Paradox Interactive è un publisher svedese, recentemente noto per aver rilasciato Magicka, che nell’ultimo decennio si è specializzato per lo più in strategici. Ad oggi, assieme al servizio di digital delivery Gamersgate, vanta un ampio portfolio di titoli di tutto rispetto, tra cui apprezzate e rispettabilissime saghe come Hearts of Iron ed Europa Universalis. Lo stesso Supreme Ruler: Cold War è l’ultima incarnazione della serie di strategici in tempo reale creata dagli sviluppatori di BattleGoat Studios.
Viene abbandonata l’ambientazione futuristica che aveva caratterizzato i due precedenti capitoli, ed assieme alle promesse di un rinnovato engine grafico ed un raffinato gameplay basato sulle sfere di influenza, si passa alla fascinosa ambientazione della guerra fredda.
Kennedy vs Krusciov
Tutto comincia nel 1949 anno a partire dal quale ci viene data la possibilità di cambiare la storia: nella Campagna si ha la possibilità di controllare le due superpotenze americana e sovietica per puntare al dominio globale mentre nella modalità Sandbox si può impersonare uno qualsiasi dei quasi duecento stati disponibili. Si possono impostare le condizioni di vittoria di nostra preferenza come la superiorità nucleare, la corsa allo spazio, il dominio economico o diplomatico o la più banale conquista militare. In alternativa vengono proposti degli scenari con degli obiettivi preimpostati: ad esempio in uno di questi si interpreta la Corea del Nord e si ha a disposizione un tempo limitato per conquistare il Sud, sperando che gli USA non mettano i bastoni tra le ruote.
La trasposizione della situazione geopolitica del pianeta terra è senza dubbio positiva e ben fatta; ancor più impressionante è la accurata ed omnicomprensiva ricostruzione e catalogazione dei mezzi militari riproposti con caratteristiche verosimili a quelle delle controparti realmente esistite.
Io sono lo stato
Purtroppo non fila tutto per il verso giusto. Prima di tutto bisogna fare i conti con la gestione del proprio stato: se si vuole un esercito bisogna fondarlo su solide basi economiche per poterlo mantenere adeguatamente. Bisogna procurarsi le risorse come carbone e petrolio, creare centrali energetiche ed industrie,oltre che basi e mezzi militari, bilanciando il tutto con il giusto apporto di tasse ed un mix di investimenti nel sociale e nella ricerca oltre a monitorare tutta una serie di parametri cercando di non sforare le entrate del nostro stato. Pena, alla lunga, l’entrata in un circolo vizioso che rende necessario emettere dei bond per finanziarsi, indebitandosi, su cui poi si finisce per pagare sempre più interessi.
Per fortuna entrano in gioco i ministri, una delle poche cose veramente ben riuscite di questo gioco, cui possiamo demandare la gestione del loro specifico settore, come la ricerca o la difesa, dando delle direzioni ed ordini precisi, come ad esempio massimizzare le entrate oppure fare di tutto per ricercare una particolare branchia di tecnologie, in maniera semplice ed efficace così da evitare una eccessiva microgestione, sopratutto per quel che riguarda il commercio e la gestione di sovrapproduzioni di beni. Purtroppo nonostante il forte accento posto sui sistemi economici e governativi uniti alla possibilità di proclamarsi moderati, conservatori o liberali, sembra sempre uguale controllando in modo diretto o mediante i ministri tutta la produzione del proprio stato.
In aggiunta, soprattutto all’aumentare della difficoltà, selezionabile separatamente tra cinque livelli per ognuno dei settori come l’economia, la diplomazia e la guerra, si ha a che fare con uno stato spesso poco governabile con rivolte casuali anche quando si ha un consenso elevato.
L’ordigno di fine mondo
La componente più guerrafondaia passa, come facilmente intuibile, in secondo piano e presta comunque il fianco ad una I.A. discutibile che si nasconde dietro la difficile governabilità del proprio stato per nascondere le proprie magagne: poco attiva e spesso troppo accondiscendente, al punto da regalarci soldi, in fase diplomatica alle basse difficoltà e palesemente cheattona oltre che difficilmente disposta a trattare a quelle più elevate. Peccato perché le idee che si possono riscontrare a livello di rifornimento delle unità in azione e nebbia di guerra sono molto valide ed in grado di donare una elevata profondità tattico-strategica alle campagne militari che si è deciso di intraprendere.
Spesso ci si ritrova spettatori delle nostre decisioni: bisogna calcolare con anticipo come muoversi sia a livello civile sia sul campo di battaglia ma, nonostante la possibilità di accelerare il tempo, si rimane, anche per lunghi periodi, in attesa che il tempo scorri e che si notino le conseguenze sperate.
Non vi è alcun tutorial introduttivo in grado di spiegare i principi su cui si fonda il gioco; ciò è un bel guaio per chi si avvicina per la prima volta alla serie considerando anche che il manuale, di una sessantina di pagine, non è propriamente esaustivo sebbene comunque rappresenti un primo punto di partenza per non rimanere troppo disorientati nelle battute iniziali.
L’interfaccia utente, dal canto suo, non fa nulla per venire incontro al giocatore: sembra di trovarsi di fronte ad un gioco di almeno una decade fa per la poca intuitività e confusionarietà delle schermate, finestre e sottofinestre che bisogna navigare e raggiungere per impartire gli ordini e decidere cosa produrre e costruire.
La grafica non è tutto
Il comparto tecnico di Supreme Ruler: Cold War è l’ultimo dei suoi problemi seppur non sia effettivamente in grado di appagare l’occhio. Presenta inanzitutto un netto miglioramento rispetto ai capostipidi della serie con finalmente un terreno in completo 3D ma comunque simile ad una ripresa satellitare ai minimi livelli di zoom. Le unità, gli edifici e gli alberi non brillano in maniera particolare per quel che riguarda i dettagli apparendo alquanto anonimi e con pochi poligoni; le prime risultano pure banalmente animate. Inoltre anche qui a livelli di zoom medi si genera una certa confusione rendendo difficile la perfetta identificazione delle unità sostituite da delle bandierine indicanti la nazionalità.
Il comparto audio è praticamente nullo con effetti audio ripetitivi e fastidiosi e brani di sottofondo scialbi al punto che vi faranno disattivare l’audio del gioco. Aggiungiamo i già citati problemi di I.A. e di interfaccia ed il quadro che si ottiene non è molto esaltante.
La ciliegina sulla torta dovrebbe essere la modalità multiplayer, con un supporto fino ad un massimo di sedici giocatori in locale o via internet, ma finisce purtroppo per lasciare il tempo che trova, schiacciata tra la penuria di giocatori ed i tempi titanici di una qualsiasi partita per quella che è fondamentalmente un’esperienza da fruire in solitario.
HARDWARE
OS: Windows XP/Vista/Windows 7Processore: Dual CoreMemoria: 1 GB RAMHard Disk : 1 GB di spazio liberoScheda Video: Direct-X 9.0 con almeno 32MB di RAMSouno: Direct-X compatibile
MULTIPLAYER
16 giocatori online e locale
– Profondo e ragionato
– Accurata e realistica ricostruzione storica
– Multiplayer online e via LAN
– IA da rivedere
– Interfaccia confusionaria e poco intuitiva
– Manca un tutorial ed il manuale non è esaustivo
– Comparto audio inesistente
– Manca l’Italiano
Tirando le somme Supreme Ruler: Cold War è uno strategico pensato e dedicato ad una nicchia di pochi eletti in grado di capirlo e spolparlo a fondo oltre che apprezzarlo per la sua profondità e difficoltà passando oltre i suoi difetti tutt’altro che veniali. La completa mancanza di un tutorial ed un interfaccia veramente troppo confusionaria in grado di disorientare facilmente rendono questo titolo molto poco adatto a chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di prodotti col rischio di annoiarsi seriamente dopo poco. La modalità multiplayer fallisce a tenere a galla un prodotto tranquillamente evitabile, anche dagli amanti del genere, in favore di un altro titolo di Paradox più apprezzato e rifinito, come ad esempio un qualsiasi episodio o spin-off appartenente alla serie Hearts of Iron.