Recensione

Spider-man 3

Avatar

a cura di Upe

Ricordiamo la nascita di un mitoNel 1963 il disegnatore Steve Ditko, sui testi del leggendario Stan Lee, dava vita al personaggio di Spider-Man, tradotto in Italia come Uomo Ragno. Nella prima versione il giovane studente Peter Parker, morso da un ragno geneticamente mutato, acquista alcune abilità proprie degli aracnidi: agilità e forza sovraumane, sesto senso e capacità di attaccarsi ai muri. Dopo l’uccisione del vecchio zio Ben da parte di un rapinatore, Peter deciderà di usare i suoi poteri per combattere il crimine. Il grande successo di questo personaggio deriva dal fatto che, super poteri a parte, Peter è un ragazzo comune: timido con le donne, un poco nevrotico, perennemente in bolletta e, in alcuni casi, anche un po’ sfortunato. Non per niente questo tipo di eroe/uomo medio è stato poi ripreso da molti personaggi creati in seguito, basti pensare alla complessa psicologia ed alle problematiche degli eroi mutanti in X-Men.

Un successo annunciatoForte del suo innegabile fascino, ha continuato nella corsa al successo guidato dal motto che lo ha sempre contraddistinto: da grandi poteri derivano grandi responsabilità. La stagione cinematografica 2007 ha catalogato il terzo capitolo come uno dei film più attesi, in grado di stracciare i record d’incassi ottenuti dagli episodi precedenti. Logica conseguenza, come si conviene, è la realizzazione di un gioco ispirato a questo film. Inevitabile e, aggiungo io, doveroso.

Mi ritorni in menteIl team di sviluppo della Treyarch, diciamolo chiaramente, non ha fatto grandi sforzi per questa nuova avventura del nostro “ragno preferito”. Basta infatti gettare lo sguardo al passato per rendersi conto che, potenza di calcolo a parte, le situazioni offerte sono ben note all’utenza. Quindi, come fu per il gioco “abbinato” al film passato, anche il qui presente ne ricalca a grandi linee la sceneggiatura. Le situazioni basilari sono più o meno le stesse, ossia con diverse missioni da portare a compimento, senza dimenticare il confronto con i boss di turno. Il gameplay proposto da Treyarch non si distingue particolarmente per la sua originalità strutturale. Anzi, senza dubbio alcuno, si può tranquillamente affermare di trovarci davanti ad una restyling del predecessore, che a sua volta prendeva spunto da GTA. Diverse, infatti, sono le similitudini: vedi la (relativa) libertà di movimento per le vie della città, oppure la suddivisione della struttura narrativa per obiettivi da completare. Insomma, nulla di nuovo o di straordinariamente innovativo. Nello specifico, considerando la natura “buonistica” del personaggio, mancano perfino i tratti pseudo-criminali che tanta fortuna regalarono al citato gioco di riferimento. Quindi, nessuna macchina da rubare, nessun passante da disturbare, ma solamente cattivi da mettere in riga. E poi, non dimentichiamoci dei vari salvataggi, in aiuto di sfortunati ed inermi cittadini. Come area di gioco abbiamo niente di meno che la città di New York, in tutta la sua altisonante bellezza. L’immensa metropoli, adeguatamente riprodotta, funge da suggestivo scenario per le nostre eroiche scorribande, dove la natura propria del personaggio permette escursioni su ogni singolo piano dimensionale: in lungo, in largo ed in alto. Tutta questa libertà di movimento, però, non viene adeguatamente sfruttata, troncando in parte le enormi potenzialità di questo titolo. Infatti, l’evoluzione del gameplay non raccoglie il massimo del seminato, costringendolo ad una ripetitività davvero marcata. Questo dato si coglie soprattutto nell’esecuzione delle missioni, le quali si differenziano per esigua varietà di eventi. Un altro difetto si riscontra nel sistema di combattimento, che risulta poco gratificante proprio per quel senso di reiterazione già detto. E poi, vogliamo parlare dell’ormai abusato slow motion… Anche il sistema di controllo non brilla per particolare dovizia di implementazione, lasciando qualcosa in più dell’amaro in bocca nelle fasi iniziali. Migliora decisamente, con la pratica, andando avanti nel tempo. Questo perché le azioni eseguibili sono tante, così come le combinazioni speciali acquisibili (acquistabili) con la raccolta di alcuni bonus. Quest’ultimi permettono di poter accedere a mosse speciali o ad abilità particolari, laddove bisogna completare ogni singola missione (di soccorso o ad obiettivo) per poterne incamerare in numero sufficiente. Un modo come un altro per “spingere” un po’ sull’acceleratore della longevità.Progredendo nell’avventura e senza paura di raccontarvi troppo (tanto lo si vede benissimo dai trailer del gioco), si avrà l’opportunità di indossare le simbiotiche vesti del nero alieno. Come nella pellicola, infatti, acquisiremo la tuta nera (a dir poco fantastica) e le nuove e “nere” gesta del vendicativo Peter. Questo comporterà l’accesso ad opzioni di combattimento marcatamente più frenetiche, feroci e, direi, anche maggiormente esaltanti. Il lato oscuro, si sa, alberga in ognuno di noi. Più blando, invece, è l’uso del “senso di ragno” (anche se nella pellicola questo potere sembra essere stato dimenticato), una sorta di vista speciale che permette di essere allertati in corrispondenza di pericoli imminenti, identificare nemici o oggetti sensibili utili al completamento della missione in corso.

Parto multi-gemellareDopo aver analizzato la poca innovazione introdotta nella giocabilità, non possiamo che rilevare come anche la grafica, pur non disprezzabile, denota una frettolosa realizzazione. Il motore tridimensionale non offre grandi dettagli e per questo riesce a gestire l’intera città senza troppe difficoltà, con tempi di caricamento praticamente nulli. Un compromesso, tra fluidità e particolari visivi, che permette di ammirare la “grande mela” come se ci fossimo dentro: palazzi, macchine, persone, oggetti e amenità varie.La città di New York è stata riprodotta in maniera abbastanza caratteristica con un ottimo ciclo giorno-notte e delle belle panoramiche, soprattutto in corrispondenza dell’acqua. Buoni anche i personaggi che abitano la città e i nemici. Le animazioni, particolarmente quelle del protagonista, si segnalano per omogeneità e discreta precisione. Graficamente parlando, quindi, Spider-Man 3 è tecnicamente buono, senza troppe pretese. La nostra Xbox 360 ci ha abituato a prestazioni superiori. Questa mancanza, secondo il mio modesto parere, si deve soprattutto alla genesi multipiattaforma del titolo. Si pensi che ne sono state realizzate versioni per tutte le consolle: GBA, NDS, Wii, Playstation 2, 3, PSP, Xbox 360 e PC. Quindi, essendo il codice sorgente praticamente lo stesso, con i dovuti aggiustamenti, ne consegue una non eccelsa resa. Bisogna chinare la testa ad un progetto di marketing davvero pregnante, il quale ha fatto in modo che tutte le macchine di gioco in commercio potessero usufruire della loro bella copia. Il versante audio evidenza un ottimo accompagnamento musicale. Ben fatti e recitati i dialoghi in inglese ma disastrosa la conversione italiana, i cui colloqui propongono traduzioni errate ed un grado di immedesimazione degno di una recita scolastica.

– E’ Spider-man

– Azione fluida

– Belle le animazioni

– Gameplay già visto

– Grafica non dettagliatissima

– Localizzazione poco ispirata

6.8

Spider-Man 3 non è, in fin dei conti, un gioco che potrà fungere da punto di riferimento per analoghi prodotti. Innegabilmente il fascino dell’Uomo Ragno attrae e coinvolge in maniera morbosa. Peccato, però, che una programmazione frettolosa, unita ad una genesi non esclusiva per l’hardware di riferimento, ne abbiano minato le enormi potenzialità. Tuttavia, il titolo riesce a cogliere l’essenza propria della pellicola tuttora in programmazione. E per dei veri fan dell’arrampicamuri è questo quello che conta.

Voto Recensione di Spider-man 3 - Recensione


6.8

Leggi altri articoli