Recensione

Spytoy

Avatar

a cura di Upe

Pur rappresentando una porta aperta a numerose innovazioni, l’EyeToy non è riuscito ad attirare i favori degli studi di sviluppo esterni per far fruttare pienamente il suo potenziale. Comunque sia, negli ultimi tempi, la piccola cinepresa di Sony ha avuto di che lavorare ed ora si prepara ad accogliere l’ultimo nato: SpyToy.

James TontGià dal nome si ha l’idea di avere a che fare con un gioco dove la destrezza o, ancora meglio, la possibilità di impersonare realmente un’icona come Sam Fisher ci alletta, avendo tra le mani un software con tali potenziali. In realtà, ci tocca sorbire mini-giochi senza sapore e sguazzare nella mediocrità. Vediamo perché! Spytoy offre un’interfaccia futurista, ma su questo non nutrivamo dubbi vista l’esperienza nel settore maturata dallo studio londinese di Sony, abituato alla programmazione dell’accessorio. Si parte con la creazione del profilo, con la cinepresa che rileva automaticamente il nostro viso per la scansione e successiva memorizzazione nella banca dati.In seguito, ad ogni nuova partita, bisognerà identificarsi tramite tale procedura, con l’aggiunta di una sequenza (criptata) di tre tasti. Completato il log-in si accede finalmente ai mini-giochi, i quali si articolano intorno ad una semplice sceneggiatura riguardante lo spionaggio. Un’idea sicuramente lodevole, ma che avrebbe avuto veramente senso se la trama non fosse ancora più risibile di un film parodia di James Bond. Dopo una breve esperienza di apprendistato presso la S.I.A (Strategic Intelligence Agency), ci si trova a dover semplicemente salvare il mondo dal complotto del terribile Sindacato. Si comincia! Sono appena le otto e bisogna già intervenire per fermare un’operazione terroristica, che mira a distruggere la celebre opera di Sydney. Giusto il tempo di prendere l’aereo per inseguire i malfattori, in tour mondiale, che pensano bene di esibirsi simultaneamente a Parigi, dove caricano la Torre Eiffel di elettricità, ed a Londra per paralizzare tutti gli abitanti. E ancora a Berlino per il lavaggio del cervello dei berlinesi. Tutto un programma! Insomma, bisognerà prenderli al volo i terroristi responsabili di queste malefatte. Quest’ultimi non sono francamente così coraggiosi, appena catturati sfagiolano delle confessioni complete e denunciano senza vergogna il loro responsabile gerarchico. Se la giornata è stata piuttosto piena, cosa ci aspetta domani? Naturalmente una bella missione a New York (poteva mancare?) dove lo scopo è disattivare una geosfera mortale. Ma buono è solamente il riscaldamento. Dopo tutto chi avrebbe sospettato che il responsabile del S.I.A giocasse una partita doppia?. Evidentemente qualcuno deve avergli impiantato un GPS nella testa senza che questi se ne avveda. Stupendo, no? Finalmente si arriva ad un lieto fine, come tanto amiamo, con una promozione al grado di comandante che, purtroppo, lascia presagire un seguito. Dietro questa sceneggiatura affliggente, si può certo vedere una caricatura dell’agenzia di contro spionaggio americano, che si vanta di salvare il mondo parecchie volte al giorno con tecnologie insospettate, trovando però il tempo per lamentarsi della mancanza di fondo nel bilancio. Lasciamo stare…

La via crucis… della Eye ToySul piano prettamente ludico (sconforto) abbiamo un gameplay tristemente povero, condito da alcuni difetti: dettagli sui piani d’azione a ripetizione, alcuni sfasamenti tra il testo e le parole dell’ufficiale durante le istruzioni, senza contare la stanchezza fisica che si prova velocemente alle braccia o ancora un fruscio insopportabile nel menù. SpyToy non solo è difficilmente giocabile, ma propone delle missioni di una ripetitività ineguagliabile. Solo quattro varianti si dividono tutto il fattibile, fatti salvi due giochilli supplementari ogni tanto: il PhotoSimil ci chiede di ricomporre quattro parti di viso a partire da un cliché o da un video sfumato di un individuo per rivelarne la sua identità; il mappamondo utilizza i satelliti per seguire un’automobile o localizzare degli agenti nemici. Un poco più interessante il Cryptogon, che permette di decifrare un messaggio codificato. Si tratta di una semplice forma geometrica, un quadrato alla partenza, che si complica molto velocemente. Su ciascuna delle facce si trova un logo differente, l’obiettivo è di trovare quello richiesto e di stabilizzarlo per poi chiuderlo. Il meglio dello spettacolo si ottiene, però, con il paracadute in pieno volo, prova di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. Con l’aiuto delle braccia si tenta di dirigere l’omino, tuffandolo nel vuoto per aumentarne la velocità o, inversamente, per rallentarne la caduta. Vera tortura! Bisogna passare obbligatoriamente attraverso degli anelli ed infine atterrare sul bersaglio al millimetro. Un piede fuori posto e si ricomincia tutto daccapo. Fosse solo questo il vero problema. Numerose sono le prove che comprendono una missione e se, per disgrazia, capita di fallirne una… beh, bisognerà ripeterle tutte!. Vedo aleggiare le lunghe ali della frustrazione. Questo, in realtà, è un mezzo viscido per tentare di allungare falsamente una longevità fin troppo debole. Tuttavia, eccetto la prova del paracadute, le altre sfide sono di un’estrema facilità, tanto da vedere la fine del tunnel entro le sei ore (massimo) di attività. L’aspetto interessante di SpyToy, perché c’è anche del buono, consiste nell’opportunità di trasformare la piccola cinepresa in un vero sistema di videosorveglianza. La progressione nel gioco permette di sbloccare dei nuovi sistemi di difesa. Si può, ad esempio, concentrare l’attenzione dell’occhio digitale su determinati punti dello schermo che, in caso di movimento, farà partire automaticamente un allarme sonoro. Talvolta ci verrà chiesto di attivare la visione notturna o ancora la modalità “incognito”, con la simulazione del televisore spento per acquisire delle foto all’insaputa di un fantomatico visitatore.

– Tanti mini giochi…

– Divertente solo alla fine…

-… putroppo ripetitivi

-… ma lo dovete sorbire tutto

5.0

Piuttosto deprimente, alla fine dei conti. SpyToy permette di trovare un sorriso solamente alla fine del gioco, ossia quando si aprono le possibilità di poterlo sfruttare come una sorta di candid camera. Per il resto trama e situazioni lasciano il tempo che trovano, scadendo molto spesso nell’ovvio e nel ripetitivo.

Voto Recensione di Spytoy - Recensione


5

Leggi altri articoli