Recensione

Sonic Boom: L'Ascesa di Lyric

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a cura di LoreSka

C’era un tempo in cui Sonic era un vero eroe. Anche lui, come Mario, era nato in Giappone. Ma tutto, dalle sue scarpe da ginanstica alla cresta blu, sembrava rivolgersi al pubblico occidentale. E, inutile dirlo, fu un successo: Sonic era un personaggio in voga, era veloce, era eroico, era figo ed era amato da tutti.
Poi, accadde qualcosa. Forse fu il passaggio alla terza dimensione che impediva il gameplay semplice e rapidissimo dei giochi bidimensionali. Forse fu un calo dell’interesse da parte del pubblico, che scopriva Playstation e le altre meraviglie dell’epoca post 16 bit. O, forse, Sega si dimenticò del proprio porcospino blu, riducendolo a compagno di giochi di una mandria di amici sfigati. Tutto questo, per chi è nato negli anni Ottanta, fa molto male. Perché Sonic era il nostro eroe, e lo abbiamo visto invecchiare e sgretolarsi nel corso degli anni, con giochi sempre più mediocri.
Così, nella contemporaneità, l’annuncio di un nuovo Sonic viene accolto con un freddo entusiasmo. Solo pochissimi fedelissimi fan riescono ancora ad emozionarsi di fronte all’arrivo di un nuovo gioco della mascotte di Sega, mentre tutti gli altri si sono rassegnati alla spirale discendente in cui il porcospino è ormai sprofondato. Il fatto è che, con l’arrivo di Sonic Boom, questa spirale si è conclusa nel peggiore dei modi: è stato toccato il fondo.
Cosa c’è di sbagliato
Sonic Boom: L’Ascesa di Lyric è un gioco che parte da un’idea già sfruttata in passato dal marchio Sonic. Si tratta di un titolo che mescola 2D e 3D, e che permette il passaggio senza soluzione di continuità da sezioni con gameplay action a sezioni platform più tradizionali, aggiungendo alla formula qualche elemento RPG e un pizzico di free roaming. Gli ingredienti, benché troppo eterogenei, sono stati presi in prestito dalle ultime due produzioni di Sonic, titoli che non si concretizzarono in capolavori ma che seppero ottenere qualche giudizio positivo.
Il punto è che ognuno degli elementi che costituiscono i pilastri fondanti di Sonic Boom sono stati realizzati in maniera estremamente scadente. Partiamo dalla fase tridimensionale: in queste sezioni il gioco è un hack and slash piuttosto ignorante, nel quale il button mashing prende il sopravvento già al primo scontro. Ognuno dei quattro personaggi giocabili dispone di un attacco normale e di un attacco secondario, che possono essere concatenati per ottenere delle semplicissime combo. Fatta eccezione per le boss fight, comunque poco ispirate, non vi è praticamente alcuna strategia per sconfiggere i nemici. Non si fa altro che avvicinarsi alla propria nemesi e prenderla a mazzate fino a quando non muore, con l’eccezione dei nemici volanti che devono prima essere attirati a sé attraverso l’utilizzo di una sorta di raggio laser ottenuto all’inizio del gioco. La telecamera è spesso fuori controllo, il targeting dei nemici non esiste, e spesso – anche nelle fasi esplorative – ci si ritrova ad essere prede di inquadrature impossibili, che farebbero perdere il senso dell’orientamento a uno speleologo esperto.
Le fasi bidimensionali, invece, rappresentano l’antitesi di quello che Sonic è stato in passato. Anziché puntare sulla velocità, in queste sezioni il gioco ci chiede in continuazione di premere pulsanti per sbloccare nuove vie, ed uscire da un livello labirintico concentrato in uno spazio molto piccolo, in cui l’unico elemento di variazione è dato dal continuo spostamento delle pareti. Aggiungiamo che, talvolta, il passaggio tra 2D e 3D non è calcolato alla perfezione, e quello che dovrebbe essere un salto da una sezione tridimensionale a una sezione in 2D si trasforma in una morte certa.
Dunque: dov’è la velocità? C’è, ed è relegata ad alcune sezioni semi-scriptate, in cui il gioco ci dà l’illusione di correre, consentendoci una limitatissima capacità di movimento e di azione. E queste sezioni, scarsamente interattive, banali e affette da enormi problemi tecnici, sono le più divertenti del gioco, tanto da lasciarci credere che se Sonic Boom fosse stato un endless runner per cellulari, sarebbe risultato infinitamente più interessante.
La sezione free-roaming, infine, si svolge in un hub minerario gigantesco e poco ispirato, popolato da alcuni dei personaggi peggiori che abbiamo mai incontrato in un’avventura di Sonic. Lentamente possiamo ricostruire gli ambienti e trasformare il posto in qualcosa di più gradevole, ma senza ottenere dei reali benefici dai nostri sforzi. Sempre dall’hub è possibile accedere a missioni secondarie e personalizzare i propri personaggi con perk e oggetti equipaggiabili, che non faranno altro che rendere ancora più facile un gioco la cui difficoltà è stata tarata sulle capacità di un bambino di sei anni.
Quattro eroi pasticcioni
L’Ascesa di Lyric inizia in un modo quasi profetico. Sonic, l’eroe della nostra infanzia, combina un casino di proporzioni megagalattiche risvegliando un mostro robotico intrappolato in un’antica prigione. Fa davvero male vedere un personaggio del calibro di Sonic impegnato a risolvere un problema creato da egli stesso, e la trama di Sonic Boom: L’Ascesa di Lyric si fa allegoria del gioco stesso: un enorme guaio su cui si cerca, a fatica, di mettere la parola fine.  A questo dobbiamo aggiungere la presenza di Tails, Knuckles e Amy, i comprimari di Sonic che non fanno altro che rallentare quel poco di velocità presente nel gioco grazie al porcospino.
I quattro personaggi hanno abilità uniche che consentono di raggiungere luoghi irraggiungibili del gioco e di risolvere qualche semplice enigma. Sonic può superare alcune pareti verticali correndo su di una pedana acceleratrice, Tails può planare e costruire dei robottini hacker per aprire porte bloccate, Knuckles può scalare delle pareti e Amy può compiere un triplo salto. Alcune sezioni sono state create appositamente per due personaggi, con la conseguenza che spesso il nostro party si ritrova spezzato in due. Il personaggio controllato dall’IA è praticamente assente: infligge pochissimi danni, cade di continuo nelle sezioni di salto e si materializza alle nostre spalle con un effetto che avrebbe sfigurato su di una console di tre generazioni fa.
Il pianto del CryEngine
In generale, da un punto di vista tecnico Sonic Boom: L’Ascesa di Lyric è un vero e proprio disastro. Il messaggio che, all’inizio del gioco, ci ricorda che il titolo è stato realizzato grazie alla potenza del CryEngine non fa altro che rammentarci quanto questo prodotto sia stato sviluppato male. Tralasciando i cali di frame rate – presenti anche in produzioni ben più blasonate – tutta l’esperienza è affetta da problemi di pop-in, da animazioni legnose e sbagliate, da una profondità di campo ridicolmente corta da una enorme ridondanza degli elementi grafici. Le texture, poi, sono state appiccicate sui muri in maniera simmetrica, con il risultato che, in molti casi, il muschio delle pareti ricorda un enorme macchia di inchiostro verde sui cui uno psichiatra potrebbe tranquillamente basare un test di Rorschach.
Il sonoro, poi, ci ha fatto letteralmente sbellicare. Le musiche non sono mai offensive alle nostre orecchie, e il doppiaggio in Italiano – se non fosse per i dialoghi atroci – è recitato bene. Il problema è che molte voci sembrano essere state registrate in una cabina doccia con il microfonino di un computer portatile. L’audio è distorto, senza dinamica, e sembra essere stato ottenuto da un team di fonici non professionisti. Non mi meraviglierei se avessero realizzato la registrazione a casa di qualcuno, anziché in uno studio professionale.

– Non è mai crashato

– Peggio di così è difficile

– Gameplay noioso e ripetitivo

– Tecnicamente un disastro

– Level design da architetto ubriaco

– Difficoltà inesistente

4.0

Sonic è morto, ucciso da Sonic Boom: L’Ascesa di Lyric. Il gioco è un disastro sia dal punto di vista del gameplay che dal punto di vista tecnico, e in questa produzione vi è davvero poco da salvare. La noia prende il sopravvento dopo appena dieci minuti, e l’incuria con cui è stato realizzato questo titolo lo condanna ad essere – con ogni probabilità – il peggior Sonic degli ultimi dieci anni. Abbiamo toccato il fondo: a questo punto possiamo solo risalire. O no?

Voto Recensione di Sonic Boom: L'Ascesa di Lyric - Recensione


4

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