Soldier of Fortune: Payback
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a cura di SAH
Uscito nel 2000 sotto etichetta Activision e realizzato da Raven Software (gli stessi che si sono occupati in tempi recenti di Quake 4), Soldier of Fortune catalizzò l’attenzione dei media e non solo per l’incredibile dose di violenza che impregnava il gioco, ma anche per la sadica scelta di permettere al giocatore di effettuare mutilazioni sui cadaveri dei nemici. Questa era la guerra di John Mullins, il mercenario protagonista della serie che ritornò due anni dopo con Double Helix, il seguito ufficiale che esaltava ancora di più gli elementi che avevano contraddistinto il titolo originale. Dopo oltre cinque anni di silenzio Activision torna a brandire una delle sue serie più violente. Lo sviluppo è stato affidato ad un team secondario che si occupa di realizzare titoli nuovi contenendo al massimo i costi.
La guerra crudaLa dura vita del mercenario prevede spostamenti continui da una zona di guerra all’altra, intensi scontri a fuoco con veri e propri eserciti di nemici e missioni suicide da affrontare rigorosamente in compagnia del proprio arsenale preferito. L’agenzia per cui Thomas Mason, il nuovo protagonista della serie, lavora fornirà un breve briefing con tutte le istruzioni sugli obiettivi da portare a termine. Nel corso del gioco vi accorgerete quanto questa scelta appaia fine a sè stessa e per cercare di dare un pò di colore al titolo, dato che l’unica reale proccupazione di Mason sarà quella di eliminare più nemici possibili. Per completare la preparazione alla missione è possibile scegliere l’armamentario: la scelta dovrà ricadere su un fucile stile m4 o ak, su una mitragliatrice mp5 o altre varianti, una pistola e le granate. La scelta in termini di varietà è molto limitata e per ciascuna categoria non è possibile selezionare più di quattro o cinque modelli. In compenso ogni arma ha a disposizione tre slot che possono essere utilizzati per implementare alcuni strumenti extra come il puntatore laser, il lanciagranate o un mirino di precisione. Gli sviluppatori hanno ritenuto superfluo inserire un tutorial che spiegasse rapidamente i pochi comandi di base, pertanto dopo pochi secondi di caricamento il giocatore si ritroverà immediamente immerso nella violenza del medio oriente dove una cellula terroristica ha offerto protezione ad un membro traditore dell’agenzia. I primi minuti di gioco mostrano un elevato tasso di difficoltà soprattutto perchè non è stata concessa la possibilità al giocatore di intercalarsi con le meccaniche del gioco e capire i movimenti dei nemici. In men che non si dica, infatti, si ritroverà coinvolto in una pioggia di proiettili provenienti da tutte le direzioni e non sempre sarà facile capirne la locazione di partenza. La resistenza è molto limitata e basteranno pochi colpi di proiettili per piombare a terra senza vita. Rispetto al passato è stato abolito l’uso dei medikit a vantaggio di una scelta alla Call of Duty, la vista si insanguinerà progressivamente e bisognerà nascondersi per qualche secondo per ritornare in piena forza.
Una guerra globaleIl fatto che i nemici tendano a sbucare all’improvviso costringe il giocatore a restare sempre all’erta. Le ambientazioni di gioco sono sempre piuttosto ampie e anche la conformazione dei palazzi, delle strade o del territorio si dimostrano ideali come nascondiglio per qualche agguato. Pertanto una scelta stilistica poco elegante come quella dello scriptaggio eccessivo del posizionamento dei terroristi si rivela in parte adeguata allo stile del gioco e, tranne alcune eccezioni come l’apparizione improvvisa di un nemico, il meccanismo sembra funzionare in maniera adeguata. Tuttavia, come spesso succede, si è optato per favorire la quantità alla qualità. L’intelligenza artificiale che coordina i movimenti e gli attacchi rasenta la stupidità: più volte capiterà di osservare un manipolo di uomini, ben consci della vostra presenza, attraversare la strada per prendere posizione senza curarsi di attaccare esponendosi così ad una elementare carneficina. Dopo aver giocato a Call of Duty, Crysis e Bioshock ci si aspetterebbe un maggiore movimento, uno scambio verbale per analizzare la situazione o almeno qualche tecnica di accerchiamento. Niente di tutto questo in Payback. Nonostante il cambio di rotta nello sviluppo del gioco e del nome del protagonista, la violenza rimane sempre la stessa. Sparando colpi a ripetizione sarà possibile far saltare braccia, gambe e testa. Straordinariamente c’è una reazione da parte del nemico a seconda del punto in cui subisce un danno o perde un arto. Un nemico senza gamba infatti tenterà di trascinarsi il più lontano possibile e in alcuni casi proverà anche a sferrare qualche ultimo colpo. Anche l’effetto non è immediato e non vale allo stesso modo per tutti. Alcuni moriranno dopo pochi attimi, mentre altri soldati resisteranno diversi secondi prima di crollare in preda all’emorragia. Graficamente il titolo offre una notevole varietà di ambientazioni che spaziano dalla giungla sudamericana, al medioriente passando ovviamente dalle fredde steppe dell’est europeo. Ogni ambientazione è divisa in sottocapitoli e mostrano texture sempre piuttosto definite. Certo non siamo ai livelli di Crysis, ma la fluidità del motore grafico permette di ottenere risultati più che apprezzabili anche su PC non di ultima generazione. Su 360 e PS3 il gioco fluisce splendidamente senza nessun calo di frames neanche nelle sparatorie più affollate. Data la sua duplice natura console/pc gli sviluppatori hanno optato per un salvataggio basato su checkpoint piutttosto distanti tra loro a dir la verità, che nelle fasi finali potrebbero costringere il giocatore a ripetere più volte il medesimo segmento.Il multiplayer è quanto di più anonimo possa esistere, le modalità sono quelle classiche con annesse variante. Il divertimento dura davvero poco nonostante sia il servizio di Xbox Live che i server hostati da Activision su PC garantiscono un’esperienza priva di lag.
– Grafica pulita
– Divertente inizialmente
– Molta violenza..
– troppa violenza..
– Corto e ripetitivo
– Multiplayer piatto
5.8
Soldier of Fortune: Payback può essere catalogato nella categoria giochi brainless, ovvero che non necessitano l’uso di cervello. Per circa otto ore non dovrete far altro che abbattere tutto ciò che si muove intorno a voi e seguire la freccia per raggiungere l’obiettivo successivo. La presenza di varianti a bordo di veicoli e la possibilità di eliminare i nemici con tecniche alquanto sadiche, ritardano la monotonia che non tarderà ad arrivare col procedere delle missioni a causa di una piattezza generale alquanto esasperata.
Voto Recensione di Soldier of Fortune: Payback - Recensione
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