Recensione

The Getaway

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a cura di Eric Lindros

Londra è una metropoli affascinante, estremamente multi etnica, ricca di personaggi pittoreschi, di stravaganze…ma anche delle tradizioni più classiche ed antiche come il thè delle cinque. The Getaway è ambientato proprio nella città di Buckingham Palace e del Big Ben, di Trafalgar e Piccadilly Square. Così come il luogo, anche il gioco stesso è piuttosto particolare, soprattutto per le vicissitudini che hanno preceduto la sua pubblicazione. Dopo continui rinvii, un ritardo di ben due anni ed un hype gonfiato a dismisura, ecco arrivare quindi nelle nostre case l’ambiziosissimo progetto del team Soho. Sarà valsa la pena di aspettare così a lungo?

I mille e uno delitti di Londra“Quartiere di Covent Garden, ore 8.00: una donna viene uccisa a colpi di arma da fuoco in mezzo alla strada. In lontananza si sente l’urlo di un bambino, mentre un’auto si allontana facendo stridere le gomme. È un crimine che scatenerà una lunga serie di eventi a Londra, coinvolgendo tutte le bande più importanti.Mark Hammond sta per essere trascinato di nuovo in una vita che aveva giurato di abbandonare per sempre.DC Frank Carter è prigioniero nelle maglie della metà peggiore della criminalità di Londra. Due uomini che cercano disperatamente di uscire puliti da questa vicenda e di ottenere vendetta, separati dalla legge ma uniti dalla stessa ossessione: arrivare al boss che controlla il crimine a Londra: il leggendario Charlie Jolson.”

Ho riportato testualmente quanto scritto sul libretto di istruzioni del gioco, per dare un’infarinata su quello che vivrete fruendo di The Getaway. Nel gioco potrete controllare Mark Hammond e il detective Carter. Il primo aveva giurato di smettere con la vita da rapinatore, ma si trova costretto a commettere altri crimini poichè suo figlio è stato rapito, il secondo cerca in tutti i modi di arrivare al boss della città, Jolson. La scena sopra descritta, come ogni altra singola cut-scene del gioco, è realizzata col motore poligonale base, quindi niente full motion videos. Le opzioni sono ridotte all’osso: non c’è possibilità di riconfigurare i comandi, ma si può attivare/disattivare autosave e sottotitoli (questi ultimi sono in inglese). Finchè non avrete terminato il gioco almeno una volta, la modalità disponibile sarà solo quella principale, successivamente sarà disponibile anche il free roam mode.

Il gangster e il piedipiattiUna precisazione da fare subito è questa: non aspettatevi che The Getaway abbia molto in comune con Mafia, e tanto meno con GTA3/Vice City. La scelta dei programmatori è chiara: inserire il giocatore in un susseguirsi di eventi predefiniti, senza possibilità di divagare o fare side-quests, allo scopo di immergere il più possibile l’utente nel più che buon intreccio che si sviluppa man mano. Già dall’intro, infatti, il gioco rivela in modo deciso un taglio fortemente cinematografico e “hollywoodiano”. Durante il susseguirsi delle missioni, intervallate da lunghe sequenze animate, ci si sente spesso “spettatori interattivi” di un buon film poliziesco. Ma non vi lasciate ingannare da queste parole, poiché in TG l’azione non manca, e il tempo di gioco effettivo supera di gran lunga quello che passate ad meri spettatori degli intermezzi (insomma non siamo ai livelli quasi esagerati di Metal Gear Solid 2).Il gameplay di The Getaway si può dividere in due grandi parti: le sezioni a piedi e quelle in auto, che si alterneranno più o meno regolarmente. Quando controllerete Mark Hammond o il Detective Carter direttamente, dovrete affrontare sanguinose sparatorie o missioni stealth dove essere più “invisibili” possibile è essenziale. Anche le parti di gioco in auto ricalcano questa formula, infatti vi ritroverete a fare furiose e velocissime fughe o inseguimenti, oppure a dover raggiungere un determinato luogo senza dare nell’occhio e rispettando il codice della strada.Una volta cominciata la partita, salta subito all’occhio la totale assenza di indicatori di energia, proiettili rimasti, o di una mappa. Il giocatore non ha nessun modo di conoscere queste informazioni, proprio come se stesse guardando un film. Per riuscire a trovare la strada giusta fra i 40km quadrati di Londra che sono stati riprodotti nel gioco, la vostra auto stessa vi indicherà la direzione da prendere usando le frecce. Anche il metodo di gestione dell’energia del personaggio è piuttosto originale: non essendoci indicatori, si potrà evincere lo stato di salute del nostro alter ego solamente dalla sua andatura (in caso di gravi ferite si trascinerà stancamente) e dalle macchie di sangue che compaiono sulla giacca). Per recuperare le forze non si troveranno in giro i soliti medikit, ma sarà sufficiente avvicinarsi ad un muro e vedremo il nostro alter-ego appoggiarsi e fare lunghi respiri; dopo alcuni secondi l’energia sarà ripristinata completamente. Uno dei più grandi difetti di questo gioco è la gestione delle telecamere, piuttosto scomoda e poco intuitiva, davvero La rotazione libera del punto di vista è infatti possibile solo quando il personaggio è fermo: durante gli spostamenti tutto è affidato al computer. Per centrare la telecamera sarà però sufficiente fermarsi, ma questo spezza parecchio il ritmo dell’azione. Certe volte è davvero frustrante essere scoperti o arrivare dritti davanti a una mezza dozzina di persone armate, non avendo potuto vedere cosa c’era dietro l’angolo. Un’altra scelta parecchio discutibile è quella del sistema di salvataggio: ogni missione è suddivisa in due o più sotto-missioni, ed il salvataggio avviene solo al termine di quelle principali. Quindi se tirate le cuoia nella quarta parte di un capitolo e dovete spegnere la console perché momentaneamente non avete tempo e non potete quindi usare il comodo “restart mission”, sarete necessariamente costretti a rifare anche le prime tre parti.Nonostante i difetti che visibilmente minano la valutazione finale del gioco, The Getaway mi ha stupito perché riesce comunque ad essere parecchio divertente ed invogliare l’utente ad andare avanti. Le sparatorie, nonostante i difetti già descritti ed un sistema di mira automatica che talvolta non è preciso, sono davvero appassionanti e adrenaliniche. Il set di movimenti di Hammond e Carter permette un buon controllo del personaggio, grazie alla possibilità di nascondersi dietro ad un muro sporgendosi solo di volta in volta per sparare, camminare accovacciati, fare capriole per evitare proiettili, e diverse altre cose. L’intelligenza artificiale dei nostri nemici non è sempre lodevole, basti pensare che durante le missioni stealth si può anche correre su e giù alle loro spalle senza che essi sentano il rumore dei passi e si voltino verso di noi.Anche le missioni in auto regalano davvero una buona dose di divertimento. I controlli delle vetture sono semplici ed intuitivi, e mettono in condizione di controllare al meglio la vettura anche l’utente meno esperto. Sfrecciare velocissimi contromano, facendo zig-zag fra auto, taxi ed autobus double-decker (i famosi autobus rossi a due piani), è un’esperienza da provare: più volte in questi frangenti mi sono accorto di avere il classico sorrisino ebete di chi si sta divertendo stampato in faccia. Naturalmente c’è la possibilità, e molte volte la necessità, di rubare qualsiasi veicolo troviamo per strada. Ognuno di essi si differenzia per ripresa, velocità e resistenza agli urti. Il modello di guida invece rimane piuttosto simile, e nel guidare una Nissan Skyline della mafia cinese o un furgone della compagnia telefonica non troverete grosse differenze, se non prestazionali. Ogni macchina è riconoscibilissima, e durante gli inseguimenti capita addirittura che la polizia comunichi per radio modello e colore alle pattuglie: “Ubriaco alla guida di una Micra azzurra in Rushmore street, convergere in zona”. Anche durante le parti in auto, però, l’intelligenza artificiale è un po’ sotto tono, infatti la maggior parte delle auto, vedendoci arrivare in frontale a 200kmh, non accennerà al minimo spostamento e se non saremo noi ad evitare loro, l’incidente sarà assicurato. In Mafia, tanto per fare un esempio, se si arrivava da dietro ad una certa velocità e si suonava il clacson, le macchine davanti si spostavano dalla traiettoria e ci lasciavano passare indisturbati. Purtroppo questo non accade in The Getaway, dove tutto è molto più incentrato sulla pura abilità del guidatore.The Getaway non è un gioco da valutare in pochi minuti, poiché inizialmente si potrebbe formulare un giudizio sbagliato, viziato dai difetti che, durante le primissime fasi di gioco, sono forse più evidenti dei pregi. Il prodotto del team Soho ha una trama appassionante, un doppiaggio favoloso (come avrete modo di leggere dopo) ed il grandissimo pregio di coinvolgere sempre di più il giocatore man mano che si va avanti, facendo crescere l’interesse invece di lasciarlo calare, come invece accade in molti altri titoli.

La grigia Londra The Getaway non impressiona certo per la grafica, e dopo il lunghissimo tempo impiegato per sviluppare questo titolo, ci si aspettava sicuramente di più. La prima impressione che si ha guardando il gioco è che tutto sia un po’ sbiadito, scialbo, estremamente poco vivace. Le tinte utilizzate sono infatti piuttosto smorte, e come se non bastasse la maggior parte delle texture sono poco definite e di bassa qualità, cosa che fa risaltare ancora di più la scelta cromatica poco “convinta”. Le animazioni sono di qualità altalenante: mentre alcune sono convincenti e realistiche, altre paiono molto robotiche e approssimative. Il framerate non è mai troppo generoso, e anche nelle cut-scenes (le scene di intermezzo) si possono notare, talvolta, dei tentennamenti nelle movenze dei personaggi. Le riproduzioni facciali dei personaggi sono buone, ed hanno un soddisfacente grado di espressività. Fra i modelli delle auto, realizzati discretamente, possiamo riconoscere produzioni nostrane come la mitica Alfa 156 (Mark Hammond ha proprio questo modello) e la Fiat Punto. Dopo diversi aspetti negativi, c’è però da dire che la riproduzione della vastissima area di Londra è molto accurata, e si può scarrozzare in auto per chilometri e chilometri senza incappare in caricamenti che spezzano l’azione di gioco. Inoltre la presenza di aliasing è davvero ridotta e in pochissimi casi si nota più del dovuto. Certo che anche da qui, si ha l’impressione che The Getaway sia più un gioco finito in fretta e furia che un progetto portato avanti per anni interi.

Il ritorno del grande doppiaggioEccoci finalmente giunti alla parte relativa al sonoro, che a mio avviso è quella più meritevole di tutto il gioco. E non mi riferisco alle musiche, che pur essendo piuttosto azzeccate e pertinenti a trama ed ambienti risultano un po’ anonime e senza carisma, bensì al doppiaggio in italiano. Nella maggior parte dei casi siamo abituati ad interpretazioni grossolane, per le quali i distributori e le software house spendono appena due lire (o 0.0010329 euro, se preferite). Questo non è davvero il caso di The Getaway, i quali personaggi vantano le voci di alcuni fra i più famosi doppiatori italiani, voci che è facilissimo sentire nei programmi Mediaset. L’interpretazione è davvero degna dei migliori film che quotidianamente vediamo in TV, e finalmente si comincia a vedere la giusta attenzione anche per l’industria dei videogames. Sempre rimanendo in ambito doppiaggio, c’è da segnalare che il linguaggio utilizzato è quello tipico dei film d’azione americani, quindi piuttosto crudo e volgare. Non a caso il gioco è vietato ai minori di diciotto anni: a letto i bambini quando si gioca a The Getaway. Gli effetti sonori sono di buona fattura, e dallo stridere delle gomme sull’asfalto agli spari metallici dei fucili automatici, tutto è piuttosto che realistico.

– Fantastica riproduzione di Londra.

– Doppiaggio italiano favoloso.

– E’ divertente nonostante evidenti difetti.

– Controlli e gestione delle telecamere scomodi.

– Troppo “sui binari”.

– Grafica da rivedere.

8

Il capolavoro annunciato si è rivelato “solo” un gioco molto buono. The Getaway non introduce alcuna innovazione di rilievo, paga alcuni rilevanti difetti di gameplay ed una realizzazione tecnica sicuramente inferiore sia alle aspettative create dall’hype accumulatosi in questi anni, sia a quella dei suoi più diretti concorrenti. La libertà di azione, prerogativa dei giochi che fanno parte di questo genere, è assai ridotta, e l’utente si ritrova ad essere spettatore in una sorta di film interattivo. Detto questo, è innegabile che The Getaway abbia il suo fascino, e che riesca a divertire parecchio nonostante il pesante fardello di difetti che si trascina dietro. In definitiva è un titolo consigliato, una buona esperienza videoludica che si avvicina molto ad una produzione cinematografica. Solo, come ripeto, non aspettatevi il capolavoro assoluto in cui abbiamo tanto sperato.

Voto Recensione di The Getaway - Recensione


8

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