Recensione

The Legend of Zelda: A Link to the Past

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a cura di Onilink

Una delle console più prolifiche e più amate nella storia dei videogiochi è stato il Super Nintendo; l’era SNES è terminata (almeno nei negozi) poco più di dieci anni fa, e molti giovani videogiocatori non hanno potuto apprezzare le gemme pubblicate su questa macchina.Tra i vari capolavori presenti nel catalogo, ce ne è uno che è rimasto nei cuori degli appassionati, e tuttora riconosciuto come il miglior episodio della saga bidimensionale… signori e signore, The Legend of Zelda: A Link to the Past.

Una storia vecchia come il mondo The Legend of Zelda: A Link to the Past (ALTTP da qui in poi) è il terzo episodio della saga, e, almeno nelle intenzioni di Nintendo of America, si presenta come un prequel di Legend of Zelda 1 (cosa in realtà ancora da verificare; Aonuma, il nuovo director della saga, sta sviluppando una timeline definitiva), da qui il gioco di parole con il “Link” del titolo, nome, anche se non specificato nel manuale, del protagonista del gioco.Gli antefatti raccontano di un mondo creato da tre dee che, al termine del loro operato, lasciarono un artefatto d’oro in grado di esaudire i desideri contenuti nel cuore di chi l’avesse posseduto. Molti cercarono questo magico oggetto, ma nessuno tornò.Un giorno, però, Ganondorf Dragmire, re dei ladri, riuscì ad impossessarsi della triforza, questo il nome della chiave della realizzazione dei propri sogni, ed un enorme esercito di mostri comparve al suo fianco.Lunga e sanguinosa fu la lotta per sconfiggerlo, ed alla fine il bene trionfò, rinchiudendo il malvagio essere all’interno del golden realm, luogo in cui la triforza era nascosta.Passarono gli anni, e quella guerra fu ricordata come la Imprisoning War.Hyrule ormai è un regno tormentato da mostri e calamità, ma uno stregone misterioso (un sacerdote mandato dalle divinità, in giappone) riesce a riportare la pace, guadagnandosi la fiducia del re.La nostra avventura comincia in una notte tempestosa: nostro zio, cavaliere del re, esce in piena notte armato di tutto punto, mentre una voce chiede aiuto, si identifica come Zelda, la principessa del castello. Dopo aver impugnato una torcia, ci infiltriamo nei sotterranei del palazzo reale dove scopriamo che nostro zio è stato colpito a morte e le guardie sono impazzite: è il momento di fare luce sulla situazione.

Una giocabilità… leggendaria ALTTP è un classico Zelda… per essere più precisi il primo Zelda che rispecchia la formula quest – dungeon – quest – dungeon… Il tempo di gioco viene diviso, in due momenti principali: la quest, una serie di enigmi e di prove (raccogliere un determinato oggetto, trovare la strada giusta, ecc…) da superare per giungere al luogo nel quale affrontare il dungeon.La seconda fase racconta una serie di enigmi e combattimenti vari atti a proseguire nel labirinto, reperire l’oggetto nascosto e con esso sconfiggere il mostruoso boss finale.Nel sotterraneo troveremo elementi come la mappa del dungeon, la bussola (con la quale individuare la posizione dei bauli) e la chiave del boss, questa ottenuta verso la fine del peregrinaggio.Chiudendo il discorso underworld, è da sottolineare l’ormai abituale varietà di ambientazioni: dai ghiacci alla giungla, passando per le paludi, non disdegnando un viaggio tra i monti.A contorno dell’avventura ci saranno anche tantissime sub-quest; numerosi oggetti con diversi utilizzi, necessari per raggiungere zone altrimenti precluse oppure dotati di una notevole potenza offensiva; magie; personaggi con cui parlare e reperire informazioni e diversi minigiochi.Il personaggio può essere potenziato nel corso dell’avventura, con pezzi di cuore (la nostra riserva d’energia) ed armature, l’upgrade è riservato anche ad alcune armi speciali.L’azione è in tempo reale, la visuale è a volo d’uccello ed i controlli sono splendidamente replicati sul pad Classic, degna (e comoda) evoluzione del pad SNES.Una caratteristica importante su cui si fonda il gameplay di ALTTP è la dualità del regno di Hyrule: abbiamo il mondo della luce e quello delle tenebre, così simili ma così diversi, tra i quali poter spaziare, trovare nuove strade, e così via.La difficoltà è ottimamente bilanciata, di certo ben superiore ai capitoli attuali, però nulla di impossibile.

Una grafica mai sottotonoL’aspetto estetico di ALTTP richiama, se vogliamo fare un paragone, The Wind Waker: tinte sgargianti per descrivere il mondo esterno ed i vari personaggi; tinte cupe per dipingere i labirinti ed i sotterranei.I personaggi, in super deformed, godono di sprite grandi e dettagliati, così come le ambientazioni, varie e sempre particolareggiate.Effetti di luce e trasparenze impreziosiscono questa già ottima resa visiva (le lost woods sono da applauso), e la mappa del mondo in MODE 7 mette la ciliegina sulla già ricca torta.E che dire del sonoro? Nulla, se non parole di elogio: musiche epiche, midi che riescono a descrivere l’atmosfera perfettamente, ottimi effetti speciali. E di più non si può aggiungerle, bisogna solo ascoltarle…

– Uno dei migliori Zelda in 2D

– Emulazione perfetta

– Non ha la scatola ed i manuali

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The Legend of Zelda: A Link to the Past è un gioco che non dovrebbe mancare nella ludoteca di ogni giocatore, a meno che non siate proprio allergici al genere.

Per otto euro è un acquisto obbligato, tanto più che l’emulazione è perfetta, ed il pad SNES è perfettamente replicato nel bianco guscio del Classic pad per Wii.

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