Recensione

The Quest

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a cura di Specialized

A leggere distrattamente qualche dato di The Quest, in pochi si aspetterebbero di trovarsi tra le mani un signor GdR. Pubblicato prima su Pocket PC e nel 2009 su iOS con la sua grafica vecchio stile e i suoi movimenti a la Eye of the Beholder, il gioco di ruolo di Redshift ha continuato ad arricchirsi nel corso degli anni con espansioni e aggiunte varie, fino a diventare un vero e proprio caso in ambito mobile. Da alcuni giorni The Quest è però approdato anche su Steam con gli inevitabili cambiamenti del caso a livello di interfaccia e un deciso potenziamento grafico, anche se dal versante visivo non ci si deve aspettare chissà cosa, soprattutto se pensiamo a titoli piuttosto simili come Legend of Grimrock o Dungeon Kingdom. Entrambi sono nettamente superiori come impatto grafico, ma se si vuole un GdR ancora più ampio, variegato e longevo come si facevano una volta allora The Quest ha molte più frecce al proprio arco. Per descriverlo brevemente, immaginatevi una via di mezzo tra Daggerfall, Might & Magic 5 e Betrayal at Krondor (ma anche altri GdR di metà anni ’90), con almeno 25-30 ore di longevità, un enorme mondo da esplorare e tanti piccoli tocchi di classe. Tutte cose che su PC possono anche non fare un grande colpo, ma che su mobile, per di più sette anni fa, hanno fatto di The Quest un gioco davvero unico e per questo amatissimo.
Un eroe tagliato su misura
In The Quest non controlliamo il classico party di 4-5 personaggi, bensì un solo eroe da scegliere a inizio gioco tra cinque razze, ognuna corrispondente a una classe (ranger, ladro, mago e così via). Il bello però è che nel corso del gioco queste classi non sono affatto chiuse, ma possono essere modificate liberamente per sviluppare certi attributi invece di altri. Un approccio decisamente libero e aperto, che nonostante preveda l’allineamento morale (certe armi ad esempio non potranno essere utilizzate se hanno un allineamento diverso dal nostro), offre uno sviluppo del proprio alter ego davvero ben fatto e per nulla lineare. Altro elemento che ci è piaciuto è l’importanza dei dialoghi. Per fortuna questi (disponibili solo in inglese come l’intero gioco) non sono i classici papiri infiniti e offrono in molti casi risposte multiple, che possono condizionare il nostro allineamento e di conseguenza l’andamento stesso del gioco. The Quest è inoltre ricchissimo di missioni secondarie (almeno metà notevoli), offre incantesimi, un ciclo giorno-notte, tantissimi PNG con cui interagire, un gioco di carte con cui guadagnare qualche soldo, un sistema di crafting e si controlla tutto sommato bene con mouse e tastiera. Certo, i movimenti “a blocchi” fanno apparire tutto molto vecchio stile, ma dopo un po’ ci si fa l’abitudine e come i bei vecchi GdR di una volta il mondo di gioco contiene tutto quello che ci si può aspettare in un universo fantasy (foreste, paludi, dungeon, montagne ecc.).
L’ascesa del vecchio stile
L’origine old-style del gioco si nota anche in altri elementi come l’assenza di un giornale automatico di viaggio, che costringe a segnarsi a mano su un foglio alcuni dettagli delle quest difficili da ricordare a mente. Inoltre, potendo esplorare quasi tutto il mondo fin da subito, è normale ritrovarsi in una zona con nemici troppo forti per il livello a cui si è in quel momento. In effetti quello di un inizio un po’ difficile e dispersivo è forse il difetto principale del gioco. The Quest infatti non indirizza fin da subito verso un obiettivo e così c’è il rischio di vagare per questo mondo immenso senza una meta precisa, spendendo magari ore e ore di gioco ancor prima di aver intrapreso la quest principale. Anche un bel tutorial non avrebbe fatto male per chi è a digiuno di questo tipo di GdR. Se quindi l’impatto iniziale può farvi desistere dal continuare, armatevi di pazienza e cercare almeno di completare le prime quest principali, in modo da entrare gradatamente nello spirito del gioco e da non morire ogni minuto perché infinitamente troppo deboli rispetto ai nemici. Nemici che dopo un tot di tempo respawnano (cosa ottima per chi ama il grinding), possono colpirci anche da lunga distanza senza che ce ne accorgiamo (maledetti arcieri), ma che in fondo non hanno chissà quale IA sviluppata. The Quest però è tutt’altro che un GdR facile e anche i combattimenti con un sistema a turni un po’ atipico (e anche un po’ buffo a dire il vero) non sono certo una passeggiata. La conversione da iOS a PC ha portato un restyling grafico non enorme ma facilmente riconoscibile e anche l’interfaccia è estremamente comoda da navigare, grazie a pulsanti sufficientemente grandi e alla possibilità di mappare su tastiera tutti i controlli. Che dire di più? Con meno di 15 euro (12,74 euro al momento descrivere grazie allo sconto del 15%), vi portate a casa un GdR lungo e appassionante, certamente più adatto agli appassionati di lungo corso che non a chi è cresciuto a pane e The Witcher, ma in grado sotto sotto di piacere a un pubblico più trasversale di quanto si creda.   

– Gioco estremamente longevo

– Un vero GdR come si facevano un tempo

– Grande libertà nella crescita del personaggio

– Stile grafico adorabile

– L’inizio è fin troppo ostico e dispersivo

– Graficamente non piacerà a tutti

– Solo in inglese

8.5

Che bella sorpresa questo The Quest. Ce l’eravamo persi all’epoca su iOS pur sentendone parlare in modo egregio e bisogna ammettere che giocandolo ora su PC tutte quelle lodi sperticate non erano dette a casaccio. Certo, un gioco del genere fa ancora più impressione su un dispositivo iOS, ma anche su PC, dove comunque i GdR vecchio stile non mancano, la proposta di Redshift sa farsi valere un po’ su tutti i versanti, appassionando per la sua vastità, la sua libertà, i suoi dialoghi e il suo stile grafico. Che potrà anche non piacere a tutti, ma che in questo port su PC è ancora più curato e appariscente.

Voto Recensione di The Quest - Recensione


8.5

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