Recensione

Thief

Avatar

a cura di Pregianza

Immaginate per un attimo di essere un membro di un team a cui viene affidato il reboot o il continuo di un marchio leggendario. Visualizzate la tensione sui volti dei vostri colleghi: visi tirati per lo stress, la pelle secca, occhi iniettati di sangue per le notti insonni, e uno sguardo che mostra costantemente la consapevolezza di essersi lanciati in un progetto capace di attirare l’odio internettiano di milioni di persone. Inestinguibile. Insopportabile.
Ora immaginate di beccarvi sul groppone una cosa del genere per ben due volte. Ecco, avete appena visionato nelle vostre menti ciò che hanno probabilmente vissuto i ragazzi di Eidos Montreal. Pochi si aspettavano che una software house fosse in grado di tenere testa a un nome come quello di Deus Ex, eppure questi sviluppatori sono riusciti nell’impresa, conquistando le masse con l’ottimo Human Revolution. Negli ultimi anni però hanno dovuto lavorare su Thief, un marchio che potrebbe sembrare meno pesante agli occhi di molti, ma è molto più subdolo da gestire, e vanta una fanbase con la memoria lunga, il palato fino, e un certo occhio critico. 
Progenitore degli stealth game in prima persona, il primo Thief è un gioco di rara intelligenza e classe, che lascia grande libertà all’utente e ha dato vita a un paio di seguiti altrettanto indimenticabili. Questo suo ritorno inizialmente non ci aveva convinto molto, poiché ci era parso eccessivamente guidato e non privo di problemi in fase di preview. Preso possesso di un bel codice completo, ci siamo quindi avvicinati al progetto con la cautela di un gatto e un’unica missione: capire se gli Eidos Montreal sono riusciti a rendere giustizia anche al buon Garrett. Grazie al cielo notturno la prova ha fugato quasi ogni nostro dubbio e ci ha rassicurato non poco, vediamo perché.
Finders Keepers
Prima di tutto, la trama. Parliamo di un reboot, quindi scordatevi le origini del vecchio Garrett. Niente infanzia passata ad allenarsi nella setta dei Keeper, qui sarete un ladro normale, sempre che un uomo capace di muoversi senza fare alcun rumore e di nascondersi nelle ombre possa definirsi tale. A non essere cambiata è l’ambientazione, La Città, una metropoli oscura e medievaleggiante a metà tra il fantasy e lo steampunk. Per i gamer più recenti il paragone con Dishonored sarà venuto abbastanza naturale, e in effetti i due titoli hanno ambientazioni molto simili sotto a certi aspetti, ma stavolta non siamo di fronte a una storia di vendetta. Garrett non è un’anima pia, ma nemmeno un assassino, ruba principalmente perché è bravo a farlo e gli piace, non ha tempo né voglia di aiutare dei perfetti sconosciuti se non c’è una ricompensa ad attenderlo, e gli unici “amici” che ha sono un pasciuto quanto losco individuo di nome Basso e una giovane ladra di nome Erin. 
A inizio gioco vi troverete proprio ad avere a che fare con l’impulsiva ragazza durante un furto presso la villa di un barone, tutto andrà per il verso sbagliato, e finirete fuori gioco per alcuni mesi, con sensi sovrumani e strane visioni a ricordo del fattaccio. Premessa dotata di un certo potenziale, che viene sfruttata sicuramente meglio rispetto a quanto fatto nel titolo Arkane, senza tuttavia brillare abbastanza da oscurare le storie dei primi Thief. 
Eidos non ha messo in piedi un pessimo comparto narrativo, apprezzerete moltissimo l’ambientazione e in generale la storia vi spingerà ad avanzare senza problemi. Solo non aspettatevi roba da notti insonni.
Un ladro non salta, striscia
Ma parliamo del gameplay e di come il sistema del Thief originale è stato modernizzato. Innanzitutto il team ha scelto di eliminare il salto, soluzione che farà storcere il naso a molti, ma in realtà ha una certo senso all’interno del sistema di gioco. Garrett infatti balza automaticamente da un ostacolo all’altro con grazia, e una mobilità reattiva che ricorda molto quella degli Assassin’s Creed, anche se in misura più limitata e in prima persona. Superato un tutorial che vi spiegherà i comandi base, non vi risulterà difficile girare per le ramificate strade della città, ricche di passaggi e ostacoli scalabili. La correlazione tra l’agilità di Garrett e delle zone chiaramente definite nelle locazioni può far credere che Thief non sia un gioco molto libero quando si tratta di esplorare, ma non è questo il caso. Se infatti è vero che non potrete raggiungere ogni tetto, muro o corridoio, non si può negare che la software house abbia creato mappe molto complesse, ricche di luoghi da visitare, appartamenti da svaligiare, e puzzle ambientali da risolvere. Thief è, in pratica, un gioco con due anime: la prima è commerciale, molto guidata, con obiettivi chiari da raggiungere e scene spettacolari per approcciarsi meglio a un pubblico di giocatori meno esperti. La seconda invece strizza l’occhio ai veterani, e porterà tanti acquirenti a fregarsene bellamente delle main quest per lunghi periodi di tempo, al solo scopo di svelare la posizione di ogni oggetto luccicante. Queste due nature peraltro convivono con una certa grazia e risultano l’una complementare all’altra, senza forzature eccessive o momenti innaturali. Una scelta che appoggiamo in pieno e soddisferà senza dubbio molti amanti della serie, per cui in questo reboot la storyline sarà forse l’elemento meno eccitante.
Non che non ci siano chicche anche nelle locazioni legate alla storia. Gli Eidos Montreal hanno sempre dimostrato un grande rispetto per i marchi a loro affidati, e Thief non fa differenza. I rimandi sono molti, ma un livello in particolare ci ha lasciato a bocca aperta, e regalerà molta gioia a chi ha apprezzato un quadro analogo in Deadly Shadows. Chiaramente, a parte questi indizi, non abbiamo la minima intenzione di rovinarvi la sorpresa. 
Non dimenticarti il manganello
Se ben notate, non abbiamo parlato ancora del combattimento. Questo perché Thief è un titolo Stealth molto più “puro” della media e gli scontri diretti passano quasi immediatamente in secondo piano. Garrett sa difendersi, ma non è un guerriero, e in una battaglia è limitato all’uso del suo arco e di un manganello dalla scarsa efficacia. A forza di schivate e botte in testa è possibile stendere più di una guardia, ma allertatene una manciata e sarete finiti, senza contare che alle difficoltà maggiori già un singolo tutore dell’ordine diventa una minaccia pericolosissima. E’ quindi il caso di evitare sempre i nemici e di muoversi silenziosamente tra le ombre, sfruttando tutti i trucchetti a disposizione del nostro ladro. Oltre alla possibilità di muoversi lentamente per non fare rumore nell’acqua e su cocci di vetro, il protagonista potrà stordire guardie ignare con un colpo secco alla nuca, stenderle con un attacco in salto dall’alto, o usare una serie di frecce e gadget, molti dei quali tornano direttamente dai predecessori.
Frecce con punta ripiena d’acqua per spegnere i fuochi, frecce asfissianti, dardi infuocati, bombette accecanti, e tanti altri bei regali vi permetteranno di agire sull’ambiente in vari modi, e non pensiate di poter ignorare i vostri strumenti se deciderete di giocare con uno stile fortemente stealth, perché non vi troverete davanti ad avversari facili da aggirare né a mappe di ampio respiro. 
Sempre molto rispettosamente, i programmatori hanno scelto di avere fiducia nell’intelligenza dei loro utenti, con una curva di difficoltà graduale e piuttosto impegnativa nei capitoli finali, che vi forzerà ad usare scorciatoie con frecce cordate, a lanciare rumorose bottiglie di vetro, e a spegnere più fonti di luce possibile per sopravvivere.   
L’unica vera concessione fatta è la modalità concentrazione, ormai infilata di forza in un gran numero di produzioni, che anche in questo caso evidenzia tutti i preziosi nelle vicinanze, le grate scalabili e i nemici con un comodo click. Se comunque l’idea vi infastidisce non temete, prima di cominciare la campagna potrete settare la difficoltà manualmente, eliminando completamente questa capacità e aggiungendo malus terribili come la cancellazione totale della partita una volta scoperti, l’impossibilità di usare oggetti di recupero o di stordire gli avversari, e tante altre opzioni. Con i giusti ritocchi, Thief è molto più fedele al passato del previsto.
Mai avere fretta durante un furto
Non tutto, sfortunatamente, è degno di elogi, e si nota che il titolo è forse uscito prima del tempo. Il primo fattore che porta a sospettarlo è l’intelligenza artificiale dei nemici, che passa dall’arguto all’incredibilmente stupido con una velocità stupefacente. 
Tirate una bottiglia vicino a un gruppo di guardie, e alcune manterranno la posizione, impedendovi di passare. Scappare in molti casi sarà poi estremamente difficile, perché i vostri inseguitori non solo vi spareranno con le loro balestre, ma tenteranno di aggirarvi e di chiudere ogni possibile via di fuga. Fantastico, se non fosse che l’IA risulta anche circoscritta a zone specifiche, e che quindi entrare in certi appartamenti o raggiungere alcuni checkpoint blocca immediatamente qualsiasi caccia al ladro. Non solo, i bug comportamentali sono tanti, e abbiamo visto guardie bloccarsi del tutto, non reagire minimamente a rumori forti, e impazzire davanti a certe interruzioni inaspettate del loro pattern. Mancanze di finezza queste che si allargano anche a certi npc, dei quali è praticamente impossibile catturare l’attenzione se non con una freccia ben piazzata. Nel complesso questi alti e bassi non impediscono di godere dell’esperienza stealth offerta da Thief, ma non contribuiscono certo a renderla impeccabile.
Visto che stiamo parlando di difetti è il caso di citare un altro problema della produzione, le scelte limitate. Le mappe saranno pur complesse, ma in media, escludendo dall’equazione l’approccio violento, si tendono ad avere solo un paio di vie alternative per raggiungere gli obiettivi (o nemmeno quelle). Esclusivamente verso la fine le possibilità si ampliano un pochino, e fino ad allora queste sono chiaramente indicate da grate svitabili con un comodo strumento da acquistare a inizio campagna, trappole da disattivare, o da piloni in legno su cui scagliare le succitate frecce cordate.
Tecnicamente, infine, si mantiene viva l’impressione dello sviluppo leggermente affrettato. La Città è piena zeppa di caricamenti mascherati, e passando da una zona all’altra vedrete fino allo sfinimento l’animazione di Garrett che striscia tra pareti strette alzando una trave in legno, o quella dell’apertura di una finestra tramite piede di porco. Non mancano poi i bug, che seppur non gravi risultano a volte abbastanza esilaranti, o le insensatezze. Abbiamo osservato guardie roteare come un tornado, lampade di vetro indistruttibili, nemici infilati nei muri, problemucci di interpolazione poligonale e svariati altri difetti qua e là non proprio piacevolissimi. 
Dal punto di vista grafico, almeno, siamo su ottimi livelli. Certe texture sono sgranate, ma il dettaglio, specialmente nella versione pc del gioco, è risultato più che soddisfacente, in particolare per quanto riguarda i personaggi principali, la fantastica illuminazione, e le animazioni. Sempre su pc Thief ci ha impressionato, per via delle numerose opzioni grafiche settabili e di un benchmark interno (cosa rarissima). La versione PS4 ad ogni modo pare difendersi benone ed essere stabile, mentre non possiamo dir nulla sui port old gen, che non abbiamo avuto modo di testare. 
Grandiosa l’atmosfera, dark e ispirata a dovere, ma nettamente meno riuscito il sonoro, perlomeno nella versione italiana. Se in lingua originale, difatti, il gioco si difende alla grande anche nel comparto audio, una volta messo orecchio alla versione nostrana siamo rabbrividiti. Tolti il protagonista e un paio di comprimari, i doppiaggi sono poco impegnati, spesso malriusciti, e i livelli del volume completamente sballati in tante cutscene. Non parliamo poi del ripetersi di certe storielle tra guardie e personaggi non giocanti. Alla quinta ripetizione della magica esperienza di una guardia con una prostituta profumata mentre ci aggiravamo nella zona bassa della città, ci siamo visti costretti a eliminarla con una freccia in testa. Davvero, non ne potevamo più.
Fatevi un favore e giocate Thief in inglese se potete, poi non dite che non vi avevamo avvertito.
Niente da recriminare invece sulla longevità del titolo. Completando un buon numero di subquest ci abbiamo messo una dozzina di ore a finire l’avventura, ma vi assicuriamo che per chiudere tutto a dovere una ventina di ore è una stima assolutamente adeguata. Le quest secondarie sono tante, i capitoli alquanto rigiocabili per via della spinta alla ricerca e al collezionismo di oggetti (raccolti nel quartier generale di Garrett in delle comode teche), e c’è persino una modalità sfida abbastanza piacevole. 
I cacciatori di achievement bruceranno moltissimo tempo su questo reboot, alla continua ricerca della run perfetta.

– Rispettoso del marchio e dotato di una struttura molto furba

– Gameplay incentrato sullo stealth, soddisfacente e impegnativo

– Difficoltà personalizzabile

– Graficamente lodevole

– Main quest fin troppo guidata e opzioni spesso limitate durante le missioni

– Parecchie magagne tecniche

– I.A. altalenante e circoscritta a zone specifiche

8.0

Eidos Montreal ce l’ha fatta ancora una volta. Si è buttata su un marchio incredibilmente arduo da gestire, e ha creato un titolo rispettoso dell’originale, capace di risultare appetibile sia per gli amanti dei predecessori che per gli utenti meno ferrati, grazie a una gran personalizzazione del livello di sfida e a una furba dualità nella struttura di gioco. Thief è però un progetto più affrettato e meno curato di Human Revolution, e questo lo si nota in un gran numero di problemi tecnici minori, magagne dell’IA, e fasi un po’ troppo limitate. Ciò ci rende impossibile promuoverlo a pieni voti, ma di certo non ci impedisce di consigliarlo senza riserve agli amanti del genere stealth. Se le ombre sono amiche vostre, questo è il gioco che fa per voi.

Voto Recensione di Thief - Recensione


8

Leggi altri articoli