La guerra è arrivata. La trilogia prequel de Il pianeta delle scimmie si conclude con questo terzo capitolo. Cesare si scontra con l’ultimo avversario. La vita dei primati è a rischio. Solo una razza può sopravvivere.
Cesare contro l’umanità
La storia riprende esattamente da dove si era concluso Dawn. Cesare e le scimmie hanno dichiarato guerra all’umanità. Una guerra che non hanno voluto, causata da Koba. Ma i primati sono intenzionati a finirla. Dall’altro lato della barricata troviamo il Colonnello, interpretato magistralmente da Woody Harrelson. Le scimmie stanno prendendo il sopravvento, l’uomo è arrivato alla soglia dell’estinzione. È arrivato il momento di stroncare sul nascere il Pianeta delle Scimmie.
La degna conclusione di una trilogia perfetta
Quando, nel lontano 2010, 20th Century Fox annunciò il reboot della saga de Il Pianeta delle Scimmie in pochi avrebbero puntato un euro sulla riuscita dell’operazione. Il periodo era quello dei remake da parte di tutte le case cinematografiche, segno, secondo molti, di povertà creativa. Le idee originali, ad Hollywood. sembravano latitare e Rise uscì un po’ in sordina. Il successo di pubblico e critica fu immediato e lo stesso fu per Dawn, nonostante il passaggio di regia nelle mani di Matt Reeves. Ed è per questo che ci si aspettava una conclusione ad altissimi livelli per chiudere una trilogia prequel d’autore.
Così è stato. War è il film più riuscito dell’intero trittico dedicato alle scimmie. La pellicola pesca a piene mani dalla saga classica riproponendone idee, ambientazioni, citazioni. La cavalcata di Cesare e dei suoi ricorda quella di Charlton Heston. I nomi di alcuni personaggi sono chiari richiami a personaggi classici del film originale del 1968. La storia parte un po’ in sordina ma gli elementi sono introdotti mano a mano. Tutto comincia in media res, la guerra è già cominciata ed è nel pieno del suo svolgimento. Le scimmie sono ormai evolute, sono umani. E mentre i primati acquistano la loro umanità, gli umani la perdono.
È su questo aspetto che si basa l’intera saga del pianeta delle scimmie: la paura del diverso. Se nel 1968 la paura era verso gli umani, verso una razza inferiore e in ascesa, stavolta sono gli umani ad avere paura delle scimmie. Più di una volta durante il film viene rimarcato che la situazione è semplice, chiara e univoca: o le scimmie o gli uomini. È natura, è evoluzione. Darwinismo puro e semplice. La razza migliore sopravvive, la razza più debole si estingue. Un concetto, mai come adesso, attualissimo.
L’umanità è persa, sull’orlo della scomparsa. E quando l’umanità è alle strette, di solito perde quello che la caratterizza: la capacità di provare empatia, pietà. L’uomo è un animale. Crudele. Come ogni animale, se è alle strette, reagisce con violenza. La storia è lì, sempre pronta a ripetersi. E anche stavolta l’uomo non ha imparato nulla dai propri sbagli. Prima si è provato a giocare a fare Dio, poi la natura si è ribellata. Il Pianeta delle Scimmie è un errore dell’uomo, non un’evoluzione naturale.
Cesare è, come sempre, il vero fulcro dell’intero film. È l’archetipo dell’eroe classico. Non combatte per la gloria. Combatte per la sua famiglia. Combatte per le persone che ama. Ed è per questo che gli uomini sono in ritirata. Andy Serkis riesce a trasmettere, attraverso la CGI, tutte le sfumature possibili al suo Cesare, non che sia una novità viste le qualità camaleontiche dell’attore.
Il livello di animazione generale delle scimmie è pressoché insuperabile e a certificare il tutto ci sono i primi piani dedicati ai protagonisti e allo stesso Cesare: i dettagli sono incredibili e sembra di guardare una scimmia vera, in carne e peli. Un livello che, da qui a dieci anni, sicuramente non dimostrerà i segni del tempo.
Dall’altra parte, Woody Harrelson è il prototipo del villain definitivo. L’attore statunitense si conferma un interprete a 360°, in grado di calarsi nei panni di qualsiasi tipo di personaggio, dal comedy al drama. Il suo Colonnello è cattivo, crudele e sadico, ma il suo carisma lo rende un protagonista con cui identificarsi facilmente, potrebbe essere uno di noi, che è diventato quello che è per necessità, non per scelta.
Interessante, inoltre, l’aggiunta di una linea comica che riesce a sdrammatizzare nei momenti più ricchi di pathos: Bad Apes è un personaggio solare e simpatico che verrà amato da adulti e bambini. Una scelta coraggiosa che avrebbe potuto rivelarsi un’arma a doppio taglio ma che invece riesce a controbilanciare la carica emotiva delle scene più crude dell’intera trilogia.
Impossibile non citare i rimandi ad alcuni capolavori della storia del cinema: l’arrivo degli elicotteri come in Apocalypse Now, il Colonnello che si affaccia dal balcone come Amon Goth in Schindler’s List.
Senza aggiungere spoiler, va citata un’altra scelta coraggiosa di Matt Reeves, in grado di ricollegarsi direttamente alla pellicola originale con un dettaglio, se così vogliamo chiamarlo, che, probabilmente, non tutti coglieranno. Ma, con quest’ultima aggiunta, la trilogia è completa sotto ogni punto di vista. Potreste vedere tranquillamente le tre pellicole prequel e il film originale e trovare la risposta ad ogni domanda che vi è passata per la testa vedendo i film precedenti a quello di Tim Burton. Per i fan più attenti e affezionati, questo dettaglio sarà subito chiaro, non appena lo vedrete.
L’interpretazione di Andy Serkis e Woody Harrelson
Degna conclusione di un’ottima trilogia
Scelte coraggiose e azzardate del regista
The War è il film più riuscito dell’intera trilogia dell’ascesa del Pianeta delle Scimmie. Una pellicola in grado di far riflettere, di porsi e porci delle domande importanti e in grado di dare anche risposte. Una film che bilancia action e drama perfettamente. Cesare e il Colonnello sono in perfetta antitesi, si completano e si respingono. Sembrava impossibile far meglio di Dawn, ma Matt Reeves è riuscito nell’impossibile. La trilogia prequel del Pianeta delle Scimmie si conferma, a pieno titolo, come una delle migliori operazioni di rilancio di una saga leggendaria mai messa in atto da una major di Hollywood. Merito della 20th Century Fox che ha creduto ardentemente nel progetto e delle mani esperte di Matt Reeves che ha saputo coniugare un franchise non facile da gestire al coraggio di osare e mettere in pratica idee rischiose e azzardate che, in fin dei conti, hanno saputo non solo convincere ma anche stupire.