Un altro anno se ne sta andando e questi dodici mesi di videogiochi verranno soprattutto ricordati per l’arrivo di Nintendo Switch e dei suoi probabili GOTY – leggasi Super Mario Odyssey e Zelda: Breath of the Wild – per l’affare microtransazioni e per i tanti titoli che hanno contraddistinto un 2017 d’alta qualità, come Prey, Persona 5 e What Remains of Edith Finch, solo per citarne alcuni. Personalmente, questo anno rimarrà impresso nella mia memoria anche per la ricomparsa, dopo lunghi periodi d’assenza, di alcune serie legate alla mia gioventù da stratega virtuale, su tutti
Blitzkrieg 3 e
Sudden Strike 4, i cui rilanci non sono però stati proprio indimenticabili – potete trovare rispettivamente i motivi
qui e
qui. Gli ultimi giorni del 2017 vedono il ritorno sulle scene di un terzo protagonista dal passato illustre, vale a dire
SpellForce 3, una serie iniziata sotto la guida di Phenomic e che con quest’ultimo capitolo passa nelle mani di
Grimlore Games, coadiuvati da
THQ Nordic nel ruolo di publisher. Con
Blitzkrieg 3 e
Sudden Strike 4 non è andata proprio benissimo per le vecchie glorie, ma per fortuna
SpellForce 3 riesce a fare sicuramente meglio, anche se siamo ben lontani dalla perfezione
Un fantasy già visto, ma che funziona sempre
Per chi non conoscesse SpellForce, la serie è uno strano ibrido fantasy tra GDR e RTS e anche questo terzo capitolo si inserisce esattamente in questo solco. Ancora prima di iniziare l’avventura, si viene infatti accolti da un messaggio dove viene richiesto di scegliere fra due configurazioni di comandi, la prima più classica e tipica degli strategici in tempo reale à la Age of Empires, la seconda che riprende da vicino gli schemi caratteristici dei GDR isometrici, fatti di hotkeys e scorciatoie. Questo è il primo indizio che dovrebbe far capire come le due anime di SpellForce 3, quella ruolistica e quella strategica, non siano fuse in un perfetto unisono, ma come piuttosto convivano alle volte forzatamente una accanto all’altra. Le frizioni fra i due mondi sono già molto evidenti nella campagna principale, che però ha dalla sua un impianto narrativo convincente, capace di suscitare interesse vivo per tutte le trenta ora della sua durata. Le vicende di SpellForce 3 sono un vero e proprio prequel rispetto ai precedenti due capitoli e raccontano i tragici momenti che portarono al Convocation, un disastroso evento causato dalle forze ribelli dei maghi. Il periodo storico preso in esame da SpellForce 3 rende giocabile il titolo anche a chi si fosse perso i precedenti episodi, anche se la costruzione di Eo – mondo fantastico in cui è ambientato SpellForce – di Nortander e di tutti gli altri luoghi visitati, è ricca di rimandi alla mitologia della serie: da questo punto di vista, i ragazzi di Grimlore Games sono stati abili a caratterizzare in profondità la propria opera, rendendo interessante l’interazione con il mondo di gioco, tramite pietre magiche, statue e pergamene e la conseguente scoperta anche del più piccolo particolare. La fasi iniziali della campagna sono a loro volta un prequel di quella che poi sarà l’avventura vera a propria e servono per introdurre il background e il nome di alcuni protagonisti, come Sentenza Nora – doppiato tra l’altro da Doug Cockle – generale delle Guardie dei Lupi, alle prese con un gruppo di maghi ribelli, di cui fa parte anche Isamo Tahar, in procinto di sacrificare il suo stesso figlio, reo di essere rimasto fedele alla corona. Lo stregone viene però fermato e ucciso e, proprio il suo figlio salvato sarà il protagonista dell’avventura. Il vero inizio della campagna è segnato dalla creazione in stile GDR di questo fantomatico erede di Isamo Tahar. La parte estetica non richiede più di una manciata di minuti per essere terminatae non va oltre a qualche semplice preset per il fisico e il volto, mentre la distribuzione dei punti statistica e l’impostazione della classe, pur non brillando per complessità e profondità, presentano delle interessanti variazioni e sono legati alla scelta di tre differenti rami delle abilità, fra i sei messi a disposizione. Da questo momento ha il via la vera campagna di SpellForce 3, la quale mette in scena alcuni cliché tipici del fantasy, ma che riesce sempre tener viva l’attenzione del giocatore ed è impreziosita da un ottimo doppiaggio. Le terre di Eo sono messe in ginocchio dall’Ardisangue, un morbo che sta spazzando via interi villaggi, ma dietro il quale si cela ben di più di una semplice piaga contagiosa, in un crescendo di orizzonti che finiranno per coinvolgere anche le razze degli orchi e degli elfi, così come anche il culto fanatico che profetizza il ritorno di Aonir, il dio di tutti gli dei, in uno scenario reso ostile dall’eterna lotta tra i maghi e i fedeli servitori della regina Aielith.
Molto meglio come GDR…
Il flusso degli eventi è contraddistinto da un continuo passaggio tra fasi puramente GDR e quelle da RTS: alle volte si guida solo un manipolo di eroi, in altre sezioni prevale il lato gestionale/strategico, con tanto di costruzione delle basi, raccolta risorse e arruolamento di nuove truppe, ma in tutti i frangenti si ha l’impressione di trovarsi davanti ad una versione all’acqua di rose di entrambi i generi, fattore che nasconde il pericoloso rischio di scontentare i fan di tutte e due le sponde. Il paragone fra SpellForce 3 e i grandi giochi di ruolo potrebbe venir facile, data la medesima impostazione grafica ma, al di là della visuale isometrica, l’opera di Grimlore Games risulta molto più semplificata, non si perde via in complicate statistiche, le diramazioni delle abilità sono piuttosto rinsecchite e queste ultime sono molto più vicine a quelle presenti nei MOBA, anche se ho molto apprezzato la possibilità di creare tre versioni differenti per ciascun eroe, totalmente personalizzabili per poteri ed equip, utili per gestire al meglio qualsiasi tipologia di evenienza. Dove SpellForce 3 non si risparmia è invece nel loot e nella ricchezza dell’inventario: esistono davvero tantissime varianti di armi – spade, spadoni, archi, balestre e molte altri – così come non mancano pozioni, amuleti e altri equipaggiabili, che garantiscono molta flessibilità al proprio party. Inoltre, quando i duelli comprendono un numero ridotto di contendenti, l’impostazione dei comandi tipicamente GDR funziona egregiamente, è appagante trovare una chiave tattica per far lavorare all’unisono le peculiarità tattiche e le specialità del proprio party, con il micromanagement che rimane lontano sullo sfondo, limitato al solo tasto ALT, utile a mostrare il menù contestuale dell’eroe selezionato. Insomma, SpellForce 3 non sarà il GDR definitivo, ma in questo campo si difende agevolmente, mentre appare molto più in difficoltà quando viene messo alla prova durante le sessioni strategiche. Anche in questo caso, le somiglianze con i grandi classici del passato – come Age of Empires e WarCraft – si fermano alle sole apparenze, perché SpellForce 3 si muove fra binari molto più stretti e la tattica è imbrigliata in una costituzione territoriale già definita. La predisposizione delle basi non avviene in modo libero, ma è legata ad alcuni punti chiave indicati sulla mappa, gli unici in cui sia possibile costruire i propri avamposti. L’espansione è dunque molto guidata e, anche per via di scenari sviluppati attorno a stretti corridoi, è forte il richiamo alle tipiche mappe da MOBA, dove gli assalti e le difese seguono sentieri standardizzati. Attorno a questi scarni centri città prende vita il proprio insediamento, caratterizzato da edifici già noti, come le baracche per arruolare nuove truppe e quelli idonei alla raccolta delle risorse. Queste ultime sono davvero troppo numerose, fra legname, cibo, roccia e altre più particolari, vengono raccolte con estrema lentezza assegnando a ciascuna struttura il numero ideale di lavoratori e solo i commerci automatici che si instaurano lungo le zone conquistate e contigue racchiudono degli spunti interessanti, perché rappresentano le zone in cui si concentra l’azione, fra attacchi, imboscate e strenue difese.
… Molto meno come RTS
L’aspetto gestionale di SpellForce 3 non è quanto di meglio si possa trovare nel mondo degli RTS e va da una sensazione di già visto – come per la crescita divisa in tier per gli edifici – ad un’estrema lentezza nel percorso di crescita. Per quanto possibile, le fasi di combattimento sono ancora peggio. Purtroppo è davvero difficile dare un’impronta tattica al proprio piano, la confusione regna sovrana in questi frangenti, indicare il bersaglio esatto per le proprie truppe è una vera impresa e spesso si fa fatica a distinguere le esatte sagome nel groviglio di corpi, ad esclusione degli eroi, che per fortuna possono essere evidenziati. In SpellForce 3, l’anima GDR ha un maggior peso specifico, evidenziato anche dal fatto che gli eroi valgano come interi eserciti sul campo di battaglia, mentre le truppe standard non sono molto differenti rispetto a dei minion tipici dei MOBA. La situazione non viene migliorata dalle poche differenze esistenti fra le tre razze, abbastanza cristallizzate nelle loro idealizzazioni fantasy di orchi, elfi e umani, contraddistinte inoltre da un manipolo di truppe non esaltante, ad esclusione delle unità reclutabili nelle fasi finali della partita. Se i modelli degli eserciti e degli eroi non spiccano per la loro caratterizzazione, non si può dire altrettanto per gli ambienti di gioco: Eo, in tutte le sue regioni, sa sempre regalare degli scorci interessanti, soprattutto nelle strutture cittadine, sì tipicamente medieval-fantasy, ma ben articolate, ampie e impreziosite da numerosi particolari. SpellForce 3 ha dalla sua una componente artistica di ottima fattura e anche il dettaglio grafico colpisce l’occhio del giocatore, con nebbie volumetriche e ricchi particellari, anche se va segnalato un uso sconsiderato del blur: se da un lato questo effetto regala un nonsoché di sospeso all’atmosfera di SpellForce 3, d’altro canto rende davvero difficile leggere quanto avviene ai lati della mappa – cosa molto pericolosa in un RTS – perché tutto viene circondato da uno spesso velo. Infine, prima del suo lancio, SpellForce 3 è stato corretto e rivisto da numerose patch, che ora ne garantiscono la migliore stabilità, anche se permangono i numerosi e lenti caricamenti, che occorrono ogni qualvolta si passi fra i vari ambienti, evenienza frequente soprattutto negli spazi chiusi.
– Campagna ricca e ben raccontata
– Come GDR sa dire la sua
– Graficamente e artisticamente ben fatto
– La parte strategica lascia a desiderare
– Fazioni troppo standardizzate
– Mappe troppo “scriptate”
– Troppi caricamenti e pure lunghi
SpellForce è sempre stata un’opera sui generis e anche questo terzo capitolo non si discosta un granché dall’ecletticità tipica della serie, unendo, anzi, mischiando, fasi da GDR puro a momenti in cui gli elementi ruolistici lasciano il passo ad un’impostazione più tipicamente strategica. La fusione dei due mondi risulta alla fine un’operazione riuscita solo a metà, in cui prevale la bontà delle sezioni in cui si guida, a suon di hotkeys, lo sparuto gruppo di eroi, mentre è molto più difficile spendere parole di elogio per come è stata implementata la componente RTS, vittima di un ritmo troppo compassato, di una struttura territoriale limitante, di combattimenti confusi e ben poco tattici, dove, in fin dei conti, il peso degli eroi risulta fin troppo preponderante. Nonostante gli alti e bassi, SpellForce 3 regala una lunga e interessante campagna in singleplayer, valevole di per sé del prezzo del biglietto.