I fan dei giochi di ruolo strategici giapponesi sicuramente riconosceranno Nippon Ichi, la software house responsabile della serie Disgaea che è ormai arrivata al suo quinto capitolo. Qualche anno fa hanno provato a cimentarsi anche nel genere Action-RPG con un titolo uscito senza infamia e senza lode, The Witch and the Hundred Knight ed a breve uscirà anche da noi il sequel (che in terra nipponica è già uscito da più di un anno): questa volta saranno riusciti a fare centro?
Streghe e pupazzi combattivi
La trama si apre con le due protagoniste, la sorella maggiore Amalie e quella minore Milm, bandite dal proprio villaggio perchè la più piccola ha contratto la Hexensyndrome, una malattia che porta alla formazione di un terzo occhio sulla fronte della vittima e che, una volta aperto, risveglierà una potente strega. Amalie riuscirà a trovare rifugio grazie all’associazione WR, che promette di curare Milm in cambio del suo aiuto a combattere le attuali streghe. L’operazione chirurgica però non andrà a buon fine, risvegliando la strega Chelka che per servirà per trasformare l’Hundred Knight, il pupazzo che la sorella le aveva regalato, nel suo personale Manania. Il nostro Hundred Knight è un protagonista silenzioso e ubbidiente, che si ritroverà a seguire gli ordini non solo della strega ma anche di Amalie che, trovandosi in conflitto e non sapendo cosa fare, deciderà di nasconderla e sfruttare la sua posizione di apprendista Valchiria per cercare una cura definitiva.
Sull’onda della tradizione anche in questo capitolo troveremo una straripante presenza di filmati (che naturalmente possono anche venire saltati), con storia e dialoghi (e una più che buona dose di scene divertenti) interamente narrati in lingua inglese o con le voci originali giapponesi, ma che spesso si rivelano essere eccessivamente lunghi e si ritroveranno a spezzare il ritmo di una narrazione che spesso non avrebbe nulla su cui soffermarsi: la scelta, non dissimile a quanto si vedrebbe nelle visual novels, va dunque a scontrarsi con la natura del gioco stesso, molto più orientato ad un gameplay immediato rispetto alla natura più riflessiva tipica della software house. Nonostante questa dedizione alla trama (che nonostante l’eccessiva lunghezza dei dialoghi è di buona fattura, con colpi di scena efficaci), sappiano gli interessati che il titolo può essere tranquillamente giocato e compreso anche da chi non ha mai messo mano al primo capitolo. Il sistema di combattimento è molto semplice: per le mosse base utilizzeremo un solo tasto, con mosse che cambieranno a seconda del tipo di arma che sceglieremo, la cui suddivisione e conseguente scelta può essere riassunta in 3 categorie di danno: Slash, Blunt e Magic, che possono essere o meno efficaci sui diversi tipi di nemici che ci troveremo di fronte. Per aiutarci in questo compito potremo utilizzare le Facets (6 in tutto), particolarmente specializzate nell’utilizzo di alcune armi e con caratteristiche diverse (ad esempio, quella di default è bilanciata nell’utilizzo di tutte le armi, mentre la prima che sbloccheremo è più difensiva, lenta e specializzata nell’uso dei martelli).
Ho bisogno di calorie!
Gli oggetti trovati durante la nostra avventura potranno essere conservati all’interno della sacca sullo stomaco, la cui capacità potrà aumentare salendo di livello: se raggiungeremo il limite massimo, per liberare spazio potremmo scegliere di consumare un oggetto, recuperando nel processo alcune GigaCalorie. Queste si bruceranno automaticamente durante la nostra presenza (potremo anche scegliere di sacrificarne un po’ per recuperare punti salute), ed una volta arrivati allo 0 le nostre statistiche scenderanno drasticamente e ci impediranno il respawn, con conseguente perdita di tutti gli oggetti fino ad allora raccolti.
In caso invece morissimo con ancora GigaCalorie a nostra disposizione, ne perderemo solo alcune e torneremo al punto d’ingresso con tutta la vita che le nostre Calorie potranno farci recuperare. L’idea degli sviluppatori era dunque di aggiungere un pizzico di strategia alla componente action, forzandoci a riflettere se osare ad andare ad affrontare qualche mini-boss problematico o se invece concentrarci sull’arrivare al punto di destinazione il prima possibile, senza quindi eventualmente rinunciare ad alcun oggetto prezioso. Il problema è che, se già questa componente risultava poco funzionale nel primo capitolo, nel sequel la cosa è ancora più rimarcata grazie ad un’altra aggiunta: l’attacco Depletura.
Cavalier sanguisuga
Ogni volta che si riesce a mettere a segno il quinto colpo della combo potremo infatti decidere di utilizzare questa speciale tecnica: se messa a segno contro un nemico e se in grado di ucciderlo, ci farà recuperare non solo punti AP (necessari per utilizzare le abilità speciali, uniche per ogni Facet selezionato), ma sopratutto preziosissime GigaCalorie a seconda del nemico affrontato. In altre parole, col giusto tempismo ed imparando a memoria il pattern di mosse non solo nostro ma nemico potremo potenzialmente diventare immortali, recuperando immense quantità di energia contro i nemici più resistenti (per esempio, i tenaci Golem ci ricaricheranno solitamente di una cifra vicina ai 30, quasi un terzo del nostro massimo che è 99,9). La possibilità di poter inoltre navigare utilizzando i checkpoints, portando al sicuro tutti gli oggetti e permettendoci di prepararci al meglio per proseguire l’avventura ammazza poi definitivamente qualunque potenziale approccio strategico, dato che non vi è alcun motivo per utilizzarli a meno che non siano gli utenti stessi alla ricerca di una leggera sfida aggiuntiva. The Witch and the Hundred Knight 2, nel bene o nel male, ha praticamente gli stessi pregi e difetti del titolo precedente: non vi sono stati moltissimi cambiamenti a livello di gameplay e struttura del gioco in generale, ed i pochi presenti non bastano per incidere e portare il gioco verso una direzione diversa.
Storia discreta e con buoni colpi di scena…
La componente action è semplice ed a tratti divertente…
Buona longevità
…ma presenta dialoghi eccessivamente lunghi
…ma la parte strategica non è ben sviluppata
Tecnicamente datato
Rinnoviamo il giudizio già dato in occasione del primo capitolo: non riteniamo The Witch and The Hundred Knight 2 un brutto gioco, ma allo stesso tempo non riesce nemmeno ad eccellere, rimanendo dunque nella sufficienza. Se avete già avuto modo di giocare al precedente titolo e vi è piaciuto, allora potrete addentrarvi nel sequel senza troppe remore. In caso contrario, date le pochissime differenze tra i due episodi, questo gioco non farà nulla per farvi cambiare idea.