Recensione

Still Life

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a cura di pWi

Il Post Mortem di Syberia La responsabilità di portare avanti il discorso avventure grafiche, ormai, sembra ricadere sempre più sulle spalle di Microids. Grazie all’indimenticabile serie Syberia tutto il movimento che sta dietro questo immortale (o quasi) genere ne ha tratto un profondo sospiro di sollievo. I due capitoli della saga hanno, infatti, dimostrato che il punta e clicca è ancora un genere validissimo. Le sorti qualitative dei due titoli erano affidate soprattutto all’aspetto legato all’artisticità del design delle locazioni, all’atmosfera, alla storia che muoveva l’operato del giocatore. Diciamo che questo è il filo conduttore di tutte le avventure di Microids, cosa che ci viene confermata anche da Post Mortem e da questo Still Life. Post Mortem, dicevamo. Probabilmente l’avventura meno conosciuta tra quelle realizzate da Microids, non fosse altro perché ha ricevuto un consenso di critica e di pubblico ben minore rispetto alla sorellastra serie Syberia. In realtà, anche Post Mortem si ergeva su quei canoni che abbiamo sottolineato qualche riga fa, anche se magari non riusciva a raggiungere lo spessore in termini di trama e di gameplay (e con questo, in un’avventura grafica, non possiamo che riferirci alla sagacia degli enigmi) dell’avventura grafica che abbiamo definito sua sorellastra. Ebbene, Microids ripropone in parte quello che ci aveva mostrato in Post Mortem con questo Still Life. Vedremo più avanti quali sono gli agganci tra i due giochi. Per il momento concentriamoci per un attimo su quello che i ragazzi di Microids hanno voluto suggerirci con il titolo. Still Life, letteralmente intraducibile nella nostra lingua, è qualcosa come “natura morta”. La crudezza dei delitti che le varie vicende ci mostreranno e la loro rappresentazione grafica fanno un tutt’uno con il titolo stesso del gioco. Potremo dire che proprio la rappresentazione dei corpi sfracellati dai serial killer è l’elemento catartico del gioco, quello che rimane impresso nella mente dei giocatori. La sovrapposizione tra la natura, viva, rigogliosa, splendente, magnifica e la morte, estremamente umana e raccapricciante è, insomma, quello che ci viene suggerito e con il titolo e con le immagini di giovani donne, squartate nel meglio della loro esistenza.

Un filo conduttore con Post Mortem La protagonista delle vicende di Still Life è una giovane investigatrice dell’FBI, Victoria McPherson. Aspetto sbarazzino, atteggiamenti sexy e una grande acutezza nel risolvere gli enigmi sono le caratteristiche della nostra alter ego che prima balzeranno alla nostra attenzione. Quello che, invece, sembra fuori posto è la sua figura esile, per certi versi indifesa, che cerca di ritagliarsi un posto in un mondo dove la razionalità e il buon senso continuano a nascondersi. La trama prende avvio dopo una serie di quattro omicidi di giovani donne in quel di Chicago, Stati Uniti. La nostra Victoria fa parte di una piccola squadra investigativa, ingaggiata per cercare di “sbrogliare il caso”. Gli indizi, però, sono pochi e l’FBI, anche se già il killer ha compiuto quattro abominevoli omicidi, brancola nel buio più fitto. Il killer uccide le proprie vittime per poi eviscerarle consegnando, di volta in volta, uno spettacolo orribile ai poveri malcapitati agenti dell’FBI. Tra questi faremo ben presto la conoscenza di Claire, specializzata nelle analisi di laboratorio; Miller, la spalla di Victoria nelle indagini; l’agente Tate, energumeno sempre utile come guardia di locazioni particolarmente scottanti; Browning, lo scorbutico capo del dipartimento dove Victoria lavora. Le modalità degli omicidi sembrano cambiare dopo che Victoria si imbatte nella lettura di un vecchio diario del nonno, anche lui investigatore. Insomma, pare che l’assassino conosca la storia del nonno di Victoria e cerchi di adattare i propri crimini a quelli che hanno contraddistinto le indagini di Gus. Sì, perché il nonno della giovane ragazza è proprio Gus McPherson, personaggio che gli appassionati di avventure grafiche hanno già incontrato proprio in Post Mortem.Oltre a questo, comunque labile, legame non ci sono altri punti di contatto tra i due giochi. Gus è un ex artista che le vicende della vita hanno consegnato all’investigazione. Quando Victoria troverà il tempo di leggere il diario la prospettiva del gioco si sposterà nella Praga del 1929 nella quale Gus è impegnato nelle indagini su una serie di omicidi che presentano delle somiglianze sorprendenti con quelli della Chicago dei giorni nostri. Anche qui un serial killer uccide ed eviscera delle prostitute, facendo del macabro la sua firma. Gus ha comunque una caratteristica che Victoria non ha. Durante le sue indagini ha come dei malori, durante i quali riesce ad intravedere delle misteriose scene, le quali probabilmente fanno parte del suo passato. Non sto qui, ovviamente, a dirvi come vanno avanti le vicende, il mio obiettivo è quello di farvi capire la profondità di alcuni elementi di Still Life e, soprattutto, come la storia venga raccontata. Il punto di vista è, quindi, duplice. Questo ha consentito ai programmatori di creare un’evidente dicotomia tra due ambientazioni ugualmente ottimamente ricostruite. Da una parte la fredda e tetra Chicago dei giorni nostri, dall’altra una splendente e riposata Praga degli anni ’20. Le stradine di quest’ultima, l’atmosfera che si respira nei suoi borghi, le musiche, i personaggi e i loro vestiti la rendono veramente unica, rendendo sempre più stridente il contrasto con il mondo dei giorni nostri. Insomma, Still Life riesce a ricreare una grande atmosfera da giallo investigativo soprattutto grazie al modo con cui è raccontato. La sovrapposizione delle due storie funziona veramente bene, rivelandosi un vero e proprio valore aggiunto per tutta la produzione.

Giallo investigativo E’ proprio questa la definizione perfetta per Still Life. Il nuovo gioco di Microids punta tutto, infatti, sulle indagini. Questa atmosfera si respira ampiamente grazie alle ambientazioni, ai personaggi, alla perfetta ricostruzione dei luoghi dei delitti ma, soprattutto, grazie alla natura degli enigmi. I programmatori infatti hanno cercato di trovare la giusta soluzione tra l’inevitabile staticità degli enigmi e la possibilità di dare al giocatore una certa libertà investigativa. Con questo voglio dire che, come in tutte le avventure grafiche, a noi spetta solamente il compito di usare l’elemento x con l’elemento y: insomma, non possiamo certamente inventare noi le soluzioni degli enigmi. Tuttavia, in alcuni frangenti capita di imbattersi nella ricerca di indizi in maniera più libera. Per capire questo punto dobbiamo prima fare riferimento alle novità che l’avventura di Microids apporta al genere al quale appartiene.Proprio da questo punto di vista, infatti, i programmatori hanno cercato di concentrare maggiormente le loro attenzioni. La novità di maggior rilievo rispetto alle altre avventure grafiche consiste sicuramente nel nuovo sistema allestito per esaminare gli oggetti. Una volta raccolto uno di questi, come al solito, esso finirà nell’inventario, ma per esaminarlo non basterà cliccare sulla solita lente di ingrandimento (stavolta, in realtà, è un occhio). Se compiremo questa operazione, invece della solita frase fatta del nostro alter ego videoludico, entreremo in una nuova finestra nella quale ci sarà proposto l’oggetto esaminato in tre dimensioni. Grazie all’uso di alcune frecce poste a bordo schermo potremo, quindi, rotare l’oggetto, capovolgerlo, inclinarlo, insomma vederlo da tutte le angolazioni possibili. Capite bene che ciò è una bella botta nella direzione della maggior libertà di indagine, in quanto potremo realmente “toccare con mano” i vari indizi raccolti nei luoghi dei delitti. Ad esempio, capovolgendo un foglio di carta potremo accorgerci di eventuali scritte nella sua parte posteriore. In realtà tutto ciò non influisce molto in termini di risoluzione degli enigmi, ma dà la sensazione di maggiore coinvolgimento nelle indagini. In questa direzione c’è anche la possibilità di poter controllare, ad esempio, le impronte su un oggetto trovato in uno dei tanti luoghi dei delitti. Grazie all’attrezzatura per la rilevazione delle impronte potremo così imbatterci in questa procedura con la libertà di poter agire su tutti gli elementi che costituiscono l’oggetto stesso fino ad individuare l’impronta giusta. Un’altra possibilità di poter interagire davvero con gli indizi ci viene data allorché dovremo confrontare delle foto scattate sul luogo del delitto con le locazioni vere e proprie quando ormai sono trascorsi diversi giorni da quando il crimine è stato commesso. Si tratta di una vera e propria ricerca delle differenze, la quale si rivela comunque molto sfiziosa contribuendo, ancora una volta, a calare il giocatore nel clima investigativo che pervade Still Life. Le altre novità introdotte con Still Life riguardano più che altro l’interfaccia di gioco. Ad esempio, è stata annullata la possibilità di poter usare tutti gli oggetti con quelli che costituiscono lo sfondo delle locazioni, cosa che è capitata di fare senz’altro a tutti gli appassionati di avventure grafiche, e non solo. Sostanzialmente, quando ci avviciniamo ad un oggetto che può essere combinato con un altro oggetto presente nel nostro inventario comparirà una piccola icona in alto a sinistra che ci indica proprio la possibilità della combinazione. A noi non resta che scegliere l’oggetto dell’inventario e applicarlo all’occorrenza, il resto ci viene infatti suggerito dalla stessa interfaccia di gioco. Resta, invece, classico il sistema di combinazione degli oggetti all’interno del nostro inventario. Altra innovazione in questo senso riguarda i dialoghi. Non c’è più, infatti, la possibilità di scegliere tra una lista di domande, ma solo tra i due atteggiamenti che il gioco consente di adottare. Durante i dialoghi comparirà su schermo un mouse con due tasti. Il tasto sinistro, che ovviamente corrisponde a quello reale, se colorato di rosso consente di porre domande “serie” al nostro interlocutore. Quello destro, sempre se rosso, consente di porre domande su questioni alternative, più leggere rispetto alle indagini in corso. Le domande relative al tasto sinistro sono obbligatorie, se dobbiamo farne anche solo un’altra di queste ci verrà impedito di procedere saltando il dialogo. Le domande con il destro sono invece facoltative. Insomma, è un sistema che ci vincola a fare tutta una serie di domande. A dire il vero non cambia molto rispetto alle avventure grafiche più classiche perché anche in queste le domande vanno sempre fatte tutte se si vuole procedere nel gioco senza scrupoli. La vera miglioria consiste, invece, in dialoghi più realistici visto l’ordine già determinato delle domande stesse. Tuttavia, il sistema di utilizzazione degli oggetti e lo stesso sistema dei dialoghi portano ad una certa linearità. Insomma, spesso capita di dover semplicemente premere dei pulsanti per andare avanti visto che, grazie a questi ausili, la difficoltà degli enigmi cala drasticamente. Inoltre, spesso ci viene suggerito più o meno palesemente anche cosa dobbiamo fare nell’immediato futuro e ci viene impedito di usare gli oggetti sbagliati, semplicemente perché vengono rimossi dall’inventario una volta che diventano inutili. La difficoltà di Still Life viene così riposta quasi interamente sui rompicapo. Il gioco ne è particolarmente denso: si va dallo scassinare una serratura agendo direttamente sul lucchetto al preparare dei biscotti seguendo una ricetta scritta in maniera perlomeno bizzarra, dall’aprire una cassaforte seguendo una combinazione scritta con uno strano codice al sistemare una serie di pesanti casse secondo una determinata combinazione con l’ausilio di una possente gru. Insomma, questi rompicapo sono originali, ma anche essi si rivelano abbastanza semplici. Già è difficile proseguire per schemi più liberi in un’avventura grafica tradizionale, ma qui le cose si fanno ancora più stringenti grazie a questa serie di accorgimenti. Tutto ciò rende Still Life molto facile, fino al punto che è quasi impossibile bloccarsi. Da una parte è un qualcosa di estremamente positivo perché elimina il solito problema della frustrazione di questo tipo di giochi, ma dall’altra comporta il fatto che il gioco sia veramente molto breve: lo si completa agevolmente in un week end. Per il resto, Still Life è la classica avventura punta e clicca. Scorrendo il mouse per le varie locazioni ci renderemo conto degli eventuali “punti caldi” perché il puntatore si trasformerà in una lente, in una mano aperta o chiusa o in una freccia. Nel primo caso potremo esaminare l’oggetto in questione, nel secondo (mano aperta) raccoglierlo, nel terzo (mano chiusa) combinarlo con un altro oggetto dell’inventario, nel quarto accedere alla locazione adiacente. Anche la gestione dell’inventario è molto simile alla solita struttura delle avventure grafiche tradizionali. A parte la possibilità di combinare gli oggetti potremo leggere il diario che terranno sia Victoria che Gus e tutti i rapporti sui delitti. La lettura di questi documenti spesso si rivela fondamentale per poter proseguire nel gioco. A fare, invece, da collante tra le varie locazioni c’è la solita mappa nell’ambientazione degli anni ’20 e un navigatore satellitare nel mondo d’oggi: tramite questi sistemi potremo scegliere dove spostarci. Sempre restando nel discorso locazioni, dobbiamo sottolineare una grande varietà in questi termini e, soprattutto, il design sopraffino che le contraddistingue. Soprattutto quelle di Praga riescono a ricreare egregiamente l’atmosfera di gioco. Anche le scene dei delitti con le giovani donne squartate sono molto evocative: resteranno impresse per un bel po’ di tempo nella mente dei giocatori. D’altra parte, Still Life è un gioco, per certi versi, adulto. Lo si evince dall’horror di certe immagini, ma anche dal linguaggio adulto che usano i protagonisti. La parola non consentita dal galateo della lingua è sempre presente, rendendo magari inadatto Still Life ad un pubblico particolarmente giovane.

Questo gioco mi ricorda Syberia Still Life è realizzato dallo stesso team artistico che si è occupato dei due Syberia. Questo lo si nota grazie alla bellezza, alla varietà ed allo splendido design delle locazioni alle quali abbiamo già fatto riferimento. Queste sono, infatti, molto realistiche e contribuiscono massicciamente all’atmosfera generale del gioco. Sugli sfondi prerenderizzati si stagliano ottimamente i personaggi poligonali. Questi sono realizzati con grande cura, in modo da rendere l’immagine veramente realistica. Il modello poligonale di Victoria, in particolare, ci ha stupito per la precisione dei dettagli, per le stupende animazioni, per le espressioni facciali. Il suo portamento sexy, insomma, è reso molto bene grazie a tutta questa serie di accorgimenti. Abbiamo ravvisato solamente qualche piccola incertezza grafica in alcuni dei modelli poligonali dei vari protagonisti, ma si tratta comunque di dettagli di secondaria importanza. Quel che conta è che l’impatto grafico è sicuramente rassicurante e, soprattutto, che Still Life non richiede certamente un computer di ultimissima generazione per dare il meglio di sé. Andando all’aspetto legato al sonoro, siamo su livelli anche superiori al resto. Oltre ai comunque buoni effetti sonori, si nota la presenza di musiche di una certa personalità. Soprattutto la colonna sonora che contraddistingue le sequenze di Praga è molto ben realizzata, costituendo un motivetto orecchiabile e azzeccato secondo l’atmosfera del gioco. D’altra parte, è da elogiare pienamente anche il doppiaggio in italiano. I vari personaggi si esprimono in maniera senz’altro realistica e senza sbavature. Se vogliamo pescare il solito pelo nell’uovo possiamo però dire che ormai i doppiatori sono quasi sempre gli stessi. Insomma, non avete notato che in tutti gli ultimi videogiochi si sentono sempre le solite 4-5 voci?Ad ogni modo, chiudiamo dicendo che Still Life è interamente tradotto nel nostro idioma.

HARDWARE

Requisiti minimi: Processore da 750 Mhz, 128 MB di RAM, scheda video con 32 MB.

MULTIPLAYER

Assente.

– Storia ben raccontata

– Qualche innovazione di rilievo

– Ottimo design delle locazioni

– Enigmi troppo semplici

– Eccessivamente lineare

8.0

Still Life è la migliore tra le avventure grafiche rilasciate dopo Syberia 2 vuoi per la scarsa concorrenza vuoi per gli innegabili meriti che ha. L’aspetto maggiormente riuscito riguarda sicuramente l’atmosfera investigativa che pervade tutto il gioco e il modo stesso con cui i fatti sono raccontati. L’idea di creare un doppio punto di vista contrastante funziona infatti alla perfezione, rendendo la trama incalzante fino alla fine del gioco. A questo aggiungiamo anche delle innovazioni non di poco conto come la possibilità di poter esaminare gli oggetti nei minimi particolari grazie alla riproduzione 3D, il nuovo sistema dei dialoghi e le varie novità dal punto di vista dell’interfaccia. Ottimi per quanto riguarda originalità si rivelano anche i vari rompicapo disseminati qua e là. Siamo meno entusiasti, però, dal punto di vista degli enigmi. Questi sono estremamente semplici, anche perché il tutto risulta eccessivamente lineare dando, a tratti, la sensazione di andare avanti senza doverci prodigare in ragionamenti troppo complessi. Ad ogni modo, Still Life rimane un acquisto consigliatissimo per tutti gli appassionati di avventure grafiche e di storie d’investigazione in generale.

Voto Recensione di Still Life - Recensione


8

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