Recensione

Splatterhouse

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a cura di Mauro.Cat

Splatterhouse, pubblicato in sala giochi nel 1988 e nel 1990 su Pc-Engine, occupa un ruolo importante nella storia dei videogiochi pur non raggiungendo particolari vette qualitative. Il titolo suscitò molte polemiche ai tempi dell’uscita per alcune scelte strutturali giudicate troppo violente e per la presenza di alcuni simboli religiosi. Negli Stati Uniti, da sempre sensibili alla presenza di simboli religiosi nei videogiochi, venne censurata la croce che nascondeva l’orrido mostro finale.

Un orrore di citazioniIl titolo Namco raccoglieva una serie di omaggi e di citazioni al genere horror e splatter che ad una prima occhiata non sono sempre così evidenti. Cercando in rete si trovano alcuni riferimenti interessanti. Il protagonista è un clone di Jason della serie Venerdì 13, e fin qui ci eravamo arrivati quasi tutti, ma le curiosità non finiscono. Le mani mozzate che maleducatamente mostrano il dito medio come nel film La Casa 2, il boss del secondo livello palesemente ispirato al film Poltergeist ed il misterioso Dottor West che richiama ad un racconto dello scrittore H.P. Lovecraft (maestro dell’horror fantascientifico) sono solo alcuni richiami al genere horror che hanno fatto la gioia degli appassionati.L’atmosfera cupa ed alcune scelte ai limiti del buon gusto, che oggi fanno un po’ sorridere in verità, hanno garantito a Splatterhouse alcuni seguiti e la pubblicazione sulla Virtual Console Wii per 600 Wii Points.

La casa… dei morti viventiRick e Jennifer, due studenti appassionati di eventi soprannaturali, decidono di recarsi nella cadente dimora del dottor West, studioso dell’occulto misteriosamente scomparso anni prima, per svolgere qualche indagine sull’accaduto. Quando a causa di un temporale (e questo potrebbe essere il momento buono per imbrogliare con qualche cheat…) i due amici decidono di passare la notte nella casa, avvengono dei fatti terribili. La ragazza viene rapita (sai che novità!) ed il ragazzo si risveglia con addosso una maschera dai poteri oscuri che ricorda in maniera impressionante quella da hockey indossata da Jason in Venerdì 13.La trama è il pretesto per far cominciare al giocatore l’avventura attraverso sette paurosi livelli all’interno dell’abitazione del dottore.Splatterhouse è infatti un picchiaduro a scorrimento bidimensionale con alcuni elementi presi in prestito dagli action game. Le mosse a disposizione sono piuttosto limitate (calcio, pugno, salto e scivolata), ma sono rese più varie grazie alla presenza di alcune armi. A volte Rick utilizza oggetti che possono solo essere lanciati, altre volte utilizza la stessa arma per buona parte del livello.Il bastone, l’arma più comune, consente di far schiantare contro il muro tutte le terribili creature che ci ostacoleranno. Il fucile invece, molto divertente da usare, viene utilizzato solo per brevi periodi.I nemici creati da Namco sono davvero inquietanti e stupisce come, pur con le limitate risorse tecniche dell’epoca, siano stati creati dei mostri così spaventosi. Creature deformi senza braccia, corpi maciullati che si calano dall’alto legati ad una corda, teste che escono dal terreno e uomini pesce rendono difficile la nostra avventura. Alcune trovate ricreano poi un’atmosfera da cardiopalma. La stanza degli specchi, ad esempio, pur essendo molto breve tiene sempre il giocatore sulla corda. Il ritmo di gioco è scandito dallo schermo che si muove quasi in continuazione concedendo brevi pause all’azione.

L’armata delle tenebreLa grafica di Splatterhouse alterna buone animazioni a fondali talvolta scialbi. In generale appare limitante la scelta di Namco di lasciare molto spazio alla barra dell’energia ricucendo in maniera drastica la porzione di schermo giocabile. Il protagonista è convincente così come le creature mostruose che variano anche piuttosto frequentemente nello stile. I colori prediligono i toni cupi e presentano una gradevole sfumatura delle tonalità. Spesso i grafici hanno giocato con il contrasto del colore sul nero per garantire un buon senso di profondità.La colonna sonora è piacevolmente di atmosfera. Le musiche sono incalzanti quando servono ed in alcune occasioni ricreano quel pauroso senso di attesa tipico dei film horror.La giocabilità e la longevità sono i due punti deboli del titolo Namco. Splatterhouse si lascia giocare ma non fa gridare al miracolo risultando tra l’altro davvero breve. I livelli non sono facilissimi, ma, una volta presa la mano con la risposta piuttosto lenta dei comandi e le posizioni dei nemici più insidiosi, si superano con discreto slancio. In generale i livelli alternano sezioni facilissime ad altre fastidiosamente ostiche. Ottimi sono i boss di fine livello, originali e accattivanti. Il poltergeist che comanda gli oggetti e che alla fine dello scontro… beh non vi rovino la sorpresa, è davvero divertente da affrontare. L’avventura soffre però di una certa monotonia e di uno stile di gioco, il picchiaduro 2D, un po’ superato; l’atmosfera splatter e le numerose citazioni risollevano però questo prodotto comunque dignitoso che merita di essere almeno provato anche solo per il gusto di assaporare un pezzo di storia videoludica.

– Decisamente splatter!

– Colonna sonora inquietante

– Diventa presto ripetitivo

– Pochi livelli

6.2

Splatterhouse fu uno dei primi titoli horror ad aver conosciuto un discreto successo internazionale. Il gioco, per quanto oggi non faccia più grande effetto, presenta alcuni elementi tipici del genere che abbiamo particolarmente apprezzato. La tensione creata dalle atmosfere e dagli effetti sonori, le scelte cromatiche cupe, l’utilizzo delle armi e la presenza di creature mostruose rispecchiano la cura con la quale Namco programmò l’avventura ormai vent’anni fa. L’esiguo numero di stage ed un livello di difficoltà altalenante abbassano di molto il voto globale di un prodotto che comunque si ritaglia un suo spazio e che potrebbe piacere agli appassionati del genere splatter.

Voto Recensione di Splatterhouse - Recensione


6.2

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