Spyro: Year of the Dragon
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a cura di Mirai Trunks
Eccoci dunque a parlare di questo terzo episodio di una saga che su PSX ha riscosso non poco successo, ovvero quella del draghetto Spyro. Nonostante al primo impatto possa sembrare un gioco dedicato ad pubblico poco esperto, andando avanti ci si rende conto che proprio facile non è, pur non essendo nulla di eccessivo. Un giochino onesto insomma, che vi farà passare qualche ora in spensieratezza zompettando allegramente qua e là e abbrustolendo chiunque vi si pari davanti. Certo il cervello non lo potrete lasciare in stand-by, perché nel corso dell’avventura vi capiterà di aver a che fare con svariati enigmi che per tanto elementari che siano richiedono l’uso di materia grigia. Inoltre sarete coinvolti in svariati mini-games, guiderete mezzi più o meno usuali e verrete a contatto con una serie di persone (o meglio animali) che avranno un ruolo fondamentale nell’evoluzione della trama, anche perché può capitare che dobbiate essere voi a controllare uno di questi; ovvio che tutte le vostre fatiche coinvoglieranno nella solita raccolta di uova, in modo da poter festeggiare felicemente l’anno del drago (da qui il titolo del gioco). Dunque la longevità è garantita da un buon numero di varianti e cose da fare, anche se la profondità effettiva del gioco, come già accennato, non è quel granché. Graficamente si poteva fare di meglio: gli sprites potevano sicuramente essere realizzati con qualche poligono in più: d’accordo lo stile cartoonoso, ma alcuni sembrano fatti quasi di fretta (soprattutto i nemici) e sono davvero troppo blocchettosi. Perlomeno le animazioni sono discretamente fluide e godibili. I fondali sono carini da vedere, anche se ricoperti da textures non sempre all’altezza. Il frame rate si attesta su discreti livelli, ed i rallentamenti sono sporadici. Il sonoro…mah, insomma. Gli effetti sonori fanno la loro parte, e le musichette sono discretamente orecchiabili, anche se io optavo per volume della TV al minimo e Sonique come accompagnamento. Si è visto decisamente di meglio, e ci si deve aspettare di meglio da un gioco PSX, visto l’ampio spazio che il supporto CD consente alla parte sonora (almeno in genere).Il sistema di controllo è identico a quello dei suoi predecessori, dunque direi più che buono, soprattutto perché s’impara in un attimo. Sulla longevità ho già espresso il mio parere, perciò passerei al commento finale.
8
Insomma, questo Spyro: year of the dragon non è il massimo: la realizzazione tecnica è opinabile, l’esperienza di gioco che dà è piuttosto bassa, e confrontato a capolavori del genere su altre console (Banjo-Tooie, tanto per citare il platform dell’anno) viene umiliato sotto tutti i settori. Ragionando in un ottica PSX, direi che l’acquisto è quasi obbligato a chi non ha mai provato una delle precedenti versioni, mentre chi lo ha fatto sa a cosa va incontro e deve agire di conseguenza.
Voto Recensione di Spyro: Year of the Dragon - Recensione
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