Recensione

Star Trek: Bridge Crew

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

L’idea di viaggiare nello spazio affascina tutti quanti noi o quasi, ammettiamolo. Fare un viaggio spaziale di persona è al momento fuori portata e lo sarà per molto, molto tempo ancora. E’ qui che ci viene in soccorso la realtà virtuale, dandoci un assaggio di ciò che si trova al di fuori dei confini del nostro mondo. E quale modo migliore di farlo se non utilizzando una licenza come quella di Star Trek, la serie che per prima ci ha portati “dove nessun uomo è stato prima”?
Spazio, ultima frontiera
Star Trek: Bridge Crew si inserisce nella timeline creata nel 2009 dallo Star Trek di J. J. Abrams e ci mette a bordo della USS Aegis, il cui compito è cercare un nuovo pianeta abitabile per i vulcaniani, dopo che il loro è stato distrutto. Per farlo, dovremo inoltrarci in una zona dello spazio occupata dai pericolosi Klingon. Lo diciamo fin da subito: si capisce fin troppo bene che il comparto narrativo non è il focus del titolo. La trama appare più una mera scusa per gettare l’equipaggio dell’Aegis nell’azione che non una vera colonna portante del titolo. E’ un peccato se consideriamo le infinite potenzialità narrative che la licenza avrebbe potuto garantire.
Il comparto tecnico riesce a regalare delle belle visuali dello spazio, ma si rivela piuttosto arretrato, soprattutto per quanto riguarda i numerosi personaggi che popolano l’astronave. Si tratta di un passo indietro piuttosto vistoso anche rispetto ad altre produzioni per Playstation VR, di cui Star Trek eredita il quasi immancabile effetto blur. Ciò nonostante, il titolo riesce comunque ad offrire un’esperienza immersiva grazie al visore di casa Sony, un’esperienza completamente libera da fastidi legati alla nausea.
Niente da eccepire, invece, per quanto riguarda il comparto sonoro, che riprende alcune musiche ed effetti del brand, risultando particolarmente atmosferico.
Vuoi viaggiare nello spazio con me?
Star Trek: Bridge Crew si compone di due modalità, ciascuna affrontabile sia in singolo che in compagnia (fino a quattro giocatori, solo online): una modalità campagna, che ci fa affrontare le cinque missioni che compongono la storia, ed una modalità denominata “ongoing voyages”, che ci permette di affrontare missioni generate casualmente.
Quale che sia la modalità di nostra scelta, ci ritroveremo ad interpretare uno di questi quattro ruoli: il capitano, che ha il compito di dirigere le attività dei suoi sottoposti e di controllare lo status della nave; il pilota, che ha il compito di guidare l’astronave e di impostare le rotte; l’ingegnere, che ha il compito di distribuire le energie della nave e di effettuare le riparazioni; infine, l’ufficiale tattico, che si occupa di armi, scudi e sensori. Ciascuno dei quattro ruoli richiede un approccio differente e richiede qualche minuto per abituarsi alla propria plancia di comando, che varia da ruolo a ruolo. Ciò nonostante, i comandi di ogni posizione risultano intuitivi (per un’esperienza più immersiva, consigliamo l’utilizzo di due Playstation Move) e di facile memorizzazione. 
Come si può capire già da questa diversificazione, il vero fulcro del gioco è la collaborazione: il pilota deve essere bravo nel coordinare i suoi sottoposti, ma anch’essi devono essere altrettanto bravi nel comunicare tra di loro e con il loro capitano. Star Trek: Bridge Crew riesce a ricreare in modo egregio l’esperienza di trovarsi su un’astronave e di dover collaborare con un equipaggio, facendo la felicità sia dei fan della serie che di coloro che, più in generale, amano la fantascienza.
Questo, però, va fortemente a penalizzare la modalità giocatore singolo: in essa, dovremo necessariamente utilizzare il capitano, comandando tre personaggi controllati dall’intelligenza artificiale; in alternativa, potremo spostarci e assumere temporaneamente un altro ruolo, per poi tornare alla sedia del capitano quando lo vorremo. Il punto è che viaggiare da soli non funziona, non riesce a divertire: si nota fin troppo che non è quello che per cui Star Trek: Bridge Crew è stato pensato. Per questo, se siete alla ricerca di un’esperienza da giocare da soli, vi consigliamo di lasciar perdere questo titolo.
Se invece avete un gruppo di amici con cui giocare (a questo proposito, segnaliamo che è possibile giocare online anche con giocatori di altre piattaforme) o non siete timidi e siete disposti a collaborare con sconosciuti, allora Star Trek: Bridge Crew potrebbe fare al caso vostro.
A patto che possiate soprassedere all’altro, grande problema che affligge il titolo Ubisoft: la tenuta nel tempo. Il gioco non ha una grande offerta in termini quantitativi, se si considera che la campagna conta solo cinque missioni (circa tre ore di gioco) prima di lasciarci in balia delle missioni generate casualmente. A questo bisogna aggiungere una mancanza di varietà: essa è data più dal collaborare con persone diverse che dal gioco in sé. Questi due fattori, uniti, non fanno di Star Trek: Bridge Crew un gioco che vi terrà incollati per molte ore di fila, quanto più un’esperienza occasionale. Preso in questo modo, il gioco può valere la candela: a prezzo pieno, però, è difficile consigliarlo ad occhi chiusi.

– Una bella esperienza in VR

– Viaggiare nello spazio in compagnia è qualcosa di unico

– Un’esperienza imperdibile per i fan di Star Trek

– In single player perde significato

– Scarsa offerta a livello di contenuti

– Poca varietà

7.0

Star Trek: Bridge Crew riesce nel regalare una bella esperienza VR ed un divertente gioco in cooperativa che strizza l’occhio ai fan del longevo franchise, ma mostra il fianco quando si vuole affrontare il gioco da soli o se si guarda alla varietà e alla quantità dei contenuti proposti. Proprio per questi ultimi motivi è difficile consigliare il gioco a prezzo pieno a colore che non sono fan sfegatati di Star Trek. Per tutti gli altri è consigliabile attendere un calo di prezzo per un’esperienza che, comunque, vale la pena di essere provata almeno una volta.

Voto Recensione di Star Trek: Bridge Crew - Recensione


7

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