Recensione

Suburra, la recensione dei primi due episodi

Avatar

a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Suburra – La Serie, prodotta da Cattleya in collaborazione con Rai Fiction per Netflix e presentata al Festival di Venezia solo alcuni giorni fa, non è solo la prima stagione di una nuova e promettente serie italiana di successo, bensì è anche il prequel di un film del 2015, diretto da Stefano Sollima e interpretato da attori del calibro di Pierfrancesco Favino e Claudio Amendola, nonché tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. Suburra – La Serie prende però da subito le distanze dalla pellicola omonima ambientata nei meandri più oscuri e corrotti della Citta Eterna, facendo un deciso passo indietro di alcuni anni, quando tutto doveva ancora accadere.

La tempesta sta arrivandoLa Capitale sarà quindi nuovamente il palcoscenico principale dove politici, criminali di bassa lega e funzionari del Vaticano si ritrovano invischiati in giochi di potere spesso più grandi di loro. Sesso, droga e criminalità, nel cuore di una città che vede il suo primo cittadino dimettersi dalla carica di sindaco (i riferimenti a Marino non sono del tutto casuali) con il litorale di Ostia che diventa il piatto più ambito di una sottile guerra di potere tra i boss della città e alcune famiglie del Sud invischiate nella trattativa. Il peggio, tuttavia, deve ancora arrivare, come una tempesta che si staglia all’orizzonte. Dietro le quinte ritroviamo il Samurai (purtroppo, non più interpretato dal bravissimo Amendola, bensì da Francesco Acquaroli), un personaggio ancor più scaltro e abile nel cercare di circuire chiunque per i propri interessi personali, così come fanno il loro ritorno altri volti noti della Roma criminale di Suburra – La Serie: Numero 8 ha nuovamente il volto delll’attore Alessandro Borghi, ringiovanito per l’occasione e con una particolare capigliatura biondo ossigenato. Il suo personaggio, capace di far trasparire una follia unica e incontrollabile, è sicuramente il fiore all’occhiello di questi primi due episodi (e, possiamo scometterci, dell’intera stagione), essendo la maggior parte degli eventi legati a doppio filo alle sue azioni sconsiderate.A seguire, torna anche Spadino (interpretato dal bravissimo Giacomo Ferrara), figlio del boss “zingaro” che tiene in scacco la zona sud di Roma. A questi vanno ad aggiungersi Lele (Eduardo Valdarnini), un “bravo ragazzo” all’apparenza ma invischiato suo malgrado in una storia di debiti e ricatti assieme a Sara Monaschi (la sempre affascinante Claudia Gerini), revisore dei conti in Vaticano, disposta a tutto pur di insabbiare le “ombre” della Chiesa. Ultimo ma non meno importante, il personaggio di Amedeo Cinaglia interpretato da Filippo Nigro, un politico idealista combattutto dalla tentazione di cedere alle promesse della malavita organizzata, al fine di ottenere la candidatura a primo cittadino.

Il nemico del mio nemico e mio amicoLa presenza di un cast così variegato e sfaccettato consente a Suburra – La Serie di non sparire se confrontato a un prodotto come Gomorra o Romanzo Criminale, in cui potere, violenza, sesso e droga diventano elementi cardine su cui tutto gira, inesorabilmente. La realtà storica dei fatti viene messa da parte a favore di una libertà creativa che strizza l’occhio ad eventi realmente accaduti (come il palese riferimento alle dimissioni del sindaco Ignazio Marino o ai vari scandali sessuali in Vaticano). Dove però i primi due episodi diretti da Michele Placido – assieme ad Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi – vanno a parare è sull’aspetto tipico dei racconti di formazione, in cui tutto è ancora incerto e fumoso. Così come più fredda e asettica è la regia (e la fotografia), non più “noir” e satura di colori scuri rispetto a quanto visto nel lungometraggio omonimo. La volontà dei protagonisti di cercare un loro posto all’interno della società (criminale) romana è ciò che più di ogni altra cosa affascina e rende imprevedibile il susseguirsi degli eventi: un omicidio andato a vuoto può ribaltare la situazione in pochi istanti, così come un impulso di irrefrenabile violenza può scatenare una guerra tra i più grandi e potenti boss della città. Perché è Roma a decidere chi vive e chi muore e in Suburra – La Serie tutto ciò è portato all’esasperazione.Ovviamente, è ancora troppo presto per dire se l’opera sarà degna del film diretto da Stefano Sollima da cui trae ispirazione, essendo a tutti gli effetti il prequel ideale agli eventi che sconvolsero Roma nel 2015. Così come è presto per capire il destino della maggior parte dei personaggi, specie quelli inediti, gettati in un calderone di intrighi e malavita che il Samurai ben racchiude in una singola frase pronunciata nel secondo episodio (“Patrizi e plebei, politici e criminali, mignotte e preti. Questo posto non cambia da 2000 anni”). L’unica cosa certa, nella “Suburra”, è che nessuno è in grado di resistere al fascino magnetico del potere e del controllo assoluto. Sempre che la città di Roma glielo permetta.

Ottimo cast, inclusi i personaggi inediti

Intreccio funzionale e realistico

Visivamente poco ricercato

7.5

Pur non mostrando la stessa cura registica ed estetica del film omonimo del 2015, Suburra – La Serie parte alla grande, con due episodi che immergono perfettamente in un costesto criminale oscuro, logoro e tremendamente attuale, capace di mostrare volti noti e non del peggior sottobosco romano, con cui abbiamo già avuto a che fare nella pellicola di Sollima di un paio d’anni fa. Questa però non è la scampia di Gomorra o la Milano da bere di 1992 – La Serie: Michele Placido tratteggia una vicenda fredda e schematica che, ne siamo sicuri, subirà un crescendo inevitabile e sanguinoso. La guerra per il dominio di Roma è appena iniziata.

Voto Recensione di Suburra, la recensione dei primi due episodi - Recensione


7.5

Leggi altri articoli