Recensione

Steambot Chronicles

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a cura di rspecial1

I giochi di ruolo sono un genere che non riesce ad attirare un gran numero di estimatori ultimamente, a causa delle ore necessarie ad essere portatiti a termine. In un epoca nella quale la frenesia dei ritmi delle nostre vite, non ci consente di avere molto tempo da dedicare alle nostre passioni , sono in pochi a poter dedicare ore ed ore alla creazione di personaggi fortissimi, attraverso mille sfide ed incontri. I giochi di ruolo però, hanno da sempre come forza delle trame stupende, che riescono a catturare chi si azzarda ad incominciarne uno…finirlo è un obbligo, l’unico modo per sapere come va a finire.

Un grande viaggio!Come tutti i giochi di ruolo anche Steambot Chronicles ha dalla sua le caratteristiche basilari del genere, ma promette a differenza di tutti gli altri di donare un esperienza di gioco nuova e mai vista, attraverso una trama ricca di colpi di scena e cambi di direzione improvvisi, che neppure gli sceneggiatori di Beautiful si sognerebbero di fare. La nostra avventura incomincia con un tutorial, che a differenza di ciò che si potrebbe pensare sarà anche l’introduzione alla nostra avventura ed al proseguimento verso la salvezza del mondo. Noi saremo Vanilla e ci ritroveremo svenuti sulla riva del Seagull Beach senza ricordare nulla di cosa sia successo prima…ok, fino a questo punto le similitudini con tantissimi altri titoli dello stesso genere sono anche troppe. Per fortuna ad aiutarci, almeno nelle prime fasi di gioco, ci sarà la piccola Conie, una ragazza del villaggio vicino al luogo in cui siamo rinvenuti., che ci darà i consigli giusti e ci insegnerà ad interagire con gli altri, per imparare ben presto ad ambientarci all’interno di questo nuovo mondo. Ed eccoci giunti alla prima novità introdotta dai programmatori in questo titolo, la grande libertà nei dialoghi; come tutti gli appassionati di giochi di ruolo sapranno, parlare con i diversi personaggi, giocabili o meno, determina sempre delle scelte che avranno un effetto ben determinato sul proseguimento della storia. In Steambot Chronicles è stata data molta importanza alla libertà dei dialoghi, cioè alle cose che potremo dire a diverse persone, od alle risposte da dare; determinando in questa maniera il carattere di ciascun giocatore, ognuno di noi infatti si comporterà in modo diverso, affrontando l’avventura in modi differenti e che, sempre associando il tutto ai dialoghi ed alle diverse risposte che daremo, modificheranno la storia principale, portandoci a diversi finali od avvenimenti da affrontare. Sarà quindi fondamentale cercare di tenere un comportamento adeguato alle diverse circostanze, tenendo però ben in mente che non sempre si ha effettivamente una diversa reazione in base alle risposte date, solo alcune infatti influiscono sulla trama.

Aggancio…Se la trama del nuovo prodotto di Atlus riesce a coinvolgere con numerosi spunti, colpi di scena ed un continuo variare l’attenzione del giocatore, fino a coinvolgerlo e renderlo effettivamente una di quelle vittime predestinate che passerà quasi 100 ore (tranquilli, questo RPG ne richiederà molte meno, ma molte) davanti al classico gioco di ruolo giapponese, sarà il gameplay ad interessare maggiormente. Le fasi di combattimento sono si svolgeranno grazie all’ausilio di chissà quali creature, ma utilizzando un mech (si, finalmente i robottoni) denominato Trotmobile; questo è un mezzo molto diffuso nel mondo di Vanilla, e viene adoperato dall’uomo per diverse attività, sia industriali che agricole ecc. ecc. Sono delle macchine che aiutano nei lavori più faticosi e con un esoscheletro che li rende molto vicini all’uomo. Interessante la possibilità offerta al giocatore di personalizzare il proprio robot attraverso le numerose officine sparse per la mappa di gioco, infatti accumulando denaro potremo, non solo cambiare colore ed aggiungere uno stemma personalizzato ma anche sostituire intere parti meccaniche, come braccia o gambe, per potenziarne le caratteristiche e di conseguenza la capacità di attacco o difesa. Purtroppo però, com’era lecito attendersi, le pareti migliori costeranno “un botto” e bisognerà prima avanzare molto nella storia prima di riuscire ad avere qualche soddisfazione nei duelli. Fin qui sembra tutto bene, purtroppo però Steambot Chronicles cade proprio sull’aspetto più importante, il gameplay. I mech avranno dalla loro moltissime manovre da eseguire, ma quasi sempre ognuna di esse risulterà essere difficile da eseguire, rendendo le varie manovre meccaniche e poco fluide. E’ troppo difficile riuscire a gestire i comandi di un Trotmobile, proprio per questo il tutto è poco efficiente ed alla lunga snervante per molti. A complicare ulteriormente le cose ci sono anche alcune scelte discutibili degli stessi programmatori, come ad esempio quella di donare Vanilla di una barra di energia che non deve consumarsi, costringendoci di fatto a dare sempre da mangiare al giovane, farlo dormine adeguatamente ecc. ecc. Il poter scorrazzare per la città, comprando abiti o tagliandoci i capelli (il tutto avrà una ripercussione sul rispetto che i NPC avranno su di noi in quella zona) non riesce però a far sentire la mancanza di un aumento di abilità classico; ne il protagonista ne il suo mech riescono a potenziarsi soltanto combattendo, ma anzi il tutto avviene grazie ai nuovi pezzi incorporati. Rendendo il gioco una continua ricerca di denaro per usufruire dei miglioramenti. Essendo un action-RPG dall’impostazione molto zeldiana, era facile immaginarsi che durante le fasi esplorative ci saremo imbattuti in numerosissime subquest di stampo nintendaro ovviamente (quindi portando l’oggetto x dal punto b a quello a ecc. ecc.) che ne aumenteranno l’interesse e la longevità generale, senza contare i numerosi mini-giochi da affrontare, che spaziano da una sorta di titolo musicale, nel quale dovremo cercare di racimolare denaro suonando per la pizza ed i diversi angoli della città utilizzando ogni tipo di strumento pervenuto nella nostra tasca, erroneamente, al sempre verde biliardo, giusto per spezzare realmente con il titolo in se.

Biondo ruggineSebbene lo stile grafico, fumettose e molto in sintonia con gli anime giapponesi, si addica molto al tipo di titolo, i problemi del comparto tecnico sono altri. Se i protagonisti sono curati e realizzati con cura e dovizia di particolari, lo stesso non si può dire per tutti gli altri personaggi, che spesso risulteranno essere più d’intralcio che altro. Oltre ad essere poco curati e con texture di basso livello, persino le animazioni sembrano aver subito numerosi tagli, sempre paragondoli a quelli principale. Si conclude il tutto con dei fondali pessimi, spogli e privi di particolari, oltre che brutti da vedere e con caricamenti troppo lunghi, senza dimenticare le musichette carine e melodiche che però non riesco a coinvolgere il giocatore, ma anzi solo a farlo addormentare.

– Ottimi spunti

– Ottimi gli Trotmobile

– Grafica non all’altezza

– Gameplay confusionario negli scontri

7.0

Se amate i giochi di ruolo e avete una trentina di ore da buttare questo Steambot Chronicles può rivelarsi un buon antipasto in attesa di qualcosa di meglio, l’importante è basarsi soltanto sulla trama, decisamente accattivante, e non pensare troppo ai limiti del gameplay o la pochezza della grafica. Un titolo che si perderebbe senza problemi nella mediocrità del genere, se non fosse per i minigiochi ed alcuni spunti originali che non si vedevano da tempo e che danno quel tocco speciale in più al gioco che gli fà meritare l’attenzione degli esperti che non vogliono la solita minestra riscaldata.

Voto Recensione di Steambot Chronicles - Recensione


7

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