4X: una semplice sigla che identifica una tipologia di gioco abbastanza complessa, in cui l’obiettivo è quello di esplorare (eXplore), espandersi (eXpand), utilizzare risorse (eXploit), e naturalmente sconfiggere gli avversari (eXterminate). Il titolo che analizzeremo in questa recensione, StarDrive 2, rientra in questa categoria videoludica, e propone al giocatore la possibilità di costruire il proprio impero nello spazio. Andiamo a vedere, allora, se il gioco merita la nostra attenzione.
Spazio, ultima frontieraSviluppato da
Zero Sum Games,
StarDrive 2 rappresenta il seguito del primo
StarDrive: ci si sarebbe potuti attendere che questo secondo capitolo proponesse la stessa esperienza del proprio predecessore, e invece il cambiamento apportato dagli sviluppatori è, almeno dal punto di vista del gameplay, decisamente importante. Se il primo
StarDrive sviluppava un’esperienza strategica in tempo reale, infatti, questo secondo capitolo si avvicina se si vuole alla formula che ha reso famosa la serie
Total War. Parliamo dunque di un mix tra sessioni di strategia a turni (in cui sviluppare le proprie colonie spaziali), e battaglie in tempo reale (necessarie per sconfiggere i propri nemici).Le due opzioni principali di gioco, che purtroppo non contemplano nessuna possibilità di giocare in multiplayer, consistono in una battaglia estemporanea e nella classica campagna. Questa ultima opzione è, come prevedibile, la modalità regina del gioco, e consentirà di prendere il comando dell’impero spaziale di una delle nove razze disponibili. Tra queste, molte sono state mutuate integralmente dal primo capitolo, e posseggono un tratto caricaturale che tradisce una impostazione poco seriosa della produzione, oltre che alcune caratteristiche tipiche che influenzano l’esperienza di gioco. Trovano posto, cosi, gli orsi in versione “samurai feudali” chiamati Kulrathi, le piante amanti della pace conosciute come Pollop, oppure gli aggressivi canidi della razza Vulfar, e ovviamente gli umani. Ogni razza, dicevamo in precedenza, possiede determinati tratti distintivi: per fare un esempio, gli umani sono intelligenti (+1 nella ricerca degli scienziati) e lavoratori volenterosi (+1 nella produzione), ma facilmente corruttibili (+25% di tributi per colonia). Il titolo, in ogni caso, consente una personalizzazione abbastanza importante della propria razza, che comprende sia la scelta del nome del proprio impero, ma anche la definizione di alcuni dei tratti indicati in precedenza.
L’universo è bello perché è varioDopo aver personalizzato la propria partita, modificando magari la grandezza della mappa da gioco (di modo da avere più o meno sistemi e pianeti da contendere alla IA), il giocatore potrà partire alla conquista dello spazio profondo. C’è da dire che, a dispetto di quello che potrebbe apparire come un impianto di gioco abbastanza complesso, in realtà l’esperienza di gioco offerta da StarDrive 2 è, quantomeno nelle sue dinamiche da strategico a turni, tutto sommato semplificata. Ogni colonia a nostra disposizione, infatti, è popolata da agricoltori (buoni per ottenere cibo), lavoratori (necessari per costruire strutture varie), e scienziati (indispensabili nella ricerca di nuove tecnologie). Nel momento in cui si dovesse avere bisogno di più agricoltori, ad esempio, tutto quello che bisognerà fare sarà effettuare un semplice drag & drop col mouse, e spostare le icone di scienziati o lavoratori nella sezione apposita.La propria popolazione, che non reagirà mai a questi cambiamenti, potrebbe invece inalberarsi nel momento in cui si andrà a concludere una negoziazione con le altre razze. Nel corso del gioco, infatti, il giocatore verrà più volte contattato dai comandanti degli altri imperi, in cerca degli accordi più disparati. A seconda di quello che le parti metteranno sul piatto, il livello di tolleranza delle due popolazioni coinvolte cambierà; va da sé che proporre accordi sbilanciati farà sì che il proprio popolo non sia particolarmente favorevole, e potenzialmente questo potrebbe far diminuire la felicità dei propri coloni.
Cercare di sfruttare le proprie abilità diplomatiche, d’altra parte, potrà apportare diversi benefici; stiamo parlando non solo di facilitazioni economiche derivate da trattati reciproci, o di diritti di passaggio sul proprio territorio, ma anche di alleanze belliche che potrebbero risultare particolarmente utili durante le guerre. Non manca, poi, la gestione delle tecnologie sviluppabili dal proprio impero, che presenta un certo elemento di interesse: le varie scoperte, infatti, sono raggruppate in diversi gruppi (per esempio quello dedicato all’agricoltura o alla filosofia). Una volta scelto un ramo di ricerca, tutte le altre opzioni riguardanti lo stesso sottogruppo diventeranno inutilizzabili, e le tecnologie ad esse associate potranno essere ottenute solo tramite negoziazioni con altre razze; le abilità e i caratteri distintivi della nostra razza, poi, potranno essere ulteriormente influenzate dalla presenza di alcuni leader, che emergeranno durante il titolo; questi personaggi potranno essere ingaggiati e posti a comando delle proprie colonie, e ciò permetterà di avere accesso ad alcuni bonus esclusivi.
Durante queste fasi che, in effetti, potrebbero essere definite anche gestionali, sarà importante avere sott’occhio la mappa di gioco; il comportamento della IA, infatti, sarà sempre abbastanza aggressivo, e la strategia dell’intelligenza artificiale sarà quasi sempre quella di appropriarsi di tutti i pianeti attualmente disabitati. Questo significa che, in altre parole, bisognerà essere sempre pronti a possibili attacchi e dichiarazioni di guerra, che difatti non tarderanno quasi mai ad arrivare. Bisognerà dunque spendere del tempo a costruire e potenziare la propria flotta, nonché le proprie truppe di terra: il primo aspetto, nello specifico, merita qualche riflessione approfondita. Le varie navicelle, infatti, potranno essere personalizzate in maniera profonda grazie a nuove armi, soluzioni difensive e upgrade strutturali. L’aggiunta di questi elementi avviene in modo veramente intuitivo: alla sagoma della navicella, infatti, viene sovrapposto un reticolo formato da piccoli quadrati. Le varie armi o sistemi difensivi, difatti, occupano un certo quantitativo di questi quadrati, e potranno essere sistemati laddove esista lo spazio sufficiente. In questo modo si può scegliere, ad esempio, di concentrare tutti i cannoni laser su un lato piuttosto che su un altro, e così via.Lo stesso discorso, sebbene in maniera più semplificata, avviene anche per le unità di terra, le quali possono essere differenziate grazie alle scelte relative alle armi utilizzate, all’equipaggiamento e alla tecnica di combattimento. In questo modo, peraltro, è possibile creare delle combinazioni predefinite che prediligano gli attacchi corpo a corpo o da lontano.Una volta personalizzata la propria armata, si potrà intraprendere uno scontro: in queste fasi, nel momento in cui a darsi battaglia saranno due flotte, l’impostazione a turni cederà il posto a una battaglia in tempo reale; nel momento in cui lo scontro sarà tra unità di terra, per esempio quando bisognerà approcciare un pianeta già abitato, il titolo proporrà invece degli scontri a turni.C’è da dire che, in qualche modo, nessuna delle due alternative offerte ci ha convinto pienamente: le battaglie in tempo reale, ad esempio, proseguono con un ritmo sempre molto lento, tant’è che prima di abbattere alcune unità nemiche passeranno anche alcuni minuti. Questo fa sì che spesso e volentieri si andrà a
skippare la battaglia in tempo reale, a favore della possibilità di avere immediatamente a disposizione l’esito finale dello scontro. Le battaglie a terra, invece, propongono un’esperienza a turni in stile XCOM senza particolari spunti, la cui insita ripetitività viene parzialmente smorzata dalla personalizzazione delle unità indicata in precedenza.
Le parole contanoArrivati ormai alla fine dell’analisi di StarDrive 2, dunque, possiamo sbilanciarci e dire che la parte gestionale/diplomatica, che include anche la personalizzazione delle unità militari, sembra essere più convincente della rappresentazione delle battaglie.Dal punto di vista tecnico, il titolo presenta una realizzazione complessiva poco più che sufficiente, sebbene durante le battaglie che coinvolgono più unità non siano mancati episodi di stuttering e alcuni rallentamenti. Esteticamente, in ogni caso, non sembra ci sia molto da analizzare: la riproduzione di pianeti e navicelle varie è sufficiente anche quando ci si avvicina con l’inquadratura, mentre lascia un po’ a desiderare nelle battaglie terrestri.Il sonoro, infine, non si segnala per particolari spunti di riflessione, andando a proporre in ogni caso musiche di accompagnamento e rumori ambientali adatti alle situazioni di gioco.
– Fasi gestionali semplici ma convincenti
– Positivo livello di personalizzazione delle navicelle
– IA quasi sempre aggressiva…
– …a volte anche troppo
– Le battaglie, soprattutto quelle terrestri, non convincono pienamente
StarDrive 2 è un 4X sicuramente sufficiente, che cerca di combinare un divertente impianto da strategico a turni con battaglie in tempo reale. Gli scontri, in special modo quelli terrestri, presentano alcune problematiche che li rendono tutto sommato un po’ noiosi, per non dire trascurabili, mentre la parte gestionale si segnala per una semplicità di fondo che rende l’esperienza di gioco sicuramente piacevole. A dispetto di una complessiva mancanza di varietà tra le unità delle varie classi, poi, ci ha convinto il sistema di personalizzazione delle unità di guerra, e in generale la gestione diplomatica è risultata abbastanza divertente. Sommando tutti questi fattori, dunque, il giudizio che ne consegue è discreto.