Recensione

The Ritual on Weylyn Island

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Spulciare nel catalogo di Steam e trovare un survival horror degno di nota, o quantomeno accettabile, sta diventando ogni giorno sempre più complicato. Non bastassero già i cloni dei giochi di successo e i salti nel buio di minuscoli team inesperti a rendere complessa l’individuazione di titoli potenzialmente validi, da qualche tempo pare di essere arrivati a un punto di saturazione tale dove i disastri sono la norma e i giochi con un paio di buone intuizioni sono considerati molto belli. La verità è invece ben diversa: il livello oscilla tra il mediocre e lo scadente, con solo un paio di buoni esempi a migliorare una situazione altrimenti imbarazzante. The Ritual on Weylyn Island galleggia in una sorta di limbo, bloccato com’è da alcuni errori di progettazione che non possono essere in alcun modo ignorati.
Antichi rituali
L’incipit della storia si affaccia sin da subito in modo interessante e diretto, senza nessun fronzolo narrativo: nei panni della ventiduenne Moira Weylyn arriverete su una remota isola del pacifico per raggiungere la proprietà del nonno appena defunto. Sul posto dovrete incontrare anche vostro zio, due cugini e vostra sorella, con la quale il rapporto si è raffreddato nel corso dell’ultimo anno. Giunti davanti a una piccola casa nei pressi del molo, l’unico segno d’accoglienza è rappresentato da un bigliettino attaccato alla porta, che incoraggia Moira a raggiungere i parenti. La casa sembra sia stata abbandonata in fretta e furia, con vestiti lasciati per terra e oggetti visibilmente fuori posto, mentre sulla parete campeggiano degli strani simboli runici che non lasciano presagire nulla di buono. 
Tra i sei mini capitoli che compongono The Ritual on Weylyn Island, solo i primi due riescono a dare quel senso di curiosità che vi spingerà a scoprire cosa è accaduto. A partire da uno snodo della trama, che arriva prima della metà dell’avventura, si andrà un po’ perdendo quella sensazione di mistero che aleggia su tutta l’isola. Il motivo è legato al destino di uno dei vostri familiari, che si estende inevitabilmente anche agli altri ben prima che possiate arrivare alla rivelazione più importante. Capirete insomma dove il gioco andrà a parare in tempi piuttosto brevi, fermo restando che almeno il finale riesce a riservare una sorpresa. 
Mentre fuggirete per i boschi alla ricerca della giusta direzione, gli adepti di un pericoloso culto si muoveranno negli immediati paraggi, lasciando intuire al giocatore che la “riunione di famiglia” nasconde qualcosa di losco e misterioso. Nell’arco dell’ora/ora e mezza che impiegherete per portare a termine il gioco, verrà svelato tutto ciò che riguarda la storia e il background del luogo, senza lasciare voragini narrative. Il punto è che alcune scene sono legate al superamento di un paio di QTE non necessari, che non hanno alcun impatto sulla trama e sui personaggi. Se li sbagliate, insomma, dovrete solo ricaricare la partita e riprovare. Attenzione però a non raggiungere certi scenari prima che il gioco lo preveda, perché potreste incappare in alcuni gravi bug che creano situazioni spiacevoli. Giusto per fare un esempio, dopo essere morto in una determinata scena ho capito dove avevo sbagliato e sono andato subito indietro per far partire lo script previsto dal gioco, ma siccome era qualcosa di non previsto prima della relativa indicazione su schermo, non sono stato più in grado di andare avanti e mi sono trovato bloccato davanti a una porta che non si apriva più, mentre il mio corpo veniva martoriato dagli attacchi di un nemico. Ecco: se proprio doveste sbagliare qualcosa, il consiglio è quello di non bruciare le tappe silenziosamente scandite dal gioco: il risultato potrebbe essere più drammatico di un qualunque altro evento infausto avvenuto sull’isola.
L’isola del male
The Ritual on Weylyn Island potrebbe associato per certi versi a quella categoria che risponde al nome di “walking simulator”. In parte è così, perché al giocatore non resta che subire la storia senza poter intervenire mai in modo determinante. Va tuttavia ammesso che in questo caso non si toccano gli estremi raggiunti da altri titoli più altisonanti, e che un minimo di interazione in alcuni momenti esiste, come quando bisogna spostare delle casse o raccogliere una chiave o aprire una porta. Per il resto, The Ritual on Weylyn Island è un’opera story driven che presenta tematiche horror senza tuttavia mai calcare la mano su aggiunte spicciole come i jumpscare. Crea una buona atmosfera nella fase iniziale, ma poi si perde un po’ nel prosieguo, riuscendo ad evitare per un pelo il baratro della banalità assoluta. Come avrete ormai capito, non esistono i combattimenti, non ci sono veri e propri puzzle e non ci sono nemmeno picchi di difficoltà che creano qualche problema di troppo. Si tratta al contrario di un gioco “liscio”, da portare a termine solo per godersi la storia. Storia che è però appena sufficiente, senza particolari guizzi che ne esaltino la sceneggiatura. La stessa cosa non si può affermare invece per il comparto tecnico decisamente approssimativo, sopratutto per quanto riguarda la modellazione poligonale. L’aspetto generale è spartano e denota scarse rifiniture e poco impegno da parte degli sviluppatori, mentre le texture sono di bassa qualità e le superfici (compresa la pelle dei personaggi) sembrano avvolte da una patina di plastica. Qualche glitch visivo poco bello da vedere, come l’apparizione in tempo reale di alcune depressioni del terreno o grossolane compenetrazioni poligonali, completano la disamina di un lato tecnico che somiglia più a quello di un gioco uscito agli albori di due generazioni fa. 

– Buon incipit narrativo

– L’atmosfera di mistero funziona bene nella prima parte

– L’aspetto generale è grossolano, poco rifinito

– Molto breve, con una parte centrale poco efficace

– QTE non necessari

5.0

The Ritual on Weylyn Island è un survival horror dove si assiste molto e si agisce meno del previsto. Ha una storia discreta che si rivela interessante fin da subito, per poi diventare prevedibile per gran parte dell’avventura, e regalare l’ultima rivelazione nel finale. Tanti problemi tecnici e poche idee di gameplay lo condannano però a un gradino sotto la sufficienza. Nonostante il budget davvero molto limitato, si poteva fare qualcosa in più.

Voto Recensione di The Ritual on Weylyn Island - Recensione


5

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