Un’apocalisse nucleare, scelte morali. Solite coseIn
The Sheltered il giocatore prenderà il controllo di un sopravvissuto a una non meglio precisata piaga che, come da copione, ha trasformato la gran parte della popolazione in una massa di non morti affamati di carne umana. Il protagonista del gioco risiede nella cosiddetta “Zona 6”, ovvero una delle più colpite dalla piaga, protetto dalle mura di una abitazione di campagna.Le poche righe testuali di introduzione al titolo spiegano in modo chiaro la situazione: il presidente degli Stati Uniti, nel tentativo di eliminare per sempre l’infezione, ha optato per la drastica soluzione dell’utilizzo di armi nucleari sulle aree maggiormente a rischio tra cui, appunto, figura la Zona 6. All’inizio del titolo si apprende come l’operazione avverrà il giorno successivo, per cui quelle che si andranno a vivere nel gioco saranno le ultime ventiquattro ore prima dell’attacco. In tutta questa situazione tutt’altro che rosea, però, il nostro sopravvissuto può contare su un lato positivo: vicino alla fattoria in cui risiede, infatti, vi è un rifugio antiatomico, contenente tutto il necessario per la sopravvivenza di una persona per circa un mese. Come sempre in questi casi, però, le voci corrono in fretta, e non passerà molto prima che altri sopravvissuti bussino alla nostra porta, chiedendo una sola cosa: entrare a far parte del rifugio prima che il governo attui il proprio piano distruttivo.Questo, a grandi linee, è tutto quello che bisogna sapere del versante narrativo di
The Sheltered: sebbene sia evidente come la storia proposta sia tutto fuorché originale, è pur vero che mettere il giocatore al centro di un sistema che si basa sulle sue decisioni ha sempre un certo fascino. Diciamo questo perché il titolo, a seconda delle nostre scelte, restituirà sette finali differenti, e tutto ciò restituisce un certo senso di libertà. Solo per anticipare due possibili – e peraltro prevedibili – finali, è possibile dire che il giocatore, in ogni momento del titolo, può decidere di sbarrare il rifugio completamente vuoto, facendo scorrere le ore che lo separano dall’attacco del governo, e determinando la morte degli altri survivor. Allo stesso modo, il nostro può decidere di rimanere fuori, e sacrificarsi. Insomma, almeno a livello narrativo
The Sheltered propone un’esperienza convincente. Il problema, allora, è che alla fine dei conti si tratta di un titolo sviluppato con
RPG Maker.
Troppo grande per le proprie scarpe?Dobbiamo necessariamente giustificare l’ultima affermazione del paragrafo precedente: di giochi positivi e convincenti sviluppati tramite
RPG Maker ne esistono, ma il problema di
The Sheltered è che l’impianto di gioco che lo sviluppatore aveva in mente è semplicemente troppo complesso per le possibilità date dal tool di sviluppo in questione. Nel concreto, infatti, il titolo di
Benjamin Famiglietti è una sorta di avventura bidimensionale basata sull’esplorazione. Tutto ciò è giustificato dal fatto che il sopravvissuto, una volta venuto a contatto con i potenziali abitanti del rifugio, avrà il compito di esplorare la zona circostante alla ricerca di cibo e acqua per sopravvivere. La prima contraddizione è proprio questa: il gioco, infatti, ci dice fin da subito che il rifugio contiene già tutto il necessario a far sopravvivere il protagonista, e dunque questa ulteriore ricerca è giustificata solo dal fatto di voler far sopravvivere gli altri survivor. Questi, però, dal canto loro, si limiteranno a rimanere fermi nella fattoria, senza dare alcun apporto alla ricerca. Insomma, in altre parole, non si capisce perché una persona, già sistemata comodamente nel suo rifugio antiatomico, debba sobbarcarsi in modo esclusivo l’onere di trovare risorse per altri potenziali – visto che saremo noi a scegliere se farli entrare o meno – abitanti del rifugio. Si tratta di una contraddizione su cui si basa l’intero titolo, visto che l’esplorazione del mondo di gioco ha come obiettivo primario la ricerca di risorse.In ogni caso, ammesso che si voglia agire come salvatori dell’umanità, e si accetti di cercare cibo e acqua per delle persone sconosciute e che rimangono comodamente ferme ad aspettare se e quando entrare nel rifugio, la certezza è che ci si dovrà scontrare contro gli zombie.In questo senso, quello che il gioco ha da offrire è una sorta di dinamica in stile Pac-Man: in linea teorica, infatti, il giocatore ha con sé una pistola con cui sforacchiare le varie minacce, ma in pratica i proiettili a sua disposizione saranno sempre pochissimi. Tutto ciò induce a una tattica decisamente difensiva, che prevede il girare al largo dalle minacce semplicemente camminandogli lontano. Evitare gli zombie all’inizio sarà cosa semplice, ma man mano che si prosegue negli ambienti sempre più infetti, e si scoprono nuove forme di mutazione, il compito sarà decisamente più complicato, grazie anche al level design che spesso proporrà veri e propri labirinti. In questi casi, allora, bisognerà riuscire a stabilire la strada migliore da intraprendere cercando di evitare, proprio come in Pac Man, di venire a contatto con i nemici. Nell’eventualità che ciò accada, in ogni caso, il gioco propone una dinamica interessante: se in quel momento possediamo almeno un proiettile, lo potremo usare come difesa, uccidendo l’abominio. Se siamo sprovvisti di una qualsiasi difesa, moriremo, e il gioco finirà, obbligandoci a ricaricare l’ultimo salvataggio.Se si considera che la mappa di gioco è discretamente grande, e che per salvare/caricare una partita bisogna sempre andare nel rifugio, si comprende come questa dinamica possa essere un po’ frustrante.Eppure, se la si vuole vedere in un altro modo, è possibile dire che quella proposta da
The Sheltered è un’esperienza vagamente vecchio stile, in cui bisogna sempre soppesare i propri passi e pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Qui entra in gioco il rapporto con gli altri esseri umani: ogni survivor che busserà alla nostra porta avrà storie ed esigenze diverse, e starà alla sensibilità del giocatore decidere chi salvare o meno. Nel corso dell’esplorazione, poi, incontreremo anche altre persone: tra bande di criminali, vecchi nascosti in caverne piene di zombie, e ladri di candele di auto, il quadro è vario e articolato. Tutto ciò, quindi, ci riporta al punto di partenza: tutte le contraddizioni e le semplificazioni appena illustrate non bastano a spingerci a dire che
The Sheltered sia un brutto gioco. Il demerito più grande della produzione, allora, è forse quello di aver voluto proporre un gameplay e una narrativa semplicemente più complessi delle possibilità tecniche a disposizione dello sviluppatore; tutto ciò non vuol dire che gli amanti delle avventure 2D vecchio stampo non possano ritrovare un certo piacere nel girovagare per gli ambienti proposti dal titolo, a patto di stare al gioco, e ricordarsi sempre che si tratta di un titolo indie in buona sostanza sviluppato da una sola persona.
Dio mio noooo! Un Cespuglio!Spesso e volentieri, per voler sintetizzare l’aspetto tecnico di un titolo sviluppato con RPG Maker, si può pensare di dire che il gioco in analisi somiglia semplicemente a una qualsiasi produzione dedicata ai Pokémon destinata a un Gameboy di qualche anno fa. The Sheltered, in questo senso, non fa eccezione, e propone tutti i vari pro e contro di questa soluzione, tra i quali gli insormontabili cespugli che sbarrano inesorabilmente la strada. E’ proprio l’aspetto tecnico, dunque, che limita il gioco, e che come visto in precedenza trasforma spesso gli scontri con gli zombie in sequenze che ricordano tanto Pac Man, anche perché non si potrà mai sparare a distanza, ma sempre e solo nel momento in cui verremo attaccati da un abominio.Appare molto più interessante l’analisi del comparto audio, non tanto per i quasi inesistenti effetti ambientali, quanto per l’aver voluto introdurre una sorta di tema principale subito riconoscibile, accompagnato da altri sottofondi musicali piacevoli e non scontati per una produzione del genere. Una nota di merito, questa, che riesce a dare all’avventura una profondità per forza di cose irraggiungibile attraverso l’aspetto grafico.
Il titolo non presenta dei veri e propri requisiti hardware: in ogni caso, è possibile fruire di
praticamente sulla totalità delle configurazioni con sistema operativo Windows in circolazione.