Recensione

The Fast And Furious: Tokyo Drift

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a cura di Vito302

Teoricamente legato all’ultima pellicola cinematografica di Justin Lin, Tokyo Drift è a dire il vero un titolo a se stante, il cui fine è quello di riscuotere, in campo videoludico, tutti quei meriti che al cinema lo hanno reso un marchio di successo. Dopo l’incisivo predominio di EA nel genere delle corse clandestine, lo stesso publisher americano temendo la concorrenza, ha prontamente deciso l’acquisizione dei diritti relativi alla distribuzione dell’inatteso – quanto troppo a lungo rimandato – “The Fast and Furious” firmato Namco Bandai. Valeva davvero la pena attendere così a lungo un franchise ultimamente in balia della commercializzazione fine a se stessa?

Derapata pericolosaEffettivamente la risposta deve tenere conto di due fattori: 1) Il titolo sviluppato dal team Eutechnyx esce in un momento inflazionato dal genere di riferimento; 2) ciò che propone non è che l’esatta riproduzione del superficiale concetto di corsa clandestina sviluppata dai sequel cinematografici (inclusa l’assenza della trama!). Entrando nel merito della questione, Tokyo Drift si muove su due binari che confluiscono in uno stile piuttosto libero: selezionando dal menù pausa la mappa della città, potrete contrassegnare gli obbiettivi (gare, concessionarie e garage) con la possibilità di saltare il tragitto premendo semplicemente il tasto X o raggiungendo di persona il punto prestabilito. Se invece preferite le sfide occasionali, durante il free roaming potrete sempre far lampeggiare i fari anteriori con la croce direzionale e lanciarvi in pericolosi (ma brevi) testa a testa. Questa è la routine: monotona, prevedibile, priva di coinvolgimento, la cui piattezza strutturale vi terrà compagnia fino a che la noia non prenderà il sopravvento. Avere una metropoli da poter visitare liberamente è comunque un’aggiunta di tutto rispetto benché ricordi molto da vicino le atmosfere oscure e scintillanti del primo e spartano “Need for Speed: Rivals”. Il modello di guida ha naturalmente un’anima da arcade puro. Non ci sono i danni alle vetture e la fisica è più che abbozzata (quando urterete le altre auto o vi getterete in curva con velocità verrete letteralmente lanciati in aria!) tuttavia in mezzo a questo marasma di stereotipi e cliché si insinuano dei pregi che potrebbero indurre l’appassionato all’acquisto, inclusa una modalità per 4 giocatori.

Voglia di tuningLa sensazione di velocità è ben riprodotta, ma è altresì vero che l’aspetto più curato si conferma (qualora nutriste ancora dei dubbi) il tuning. La modifica dell’auto, sia estetica che meccanica tocca più o meno quasi tutti i punti previsti (aerografie, alettoni, nitro, sospensioni, assetto etc.) conferendo al titolo, almeno da questo punto di vista, una certa completezza. Anche i replay sono ben diretti con posizionamenti della telecamera mirati e d’effetto che mirano a catturare la bontà dei modelli poligonali (tra cui spiccano Dodge, Honda, Subaru, Toyota, Lexus). L’aspetto tecnico in sostanza dimostra di saper calcolare effetti particellari come fumo e illuminazione con discreti risultati, benché il problema principale rimane la monotonia delle sfide e la costante desolazione: sia in autostrada che durante le gare per la scalata al successo, le auto sono quasi un mero contorno facendo così perdere l’aria di sfida promossa dal titolo. Ma ancor più visibile è la mancanza dei particolari, sia nella grafica che nelle meccaniche di gioco – la varietà delle sfide si contano sulle dita di una mano -. L’impressione è quella di avere tra le mani un prodotto incompleto, con del potenziale ma sviluppato con la fretta di seguire l’onda pubblicitaria dell’omonimo film (in verità bella che spenta). Se a tutto questo poi aggiungiamo lunghi caricamenti tra uno stage e l’altro e la mancanza della lingua italiana è facile intuire come “Tokyo Drift” sia un nome fra tanti, privo di carattere. Se la vostra passione è il tuning accostata al franchise lanciato al cinema da Rob Cohen, molto probabilmente il titolo in questione vi renderà diverse ore di piacevole divertimento. Badate bene pero’ che dovrete accontentarvi.

– Comparto tecnico di buon livello

– Tuning curato

– Si corre…

– Eccessivamente monotono

– Poche modalità di sfida

6.2

The Fast And The Furious: Tokyo Drift” lancia il marchio su console con un netto ritardo rispetto alla concorrenza, evidenziando a sua volta un distacco – sia qualitativo che di idee alla base – piuttosto marcato. Incapace di modernizzare il concetto, Eutechnyx preferisce seguire la moda commerciale del momento, lustrando grafica e sonoro, mettendo così da parte stile, innovazione e gameplay di qualità. Provatelo solo se andate matti per il tuning e sentite il bisogno di sfrecciare a tutto gas per le strade di Tokyo.

Voto Recensione di The Fast And Furious: Tokyo Drift - Recensione


6.2

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