Tredici anni sono tanti. In un lasso di tempo del genere i videogiochi, i giocatori e il mondo in generale sono cambiati radicalmente. È possibile, allora, che una saga come Syberia, protagonista tra il 2002 e il 2004, abbia ancora la forza di dire qualcosa di originale dopo un periodo così lungo? Alcuni dei nostri lettori più giovani, magari, non erano nemmeno nati quando Kate Walker si affacciava sui monitor dei PC degli appassionati di avventure grafiche, rinvigorendo un genere dato per morto da almeno due decadi. Il discorso, però, è più semplice di quanto si pensi: non più di una manciata di giorni fa, Thimbleweed Park ci ha dimostrato che è possibile utilizzare lo stesso gameplay, la stessa scrittura e lo stesso game design dei famosi “bei vecchi tempi”, regalando ancora divertimento e un prodotto di alta qualità. Insomma, chi vuole raccontare una storia attraverso il genere delle avventure grafiche ha tante possibilità per farlo, e per riuscire ad avere successo. E Syberia 3, in tutto questo, che ruolo gioca? La risposta potrebbe non piacervi del tutto.
Prima i mammut, ora gli struzziAbbiamo analizzato Syberia 3 su PlayStation 4: fermiamo i vostri possibili mugugni rispondendo con le argomentazioni che gli stessi sviluppatori hanno dato, più o meno direttamente, tramite la descrizione del gioco su Steam. Secondo Microids, infatti, l’esperienza regalata dal gioco “è migliore se utilizzi un controller”, e in generale numerosi particolari del titolo sembrano strizzare l’occhio più ad una esperienza console che ad una da avventura grafica tradizionale. Su questi aspetti torneremo meglio dopo: in questa sede vogliamo invece concentrarci sulla narrativa, che regala numerosi spunti di analisi. La scelta, in questo campo, era apparentemente semplice: continuare con la vicenda narrata nei primi due capitoli, o proporre qualcosa di totalmente nuovo. Gli sviluppatori, invece, hanno scelto una via ibrida, che in qualche modo richiama le prime avventure della protagonista, Kate Walker, senza però legare totalmente la vicenda alle ben note figure di Hans Voralberg e compagnia. Tutto sommato, quindi, è possibile dire che Syberia 3 potrebbe anche essere giocato da chi non ha goduto dei primi due atti, sebbene la comprensione di tutto il mondo di gioco ne risulti evidentemente minore. In ogni caso, dopo aver lasciato Hans al suo destino alla fine di Syberia 2, all’inizio del gioco ritroviamo Kate praticamente in punto di morte: sarà solo l’aiuto della tribù Youkole che le consentirà di rimanere in vita, ma non senza qualche difficoltà. Per un qualche motivo, la nostra si risveglierà nella clinica della cattivissima dottoressa Olga Efimova. Questa è in combutta con un altrettanto perfido generale, deciso a fermare l’avanzata degli Youkole, impegnati nella migrazione degli struzzi della neve. In tutto ciò Kate si offrirà di aiutare la popolazione indigena, imbarcandosi nell’ennesimo viaggio ai confini del mondo. Diciamo subito che sì, in numerose sequenze del gioco il tono della storia è da Syberia: ci sono i paesini sperduti e innevati, i personaggi stravaganti, gli automi meccanici, le opprimenti e decadenti atmosfere post sovietiche. L’aggiunta di antagonisti non proprio memorabili potrebbe passare in secondo piano se, però, l’intero plot non ci avesse restituito una generale sensazione di incompletezza. In generale, la storia di Syberia 3 non è del tutto malvagia, ma lascia più di qualche dubbio, specie nel finale, raggiungibile dopo circa 15-20 ore di gioco.
Una dimensione di troppoSul fronte del gameplay, Syberia 3 propone evidenti cambiamenti votati alla creazione di un’esperienza potenzialmente più fluida, soprattutto su console. L’ambiente di gioco, infatti, passa dal 2D e mezzo dei primi capitoli al 3D, con un cambiamento sostanziale nel sistema di controllo, che ora delega ai classici tasti WASD (oppure allo stick sinistro del pad) il movimento di Kate. Le conseguenze non sono molto positive in termini di precisione, visto che con il pad abbiamo dovuto combattere più volte con il grilletto destro, delegato alla rilevazione degli hot spot. Non abbiamo avuto modo, poi, di provare la versione PC, ma su questa versione sembra che i problemi dati dal mouse e dalla scarsa compatibilità con il pad Xbox abbiano fatto saltare i nervi a più di un giocatore. Complessivamente, l’intero sistema è poco preciso, legnoso e ben poco reattivo, anche perché presenta difficoltà sia negli spostamenti all’interno delle location che nella interazione con gli oggetti. A questo proposito, la fruizione degli ambienti di gioco è spesso influenzata dal posizionamento non proprio esatto della telecamera che, in alcuni casi, ci ha costretto a perdere diverso tempo a causa di un presunto bug che bloccava la visuale, non seguendo più il nostro movimento. Anche l’inventario ha subito un restyling non proprio intuitivo, risultando ora in una sorta di semicerchio in cui dover scorrere uno ad uno gli elementi raccolti. Una soluzione che obbliga spesso a consultare un elenco di oggetti che, specie durante le fasi finali, sarà abbastanza ingente.
Una marcia faticosaI puzzle di Syberia 3 costituiscono uno degli elementi del gioco che più richiama i vecchi capitoli, almeno concettualmente. Anche in questo atto, infatti, le sfide saranno spesso di tipo logico, e riguarderanno l’eliminazione di un ostacolo che impedisce l’avanzare di Kate e dei suoi compagni d’avventura. Pur non scendendo nei dettagli, possiamo dire che spesso ci si ritroverà in situazioni non molto dissimili da quelle dei primi due capitoli, dove l’avanzata del treno guidato da Oscar veniva interrotta da puzzle di vario tipo da portare a termine. L’esecuzione di molti enigmi, il più delle volte piacevoli, risulta però non sempre soddisfacente ancora a causa dei comandi. La scarsa precisione del pad, in questi frangenti, non aiuta, così come la rilevazione non del tutto ideale degli hotspot delegata al grilletto destro. Un’altra problematica è rappresentata da scelte di game design sbagliate, o comunque poco corrette. Il numero di ambienti visitabili, ad esempio, non si può dire sia basso, ma la sensazione di rincorrere avanti e indietro sempre gli stessi sentieri si farà sentire dopo poche ore di gioco. È una dinamica che viene acuita anche dal nuovo sistema di controllo, nonché dalle telecamere fisse, che peraltro in alcuni casi proporranno dei cambi di prospettiva che disorienteranno, facendo perdere tempo. Molte volte, ad esempio, scendere o salire una scala si è rivelata una scocciatura perché l’inquadratura con la quale avevamo iniziato la salita (o la discesa) improvvisamente veniva ribaltata nel caricamento della schermata successiva, facendoci tornare indietro. Anche la logica che si cela dietro alla interazione con gli oggetti è errata: in molte occasioni, infatti, non siamo stati in grado di raccogliere o utilizzare un oggetto se non dopo aver parlato con un determinato personaggio. La sensazione di essere rimbalzati da una zona all’altro dello stesso ambiente descritta poc’anzi, difatti, deriva anche e soprattutto da questo. Almeno sulla versione PS4, poi, anche i caricamenti si sono rivelati numerosi e spesso anche di una certa lunghezza (senza contare il caricamento infinito che ci ha costretto, in un’occasione, a riavviare la console). Oltre a ciò, la versione da noi provata soffriva di cronici e drastici cali di framerate, soprattutto dopo i caricamenti ma anche negli ambienti più vasti e ricchi di particolari.
Kate Lara WalkerDal punto di vista grafico Syberia 3 subisce un evidente restyling rispetto ai primi due capitoli, se non altro dal punto di vista puramente estetico. La nuova Kate Walker presenta un profilo ovviamente più gentile e definito, ma anche un aspetto che – specie durante le cutscene – in un qualche modo potrebbe ricordare anche la nuova Lara Croft dei due recenti Tomb Raider. In generale, la resa grafica non è proprio quella di un gioco moderno, specie in alcuni particolari come le texture, l’acqua e gli elementi di sfondo. Vero è che, considerato il genere, si potrebbe chiudere un occhio, considerati anche alcuni scorci discretamente riusciti. Il comparto audio, invece, rappresenta un motivo di disappunto. Per prima cosa, dimenticate la voce di Stefania Patruno: il doppiaggio in italiano non è contemplato, e l’unica traccia della nostra lingua è rappresentata dai sottotitoli, peraltro non sempre di chiara lettura. La situazione sarebbe tutto sommato accettabile se la recitazione in inglese fosse ottima, ma così non è. Sebbene sia stata mantenuta la stessa doppiatrice dei primi due atti, ovvero Sharon Mann, la performance complessiva ci è sembrata sottotono, a volte un non molto coerente con gli avvenimenti in corso, anche a causa di una cronica mancanza di sincronizzazione tra l’audio e i movimenti delle labbra di tutti personaggi. Un difetto abbastanza evidente e che, fin da subito, farà svanire un po’ l’immersività nella narrativa, lasciando peraltro sorpresi. I dialoghi, infatti, presentano una dinamica anche abbastanza positiva riguardante la giusta scelta di linee di dialogo, visto che persuadere i personaggi con le giuste parole consentirà di saltare sezioni incentrate sulla ricerca di oggetti. Va meglio con le espressioni facciali di quasi tutti i personaggi, mentre invece le animazioni del corpo delle varie figure (specie di Kate) si ripeteranno molto spesso. Per ultimo, parliamo delle musiche di sottofondo, vero e proprio vanto dei primi due atti, specie del primo. Possiamo dire che, in generale, l’impatto è positivo (anche se non entusiasmante) durante tutta la narrazione, con una nota di merito per la composizione ascoltabile durante i titoli di coda e i continui rimandi, durante tutto il gioco, al tema principale.
– Molte situazioni richiamano correttamente lo stile dei primi capitoli
– La storia, in specifici punti, riesce a interessare
– Alcuni enigmi piacevoli
– Scelte di game design poco corrette
– Il passaggio al 3D ha portato più problemi che benefici
– Sistema di controllo legnoso, che a volte rende difficile muoversi e risolvere i puzzle
– Cali di framerate costanti su console
Quando un prodotto tanto atteso dagli appassionati attira su di sé molte aspettative, i risultati possono essere positivi, oppure un invito più o meno marcato a ribadire che era meglio rimanere con i bei ricordi dei tempi passati. Dopo aver terminato Syberia 3 il nostro giudizio oscilla tendenzialmente verso questa seconda idea, per via di un gioco che propone una storia che in qualche occasione riesce a interessare, con un finale che però lascia l’amaro in bocca. Le dinamiche di gioco si segnalano per l’introduzione del 3D che porta a controlli fastidiosi, e a numerose scelte di game design non del tutto positive. Concludendo, ci troviamo davanti a un prodotto che presenta delle note positive, accanto a difetti abbastanza evidenti: se avete amato le avventure di Kate Walker, l’acquisto potrebbe essere consigliato, anche se con più di qualche riserva, e probabilmente dopo un calo di prezzo.