Recensione

The Hobbit

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a cura di Castigo

Famosi si diventaIl mondo del Signore degli Anelli non ha mai goduto di cotanta popolarità come in questi ultimi anni: senza nulla togliere al grande Tolkien, ideatore della saga più complessa dell’intera letteratura fantasy, il potere dei media, ancora una volta, supera i confini della buona, vecchia carta stampata, facendo conoscere alla grande massa le avventure della terra di mezzo. In concomitanza col primo film diretto da Peter Jackson, sono usciti centinaia di prodotti ispirati alla celebre saga, videogiochi compresi, naturalmente. Il nome de The Hobbit è un pò meno altisonante di quello de “Il Signore degli Anelli”, visto che molti non sanno che i libri sono direttamente collegati. Infatti, questo racconto narra delle vicende che hanno preceduto la celebre trilogia, introducendo la figura degli hobbit e, in particolare, di come Bilbo Baggins sia entrato in possesso dell’anello protagonista delle vicende successive…..

La legenda di Bilbo?Il gioco comincia con il mago Gandalf che incontra Bilbo a Hobbiville, e lo assolda per le sue capacità di scassinatore: la loro missione sarà quella di ritrovare il perduto tesoro del popolo dei nani e per fare questo noi giocatori dobbiamo vedercela con mostri di ogni genere, labirinti e puzzle. Il gioco è un action RPG con visuale isometrica in puro stile Zelda; con la croce digitale Bilbo corre in ogni direzione, ma è possibile farlo camminare furtivamente premendo il tasto R, mentre ai tasti L e B si possono assegnare oggetti quali: spade, petardi, fionde o altro. Trattandosi di un gioco “alla Zelda”, il confronto con questo altisonante titolo è purtroppo inevitabile. La differenza maggiore che salta subito all’occhio è che mentre in Zelda il giocatore può liberamente esplorare a piacimento l’enorme mappa di Hyrule per scoprire, man mano che guadagna abilità differenti, nuovi segreti sparsi in zone prima inaccessibili, in “Lo Hobbit” ci si sposta da una zona all’altra esclusivamente dopo aver completato la precedente. Questo dettaglio toglie sicuramente longevità al gioco che, a dirla tutta, non può contare nemmeno su una grande varietà di enigmi. Per sbloccare meccanismi e risolvere puzzle non bisogna far molto di più che cercare qualche baule che contiene la classica chiave, spingere oggetti pesanti su punti evidenziati o spostare qualche leva seminata qui e la nei pressi della zona che necessita di attivare un passaggio. Bilbo è anche in grado di arrampicarsi sulle pareti mediante piante rampicanti, scalare rocce non troppo alte e saltare piccoli crepacci seminati lungo il percorso. I nemici che affollano i livelli di gioco sono “bacarozzi” di dimensioni ragguardevoli, topi giganti, e animali di tutti i generi che con poche bastonate, fanno cadere quintali di carne (che serve a ripristinare punti ferita), gettoni (una vita extra ogni 50) ed altri oggetti utili (“utili” si fa per dire), che potrete poi ammirare nel vostro inventario.

Dal libro alla pattumiera?La grafica di questo “The Hobbit” è altalenante tra il sufficiente e l’assolutamente banale. Nulla colpisce l’occhio più di tanto, al massimo si fa guardare piacevolmente. Le animazioni di Bilbo sono fluide e numerose, mentre appaiono meno curate (ma comunque nella media) quelle degli altri personaggi. I difetti imputabili al comparto grafico di questo gioco sono l’assoluta mancanza di trasparenze ed effetti di luce che non sono certo difficili da gestire per un GBA (e che in alcuni punti sarebbero stati decisamente utili) e il classico problema di illusione prospettica che affligge i giochi con visuale isometrica. A sfavore vanno a deporre anche un’antipatia intrinseca radicata nelle espressioni facciali oscene dei vari protagonisti della storia, che compaiono in brutta mostra di se stessi ogni qualvolta si assiste a uno dei dialoghi che, oltretutto, sono stati ridotti all’osso e ridicolizzati dall’estrema sintesi. I nomi delle locazioni non corrispondono a quelli letti ne “Il Signore degli Anelli”, ma, si sa, i nomi immaginati da Tolkien possono essere tradotti in più modi differenti nella nostra lingua. Il sonoro non sconvolge, presentando effetti sufficienti e musiche non brutte, ma talvolta inappropriate alla situazione, e di conseguenza altamente irritanti.

– Licenza famosa

– Localizzazione in Italiano

– Sonoro irritante

– Prospettiva ingannevole

6

A giudicare dal livello di difficoltà abbastanza blando, questo “The Hobbit” è un gioco probabilmente dedicato ai più piccoli, ma Vivendi in questo modo ha sbagliato del tutto il suo target. Forse sarebbe stato meglio puntare ad un pubblico più adulto, che ha letto il libro, invece di buttarsi su una fascia di utenza che difficilmente cercherà merchandise del signore degli anelli che non contenga almeno un piccolo richiamo al film. Nonostante ciò, “The Hobbit” non è un gioco da buttare: tradotto in italiano, con enigmi e nemici poco impegnativi, si fa giocare senza grosse pretese anche sull’autobus.

Voto Recensione di The Hobbit - Recensione


6

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