Se Split Second fosse davvero una serie TV, perdersene un episodio sarebbe un vero delitto. Il ritorno sulle piste di gara dei ragazzi di Blackrock Studios, di cui potreste aver giocato il divertente Pure, arriva sotto il segno dello show più spettacolare ed adrenalinico di sempre: un programma TV a puntate, dove otto piloti completamente fuori di testa lanciano i loro bolidi su piste a sfondo urbano imbottite di esplosivo, pronti a far saltare tutto in aria pur di aggiudicarsi il podio. Questo contesto introduce un gioco di corse arcade dove la spettacolarità dell’azione è tutto, dove oltre a guidare occorrerà imparare a conoscere il tracciato ed i punti passibili di detonazione, dove mantenere la prima posizione sarà una questione di nervi saldi e riflessi prontissimi. Dopo averne seguito con interesse lo sviluppo nel corso degli ultimi 12 mesi, eccoci finalmente al verdetto finale: lo show vale il prezzo del biglietto?
Showtime!La vera forza di Split Second è senza dubbio l’originalità. Quello che al primo mezzo giro di pista può sembrare un gioco di corse arcade di buona fattura si rivela ben presto molto di più: il concetto alla base del gameplay prevede l’accumulo di un’energia definita Powerplay tramite derapate, scie, sorpassi e salti: queste manovre andranno a riempire progressivamente una barra posta in sovrimpressione sul paraurti posteriore dell’auto, divisa in tre segmenti. Una volta riempito uno di questi sarà possibile, in specifici punti della pista, attivare i Powerplay, spettacolari esplosioni che oltre a mettere potenzialmente fuori gioco i concorrenti andranno spesso ad ingombrare il tracciato stesso con detriti, polvere e fumo sollevati dalla detonazione. Se si avrà la pazienza di riempire tutti e tre i segmenti della barra sarà possibile attivare speciali esplosioni in grado di cambiare profondamente il tracciato, con tanto di crolli e cedimenti di enormi strutture. Queste peculiarità delineano un gameplay frenetico, diviso tra lo sforzo necessario per mantenere la testa della corsa, cercando al tempo stesso di accumulare quanta più energia possibile e sfruttarla per mettere in difficoltà gli agguerriti concorrenti: rovesciare autobus in fiamme in mezzo al tracciato, far esplodere ponti sospesi o attivare il braccio di una gru sono solo alcuni esempi delle follie che il Powerplay può scatenare in pista. Se la conoscenza della pista e dei relativi punti di detonazione è naturalmente un elemento fondamentale della curva d’apprendimento proposta da Split Second, i riflessi giocano sempre e comunque un ruolo di primo piano, laddove non passerà gara senza che dobbiate fare i conti con diversi imprevisti e repentini avvicendamenti alla testa della cosa, fattore che mantiene l’esperienza di guida sempre sul filo del rasoio, e le mani del giocatore convulsamente strette al pad. Era dai tempi dell’ultimo Burnout che un gioco di corse arcade non riusciva a trasmettere una simile carica d’adrenalina, proponendo gare emozionanti e mai decise fino all’ultimo secondo. Strutturato come la stagione di un programma televisivo, Split Second propone dodici “episodi”, ognuno contenente sei gare divise tra le varie modalità disponibili: si comincia con la corsa standard, dove occorre conquistarsi il podio sfruttando al meglio il Powerplay continuando poi con Eliminazione, dove ogni tot secondi l’ultimo in pista viene fatto saltare in aria, Detonatore, in cui si corre contro il tempo mentre l’Intelligenza Artificiale ci scatena contro tutti i Powerplay possibili, Sopravvivenza, nella quale si corre in circuiti alternativi tentando di superare dei camion che rilasciano grandi quantità di barili esplosivi, ed infine Vendetta Aerea, in cui vi troverete ad evitare i missili lanciati da un elicottero tentando al tempo stesso di riempire la barra del Powerplay al fine di rivolgergli contro le sue stesse armi. A seconda del piazzamento ottenuto si otterranno di volta in volta dei crediti il cui accumulo permetterà lo sblocco di nuovi episodi della serie e new entries nel parco auto. Quest’ultimo presenta una selezione di mezzi creati appositamente per il gioco, le cui splendide linee strizzano l’occhio ora allo stile orientale, ora a quello americano, mantenendo sempre un colpo d’occhio davvero accattivante. Oltre che per l’estetica, i bolidi si distinguono anche per caratteristiche esplicitate nel menu di selezione, come resistenza alle esplosioni o efficacia in derapata, ed alcune si riveleranno più competitive in specifici eventi. Non vi sono purtroppo possibilità di modificare in alcun modo i veicoli se non per le vernici, una lacuna che si fa sentire soprattutto dopo qualche ora di gioco.
Blowing up the setI dodici episodi di cui la stagione singolo giocatore si compone spaziano tra diverse ambientazioni, proponendo setting suburbani ampiamente ispirati ai colossal hollywoodiani firmati Bruckheimer, da Bad Boys 2 a Transformers: canali di scolo, canyon, cantieri navali, una centrale elettrica, il tutto avvolto da un sole perennemente al tramonto e da cieli azzurrissimi. L’efficacia scenica dei tracciati è aumentata dalla grande quantità di elementi distruttibili presenti a bordo pista, i quali ora travolti dalle auto ora sparati in aria dalle possenti esplosioni riempiono costantemente la visuale di frammenti e detriti che “sporcano” il tutto in maniera decisamente spettacolare. Le vere protagoniste rimangono comunque le esplosioni, alcune delle quali davvero memorabili, che riescono a non stancare per un lasso di tempo notevole. La longevità della campagna singolo giocatore si attesta sulle 10/12 ore, fattore leggermente migliorato dalla presenza di una efficace modalità online.
Sotto il cofanoIl modello di guida proposto da Split Second è disperatamente arcade: a prescindere dalla tipologia di macchina che vi troverete a guidare, l’esperienza in pista si rivelerà sempre basata su un corretto uso della derapata, fondamentale per mantenere alte velocità anche in curva, e della “sponda”, della quale potrete abbondantemente usufruire considerata l’ottima resistenza dei mezzi; le auto infatti non subiranno veri e propri “danni”, ma come in Burnout si distruggeranno solo in seguito ad impatti devastanti, riproponendo l’incidente con una spettacolare camera esterna. Anche in caso di incidente fatale, il respawn vi rimetterà in pista dopo pochi istanti. Per quanto correndo a tutta velocità ed usando i Powerplay la cosa possa passare in secondo piano, preso a sé il modello di guida non si rivela particolarmente ispirato: le macchine risultano a volte “leggere” sul pad, il testacoda non è praticamente previsto, le collisioni non sempre portano a risultati convincenti. A questo si affianca il fatto che qualunque collisione tra il muso della macchina ed il bordo pista porterà sistematicamente alla distruzione del mezzo, anche a basse velocità, fattore in certi frangenti non piacevole. A fronte dunque di un’esperienza di guida resa unica dalle ambientazioni dinamiche e dall’ottima Intelligenza Artificiale degli avversari, i ragazzi di Black Rock hanno affiancato un modello di guida funzionale al gameplay ma non del tutto bilanciato, che potrebbe alla lunga scontentare i piloti più smaliziati.
MultigiocatoreA fronte di una campagna singolo giocatore discretamente longeva, il comparto online di Split Second si rivela ben realizzato quanto ad efficacia dell’esperienza, ma poco approfondito dal punto di vista delle opzioni a disposizione. Esattamente come nelle gare offline, vi ritroverete a correre contro altri 7 piloti nelle stesse ambientazioni proposte nei diversi episodi, potendo sfruttare ampiamente i Powerplay già visti durante la stagione. Giocare contro corridori in carne ed ossa dà senza dubbio quel brivido in più, ma a mancare davvero è la possibilità di sbloccare nuove auto, personalizzarle o migliorare in qualche modo le proprie abilità. C’è naturalmente un ranking online, che tuttavia non riuscirà a mantenere troppo a lungo la presa su questa componente online, tecnicamente ottima ma troppo poco sviluppata per durare oltre una manciata di ore. Apprezzabile la presenza di un’apposita modalità per lo split screen (in verticale), che si è rivelata fluida e molto godibile da giocare.
Comparto tecnicoLo show offerto da Black Rock è davvero degno delle sue fonti d’ispirazione Hollywoodiane: il motore di gioco muove agilmente una mole poligonale di tutto rispetto e si destreggia senza problemi tra tonnellate di detriti in movimento ed una simulazione della fisica perlopiù convincente. Tutto questo garantendo un framerate ancorato ai 30 FPS, senza mai lasciarsi andare a cali evidenti. A rivelarsi davvero vincente è comunque il design di vetture ed ambientazioni, sopra le righe ma molto ispirato e sempre credibile, rimane negli occhi e si fa apprezzare ad ogni nuova gara. Eccezionale il lavoro sul sonoro: il campionamento trasforma i rombi dei motori in vere e propria urla di guerra, il passaggio tra i detriti ad alta velocità in sussurri di morte ed il fragore delle esplosioni in un’onda sonora devastante, il tutto per la gioia di impianti audio in grado di gestire efficacemente tanto piacere acustico. Buone anche le musiche, tutte originali, che accompagnano piacevolmente l’epicità dello show.
– Gameplay originale
– Tecnicamente ottimo
– Intelligenza Artificiale di qualità
– Modello di guida non ben bilanciato
– Online non approfondito e poco longevo
Split Second porta una ventata d’aria fresca nel mondo dei giochi di corse arcade: forte di una realizzazione tecnica di primissimo livello e di uno stile unico, il titolo distribuisce a piene mani brividi a lungo rimpianti dagli appassionati del genere. Se la campagna singolo giocatore si rivela quindi del tutto soddisfacente ed in grado di durare il giusto, a mancare davvero sono quegli elementi che avrebbero potuto aumentare ulteriormente la potenziale longevità del titolo, come un comparto online approfondito o la possibilità di personalizzare a fondo i veicoli, magari con parti sbloccabili. Così com’è, Split Second saprà divertirvi ed impressionarvi per tutta la durata della stagione, ma finita quella pochi saranno i motivi per tornare al volante: un relativo peccato, anche se la risposta alla domanda iniziale rimane comunque positiva. La carica di originalità che contraddistingue il prodotto Black Rock e la sua spettacolarità senza compromessi ne fanno uno show che vale tutto il suo prezzo, e che non dimenticherete facilmente.