Recensione

Submerged

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Una città parzialmente sommersa accoglie una minuscola barca da pesca alla deriva. A bordo, una ragazzina stremata da un viaggio verso l’ignoto che sembra interminabile; accanto a lei, giace suo fratello gravemente ferito, immobile, in lotta tra la vita e la morte. Quando la prua cozza contro il basso muricciolo di un’antica costruzione, Miku prende in braccio l’esanime Taku, mette i piedi sulla terraferma e si dirige verso un rudere. Lo adagia su un letto di pietra e si imbarca nuovamente alla ricerca di cure mediche che possano salvargli la vita. In Submerged però non è rimasto più nulla: l’acqua ha quasi inghiottito ogni cosa, dal mare fanno capolino animali che sembrano avvolti da una mucillagine verdastra e nessun uomo abita più quel luogo abbandonato da tempo immemore. 
Piccolo mondo sommerso
La solennità della presentazione vorrebbe in qualche modo ricordare titoli come Shadow of the Colossus, ma si tratta di un tentativo goffo e infelice di allinearsi a un filone in cui Submerged vorrebbe far parte senza tuttavia riuscirci, soprattutto per via di una evidente mancanza di sensibilità artistica. È in particolar modo il deficit tecnico a svilire la potenza comunicativa dell’opera, che fa timidamente capolino solo nel prologo, andando via via scemando fino a sfumare nell’anonimato. La storia dei due è molto semplice ma sin troppo sibillina, e viene narrata esclusivamente da poche immagini stilizzate e non sempre chiare; a differenza di quella dedicata alla memoria del luogo, tenuta separata dal menù e forse fin troppo sfilacciata e confusionaria, si riesce comunque a comprendere. 
Le immagini capaci di ricostruire il passato della città sommersa sono in realtà dei collezionabili, e perderne qualcuno significa avere un quadro talmente provvisorio da non permettere neanche di azzardare un paio di ipotesi valide. Evidentemente gli sviluppatori volevano fornire un motivo in più per trattenere i giocatori all’interno del mondo diSubmerged, ma la sostanziale ripetitività delle azioni è in realtà un deterrente che lascia desiderare a tutti una rapida conclusione, che arriva al massimo in tre ore. 
L’idea di lasciare scoprire all’utente ciò che il mondo di gioco ha da offrire è certamente buona, ma considerando che la mappa (di dimensioni modeste) ha un insufficiente numero di attrattive, si tratta di un’iniziativa tutto sommato sprecata. Per tutto l’arco dell’avventura vi ritroverete infatti a fare la spola dal giaciglio di Taku agli edifici principali in cui si trovano i kit di primo soccorso, perdendo rapidamente interesse per tutto il resto. Mentre vi spostate con la barca, userete un cannocchiale per individuare le scorte mediche, i potenziamenti per aumentare la velocità di spostamento e i disegni “tribali” che danno una’idea abbozzata del passato della città; tuttavia gli unici oggetti veramente utili, quelli che fanno progredire il gioco, sono per l’appunto gli unici da portare a Taku. Ce ne sono pochi e sono tutti disposti con criterio lungo la mappa, che viene mostrata gradualmente al vostro passaggio senza presentare mai autentiche sorprese o zone che premiano in qualche modo le ricerche più meticolose.
La città bigia
Gli edifici che emergono parzialmente dalle acque sono sostanzialmente tutti uguali. Il loro design non dimostra alcun tipo di sforzo creativo e sottolinea al contrario un lavoro neghittoso, rilassato e privo di ambizione. Considerando che non è possibile entrare in nessuna di queste costruzioni e che tutta l’azione si basa su semplici scalate che portano fino al tetto, avere come segno distintivo il solo nome sulle diverse insegne è semplicemente inaccettabile. Una libreria, un paio di alberghi, una banca e altri stabili hanno variazioni minime della medesima struttura di base, che consiste in qualche balconata, piante rampicanti sulle facciate, tubi e cornicioni. Questi pochi elementi sono continuamente rimescolati per dare un’impressione di diversità che di fatto non esiste, visto che si tratta sempre di un impasto poco variegato che riduce ai minimi termini il level design. Dopo aver reperito le prime scorte, capirete qual è l’andazzo e di conseguenza saprete già cosa aspettarvi dal resto del gioco, che ha poco da dire anche per quanto riguarda gli elementi di contorno. Il senso di scoperta dei ruderi della città si limita a uno sparuto gruppo di attrazioni, come statue antiche o una ruota panoramica. I cosiddetti “completisti” tenderanno forse a cercarle tutte, ma tutti gli altri si limiteranno allo stretto indispensabile, che rappresenta in verità la maggior percentuale di ciò che Submerged offre. 
Tecnicamente l’uso dell’Unreal Engine 4 non ha dato grandi frutti: va segnalata una modellazione poligonale appena nella media e una qualità delle texture piuttosto bassa, con elementi dello scenario che sembrano incollati alle pareti. C’è anche qualche glitch visivo e appaiono degli sfarfallii sulla superficie dell’acqua quando la telecamera ruota d’improvviso e si ferma là dove acqua e rocce si uniscono. Non bastano nemmeno il meteo dinamico e il ciclo giorno/notte a dare credibilità alla città che fu: è tutto troppo smorto, le creature umanoidi che vi osservano da sopra le rocce sono anonime e la navigazione in mezzo ai soliti oggetti non è esattamente così rilassante e piacevole come dovrebbe. La colonna sonora è buona ma poco varia, e raramente riesce a comunicare la drammaticità di ciò che accade. Considerando poi il pessimo e sbrigativo finale, è veramente difficile dare la sufficienza all’opera di Uppercut Games, che voleva mettere in scena una storia di sacrificio, redenzione e determinazione, ma ha finito col vanificare tutto per via della troppa fretta.

– L’idea di fondo non è male

– Misterioso fino alla fine

– Buona colonna sonora

– Qualche problema tecnico di troppo

– Level design piattissimo

– Narrazione mal gestita e finale sbrigativo

5.5

Submerged avrebbe voluto essere uno di quei titoli drammatici dove l’ambientazione e la meraviglia dei paesaggi sono le vere protagoniste. Uppercut Games paga però lo scotto di non aver avuto la giusta attenzione per gli elementi che stanno alla base della programmazione: il level design è piatto, tecnicamente siamo sulla sufficienza risicata e il modo di raccontare una storia dai toni tragici e dolorosi è poco più che dilettantistico.

Potreste trascorrere un paio d’ore in balia delle acque della città misteriosa con discreto piacere, tuttavia non aspettatevi alcun tipo di profondità, né narrativa, né dal punto di vista del gameplay.

Voto Recensione di Submerged - Recensione


5.5

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