Questa recensione potrebbe in brevissimo tempo diventare una lunga e articolata invettiva verso quella folta schiera di software house che non sanno cosa sia l’innovazione nel settore videoludico, verso coloro che non hanno il coraggio di proporre idee nuove per paura di fallire, o peggio, verso chi si ostina nella facile ma distruttiva missione di generare introiti con prodotti che sono sviluppati con la carta carbone. Se poi manca totalmente l’inventiva, invece, sarebbe più opportuno cambiare mestiere, ma il mercato a volte è imprevedibile e certe tendenze prendono piede e hanno successo in modo incontrollato, senza che spesso se ne capiscano le ragioni.
Fievole scintilla
Tuttavia, nonostante l’incipit che inaugurava una sequela di parole poco simpatiche per accompagnare l’uscita di
Sparkle, l’articolo si sforzerà a rientrare nei ranghi senza esagerare con quello che in fondo è un titolo immesso nel mercato per far piacere a chi non ne ha ancora avuto abbastanza di allineare biglie dello stesso colore per farle sparire dalla circolazione. E potremmo anche chiudere qui l’articolo, senza troppi giri di parole e senza affondare il colpo dove la carne è debolissima e cedevole, ma ci sono cose che vanno fatte, e tra queste c’è la volontà di non perdonare quello che è un prodotto senz’altro modesto e a basso budget, ma anche copiato di sana pianta da troppi altri titoli in circolazione. Non fate l’errore di pensare che si tratti di un genere con delle varianti, perché non è questo il caso e perché i puzzle game si dovrebbero distinguere per la capacità di offrire opportunità diverse all’utente, e non fossilizzarsi su formule antiche e che rimangono immobili nella loro zona di sicurezza.
Sparkle è semplicemente identico a Zuma. Al posto della rana che sputa bolle dalla sua bocca immobile mentre ruota su stessa, c’è un cursore che ha una forma indefinibile ma che dovrebbe essere un richiamo a qualche simbolo dark di oscura natura; per il resto, non c’è davvero nessuna differenza tangibile. Qualcuno potrebbe muovere un semplice appunto e asserire che l’idea di fondo è in realtà di vent’anni fa e che a Taito fischiano le orecchie ogni volta che si pronuncia il nome di Puzzle Bobble, e in fin dei conti è effettivamente così. Zuma ha avuto il merito di rendere dinamico qualcosa che era immobile e rinchiuso all’interno di uno spazio.
Sparkle, invece, di merito
non ne ha nessuno.
Balls
Per chi non conoscesse la tipologia di gioco in questione, si tratta di un puzzle game in cui bisogna sbarazzarsi di tutte le sfere su schermo prima che vadano a finire all’interno di una buca. Un lunghissimo serpentone composto da biglie colorate scorrerà inesorabilmente verso questa sorta di buco nero con una velocità variabile a seconda del livello in cui vi troverete, rendendo quindi sempre più complesso l’obiettivo di eliminarle e mettendo a dura prova le abilità del giocatore che richiedono una buona precisione, ottimo tempismo e anche una piccola dose di fortuna che non guasta mai. Il vostro cursore è posto grossomodo al centro della scena e la fila sinuosa di sfere multicolore vi girerà attorno, talvolta creando delle spirali che nascondono quelle poste in secondo piano. La disposizione dei colori è casuale, e lo scopo è quello di abbinare almeno tre palle dello stesso colore per farle smaterializzare, riducendo così il serpentone fino a farlo sparire del tutto. Il colore della pallina da sparare è anch’esso assolutamente casuale, pertanto capiterà spesso di trovarsi con un colore che in un determinato momento non servirà a nulla, se non ad aumentare ulteriormente il numero totale presente su schermo. L’elemento che potremmo tra virgolette definire tattico è dato dalla possibilità di poter cambiare rapidamente la palla principale con quella secondaria sempre in bella vista, ma la velocità di esecuzione diventa ben presto il criterio principale col quale superare i livelli, quindi va da sé che l’alternanza diventa un fattore utile ma non vitale per rimanere a galla come meglio si può. Soprattutto all’inizio, infatti, anziché cambiare il colore della biglia, la si può direttamente sparare fuori dallo scenario senza alcun problema e avere così pronta quella più utile. Per quanto possa sembrare assurdo, constaterete ben presto che è la scelta più saggia da fare, sebbene non sempre sia possibile da attuare.
Welcome to the dark side
Su PS Vita era naturale inserire i controlli touch per riuscire a giocare in modo alternativo, e dopo la nostra prova dobbiamo ammettere che un po’ a sorpresa, si riescono ad avere risultati migliori proprio toccando lo schermo anziché lasciare il compito ai tasti e alla levetta analogica. Innanzitutto, è più immediato e intuitivo; secondariamente, ci è parso anche più preciso rispetto al metodo tradizionale. Potrete anche appoggiare la console portatile sulle gambe o su un ripiano e giocare con un solo dito: possiamo assicurarvi che non vi troverete affatto male. Toccate il punto in cui vorrete indirizzare la pallina e questa arriverà esattamente lì (occhio a calcolare i tempi con cui le sfere scorrono, però); toccate invece il cursore e in un attimo cambierete la biglia. Ci sarebbe anche una storia da seguire, ma è talmente blanda e abbozzata che possiamo tranquillamente non definirla tale: dovrete sconfiggere delle forze oscure e – per motivi che sfuggono a ogni umana comprensione – distruggere le palline è esattamente il modo per portare la pace e la serenità in una terra dove le tenebre hanno preso il sopravvento. Pretestuosa, non c’è dubbio, ma perlomeno gli sfondi sono abbastanza oscuri da dare quel tocco dark in più che non è affatto male. Di tanto in tanto spunteranno anche dei bonus da colpire, che danno una mano nei momenti di difficoltà. Ecco dunque che d’improvviso balena davanti ai vostri occhi una biglia multicolore che sta bene ovunque la vogliate piazzare, un flusso energetico che spazza via tutto ciò che ha davanti, o ancora delle libellule che schizzano via in punti random eliminando qualche pallina di troppo. Ci sono poi altre due modalità: survival, che è ovviamente una prova di resistenza, e delle sfide, che non cambiano di fatto quello che è il vostro obiettivo di sempre. Sparkle non è un gioco fatto male, per carità, il suo vero problema è che non ha davvero alcun motivo di esistere per il semplice fatto che un gioco identico esiste già, e si chiama Zuma. E se vogliamo essere anche pignoli, di cloni simili ne trovate a bizzeffe, anche gratis e sotto forma di semplicissimi browser game.
– Basato su una formula ben rodata
– Controlli touch precisi
– Identico ad altri giochi
– Non offre alcuna novità
Sparkle non apporta nulla di innovativo all’interno di una formula ormai sin troppo conosciuta dai giocatori. Si adagia stancamente su uno schema di base e inserisce delle tonalità dark che dovrebbero teoricamente far prendere al gioco le distanze rispetto a tutti gli altri, ma la sostanza è sempre quella. Potrete provarlo solo se siete dei neofiti del genere, ma se avete ben presente di cosa stiamo parlando, non avrete alcun motivo valido per avvicinarvi al titolo di 10Tons: in giro potrete trovare la stessa cosa a portata di click. E ovviamente i controlli touch non rappresentano affatto un valore aggiunto, è chiaro.