Recensione

The Elder Scrolls III: Morrowind

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a cura di Eric Lindros

Dopo sei anni di pausa, la Bethesda Softworks torna alla carica con il terzo capitolo (escludendo gli spin-off Battlespire e Redguard) dell’affascinante saga “The Elder Scrolls”. Dopo il primo “Arena” ed il suo sequel “Daggerfall”, giochi di ruolo “puri” con un fascino tutto particolare, ecco quindi arrivare Morrowind, stavolta non solo esclusiva PC ma convertito per XBOX. Proprio questa versione consolistica è quella che ci interessa, andiamo quindi a dare un’occhiata più da vicino a questo attesissimo quanto promettente titolo.

Storia di una saga (finora) sottovalutataE’ passato ormai ben più di un lustro da quando una sconosciuta software house dal sibillino nome di Bethesda ha dato la luce a “The Elder Scrolls: Arena”, un gioco di ruolo per pc con ambientazione fantasy che ricalcava molto le orme di Ultima Underworld, e proprio per questo motivo venne un po’ snobbato e trattato come una brutta copia del capolavoro di Lord British. Fama a parte, il lavoro dei Bethesda lasciava già intravedere particolari molto interessanti, come una fantastica non-linearità degli eventi ed una libertà di azione davvero notevole nel vastissimo mondo in cui si svolgeva l’avventura. L’anno seguente fu il turno del gioco che regalò fama e onori ai programmatori della saga Elder Scrolls: arrivò infatti Daggerfall, che riprendeva quanto c’era di buono in Arena e lo arricchiva di tante altre caratteristiche interessanti. La sensazione di libertà giocando a Daggerfall era davvero altissima: ricordo che una volta per raggiungere una città vicina a quella dove risiedevo, mi sono incamminato a campi, e dopo tre albe (non altrettanti di vero tempo di gioco, ma comunque un periodo notevole…diverse ore direi) di marcia ho raggiunto la mia meta, dopo aver affrontato giorni e notti con tempeste di neve, lupi affamati e banditi a caccia di prede. L’ambiente di gioco era spaventosamente vasto, e le sub-quest sembravano infinite. A rovinare questo potenziale capolavoro affioravano però una grafica piuttosto scarsa (di bassa risoluzione e che non usava in alcun modo la neonata accelerazione 3D) e una miriade di bug che minavano pesantemente il giudizio finale sul gioco. Daggerfall ebbe comunque un grande successo commerciale, e questo spinse i produttori ad investire sui due spin-off (Redguard e Battlespire) e soprattutto sul nuovo Morrowind.La storia è ambientata sull’isola vulcanica di Vvardenfell nella provincia di Dunmer, dove risiede una temibile quanto minacciosa razza di elfi oscuri. Parte di questa grande isola è governata da tre dei più potenti ed antichi casati della regione, le cosidette The 3 Great Houses e dalla città cosmopolita di Vivec. Il breve ma solenne filmato iniziale ci fa capire che il nostro personaggio è predestinato ad una grande impresa, ed una voce nella sua testa gli dice che non deve avere paura del gravoso incarico al quale è stato assegnato da queste misteriose entità. Il nostro eroe si sveglia nella stiva di una nave appena attraccata nel porto di Seyda Neen, e qui inizia la nostra lunghissima e affascinante avventura.

La dura vita dell’elfo oscuroParlare in profondità del gameplay di Morrowind è un’impresa di quelle titaniche, quindi sono costretto ad accennarvi solo gli aspetti che ne costituiscono lo scheletro e lasciare a voi il piacere di scoprire il resto giocando.Il titolone Bethesda si propone con una foruma un po’ atipica rispetto ai suoi più famosi colleghi giapponesi o di casa Bioware: il concetto di party è totalmente assente, quindi l’unico personaggio utilizzabile sarà quello che voi creerete all’inizio dell’avventura; inoltre la visuale è in prima persona, prerogativa più dei famosi FPS (First Person Shooter) che dei classici giochi di ruolo (è comunque possibile, anche se sconsigliato, usare una visuale in terza persona). Quel che si propone di ricreare Morrowind, è una sorta di simulazione di “vita alternativa” attraverso il nostro alter-ego su schermo, grazie ad un sistema di gioco che lascia una libertà di azione estrema e pone meno vincoli possibili rispetto a produzioni analoghe. Posso fare qualche esempio: entrate in una casa, osservate una dispensa stracolma di oggetti come piatti, cesti, posate, soprammobili…beh potete prendere, osservare, utilizzare ognuno di quegli oggetti. L’interattività con oggetti e personaggi non giocanti, la quantità di locazioni esplorabili, la molteplicità dei sistemi per risolvere o schivare una difficoltà sono davvero qualcosa di mai visto prima.Appena attraccati sul molo di Morrowind dovrete creare il vostro personaggio, selezionando in primis una razza: le scelte possibili sono diverse, poiché in questo terzo capitolo della saga sono presenti tutte le razze del primo e secondo, per un totale di dieci. Dopo aver fatto la nostra scelta, tenendo presente che essa comincerà già ad influenzare le caratteristiche del nostro alter ego viene il momento di proseguire con la decisione della nostra classe: potremo sia selezionare classi già esistenti (come guerriero, mago guerriero, arciere, ladro, assassino e tantissime altre), sia creare una classe personalizzata miscelando le varie abilità. Questa scelta è molto importante a livello di gameplay, poiché impersonare un mago puro o un ladro, ad esempio, porta sostanziali cambiamenti nelle abilità e nelle doti del nostro eroe (o eroina).Come in ogni gioco di ruolo che si rispetti, il nostro personaggio si potenzia man mano che va avanti nei famosi “livelli di esperienza”, ma il metodo di evoluzione è molto originale e singolare se paragonato alla media dei titoli di questo genere. Non esistono veri e propri “punti esperienza”, ma tutto è suddiviso in varie abilità (o “skills”) che aumenteranno, come accade nella vita reale, con la pratica. Ad esempio l’abilità “running”, cioè corsa, sarà aumentata in maniera proporzionale a quanto farete correre il vostro personaggio durante l’avventura. Queste Skill sono divise in base all’importanza, ossia maggiori e minori. Il passaggio di livello avviene dopo aver guadagnato dieci punti nelle major skill o nelle minor skill della propria classe; se un personaggio conquista tre punti di “short sword”, tre di “sneak” e quattro di “alteration”, avrà un aumento totale di dieci punti e passerà quindi di livello. Ogni volta che si accede ad un livello superiore è possibile aumentare anche il punteggio delle proprie caratteristiche base. Questo particolare sistema di avanzamento ha il grande pregio di tagliare il solido cordone ombelicale presente in altri giochi, che collega l’avanzamento nei livelli direttamente ai combattimenti.Durante le nostre peregrinazioni in giro per Vvardenfell (questo, ripeto, è il nome dell’arcipelago in cui si svolge il gioco) non si ha mai la sensazione di essere troppo legati al plot principale, come succede spesso in altri GDR dove le sub-quest spesso si fanno in fretta e un po’ sbadatamente, ma grazie al sistema di gioco tutto viene preso con la giusta calma e con la consapevolezza di poter fare ciò che più ci aggrada. Le numerosissime mansioni secondare delle quali ci si può incaricare fanno in modo di aggiungere una sorta di “sotto-trama” a Morrowind, ricca di intrighi, cospirazioni, politica, faide o semplicemente normali avvenimenti della vita di tutti i giorni.L’IA dei mostri e dei personaggi non giocanti è molto migliorata da Daggerfall, ma ancora purtroppo non siamo ai livelli di perfezione e talvolta si notano delle sbavature nella gestione comportamentale dei nostri amici poligonali. Anche la caratterizzazione e il carisma di qualche PNG (personaggio non giocante, ossia gestito dal computer) qualche volta lasciano a desiderare, ma ciò è molto più che comprensibile vista lo spaventoso numero di personaggi coi quali è possibile interagire.Il sistema di combattimento ma soprattutto delle magie è più complesso che in altri giochi di ruolo. Essendo Morrowind in in prima persona, presenta una discreta percentuale di azione durante i corpo a corpo, che rende il tutto più vivace e dinamico ricordando vagamente “Thief: The Dark Project”. Come da tradizione c’è la possibilità di andare a segno con colpi critici, nel caso in cui si colpisca una parte vitale del nemico.La possibilità di creare magie inoltre, aumenta ulteriormente la profondità del gameplay: pur avendo infatti a disposizione una nutrita schiera di magie già confezionate, il giocatore ha la possibilità di creare i suoi incantesimi personalizzati mescolando particolari ingredienti o intraprendendo determinati studi. E’ scontato dire che più il mago è abile, più sarà alto il tetto massimo di potenza per creare la magia. Oltre alle magie si possono creare anche le pozioni, utili da mettere nello zaino per tenerle sempre pronte da utilizzare nei momenti critici, ed incantare gli oggetti che si possiedono.Nel gioco, a livelli parecchio avanzati, è possibile notare talvolta un leggero squilibrio tra attacchi fisici e magici a favore dei primi, che risultano più efficaci e letali.Anche se la visuale è quella classica dei First Person Shooter come Quake, Half Life e compagnia bella, Morrowind non è certo altrettanto frenetico e veloce da giocare, ma permette di impratichirsi con i comandi in tutta tranquillità. Personalmente non sono amante degli FPS su console, infatti con Halo e compagnia bella non mi sono trovato molto bene, poiché preferisco di gran lunga mouse e tastiera. Per Morrowind però le cose sono diverse, proprio grazie alla suddetta minore velocità di gioco e dei tempi di reazione richiesti che sono inferiori. Il joypad dell’XBOX si presta ottimamente a gestire il vostro personaggio, facendolo muovere con la levetta analogica sinistra e usando quella sinistra per spostare invece la telecamera e quindi il punto di vista. Il resto dei tasti e dei grilletti ospitano in maniera ben congeniata tutti i comandi di cui necessiterete durante l’avventura, fornendovi pochi elementi che fanno rimpiangere l’accoppiata tastiera+mouse.Morrowind è un’esperienza videoludica che sa regalare molto ma chiede un impegno piuttosto elevato rispetto alla media; è uno di quei titoli che per essere fruiti a dovere necessitano di molto tempo a disposizione, vista l’immensità del progetto. Le ore di gioco garantite sono un’enormità: non avendo fretta di procedere solo con il plot principale (e vi assicuro che non l’avrete) ma prendendo tutto con calma, come se aveste davvero una seconda vita “digitale”, potreste trovare nel capolavoro dei Bethesda una delle produzioni più longeve della storia. Purtroppo al contrario della versione PC, questa incarnazione su XBOX non può vantare (per ovvi motivi direi) il TES Construction Set, una specie di editor per modificare i parametri del gioco, creare nuove aree e tantissime altre cose. Ma un utente console di solito non sente la mancanza di “accessori” simili :)

Grafica evocativa e poeticaA differenza dei suoi tecnicamente scarsi predecessori, uno dei punti forti di Morrowind su PC è proprio la grafica, che vanta ambienti grandissimi, dettagliati e decisamente evocativi. Su XBOX pur avendo una risoluzione inferiore a quelle che di solito si usano sui nostri personal computer, i risultati sono davvero ottimi e pochi aspetti del comparto grafico lasciano adito a critiche.Cominciando proprio dalle cose meno convincenti, si può dire che forse la realizzazione dei personaggi, pur risultando buona, non è all’altezza della grandissima cura che troviamo negli ambienti. Soprattutto se consideriamo la loro interazione con gli ambienti stessi, i movimenti e le collisioni risultano di tanto in tanto approssimativi, soprattutto nel caso dei mostri. Lungo le strade di Vvardenfell possiamo renderci conto davvero di come il lavoro dei Bethesda Softworks sia meritevole di essere definito una vera e propria impresa. Capita spessissimo di fermarsi ad ammirare l’architettura di questo o quel palazzo, un bellissimo tramonto o un’evocativa alba. L’implementazione del moto solare e degli eventi atmosferici aggiunge davvero quel tocco di classe in più e fa risultare l’ambientazione di gioco tremendamente convincente. Proprio come accadeva nei prequel, ogni diversa locazione del mondo esplorabile è fortemente caratterizzata in base alla cultura della popolazione indigena. Durante gli spostamenti della telecamera tutto risulta fluido, tranne che in presenza di personaggi o mostri, dove talvolta si accusano piccole incertezze. Le texture che vanno a ricoprire i poligoni di Morrowind sono ben definite e sapientemente selezionate, e naturalmente, come da tradizione per i giochi XBOX, i modelli poligonali non soffrono di alcun effetto di aliasing. Gli effetti degli incantesimi svolgono più che degnamente il loro dovere, anche se non impressionano per spettacolarità o realizzazione tecnica. Talvolta vista l’immensa mole di ambientazioni, oggetti, costruzioni che i programmatori hanno dovuto implementare, andiamo incontro a qualche piccolo difetto del motore grafico e c’è la possibilità di rimanere incastrati fra ostacoli invisibili e cose del genere, ma in numerosissime ore di gioco questa cosa mi è capitata solo due o tre volte, quindi non preoccupatevi.

Musica per le mie orecchie (a punta)La composizione della colonna sonora è stata affidata interamente a Jeremy Soule, già noto per aver lavorato insieme alla Bioware e quindi praticamente una garanzia. I temi musicali sono molto evocativi e spaziano dalle rilassanti melodie “da taverna” alle più incalzanti sinfonie da battaglia. Il parlato, presente in maniera completa solo nei dialoghi con i personaggi più importanti per la trama, è purtroppo totalmente in lingua inglese, sottotitoli compresi. L’interpretazione dei doppiatori è più che soddisfacente, sicuramente entro i soliti standard. Gli effetti sonori sono senza infamia e senza lode.Purtroppo per i meno “inglesofili” di voi, come ho già detto poche righe sopra, il gioco è totalmente in inglese: le uniche cose in italiano sono il manuale di istruzioni e la scatola. Sorry my friends :P

– Immenso, completo e con pochi vincoli

– Favolose ambientazioni

– Longevità garantita

– Non adatto ai neofiti

– Ancora qualche problema di IA

– Completamente in inglese

8.7

Come i suoi predecessori, Morrowind non è un gioco per tutti. Immenso, con una libertà di azione spaventosa, centra quasi tutti gli obiettivi estremamente megalomani che i Bethesda si erano prefissati. Gli appassionati dei giochi di ruolo “puri” e non contaminati dalla tendenza arcade andranno a nozze con questo nuovo capitolo della saga Elder Scrolls, ma i neofiti, con tutta probabilità, lo troveranno troppo dispersivo e vasto. Purtroppo l’incarnazione su XBOX pur avendo moltissimi pregi, come il mantenuto splendore grafico, è sprovvista del grandioso construction set (prerogativa della versione PC) ma Morrowind resta comunque un gioco con una longevità ed una varietà estreme. Ne è valsa la pena di aspettare più di cinque anni? Senza il minimo dubbio, la risposta è sì.

Voto Recensione di The Elder Scrolls III: Morrowind - Recensione


8.7

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