Recensione

Splinter Cell Essentials

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a cura di Darkzibo

Sicuramente avrete notato che una delle serie che negli ultimi anni ha invaso tutte le console è quella che racconta le avventure di spionaggio dell’agente Sam Fisher: per chi non avesse ancora compreso, mi riferisco a Splinter Cell. Come detto poco prima, la serie scritta da Tom Clancy, maestro dei romanzi di fantapolitica, ha praticamente occupato ogni console, portatili comprese: a partire dal Game Boy Advance, per poi passare a N-Gage (la mia prima recensione per Spaziogames!) e Nintendo DS. Solo una conversione Psp mancava all’appello e Ubisoft ha ben pensato di porre rimedio a questa assenza.

Un agente in carcereLa storia di Splinter Cell: Essentials comincia nel peggiore dei modi per il protagonista: durante una visita alla tomba della figlia morta a causa di un incidente diversi anni prima, Sam viene arrestato con l’accusa di alto tradimento. Naturalmente spiegare ora il risvolto di queste accuse equivarrebbe a una rivelazione della trama. Basti sapere che, durante le fasi dell’arresto, si tornerà indietro nel tempo seguendo i racconti di Sam Fisher, tra le passate avventure che equivarranno a missioni da portare a termine fino al momento dell’evasione dalla prigione. A differenza degli altri episodi, qui non si segue una missione lineare, ma verrà ripercorsa la carriera dell’agente creato da Tom Clancy. La struttura di questo Splinter Cell, nonostante la trama si stacchi dal resto della serie proponendo un eroe che parte da una situazione di prigionia, è identica agli altri episodi: si tratta ancora una volta di uno stealth. Come da copione, Sam sarà supportato dalle solite abilità acrobatiche tipiche dell’agente, nonché da una moltitudine di oggetti e armi in grado di rendere più semplice le missioni che dovrete affrontare. L’azione si svolgerà sempre sfruttando le fonti di buio, e i sensori in basso a destra dello schermo indicheranno il grado di rumorosità e visibilità, nonché il tipo di arma utilizzata. Purtroppo le zone d’ombra del gioco non si fermano a quelle sfruttabili dall’agente, ma sono riscontrabili anche in molte scelte infelici che ne minano la struttura. Il più evidente è l’intelligenza artificiale dei nemici, capaci addirittura di urtarvi mentre siete in incognito senza che si accorgano minimamente della vostra presenza. Pensate che a volte potrete persino palesarvi relativamente senza incappare nella spada di Damocle dell’allarme. Altro difetto è la semplicità degli scontri diretti, dove non vi sarà impossibile uscirne senza correre alcun rischio. Sono d’accordo che si tratta di uno stealth game, ma enfatizzare in maniera così esagerata alcuni elementi in modo da farli divenire quasi ridicoli, potrebbe rivelarsi una mossa sbagliata. Per il resto state tranquilli, Sam salterà, farà le sue mosse aracnoidi con una buona fluidità e semplicità di esecuzione, impugnerà le armi e sfrutterà gli oggetti come succedeva nei vecchi episodi.

Vista notturnaLa pecca che subito balza all’occhio è senz’altro la grafica: pochi poligoni compongono gli ambienti scarni, e le texture sono di bassa risoluzione lasciando intravedere sovrapposizioni di piccoli tasselli colorati. I livelli cittadini sono sicuramente più curati, mentre quelli naturali sono fin troppo simili tra loro. Gli interni sono quasi tutti uguali e sicuramente la possibilità di accedere in qualche edificio in più avrebbe dato al gioco maggiore profondità. Infatti molte volte troverete capanne e case inaccessibili messe lì come blocchi senza significato. Senza significato sono anche i nemici che, oltre a dimostrare una pochezza intellettiva degna del peggior gioco sul mercato, sono ricreati in maniera molto approssimativa, composti da pochi poligoni e da texture imbarazzanti. L’espressione monofacciale è poi un altro pessimo punto a sfavore di una realizzazione tecnica che fa rimpiangere quanto visto su N-Gage con Chaos Theory. Nemmeno Sam se la cava: i movimenti sono legnosi, in certi casi innaturali mentre il suo aspetto, seppur nettamente migliore rispetto ai nemici, resta deludente e sostanzialmente al di sotto delle aspettative. A coronare il tutto, un bel set di bug capaci di rendere l’esperienza di gioco infarcita di difetti vistosi. In alcuni casi, appoggiandovi alla parete, noterete come, muovendo la telecamera, potrete vedere dall’altra parte; in altri, quando la telecamera sarà molto vicina al protagonista, vedrete persino l’interno della testa di Sam Fisher, con la texture che ne delinea il volto ben spalmata. Vi assicuro che le prime volte che vi capiterà di vedere questo bug, avrete quasi un certo timore nel vedere in primo piano il faccione dell’agente. Se mi chiedeste quali sono, a questo punto, gli aspetti non deludenti di questo titolo dal punto di vista grafico, potrei dire che la visuale notturna o il rilevatore di calore sono fatti con buona precisione, anche se questo avveniva già su una console ben meno performante di Psp.Il comparto sonoro, seppur dotato di un buon doppiaggio italiano, non è da meno per quanto riguarda la piattezza di molte scelte. I rumori dei passi sono sporchi, mentre, tanto per citare qualcosa di esemplare, una volta mi sono ritrovato di fronte a un mare che emetteva il suono di un lavello! La colonna sonora cade purtroppo nell’anonimato, non dando quella sensazione di coinvolgimento che dovrebbe invece fornire all’avventore del portatile di Sony.

Muoversi senza farsi sentireDove Splinter Cell: Essentials guadagna qualche punto è senza dubbio la giocabilità (suvvia, qualcosa di valido c’è). L’analogico risponde bene alla sua funzione mentre l’impiego dei pulsanti non richiederà molto tempo per essere appreso. La croce direzionale è ben utilizzata per impugnare velocemente l’arma o passare alla visuale notturna, mentre il triangolo serve per saltare, X per compiere un’azione, cerchio per applicare la visuale alternativa e quadrato per abbassarsi. Ancora: su e giù servono per zoomare, sinistra per alternare le visuali e destra per estrarre l’arma scelta. La longevità è strettamente legata al vostro grado di sopportazione legato alla presenza dei difetti elencati sopra. Se riuscirete a superare non lo scoglio, ma la catena montuosa degli errori, allora riuscirete a giocare a questo titolo per un po’ di tempo, anche se l’avventura di per sé dura di media otto – dieci ore.

– Finalmente uno stealth su Psp

– La copertina non è male

– Neanche l’UMD è brutto

– Parlato in italiano

– Realizzazione tecnica insufficiente

– I.A. inesistente

5.7

Dire che mi sarei aspettato un buono stealth game da parte di Ubisoft è riduttivo. Pensavo che finalmente, anche su Psp, sarebbe arrivato il vero Splinter Cell e invece i fatti, anche se è difficile dirlo, mi hanno smentito. Splinter Cell: Essentials si presenta come un titolo pieno di errori, forse dettati dalla fretta di inviare ai negozi le copie da vendere, forti del nome che portano su confezione e disco. Potrei consigliarlo agli appassionati, ma non lo faccio, perché si ritroverebbero con un titolo capace di screditare e di mandare a quel paese una serie che ha sempre fatto della qualità il suo punto di forza. Piccolo encomio per quanto riguarda la giocabilità che riesce a far emergere quel poco di salvabile che questo titolo propone. Se avete molti soldi da buttare, potete comprare i tre giochi completi per le console maggiori, che costano davvero poco ma singolarmente valgono molto di più di questo titolo. Sono sicuro che Ubisoft non lascerà cadere nell’abisso il povero Sam e che in futuro saprà proporre all’utenza un gioco degno del nome che porta.

Voto Recensione di Splinter Cell Essentials - Recensione


5.7

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