C’è chi lo ha definito semplicemente un bizzarro walking simulator, chi ha tirato in ballo filosofi e pensatori del secolo scorso, chi si è lamentato della breve durata, chi ne ha tratto considerazioni sulla concezione del videogioco e della vita, chi ha tirato in ballo ontologia e depressione, chi ha preferito The Stanley Parable e chi proprio non ha saputo che farsene. Leggendo qua e là l’accoglienza a The Beginner’s Guide, la nuova fatica del creatore di The Stanley Parable Davey Wreden, si rimane a dir poco frastornati da tutte le considerazioni fatte su questa esperienza visivo-narrativa di 90-100 minuti. Lanciata tra l’altro su Steam a 8,99 euro con un solo giorno di preavviso e già questo, in netta controtendenza con l’odierno mercato dove minimo si devono attendere due anni dal primo annuncio alla fase gold di un gioco, la dice lunga sull’approccio videoludico di Wreden, autore più unico che raro. Quatto quatto, The Stanley Parable ha venduto più di un milione di copie diventando in circa due anni qualcosa di più di un semplice videogioco (c’è persino in House of Cards) e, dopo un simile successo, non era facile per Wreden proporre qualcosa di ancor più bello originale e spiazzante.
Alla scoperta di CODA
Ecco allora che The Beginner’s Guide ci prende per mano in un viaggio profondamente narrativo in cui, nei panni di noi stessi, assistiamo a un viaggio guidato dalla voce dello stesso Wreden che ci parla di un altro sviluppatore, un suo amico di nome CODA. Dal 2008 al 2011 CODA ha sviluppato tante demo e abbozzi di giochi sempre più complessi, rifiniti ma anche sempre più contorti, per poi cessare completamente l’attività. Facile vedere in CODA lo stesso Wreden alle prese con una crisi personale e artistica forse successiva proprio al grande successo di TSP, ma questo bizzarro e sfortunato developer fittizio potrebbe essere anche una semplice allegoria del nostro amato mondo fatto di pixel e poligoni (vallo a sapere). In ogni caso The Beginner’s Guide è un viaggio sempre più oscuro e indecifrabile nei giochi di CODA, ovvero nella sua mente. Si inizia con la sua prima creazione (una stramba mappa di Counter Strike) per continuare con labirinti, scale che non portano da nessuna parte, banali puzzle da risolvere, livelli di gioco in cui si può camminare solo all’indietro e via di questo passo. Il tutto, guidato in modo molto lineare e con la voce di Wreden sempre in sottofondo, prosegue con un’interazione davvero minima, un gameplay che è difficile definire tale e senza i finali multipli di The Stanley Parable, che continua quindi a essere un gioco più “gioco” rispetto a questa esperienza.
Vita o gioco?
Esperienza che però, se affrontata con il giusto mood e senza aspettarsi i classici canoni videoludici in cui siamo abituati anche nei titoli più bizzarri e strampalati, sa ripagare l’attenzione del giocatore in modo mirabile. La quindicina di giochi creati da CODA non è solo una “lezione” di quanto sta dietro al lavoro di uno sviluppatore, delle sue scelte e del perché un livello è costruito in un certo modo invece che in un altro, ma è anche una sorta di biografia ludo-narrativa, in cui le creazioni di uno sviluppatore vanno di pari passo con la sua vita personale e ne raccontano l’evoluzione (qui sempre più negativa), interrogandosi anche su questioni come il rapporto tra un creatore e il suo pubblico e la voglia di sperimentare di più. Il tutto messo in scena utilizzando il Source come motore grafico e con un chiaro incremento qualitativo di questi abbozzi di giochi, che più migliorano visivamente e strutturalmente, più mostrano quanto la psiche di CODA attraversi momenti sempre più difficili.
La classe non è acqua
Notevole poi la scrittura di Wreden sia nelle parti parlate, sia nelle scritte che dominano i giochi di CODA. Certo, a volte si sconfina un po’ nel non-sense o in una ricercatezza linguistica un po’ discutibile, ma a ben vedere ogni passaggio di questo viaggio ha un suo preciso significato e il bello di una simile esperienza è che, anche dopo averla finita in poco tempo (101 minuti nel nostro caso), ci si continua a rimuginare sopra cercando di trovare un significato nascosto a un certo passaggio. Non che The Beginner’s Guide inciti a una seconda run, vista anche l’assenza di finali multipli, ma, come un bel film, è una di quelle cose di cui ci si ricorda a lungo e che fanno pensare. Sicuramente The Stanley Parable continuerà a trovare più adepti, non tutte le creazioni di CODA sono ispiratissime a livello artistico e l’assenza dei sottotitoli in italiano è a dir poco penalizzante per chi fatica con l’inglese. Eppure, di fronte a un prodotto così unico e fuori dagli schemi, non si può far altro se non applaudire il coraggio di Wreden e certe intuizioni, che a molti non diranno granché e ad altri ancora sembreranno puro snobismo videoludico, ma che non possono non lasciare dentro qualcosa a chi giungerà all’intenso finale puntellato da un commento sonoro tanto prezioso quanto toccante.
– Scrittura di altissimo livello
– Un’esperienza che fa riflettere
– Unico nel suo genere
– Difficile non essere toccati dalla storia di CODA
– Non sempre ispiratissimo
– Solo in inglese (sottotitoli compresi)
– Non per tutti
The Beginner’s Guide è un gioco-non gioco, un’esperienza che parla di giochi senza farci giocare realmente, un qualcosa da vivere e in cui muoversi come se stessimo osservando la vita di una persona attraverso le sue creazioni videoludiche e con un commento fuori campo di un’altra persona. Un bel labirinto pieno di metafore e simboli che ti prende fin dal primo minuto e ti accompagna per altri 90-100 minuti tra abbozzi di giochi, considerazioni di game-design e astute riflessioni sul rapporto tra videogame, vita e creatività. Bentornato Davey Wreden.