Tales of Phantasia
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a cura di Fabfab
L’era GBA volge lentamente al termine e dopo aver dominato la scena delle console portatili comincia a cedere il passo al suo successore, il celebrato Nintendo DS. Tuttavia questi ultimi tempi sono stati piuttosto significativi, specie in Europa, dove si assiste ad un proliferare di giochi di ruolo, segno che il genere tira e che finalmente i distributori – o, per meglio dire, la Nintendo – ne stanno finalmente prendendo atto.Prova ne è questo Tales of Phantasia, celebre jrpg originariamente uscito su Super Nintendo ma che mai è approdato presso i nostri lidi, nemmeno nella sua successiva incarnazione per Playstation. Questa versione per GBA, che riprende il titolo uscito su PSOne salvo comprensibili limitazioni (la mappa non è più in vero 3D e sono sparite le scene animate), giunge totalmente inaspettata, probabile figlia del successo che questa tipologia di giochi sta riscuotendo sulle console Nintendo: grazie a questo gli appassionati potranno godersi in italiano (un buon italiano, peraltro) un classico del genere, con i pregi ed i limiti che questo comporta.
La storiaCress è il consueto, giovane protagonista di jrpg che, allontanatosi dal suo villaggio per una battuta di caccia, al suo ritorno lo trova completamente distrutto, con gli abitanti massacrati. Col suo ultimo alito di vita la madre del ragazzo gli rivela che gli autori del misfatto sono alla ricerca di un misterioso monile, che ovviamente nasconde un potente e pericoloso segreto (che naturalmente non vi svelerò, anche se si scopre abbastanza presto).Da quel momento Cress si dedicherà all’immancabile viaggio per salvare il mondo, arruolando nel contempo un piccolo party di personaggi più o meno simpatici: e per porre rimedio ai delitti compiuti nel presente, questa volta i nostri eroi verranno coinvolti in un lungo peregrinare attraverso il tempo e le epoche…
From past to GBACome avrete intuito il gioco è molto, molto classico nella sua struttura. I dialoghi sono interessanti (e ben localizzati in italiano) ma molto brevi e la trama si dipana in maniera non troppo approfondita: siamo lontani, insomma, dalla logorrea di un Final Fantasy, ma la cosa è del tutto normale considerando che si parla pur sempre di un titolo del 1996. Per fortuna la caratterizzazione dei personaggi (il cui design è curato da Kosuke Fujishima, l’autore di “Oh mia dea”) è sufficientemente approfondita da renderli interessanti: prendere a cuore le loro sorti rappresenta senz’altro un importante sprone per portare a termine l’avventura.Quello che maggiormente caratterizza il titolo Namco, così come tutti i titoli della serie “Tales of”, è la presenza di un originale (o, almeno, lo era dieci anni fa) sistema di combattimento, che al posto del consolidato sistema a turni ne predilige uno in tempo reale e più votato all’azione. Come consuetudine, per le battaglie si viene trasportati in una schermata “speciale” in cui i personaggi si possono muovere orizzontalmente allo schermo. Al giocatore viene concesso il controllo di Cress, il quale – col procedere del gioco – acquisisce tutta una serie di nuovi colpi e combo da attivare mediante pressione di tasti+croce direzionale.I compagni di Cress vengono invece controllati da una discreta I.A. Che permette loro di supportarci con efficacia, specie se si ha l’accortezza di fornire loro qualche istruzione sul comportamento migliore da adottare in battaglia.All’epoca si trattava di un sistema di combattimento innovativo, ma oggi – dopo aver assistito alle varie evoluzioni dello stesso – risulta decisamente limitato e non troppo appagante, anche in considerazione della difficoltà degli scontri. La cosa peggiore, però, è la frequenza degli incontri casuali, capace in certe occasioni di far perdere la pazienza ad un santo: sicuramente un intervento dei programmatori atto a prevenire tale problema non avrebbe certo snaturato il prodotto originale.Per il resto, ci sono le solite cose che troviamo in ogni jrpg che si rispetti: una trama principale (la cui narrazione non sempre è chiarissima rispetto a cosa si debba fare per proseguire) e molte sub-quest, una mappa esplorabile, città e dungeon, tanti oggetti da recuperare ed equipaggiare per potenziarsi, punti esperienza per aumentare di livello. E’ presente anche – altra caratteristica tipica della serie dei Tales of – la possibilità di cucinare, una volta recuperati ingredienti e ricette.
TecnicaLa grafica è quella tipica dei giochi di ruolo su GBA: visuale dall’alto, ambienti e personaggi coloratissimi e super deformed. Ai tempi del Super Nintendo il titolo Namco rappresentava una piccola chicca, a livello tecnico, ma su GBA si è visto di meglio.Molto valido il comparto sonoro, con una bella colonna sonora e molti dialoghi parlati (in inglese), che risultano abbastanza chiari, nonostante la scarsa resa audio della console Nintendo.Rispetto alla media dei giochi di ruolo, “Tales of Phantasia” non è troppo lungo da portare a termine: la mappa è piuttosto piccola, le sub-quest abbastanza numerose ma facoltative e l’ostacolo maggiore è rappresentato, a volte, dalla non linearità della storia. E’ opportuno prestare sempre molta attenzione ai dialoghi, per non perdersi indizi essenziali, trovandosi così a vagare senza meta alla ricerca dell’illuminazione. Considerando che si tratta do un titolo per portatile, comunque, direi che la durata complessiva, è adeguata alla piattaforma su cui si trova a girare.
– Un classico finalmente in italiano
– Buona conversione
– Molto difficile
– Gameplay datato
6.5
Il GBA (e, di conseguenza, il DS) può contare su un discreto numero di validi giochi di ruolo giapponesi e questo “Tales of Phantasia” rappresenta l’ennesima chicca che Nintendo ci regala (si fa per dire), distribuendo in Italia un nuovo titolo della famosa serie “Tales of”.
Uscito in originale nel 1996, tutto sommato il titolo Namco fa ancora la sua bella figura, pur se inevitabilmente datato nel gameplay e nella costruzione: consigliato agli appassionati e a chi voglia riscoprire un piccolo classico del genere ruolistico su console…
Voto Recensione di Tales of Phantasia - Recensione
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