The Hell in Vietnam
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a cura di Iori Yagami
Tra i tanti FPS che affollano le uscite su console e PC ne mancava uno recente incentrato principalmente sulla guerra del Vietnam, ma anche questa mancanza è stata colmata grazie a City Interactive che ci propone nel solo ambito Windows il suo The Hell in Vietnam.Lo sparatutto di City Interactive ha la particolarità di focalizzarsi unicamente sul conflitto in Vietnam degli anni ’60, così come il ben più famoso Vietcong uscito nel 2003. Dopo i vari Call of Duty e Medal of Honor, gli appassionati del genere potranno finalmente cimentarsi con uno scenario di guerra leggermente diverso dagli altri, sperando almeno che il gioco oggetto di questa recensione abbia i requisiti giusti per divertire ed entusiasmare.
L’inferno del Vietnam ritornaUna base militare vicino alla località di Don Dien si trova proprio sulla linea di passaggio dell’esercito regolare comunista che si sta organizzando per un attacco sulla capitale della provincia di Binh Thien, l’antica città imperiale di Hue. Per fermare l’avanzata comunista, il giocatore vestirà i panni di un soldato americano appartenente ad un corpo speciale di uomini addestrati ad ogni evenienza, pronti ad effettuare operazioni di sabotaggio, di Intelligence e altro ancora. The Hell in Vietnam è un FPS che immerge totalmente il giocatore nell’atmosfera della guerra in Vietnam, facendo rivivere ad esso momenti storicamente centrali come i combattimenti intorno alla città imperiale di Hue o la cosiddetta controffensiva del Tet. L’accuratezza e l’esattezza storica si traducono nella possibilità di utilizzare tutto l’arsenale di armi in dotazione a quel tempo all’esercito americano nel sud est asiatico, come pure le armi dell’esercito comunista vietnamita. Sono tre i livelli di difficoltà presenti, anche se il gameplay è abbastanza immediato e questo ci facilita nello svolgimento delle missioni. Il primo incarico è molto semplice e di breve durata, a partire dalla seconda missione la faccenda si fa un pò più impegnativa. Man mano che avanzeremo ci saranno affidati degli obiettivi da portare a termine e se falliremo la partita andrà subito in game over, anche se potremo caricare la nostra partita dall’ultimo salvataggio. Il sistema di salvataggio è molto simile a molti altri FPS del genere e abbiamo in dotazione anche il salvataggio rapido, che si ottiene premendo il tasto F5. Quest’ultimo è la soluzione più comoda per avanzare subito nel gioco senza il fastidio di dover rifare nuovamente l’intera sezione di cui ci si è già occupati precedentemente. Prima di ogni missione potremo ascoltare il racconto di uno dei soldati, che ci spiegherà quello che ha dovuto fare in quelle circostanze e che noi dovremo cercare di replicare alla perfezione per portare a termine i nostri compiti. Tra gli obiettivi da centrare vi sono l’innesco di bombe, la distruzione di fortini e basi nemiche e tanto altro ancora.Le armi a nostra disposizione sono quelle in uso all’epoca del conflitto e tra di esse spiccano il fucile d’assalto, la pistola, il fucile di precisione e il potente lanciarazzi. Durante la partita avremo la possibilità di raccogliere le munizioni per le armi oppure degli utili medikit, che ripristinano i punti energia del protagonista.L’unica modalità presente è quella in singleplayer mentre è inspiegabilmente assente il multiplayer per le partite online. Le missioni sono otto e tutte piuttosto stimolanti e variegate, anche se non costituiscono mai una sfida troppo impegnativa per i giocatori più esperti.
L’Inferno non è poi così lontano…Forse The Hell in Vietnam non sarà ricordato come l’FPS più bello graficamente degli ultimi anni, ma svolge egregiamente il compito di accompagnare il giocatore nell’infernale conflitto vietnamita. Il titolo di City Interactive si mostra, infatti, piuttosto carente a livello tecnico, puntando su ambientazioni ripetitive e fondali totalmente privi di fascino.Per prima cosa dobbiamo accettare come fatto compiuto che il gioco sia ambientato prevalentemente all’interno della giungla, dove sono poi ubicate gran parte delle basi nemiche. Tale ambientazione non sarebbe stata poi tanto male se la realizzazione tecnica fosse stata fedele agli standard qualitativi attuali. Purtroppo non ci vorrà molto affinché la noia prevalga su tutto quello che ci circonda, nemici compresi, tanta è la linearità delle locazioni. Le ambientazioni sembrano, infatti, tutte uguali così come per le basi nemiche, caratterizzate da palafitte e costruzioni di legno troppo simili tra loro.La linearità del level design non è purtroppo l’unico problema. L’impianto tecnico pesantemente “old-gen” dovrebbe permettere a The Hell in Vietnam di schizzare veloce sullo schermo, mentre abbiamo invece notato degli inaspettati cali di fluidità improvvisi, quando su schermo vi sono troppi nemici, e alcuni sporadici bug, che dovrebbero comunque essere risolti da una patch.I modelli poligonali non sono realizzati con la dovuta cura, però in uno sparatutto come questo la caratteristica primaria è “sparare a tutto ciò che si muove” quindi i visi “clonati” dei nemici possono anche passare in secondo piano.Il sonoro ci propone un commento musicale assolutamente piatto e ripetitivo, che invece di sottolineare la drammaticità del conflitto ci fa venire voglia di spegnere subito le casse del PC. Spesso capita che la stessa traccia musicale ci accompagni per due missioni di fila, come ad esempio la seconda e la terza missione, con un risultato non troppo appagante per le nostre povere orecchie. Il doppiaggio è invece tutto localizzato in italiano, anche se mai troppo esaltante. Ad ogni modo i doppiatori svolgono il loro lavoro con professionalità e possiamo così assistere ai dialoghi e alle classiche situazioni dei soldati americani in guerra (classiche perché già viste in alcuni film o in altri titoli simili), compresi i loro commenti non troppo gentili sui nemici vietnamiti.
Kill ’em AllThe Hell in Vietnam propone uno scenario di guerra diverso dai soliti conflitti combattuti in altri ben più famosi shooter, come ad esempio nella serie di Call of Duty, eppure questo non basta a rendere il titolo di City Interactive giocabile ed avvincente.Volendo sorvolare sulla realizzazione tecnica non troppo entusiasmante dobbiamo però riconsiderare il fattore di giocabilità del titolo, che purtroppo trova nella linearità del level design il suo peggior nemico. Il gameplay risulta, infatti, immediato ed inizialmente divertente, ma dopo soli pochi minuti di gioco la noia comincerà a regnare sovrana a causa dei livelli piatti e tutti tristemente uguali. La discreta varietà delle missioni non basta a salvare in corner un titolo che, a conti fatti, si riduce unicamente all’uccisione dei nemici su schermo e nulla più.I tre livelli di difficoltà presenti sono abbastanza bilanciati e con l’aiuto del salvataggio rapido (tasto F5) è fin troppo semplice arrivare alla fine delle otto missioni proposte, complice soprattutto l’insufficiente IA dei nemici.Con una giocabilità così traballante, appare chiaro che la longevità del gioco non può ambire ad alti livelli. Il problema della ripetitività strutturale non interesserà solo i giocatori occasionali ma anche gli appassionati del genere, che con The Hell in Vietnam andranno a scontrarsi con una povertà tecnica disarmante ed un gameplay troppo piatto per poter ambire ad una longevità sufficiente. The Hell in Vietnam rappresenta purtroppo un’occasione mancata per i bravi programmatori di City Interactive, che potranno sicuramente fare di meglio con il loro prossimo titolo.
HARDWARE
Requisiti hardware: Windows ME/2000/XP, DirectX 9.0 o superiori (incluse su DVD); 1,8 Ghz CPU, 512 MB di RAM; ATI Radeon 8500, GeForce4 o superiori, di 128 MB; Scheda Audio 16-bit DirectX 9.0 compatibile; 2GB di spazio su Hard Disk; DVD-ROM, tastiera e mouse.MULTIPLAYER
Assente.
– Le armi sono ben riprodotte
– Si spara a tutto ciò che si muove
– Graficamente sottotono
– Level design monotono e gameplay ripetitivo
– Manca il multiplayer
6.5
Nell’affollato mondo degli FPS a sfondo bellico, irrompe all’improvviso The Hell in Vietnam, l’ultima creazione di City Interactive. A livello di trama non possiamo contare sulla profondità di altri giochi del genere, come ad esempio Vietcong, ma questo purtroppo non sembra essere l’unico problema del titolo.
L’IA dei nemici risulta essere non troppo elevata e li vedremo compiere sempre gli stessi movimenti ogni volta che ricaricheremo la partita con il salvataggio rapido.
Purtroppo il titolo di City Interactive non riesce a raggiungere i maestri del genere a causa di alcuni problemi strutturali e tecnici che rendono l’esperienza di gioco a tratti noiosa ed incolore. La povertà strutturale rende The Hell in Vietnam un titolo adatto unicamente ai sostenitori più accaniti del genere bellico, che amano sparare a tutto ciò che si muove sullo schermo senza fare caso ai contenuti. Se invece, oltre a sparare, cercate anche una profondità strutturale e una longevità soddisfacente, potete affidarvi tranquillamente ai capisaldi del genere attualmente abbondanti sul mercato.
Voto Recensione di The Hell in Vietnam - Recensione
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