Playstation Vita sarà ricordata oltre che come una colossale occasione sprecata, anche come una delle console dal parco titoli più atipico e particolare, capace di mandare in brodo di giuggiole soprattutto gli amanti dei prodotti giapponesi, dai giochi di ruolo alle visual novel.
Proprio di una di queste, e non di una qualunque, ci accingiamo a parlare: Steins;Gate 0 è il secondo capitolo di una serie che ha appassionato milioni di fan, stregati da un anime tanto inconsueto quanto ben scritto.
Il titolo uscito nel 2015, peraltro, si era guadagnato un ottimo voto sulle nostre pagine, e cogliamo l’occasione per raccomandarvelo ancora una volta.
Dopo l’ottimo titolo d’esordio, 5pb e PQube (rispettivamente sviluppatore e publisher) portano sulla piccola di casa Sony questo seguito, che poi, a dirla tutta, proprio un seguito non è, visto che gli eventi che racconta sono, in un certo qual modo, contemporanei a quelli vissuti nel capitolo precedente.
Lo spettro del futuro
Due premesse sono necessarie prima di addentrarci nella complessa trama che sorregge Steins; Gate 0: inevitabilmente, per quanto cercheremo di non combinare troppi disastri, le righe che seguiranno conterranno spoiler riguardanti il primo episodio, visto che questo sequel si svolge in una linea temporale tra quelle alternative del primo (la Beta); secondariamente, il maggiore limite di questa produzione, quantomeno per i neofiti, deriva dalla sua natura stessa di sequel, che presuppone la conoscenza di personaggi e avvenimenti pertinenti al capitolo precedente: avvicinarsi alla serie partendo da questo episodio non solo è sconsigliato, ma, sotto molti punti di vista, praticamente impossibile.
Detto questo, ci limiteremo a dare solamente un accenno all’incipit narrativo, peraltro una delle parti migliori (insieme al true ending, secondo noi) di quest’opera: Steins; Gate 0 segue lo sviluppo narrativo della timeline Beta, nella quale Rintaro Okabe non solo non riesce a salvare l’amata Kurisu Makise, ma in uno dei mille tentativi di riscrivere gli eventi, finisce addirittura con l’ucciderla per errore.
Divorato dai rimorsi e dal senso di colpa, l’autoproclamato scienziato pazzo decide di gettare la spugna, mettendo da parte il suo macchinario per i viaggi nel tempo e concentrandosi piuttosto sulla sua salute psichica, messa duramente alla prova dagli avvenimenti vissuti.
Il destino, però, sembra avere per lui altri piani: l’incontro con il mentore di Kurisu e con la sua assistente, Maho, riaccendono la sua passione per la scienza e per i progetti sperimentali, anche se il nostro pagherà a caro prezzo la curiosità e la sete di conoscenza, visto che un apparentemente innocuo esperimento sulle intelligenze artirficiali lo costringerà ad affrontare nuovamente tutti i suoi demoni.
Come per l’episodio precedente e per l’anime che in Giappone ha spopolato, Steins;Gate 0 ha qualcosa di magnetico e il consistente vantaggio, rispetto al prequel, di non dover introdurre luoghi e personaggi, contando sull’amore e sull’empatia che i fan avranno sicuramente sviluppato per essi durante le vicende lì raccontate.
Già all’epoca, e oggi più che mai, si facevano le ore piccole non solo per la curiosità di vedere come si sarebbe evoluta una trama intricata ma magistralmente scritta, ma anche per seguire le sorti di protagonisti così vicini al giocatore da essere quasi vivi, omologabili a persone realmente esistenti nella loro umanità e nei loro patimenti.
Pur poggiando sulle solide fondamenta gettate del capitolo d’esordio, Steins;Gate 0 non si accartoccia pigramente su se stesso, concentrandosi maggiormente sulla figura di Okabe, sulle sue manie, sul peso che lo sta schiacciando, creando un vincolo fortissimo tra di esso e i giocatori più empatici.
Lo script è di qualità eccellente, e alterna pugni nello stomaco a (brevi) fasi più leggere, mostrando una visione del mondo di gioco assai più cupa e lugubre di quella del titolo del 2009.
Siamo dinanzi a una delle trame meglio scritte e raccontate di questa generazione videoludica, tranquillamente equiparabile a best-sellers della letteratura mondiale, che val bene lo “sforzo” di recuperare il primo capitolo (e giocarlo almeno un paio di volte) per non perdersene nemmeno un brandello.
Leggo ergo sum
Come per tutte le visual novel proposte in ambito videoludico, e tanto quanto il predecessore, Steins;Gate 0 si dimostra assai limitato per quanto concerne l’interazione diretta del giocatore con il software, anche se il team di sviluppo ha provato ad aumentare il coinvolgimento e la vivacità degli eventi a schermo proponendo differenti punti di vista e mettendo, in alcune fasi, il giocatore nei panni di personaggi altri rispetto al consueto Rintaro.
Il risultato è positivo e consente anche ad altre figure, meno incisive del protagonista ma comunque fondamentali ai fini della storia, di godere della luce dei riflettori e di vedere meglio evidenziate le loro personalità.
Ci sono sei differenti finali, raggiungibili a seconda delle scelte che vengono operate dal giocatore durante l’avventura, e l’aver inserito questo secondo episodio all’interno di una delle timeline alternative del titolo base ha consentito al team di sviluppo di giocare con personaggi noti, facendoli maturare senza stravolgerli. Si assisterà, allora, ad un Daru maggiormente consapevole del suo futuro e delle responsabilità connesse a esso, e quindi, se possibile, ancora più chiuso in se stesso e taciturno rispetto a Steins;Gate, o a una Mayuri cresciuta, decisamente più matura, che conserva il suo inguaribile ottimismo a cui dietro cela anche dolori e rimpianti: ogni personaggio mostra uno o più lati di sé che non si erano messi in evidenza in precedenza e proprio queste sfumature li rendono così credibili e degni di simpatia.
Steins;Gate 0 va preso come un libro interattivo, in cui al giocatore viene somministrata una storia ricca, emozionante, piena di momenti memorabili, sulla quale, a differenza di quanto accade con i lettori classici del medium cartaceo, può esercitare un certo potere, con la possibilità di dar vita a timeline differenti e, con esse, a epiloghi anche molto distanti tra loro.
The dark side of the gate
Il character design che ci aveva colpito così intensamente all’epoca della recensione del primo episodio torna in ottima forma in Steins;Gate 0 e, anzi, riflette i mutamenti e il tempo trascorso sui volti dei personaggi, sul loro look, sul modo in cui si vestono.
Rintaro appare provato, emaciato, con una barbetta incolta e un po’ di occhiaie, ma anche molte altre facce note non sembrano aver passato indenni l’esame del tempo.
Ryohei Fuke disegna un mondo assai vicino al nostro, con tramonti mozzafiato ma anche vicoli lerci, spazi desolatamente vuoti ed espressioni facciali che veicolano dolore e tristezza: chi non ha amato il tratto dell’anime o del primo episodio non troverà qui nulla che possa fargli cambiare idea, ma il tratto è maturato e la qualità dei disegni è innegabile.
Sebbene l’intreccio giustifichi ampiamente la cosa, il riciclo di assets e di spazi già visti nel prequel potrebbe far storcere il naso ai videogiocatori più esigenti, ma il comparto tecnico e la varietà di ambientazioni rappresentano tratti assai secondari in un prodotto come questo, interamente focalizzato sulla storia e sulle sue innumerevoli ramificazioni.
Torna, infine, l’accoppiata audio giapponese – sottotitoli inglesi, che, se da un lato taglierà fuori i meno avvezzi alla lingua d’Albione, dall’altro appare come la soluzione più consona per una storia dal forte taglio giapponese.
– Script di grandissimo valore
– Impossibile non affezionarsi ai personaggi
– Sei differenti finali
– Imprescindibile per i fan della serie
– Non giocatelo se non avete prima recuperato il capitolo precedente
– Interazione ludica ai minimi termini
Che ci giochiate su Playstation 4 o su Vita (con quest’ultima decisamente consigliata per questo tipo di esperienze), che intendiate iniziare la visione dell’anime dopo l’esperienza ludica, o che siate semplicemente amanti della lettura, Steins;Gate 0 porta in scena una delle storie più geniali e coinvolgenti degli ultimi anni, che ha il solo difetto di richiedere la fruizione del capitolo originario per essere apprezzata a pieno.
Certo, le visual novel rappresentano un genere particolare, che non sempre in occidente riscuote lo stesso consenso di cui gode in patria, ma certe storie vanno raccontate indipendentemente dal medium utilizzato per farlo: quella di Steins;Gate 0 è, semplicemente, una di queste.