Recensione

Star Wars: Republic Commando

Avatar

a cura di pWi

In attesa del Sith Star Wars: Republic Commando, ennesimo titolo facente parte della popolare serie fantascientifica, esce a soli tre mesi dal rilascio dell’attesissimo terzo episodio di Star Wars. Il nuovo film di George Lucas, come certamente già sapete, si chiama La Vendetta dei Sith e ci mostrerà da una parte il definitivo approdo di Anakin Skywalker presso le forze del male dell’Impero, dall’altra come l’Impero abbia potuto sconfiggere quella vasta e apparentemente potente organizzazione che faceva riferimento alla Repubblica. Ci sono tantissimi motivi di interesse in questo film, ma quello che mi stuzzica maggiormente è legato al finale. Per la prima volta nelle saga, infatti, dovrebbe essere un finale interamente “cattivo”, mentre in precedenza, anche quando gli avvenimenti difficilmente lo permettevano, c’era sempre qualcosa di “buono” (ad esempio, l’ultimissima scena di L’Attacco dei Cloni ci mostra il matrimonio segreto di Anakin e Padme). Republic Commando si incastona tra l’episodio due, L’Attacco dei Cloni, e l’episodio tre, La Vendetta del Sith. Narra delle imprese di un commando della Repubblica composto da quei cloni la cui genesi ci viene dettagliatamente descritta nel secondo episodio facendo riferimento al prima misteriosissimo Jango Fatt. In realtà, non vi è una vera e propria trama, ma soltanto le descrizioni della missioni che dovremo svolgere e come queste si collocano nelle vicende che costituiscono la trama della saga. Tutto il sapore del gioco viene così affidato esclusivamente al gameplay, al nostro essere sul campo di battaglia nel tentativo di far fuori droidi e alieni di ogni tipo e per allontanare il più possibile l’incombere delle forze imperiali. L’ambientazione di Republic Commando, nel corso del gioco, cambia solamente tre volte. Inizialmente ci troveremo su Geonosis, il pianeta sul quale, alla fine del secondo episodio, scoppiava la guerra dei cloni. Ci sposteremo successivamente a bordo di una nave d’assalto, della quale strane forze si sono impossessate dei controlli. Infine, dovremo agire su Kashyyk, il pianeta degli Wookie. Qui potremo iniziare a pregustare una parte, seppur piccola, di quello che vedremo nel terzo episodio, grazie ad una realizzazione di Kashyyk veramente sopraffina che già ci fa fantasticare su come sia realizzato questo pianeta nel film.

Scorch, Sev, Fixer: ovvero la nostra squadra Star Wars: Republic Commando è uno shooter 3D tattico nel quale saremo chiamati a gestire una squadra. Si tratta quindi di un mix tra elementi da gioco di azione puro ed elementi strategici relativi alla gestione degli uomini che ci vengono affidati. Detto così il gioco sembra però più strategico di quanto effettivamente sia. Republic Commando rimane, invece, un gioco estremamente frenetico, nel quale le componenti strategiche sono comunque relegate in secondo piano ed incastonate così bene nel gameplay che non appesantiscono minimamente la struttura di gioco. Sapete bene che è molto difficile trovare un’interfaccia di gioco in grado di coniugare in tempo reale la frenesia alla strategia, in quanto si rischia sovente di annullare la prima rendendo la seconda troppo noiosa o difficile da eseguire. Tutto questo i ragazzi della LucasArts sono riusciti ad evitarlo, proponendo un gioco molto divertente e che offre un’esperienza assolutamente continuativa. Ma vediamo, nel dettaglio, come sono riusciti in questa impresa.Iniziamo con la descrizione della gestione della squadra. Principalmente questa si effettua sfruttando le locazioni dove, di volta in volta, ci troviamo. In queste, infatti, sono collocati degli “hot spot”: per ognuno di essi è possibile compiere un particolare tipo di azione. Gli “hot spot” ci sono segnalati tramite delle piccole icone. Schiacciando il tasto di azione su di esse uno dei nostri uomini eseguirà il tipo di azione conforme alle caratteristiche dell’ “hot spot” stesso. Se, ad esempio, da quest’ultimo è facile tirare granate contro i bersagli, vedremo un nostro uomo avvicinarvisi e disporsi per il lancio di granate. Gli “hot spot” possono riguardare anche ripari dal fuoco nemico, torrette, sistemi per la rigenerazione della salute, mine da neutralizzare, zone nelle quali collocare testate esplosive, sistemi da hackare per aprire delle porte e così via. Ogni qual volta selezioneremo un “hot spot” un’immagine olografica ci spiegherà che tipo di operazione il nostro uomo eseguirà: l’immagine resterà fin quando quest’ultimo non compirà l’azione a lui ordinata. Al di là degli “hot spot” potremo impostare altri tipi di comandi ai membri del team d’assalto. Questi sono quattro e vengono eseguiti (di default) con i tasti F1, F2, F3, F4. Così potremo ordinare loro di attaccare tutto quello che vedono, di seguirci, di restare in posizione oppure richiamarli.Ad ogni modo, non avremo mai un controllo diretto su ciascun membro, ma potremo solo impostare il tipo di azione da eseguire in modo che uno qualsiasi dei cloni se ne occupi. D’altra parte un comodo sistema di icone, collocato nella parte inferiore a sinistra della schermata, ci mostra che tipo di azione sta eseguendo ogni clone e la sua posizione rispetto alla nostra. Come vedete anche dalle foto, inoltre, la visuale ci permette di intuire anche il nostro elmetto e di vedere chiaramente qualsiasi cosa accada sopra la visiera. Ad esempio, quest’ultima può essere sporcata da sangue alieno, da olio, dall’acqua piovana. Tutto questo si colloca nel discorso relativo all’immedesimazione, elemento molto curato dai ragazzi di LucasArts fino a diventare uno degli aspetti centrali di tutta la produzione. La sensazione di sentirsi veramente lì, mentre i nostri uomini gridano concitati facendo riferimento ai pericoli che incombono, è elevatissima. Tutto ciò è corroborato anche dal fatto di agire con altri esseri, benché essi siano simulati da una peraltro ottima intelligenza artificiale. D’altra parte, Republic Commando resta un gioco di azione che mette al centro il fattore frenesia. Il gioco si svolge, quindi, in maniera molto concitata e nella stragrande maggioranza delle volte dovremo solamente sparare a tutto quello che si muove. Ma sta proprio qui il bello. Anche se lo scopo è questo, saremo sempre obbligati ad imbastire un minimo di strategia sfruttando gli “hot spot” e collocando con attenzione i membri del nostro team. Lanciarsi nel fulcro della battaglia senza protezione o senza copertura è infatti una mossa assolutamente suicida. Molto spesso l’uso del nostro team e degli “hot spot” si limita al fatto di impartire un ordine, attendere che il clone di turno lo esegua e, in questa fase, coprirlo dagli attacchi dei nemici. Per esempio, se il clone si dirige in un determinato punto per collocare una carica esplosiva, dovremo stare attenti alle forze nemiche che gli si avvicinano cercando di farle fuori prima che esse facciano altrettanto con lui. La collaborazione con gli altri membri, benché ovviamente simulata, è essenziale per garantire la sensazione di immedesimazione che abbiamo prima descritto. Questo aspetto è talmente ben realizzato che ben presto ci affezioneremo ai membri del nostro team. Scorch, Sev e Fixer ci seguiranno, infatti, per tutto il gioco (tranne che per una piccolissima parte) aiutandoci e richiedendo aiuto a seconda degli avvenimenti. Infatti, sul campo di battaglia è anche possibile curarsi a vicenda. Se cadremo noi potremo, infatti, chiedere aiuto ad uno dei cloni: se questi sarà libero dai nostri ordini verrà a darci una mano anche se la battaglia continua imperterrita intorno a noi. Queste fasi sono condite, peraltro, da un ottimo effetto di blurring che simula molto bene lo stordimento. Potremo, ovviamente, anche noi tirare su i membri caduti grazie allo stesso marchingegno utilizzato da loro. Insomma, vedere agire e combattere loro è come vedere agire e combattere sé stessi. Un altro elemento da sottolineare assolutamente è quello legato alla continuatività del gioco. Tra un livello e l’altro, infatti, non viene lasciato niente al caso, tutto quello che vivranno i nostri cloni lo vivremo anche noi. A questo si aggiunge un ritmo incalzante, anche grazie ai velocissimi tempi di caricamento. Insomma, una volta iniziato a giocare è difficile staccarsi da Republic Commando, in quanto saremo in tutto e per tutto consegnati alle vicende del gioco. D’altra parte, anche per quanto riguarda l’aspetto longevità non possiamo lamentarci in quanto Republic Commando non è certo uno di quei giochi che si terminano in un week end.Un discorso a parte lo meritano le armi che ci troveremo ad utilizzare nel corso del gioco. Diciamo, innanzitutto, che l’arma principale è un mitragliatore veloce in stile Halo. La definisco principale perché ci troveremo ad utilizzarla molto spesso. Al mitragliatore vanno aggiunti il fucile di precisione, lo shotgun, altre mitragliette veloci in stile uzi, il lancia missili, il lancia granate, la pistola, la balestra e altre armi ancora per un totale di 12. L’uso delle armi va ponderato a seconda del nemico di turno. Alcuni di essi, infatti, sono più vulnerabili ad un tipo di arma piuttosto che ad un altro. Per esempio, i droidi più robusti sono molto deboli nei confronti del fucile di precisione, molto poco nei confronti del mitragliatore. Ad ogni modo, per quanto le armi, come vedete, c’è una bella varietà per cui non possiamo che restare soddisfatti da questo punto di vista. Inoltre, oltre ad esse, come già accennato, potremo utilizzare le torrette disseminate per le varie mappe. Queste sono ovviamente molto più potenti, soprattutto quelle che lanciano razzi. Chiudiamo questa fase della nostra recensione parlando del supporto multiplayer. Dicendo che prevalentemente Republic Commando rimane un’esperienza single player, dobbiamo annoverare tre modalità di gioco multiplayer. Si tratta del deathmatch, del team deathmatch e del capture the flag. In queste il gioco mantiene quella frenesia che lo contraddistingue e inoltre ci consentono di giocare anche con le forze del male costituendo, così, una nuova esperienza di gioco. Quello che manca è una vera e propria modalità cooperativa che avrebbe potuto consentirci di giocare con gli amici in modo che ognuno avrebbe gestito uno dei cloni. Peccato, sarà per Republic Commando 2…

Una grafica all’insegna della fluidità Quello di cui si resta colpiti alla prima partita a Republic Commando è la fluidità della grafica. Il motore grafico, infatti, riesce a non perdere mai frame al secondo, anche nelle situazioni più concitate. Tutto questo contribuisce alla sensazione di immedesimazione e, soprattutto, di concitazione che pervade il gioco. Va, quindi, fatto un plauso ai ragazzi di LucasArts, anche perché è molto più facile, oggi giorno, trovare motori grafici con imperfezioni e che procedono a rilento. Nonostante la grande fluidità, la grafica di Republic Commando propone un alto numero di poligoni, ottime animazioni, modelli poligonali ben realizzati, pregevoli texture, diversi effetti grafici di ultima generazione e, soprattutto, alterna spazi chiusi e spazi aperti (soprattutto su Geonosis) con grande naturalezza. Certo, questi ultimi non sono così sconfinati come in Half-Life 2, ma danno comunque la sensazione di stare agendo all’aperto. Insomma, se si rientra nei requisiti minimi, la grafica di Republic Commando è tutta da gustare. Scendiamo, in termini di qualità, se parliamo del sonoro. Da una parte, infatti, le splendide musiche di John Williams non fanno che aumetare l’immedesimazione al gioco e all’atmosfera di tutta la saga, dall’altra siamo rimasti molto delusi dagli effetti sonori. Abbiamo trovato questi non coinvolgenti come il resto: sono un po’ sottotono. La sensazione è che siano troppo distanti rispetto alle voci dei cloni o alle musiche stesse. Insomma, a nostro avviso non riescono a contribuire all’immedesimazione generale, anzi finiscono per lenirla. Sembrerebbe un elemento di poco conto, ma invece è abbastanza centrale e al giocatore più attento salta subito all’occhio…ops all’orecchio. Questo non vuol dire che l’audio direzionale non sia di buon livello o che le voci dei cloni non siano realistiche, ma di questo ne abbiamo già parlato altrove. Il voto a questo fattore è quindi stato assegnato facendo la media tra un 10 per quanto riguarda le musiche e un 5 per quello che riguarda gli effetti sonori. Concludiamo la nostra recensione dicendo che la versione provata da noi è quella inglese, con parlato e testi in questa lingua. In Italia, comunque, Republic Commando sarà commercializzato con i testi in italiano, mentre il parlato resterà in inglese. D’altra parte, sarebbe stato veramente difficile realizzarlo nel nostro idioma senza perdere la concitazione e il carisma che vengono suggeriti al giocatore.

HARDWARE

Requisiti minimi: Processore da 1 Ghz, 256 MB RAM, scheda video con 64 MB che supporti pixel e vertex shader, 2 GB di spazio libero su hard disk.

Requisiti consigliati: Processore da 2 Ghz, 512 MB RAM, nVidia GeForce 5700 o superiore, 2 GB di spazio libero su hard disk.

MULTIPLAYER

Republic Commando offre tre modalità di gioco in multiplayer: deatmatch, team deathmatch e capture the flag. In queste il gioco mantiene quella frenesia che lo contraddistingue e inoltre ci consentono di giocare anche con le forze del male costituendo, così, una nuova esperienza di gioco. Quello che manca è una vera e propria modalità cooperativa che avrebbe potuto consentirci di giocare con gli amici in una modalità nella quale ognuno avrebbe gestito uno dei cloni.

– Grande atmosfera

– Estremamente immersivo

– Struttura di gioco immediata

– Grafica molto fluida

– Esperienza di gioco continuativa

– A lungo andare ripetitivo

– Effetti sonori un po’ sottotono

8.2

Già con il demo rilasciato nelle scorse settimane, Republic Commando aveva mostrato molti degli aspetti positivi che sono stati confermati nella versione finale. La sensazione di essere veramente lì, in un campo di battaglia nella fantastica atmosfera di Star Wars, è probabilmente l’elemento meglio riuscito di tutta la produzione. Ciò avviene grazie alla collaborazione con i membri del team, i quali sono gestiti peraltro da un’ottima intelligenza artificiale, grazie alle musiche della saga, alle frenetiche battaglie che ci avvolgono, alla possibilità di impartire ordini con grande facilità. Proprio quest’ultimo è il “miracolo” dei ragazzi di LucasArts, in quanto sono riusciti a coniugare l’azione più pura ad un comunque ottimo sistema di strategia in tempo reale. E’ vero che il gioco rimane assolutamente frenetico, ma agendo senza strategia non si può andare troppo avanti.

Venendo ai problemi, dobbiamo invece segnalare una certa ripetitività di fondo, la quale si presenta sempre quando ci sono strutture di gioco talmente semplici, ed effetti sonori un po’ sottotono, distanti rispetto al parlato concitato dei cloni e alle splendide musiche.

Detto questo, Republic Commando è un acquisto obbligatorio per chi ama i giochi di azione frenetici e divertenti. Ma può essere facilmente proposto a tutti per quella imponente sensazione di immedesimazione a cui abbiamo più volte fatto riferimento.

Voto Recensione di Star Wars: Republic Commando - Recensione


8.2

Leggi altri articoli