Recensione

The Guest

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Sono quasi le quattro e trenta del mattino quando il dottor Leonov si sveglia nella buia e silenziosa stanza dell’Oak Wood Hotel di Boston. Deve prendere con urgenza le sue medicine; si sente oppresso, stranito e ha delle assurde allucinazioni di oggetti che fluttuano. Si trova lontano dalla sua Volgograd per partecipare al congresso di sociologia e psicologia di Belmont, e l’invito poggiato sul comodino reca con sé i sinceri ossequi di un’altra figura di spicco che lo ha fortemente voluto. Leonov è però bloccato in quella stanza, è isolato, nessuno risponde al telefono, fuori piove e comincia ad avvertire la brutta sensazione che qualcosa non stia andando per il verso giusto. Ne ha la certezza quando trova oggetti inconsueti, strani interruttori, complessi dispositivi da decifrare e ostacoli che sembrano essere stati messi lì per un preciso motivo.
Attenda, stiamo preparando la sua camera
The Guest si autodefinisce un “first person exploration game” e ne ha in effetti tutte le caratteristiche. Non pensiate però che l’esplorazione avvenga lungo grandi ambientazioni e con una libertà d’azione invidiabile, visto che tutto il gioco si svolge all’interno di una stanza d’albergo del tutto particolare e, per certi versi, terribilmente inquietante. Nonostante la definizione che Team Gotham ha cucito sulla propria opera, si tratta in parole povere di un’avventura grafica moderna in cui si può camminare lungo le cinque-sei stanze messe a disposizione. Sebbene possano sembrare troppo poche per mantenere alta l’attenzione del giocatore fino alla fine, la densità degli elementi con cui sono state arricchite, l’atmosfera di profondo mistero che si respira e il pressante presentimento che dei segreti tremendi si annidino lì dentro, sono dei motivi ben più che validi per riconsiderare le dimensioni delle aree di gioco. L’esplorazione deve essere infatti minuziosa, se si vogliono raccogliere tutte le informazioni che servono per far proseguire la storia, mentre la perlustrazione superficiale rischia di creare ancora più problemi dei complessi enigmi.
The Guest è ambientato nel 1986, anno in cui si tiene il “9° Congresso Scientifico Internazionale dell’Università di Boston” a cui il dottor Leonov, protagonista silente della storia, non poteva davvero mancare. Lo studioso si trova però intrappolato nella stanza d’albergo e non passa molto tempo prima che vi rendiate conto che non si tratta propriamente di un caso. La vostra sistemazione momentanea sembra essere stata allestita appositamente per mettervi di fronte ad enigmi dalla difficoltà crescente, che rivelano indizi sempre più destabilizzanti sui motivi per cui vi trovate davvero lì; ma solo giunti alla fine, con un buon colpo di scena che lascia spiazzati, scoprirete il vostro ineffabile destino.
Nonostante gli autori abbiano comunicato la presenza di elementi horror, si tratta in realtà di una descrizione fuorviante. Non ci sono infatti nemici, scarejump, visioni terrorizzanti, né nulla che possa generare quel tipo di tensione tipica da gioco dell’orrore. Si tratta piuttosto di un’avventura che ha i contorni torbidi dell’inganno e del sacrificio inconsapevole, capace di includere al suo interno tematiche angoscianti verso cui il solo il solo pensiero di immedesimazione atterrisce a crea un forte turbamento. L’orrore di The Guest è dunque più sottile, sibillino e per certi versi più reale. Striscia sulle pareti dell’Oak Wood Hotel come una serpe velenosa che prima ipnotizza, poi irretisce e infine morde.
Codici, comunicazioni e rivelazioni
Croce e delizia di The Guest sono gli enigmi, a cui sono legati a doppio filo la trama, il suo sviluppo e i tempi compassati della conduzione di gioco. Ci sono momenti in cui vi sentirete smarriti, persi, abbandonati e in trappola tra quelle quattro mura. Vi bloccherete perché non saprete come proseguire, né se state davvero facendo la cosa giusta. Il dubbio si insinuerà in voi quando vi renderete conto che non tutti gli oggetti da raccogliere sono realmente utili, e non sono rari i momenti in cui in preda alla disperazione proverete un paio di combinazioni fantasiose perché non riuscite a raccapezzarvi. Non si tratta però di un difetto, ma piuttosto di una buona trovata degli sviluppatori, che non hanno voluto darvi solo i pezzi che servono a trovare il giusto incastro; gli oggetti superflui servono per confondervi e in alcuni casi a depistarvi, anche se va detto che l’interfaccia vi viene spesso incontro indicandovi quali sono gli elementi che possono essere combinati. I puzzle di The Guest sono tuttavia sempre regolati da una logica stringente, e non ce n’è nemmeno uno che ceda il passo alla casualità o all’insensatezza. La loro varietà è molto buona: troverete pertanto enigmi da “caccia al tesoro”, musicali, altri che richiedono una memoria visiva superiore alla media e quelli logico-deduttivi, a dimostrazione di un lavoro molto attento, dove nulla è lasciato al caso. La difficoltà media è abbastanza alta, ma gli stimoli ad andare avanti e scoprire tutta la verità sono piuttosto forti. Va comunque considerato che non si tratta di un titolo per tutti, poiché alcuni passaggi in particolare sono ostici e necessitano di molta pazienza e dedizione: c’è bisogno che vi muniate di carta e penna, e che teniate sempre bene in vista le probabili soluzioni che avete appuntato, altrimenti rischiate davvero di prolungare il tempo di gioco (attorno alle 6-7 ore) senza risolvere i rompicapo. O di rendere infruttuose le vostre ricerche fino a cedere alla frustrazione. 
The Guest, come ormai avrete capito, basa la sua offerta unicamente su una buona storia e degli ottimi enigmi, senza presentare nulla di davvero memorabile per quanto riguarda tutto il resto. Anche tecnicamente si tratta di un’opera tutto sommato modesta, nella media, che in alcuni punti ha anche delle texture un po’ ballerine nonostante l’immobilità di tutto ciò che circonda il protagonista. Si notano persino dei cali di frame rate che sono paradossali, se considerate che dovrete solo camminare da una stanza all’altra. Ciononostante, The Guest riesce a catturare fino alla fine grazie a un’atmosfera avvolgente e a un modo convincente di narrare a poco a poco una trama con risvolti realmente angoscianti

– Enigmi complessi e stimolanti

– Trama semplice ma molto diretta e coinvolgente

– Buona atmosfera

– Alcuni puzzle potrebbero farvi desistere

– Struttura molto rigida e lineare, con inesistenti spazi di manovra

– Lievi incertezze tecniche

7.0

Nonostante qualche limitazione strutturale e tecnica, The Guest è un’avventura grafica che funziona e ammalia. Alcuni puzzle hanno una difficoltà più elevata della media e potrebbero farvi desistere, ma la curiosità di scoprire perché una stanza d’albergo è disseminata di tali marchingegni, e la voglia di capire per quale motivo siete bloccati al suo interno, sono degli ottimi incentivi per arrivare ai titoli di coda. Chi ha difficoltà a digerire il genere potrebbe trovare alcune scelte di game design un po’ troppo restrittive, ed è per questo che The Guest non è adatto a chi mal sopporta i ritmi assai contenuti, che richiedono in questo caso molta calma e una propensione a non abbattersi di fronte a soluzioni non sempre immediate.

Voto Recensione di The Guest - Recensione


7

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