Recensione

Summon Night

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a cura di Fabfab

Sembra proprio che il nostro amato GBA non ne voglia proprio sapere di andarsene in pensione, nonostante le console portati di nuova generazione – destinate, in teoria, a sostituirlo – siano in circolazione da un pezzo e riscuotano notevoli consenti (mi riferisco specialmente al Nintendo DS).Ecco allora debuttare in occidente (solo negli Usa, per adesso, ma l’arrivo in Europa pare certo) una saga di giochi di ruolo finora rimasta confinata nel solo Giappone, quella di Summon Night, nata su Playstation ma della quale vedremo per ora solo gli episodi per GBA. Questo Swordcraft Story è il primo…

Armi, che passioneA dire il vero il qui presente Summon Night è uscito il Giappone già da un bel po’, si parla del 2003, tanto che ne esistono anche dei seguito, non ancora annunciati per l’occidente.Il prodotto in questione non rappresenta altro che l’ennesimo gioco di ruolo alla giapponese, saldamente ancorato ai canoni del genere: questa in definitiva è la sua forza ma anche il suo limite, perché se siete amanti del genere non potrete che apprezzarlo, considerando anche l’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori, ma se siete un po’ stanchi del solito gameplay e cercate innovazione, allora meglio che vi rivolgiate altrove.L’elemento originale del gioco risiede probabilmente nella sua premessa: per quanto ancora una volta verrete calati nei panni dell’ennesimo eroe senza arte né parte, la cosa curiosa è il mestiere del protagonista. Normalmente nei giochi di ruolo troviamo armi disseminate ovunque: nei forzieri, addosso ai nemici, nascoste in qualche dungeon. Ma in Summon Night le armi dobbiamo crearcele noi stessi: il protagonista (o la protagonista, all’inizio è possibile scegliere un personaggio di sesso maschile o femminile, variando così l’approccio alla storia ma non la trama) comincia nei panni di un apprendista fabbro, deciso/a a diventare il migliore per poter seguire le orme del padre, scomparso prematuramente.Proprio sulla sorte del padre del protagonista, tal Shintetsu, si basa sostanzialmente la trama principale: nel tentativo di seguire le orme del genitore, l’erede (sia esso il ragazzo o la ragazza) partecipa ad un torneo con lo scopo di ottenere il titolo di Craftlord, ma durante la competizione accadranno vari avvenimenti che faranno luce sugli avvenimenti del passato e sul destino che attende il protagonista. Il gioco in sé non è lunghissimo e si svolge unicamente in due locations, la città di Wystern e il relativo dungeon sotterraneo, ma si segnala la presenza di ben cinque diverse storyline, che portano a finali differenti, aumentando esponenzialmente la giocabilità del prodotto.

Alla ricerca dei componentiIn un mondo che presenta il consueto mix di medioevo e tecnologia ante-litteram, potremo evocare uno spirito guardiano, la Summon Beast , che ci aiuta nella creazione delle armi e ci accompagna durante il nostro peregrinare: caratteristiche ed abilità di tale compagno verranno determinate al momento dell’evocazione, quando il summoner chiamato a svolgere il rituale ci rivolge alcune domande mirate. Quello che cambia, oltre allo svolgimento della trama, è l’affinità del nostro partner con certi elementi naturali, che lo renderanno affine – ad esempio – all’acqua piuttosto che al fuoco, con evidenti conseguenze sull’andamento degli scontri. Questi ultimi sono casuali, come da tradizione, e si svolgono in maniera molto simile ai capitoli della saga di “Tales of”: il personaggio viene portato in una schermata 2D dedicata dove può muoversi esclusivamente sul piano orizzontale. Qui, in tempo reale, può decidere cosa fare, se colpire con una delle armi a disposizione (esistono varie serie di combo per ogni arma), parare, muoversi, evocare magie o utilizzare oggetti: nel complesso si tratta di un sistema piuttosto dinamico e divertente, ma anche impegnativo, e che mostra qualche limite solo in caso di eccessivo affollamento di avversari.Non c’è party in Summon Night, il protagonista viaggia e combatte da solo, coadiuvato dallo spirito guardiano che può potenziargli l’arma, curarlo oppure scagliare magie sui nemici, a seconda delle necessità ma anche delle nostre disponibilità.Come di consueto nel corso della storia alterneremo visite in città, dove interagire con i vari personaggi per far procedere la storia, riposarsi e curarsi, comprare oggetti, ad esplorazione di dungeon, anzi, dell’unico dungeon presente nel gioco, collocato al di sotto della cittadina in questione. Sempre in città è presente la nostra fucina personale, nella quale potremo forgiare decine e decine di armi diverse appartenenti a cinque categorie: spade, asce, lance, trivelle (ehm) e guanti per il corpo a corpo. Ognuna di esse si distingue per velocità, portata e potenza e si danneggia nel corso degli scontri. Per poterle costruire è necessario raccogliere minerali ed oggetti, da fondere assieme, e l’unico modo per procurarseli è esplorare i dungeon.Naturalmente esistono anche i punti esperienza, che permettono al personaggio di salire di livello dopo un certo numero di battaglie, potenziando a piacere le proprie caratteristiche (attacco, difesa, agilità).

From 2003Tecnicamente bisogna ricordare che si parla di un gioco per GBA di ormai 3 anni fa. Nonostante questo la resa finale è ancora molto buona, gli sprite dei personaggi sono belli e bene animati, i fondali colorati e relativamente vari. Molto valido anche il character design, con personaggi dalle mille espressioni che possiamo ammirare in apposite silouette che compaiono durante i dialoghi. Unica pecca il design dei dungeon, davvero tutti un po’ troppo simili e dispersivi.Nella media la colonna sonora, orecchiabile e con il merito di riuscire a non stancare mai l’orecchio del videogiocatore.La longevità non è altissima, ma è impreziosita da diverse storyline, che variano a seconda delle nostre scelte; per il resto il gameplay si sorregge su antichi e collaudati espedienti come le battaglie casuali e la necessità di fare sempre level-up prima di proseguire, ma anche su decine di dungeon da esplorare (anche se in questo caso si intendono decine di livelli dello stesso dungeon) ed armi da costruire: se la cosa ancora non vi ha stancati, allora vi divertirete.

– Sistema di combattimento immediato ma impegnativo

– Centinaia di armi diverse

– Presenza di tutti gli elementi classici del genere

– Molta cura prestata ai dialoghi

– Un’infinità di combattimenti casuali e level-up

– Non offre nulla che non si sia già visto

7.5

Summon Night – Swordcraft Story non aggiunge nulla di particolarmente significativo al genere dei giochi di ruolo giapponesi, ma ha l’indubbio merito di essere realizzato molto bene e di contenere tutti gli elementi giusti per piacere al videogiocatore appassionato, quello che non si è ancora stancato dei combattimenti casuali e dei soliti stereotipi visti da vent’anni a questa parte. Anche la relativa brevità dell’avventura è – paradossalmente – un elemento a favore, dato che impedisce di annoiarsi e favorisce la rigiocabilità per scoprire i finali multipli.

Voto Recensione di Summon Night - Recensione


7.5

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