Giocando a un picchiaduro vi è mai capitato di pensare: “hey, a che servono tutti questi combattenti? Io voglio imparare a usarne giusto un paio. Sarebbe molto meglio se potessi acquistare ogni guerriero separatamente”? Beh, pare che di recente questa linea di pensiero la vogliano seguire molti sviluppatori noti, infilandosi in una strada mai vista prima in questo tecnicissimo genere, quella del free to play.
Prima è arrivato l’annuncio di Killer Instinct, che sarà gratuito ma offrirà un solo personaggio iniziale (con gli altri da sbloccare tirando fuori moneta sonante), poi ci ha pensato Team Ninja a rincarare la dose svelando una iterazione gratuita di Dead or Alive in produzione. Ad arrivare per primo, tuttavia, è stato come al solito il buon Harada, che è giunto come un fulmine su Playstation 3 con Tekken Revolution, il primo titolo della serie che non richiede alcun esborso obbligatorio di denaro. Sarà il modello di cui i picchiaduro avevano bisogno per evolversi, o è meglio tornare su Tekken Tag Tournament 2? Vediamo.
Il ferro costa. Meglio “torneo del pugno di cobalto”
Tekken Revolution sfrutta una struttura free piuttosto intelligente, pensata per permettere al giocatore di giocare senza troppi problemi anche senza spendere un soldo. Tutto si basa su varie tipologie di gettoni, che aumentano automaticamente con il passare del tempo. I Gettoni Arcade permettono di provare l’Arcade Mode del gioco, e vengono spesi una volta battuto il boss finale, o dopo essere stati sconfitti dalla CPU. I Gettoni Battaglia si utilizzano invece per competere online contro altri giocatori, in partite classificate o nelle immancabili lobby per le partite libere.
I Gettoni Arcade si rigenerano ad ogni ora passata, mentre quelli battaglia ogni mezz’ora, e si possono accumulare rispettivamente due e cinque gettoni di ogni tipo al massimo. Non molto, ma più che sufficiente per un giocatore desideroso di fare solo qualche partita ogni tanto senza esagerare e sensato per supportare gli elementi “costosi” del lavoro di Namco. Parliamo ovviamente dei Gettoni Premium, ottenibili con soldi veri dal Playstation Store, e spendibili in qualunque modalità. A questi si aggiungono anche dei Premium Tickets, che arrivano vincendo partite in serie o completando altri obiettivi, e sono dotati più o meno della stessa funzione delle monete dorate descritte poco fa.
E’ una buona struttura, che non obbliga agli acquisti e non svena i giocatori più veementi, visto il prezzo limitato dei bundle disponibili. Viene però limitata sostanzialmente dai contenuti effettivi del titolo.
Tekken Revolution, infatti, conta un roster davvero limitato e manca di opzioni di personalizzazione dei personaggi, puntando tutto su un sistema statistiche che non brilla particolarmente. In pratica partirete con soli otto personaggi dello sconfinato roster della serie, e potrete arrivare a una dozzina di combattenti al massimo, guadagnando gift points a forza di vittorie. Anche una volta sbloccati tutti i personaggi, dunque, avrete poche scelte a disposizione, caratteristica che non mancherà di alienare qualunque veterano della saga, e di rendere ridondante Revolution per coloro che già passano le giornate su Tag Tournament 2.
Aggiungete la totale assenza di una modalità allenamento, un arcade mode la cui I.A. sarebbe facile sconfiggere anche per un bambino (nonostante un miglioramento graduale a seconda del rank dell’utente) e la succitata assenza di personalizzazione estetica, e otterrete un free to play che, pur vantando idee interessanti alla base, mette davvero poca carne al fuoco.
Più precisione, meno skill?
Fortunatamente la produzione Namco viene risollevata dal gameplay, che è sempre quello tipico della serie, con qualche dovuto accorgimento che differenzia Revolution dai capitoli primari. I comandi sono estremamente responsivi, gli impatti precisissimi, e la fluidità delle battaglie davvero notevole, grazie anche a una velocità d’azione che si riavvicina al caro vecchio Tekken 5, con una enfasi sulle combo aeree e i rimbalzi leggermente diminuita. La rage, modalità attivabile a forza di prender botte che potenzia nettamente i danni di un personaggio, sembra esser stata ribilanciata, ed è interessante vedere che, per aiutare i neofiti, gli sviluppatori hanno inserito colpi indicati da evidenti effetti grafici particolarmente utili per specifici guerrieri e attacchi critici.
Molti puristi saranno già sbiancati, ma diventeranno letteralmente trasparenti quando scopriranno che, in questo Tekken free to play, il sistema di statistiche non è di contorno ma contribuisce direttamente alla forza del roster in battaglia, grazie a skill points che aumentano danno, punti vita, o percentuale di critico di ogni scelta a forza di monete guadagnate negli scontri.
Inutile dire che tale scelta di game design fa cascare facilmente l’equilibrio raggiunto nella serie, rendendo il picchiaduro molto più casualone e godibile per i meno “tagliati”. Certo, un sistema di matchmaking discretamente funzionale c’è, e sono più le volte in cui ci si trova a dover affrontare un avversario all’incirca del nostro livello di quelle in cui si viene buttati allo sbaraglio contro mostri con il doppio della nostra forza. Eppure capita, e non è bello quando accade, salvo non siate abbastanza abili da cavarvela anche senza statistiche pompate.
La prova definitiva della “casualità” di Revolution l’abbiamo avuta affrontando una serie di partite classificate. Giocando un discreto numero di incontri, siamo riusciti ad arrivare a 10 vittorie consecutive senza sforzi, senza essere esattamente dei luminari del pugno d’acciaio, e persino senza poter usare il nostro main. Saremo stati fortunati, certo, ma il livello generale è enormemente più basso rispetto a quello che si trova in un capitolo primario, ed è già chiaro come l’utenza attratta dalla nuova opera di Harada e compagnia sia diversa dalla solita.
Non è comunque una cosa del tutto negativa: l’accessibilità è lodevole, e il gameplay resta estremamente affinato e divertente, per certi versi persino di più rispetto al precedente capitolo. Semplicemente non è il caso di aspettarsi una partita con qualche campione europeo/nipponico di tanto in tanto, poiché non si tratta di un titolo pensato per la community competitiva. Tutto qui.
Muscoli che luccicano… meno
Tecnicamente Tekken Revolution si difende davvero come un maestro, presentando il solito ottimo motore di gioco, con qualche leggera modifica. Animazioni e fluidità sono sempre di livello altissimo, ma è interessante notare come il luccichio tipico dei modelli della serie sia leggermente diminuito, per dare spazio a contorni più definiti che si avvicinano un po’ al cel shading. E’ una patina di vernice nuova appena percettibile, ma nell’insieme dona molto all’aspetto complessivo del titolo e lo rende un piacere da vedere. Online resta impeccabile il netcode, quasi sempre privo di lag contro giocatori europei anche, senza connessioni ultraveloci.
– Gameplay veloce e preciso, leggermente più accessibile rispetto ai capitoli primari
– Comparto tecnico e netcode ottimi
– Sistema free to play piuttosto furbo e azzeccato
– Niente personalizzazioni o modalità originali
– Roster limitatissimo, anche una volta sbloccato interamente
– Il sistema di statistiche porta a netti sbilanciamenti
Tekken Revolution non è poi così rivoluzionario, ma funziona, grazie a un gameplay veloce, divertente e ben calcolato, e a un modello free to play piuttosto furbo. Se siete veterani della serie, però, probabilmente questo titolo per voi non avrà alcuna attrattiva, vista la scarsità di contenuti, lo sbilanciamento portato dal sistema di statistiche, e le modifiche che puntano più a un aumento dell’accessibilità che a un perfezionamento generale delle meccaniche. Un esperimento interessante, che forse si evolverà con il passare del tempo, ma per ora non riesce a brillare al pari dei suoi fratelli maggiori.