi è rimasto nella propria abitazione e non ha alcuna intenzione di cedere il bottino. Ci sono poi i più deboli, che chiederanno aiuto o imploreranno di risparmiare la loro vita; e la scelta tra la misericordia e un’altra esistenza da estinguere per avere qualche facile risorsa in più diverrà spesso difficile, perché il bello di This War of Mine è che gli sviluppatori di 11 Bit Studios sono riusciti a rendere drammatica ogni crudeltà subita e inflitta. Vi importerà dei personaggi, della loro salute e dei loro stati d’animo; tutto diventerà ben presto coinvolgente e difficile da affrontare, senza considerare che riuscire ad arrivare davvero alla fine della guerra è quasi un’impresa. I personaggi, oltre ad essere affamati, a stancarsi, a restare feriti e ad ammalarsi, si intristiranno, cadranno in depressione e diventeranno affranti al punto da rimanere seduti per terra – inutilizzabili – mentre si piangono addosso e si lasciano alle spalle ogni speranza di farcela. Toccherà a voi occuparvi di questi aspetti, mandando un altro personaggio a parlargli (senza che possa fare altro), o procurandogli delle sigarette o costruendogli una poltrona su cui potrà leggere un libro e distrarsi dalla terribile realtà. Le sortite notturne possono diventare delle ronde violente, ma lo scotto da pagare è soprattutto di carattere emotivo, quando non addirittura fisico. E la cosa meravigliosa, è che tutto questo va gestito solamente attraverso il click del vostro mouse, senza inutili orpelli al sistema di controllo. Questa essenzialità non preclude minimamente una profondità di gioco unica, né tantomeno minimizza la complessità delle dinamiche interattive tra i personaggi e l’ambientazione.
Ciò che resta di noi
I personaggi e gli ambienti sono generati in modo casuale, così da regalare ai giocatori partite sempre diverse. L’escamotage per ovviare alle poche ambientazioni da saccheggiare funziona bene e muta anche sensibilmente la fisionomia dei luoghi, così da lasciare all’utente sempre un ampio margine di senso di scoperta e allerta, perché se è vero che i posti sono molto spesso diversi, è vero anche che la disposizione e la quantità dei nemici è variabile. Così come la percentuale degli imprevisti e le possibilità che le reazioni possano cambiare l’esito delle missioni di recupero merci. E a proposito di variabili, non è nemmeno possibile prevedere quando e quante volte gli altri civili proveranno a fare irruzione, né tantomeno anticipare i comportamenti degli altri abitanti del rifugio, che possono abbandonare il tetto cercando fortuna altrove, fare danni, o addirittura rubare tutto e scappare via dopo trenta o quaranta giorni di pace assoluta. In questo clima dove serpeggia la disperazione, fino a diventare una quotidianità reale e pressante, stare appresso alle necessità di tutti diventa complicato, e capita sovente di dover sacrificare il più debole per mandare avanti la baracca nel migliore dei modi. Quando un fuggiasco busserà alla vostra porta in cerca di riparo, sarà difficile dire di no, perché si tratterà di un altro individuo in grado di difendere la casa o andare in giro per dare una mano alla piccola comunità; tuttavia, sarà anche un’altra bocca da sfamare e un individuo che nel caso di necessità avrà bisogno di tutto il vostro supporto. Cosa fare, dunque? L’importanza della scelte, in This War of Mine, non è di carattere narrativo, perché lo sfondo è sempre la cruda e terribile guerra che imperversa. Sviluppare un gestionale adattato a tematiche simili poteva essere una scelta azzardata, ma in fin dei conti è stata la migliore in assoluto. Così come la scelta di utilizzare una grafica stilizzata, a carboncino e in scala di grigi, che sembra voler sottolineare ulteriormente i toni drammatici delle vicende. E mentre nella città aumenta la violenza, arriva la neve, e si mangia carne di ratto, un’altra vittima della scelleratezza umana verrà mietuta proprio davanti ai vostri occhi.
– La spietata realtà della guerra, vista dai civili
– Due fasi distinte, entrambe coinvolgenti e ben studiate
– Viene creata una grande empatia coi personaggi
– Formula di gioco che funziona splendidamente
– Reperire certi materiali nei momenti più ardui diventa un’impresa
– Talvolta, l’accanimento contro i superstiti in difficoltà sembra voluto
Spietato ed emotivamente destabilizzante, This War of Mine è l’impietoso ritratto di ciò che il male dell’uomo è capace di causare. Il conflitto visto dagli occhi dei civili è terribile almeno quanto quello vissuto sui campi da guerra, con effetti devastanti su chi, suo malgrado, è costretto a sopravvivere con l’umiliazione di non potersi nemmeno ribellare per salvarsi. Si tratta di un gestionale che disegna con grande fedeltà le lotte quotidiane della gente comune, ed è capace inoltre di trattare l’argomento con la complessità che merita, lasciando intendere che è proprio questo il destino di ogni uomo coinvolto in un conflitto che non ha mai scelto. Non c’è una storia a fare da sfondo al gioco, perché la vera protagonista è la guerra personale che ogni individuo ha da combattere. E il risultato finale è quasi sempre il medesimo, anche se nessuno di loro potrà venire a raccontarvelo.