Sniper: Ghost Warrior 3 è uno di quei giochi che, in questi mesi, abbiamo avuto occasione di provare più volte: la creatura di CI Games è mutata nel corso del tempo, arrivando a proporre un open-world del tutto inedito per il brand. L’avventura del cecchino americano John Nort in terra georgiana si è rivelata interessante e per certi versi impegnativa, grazie a una struttura ludica non particolarmente originale ma capace comunque di strizzare decisamente l’occhio agli amanti dell’arte del cecchinaggio e al contempo stimolare i più curiosi grazie al mondo aperto condito da una buona dose di quest secondarie. Dopo le diverse prove quindi ci siamo buttati sulla versione finale del gioco, cercando di capire in cosa Sniper: Ghost Warrior 3 è un gioco riuscito e in cosa, al contrario, deve ancora migliorare per garantire un futuro roseo alla saga.
Cuore di cecchino
Il gameplay di Sniper: Ghost Warrior 3 ci ha lasciato con qualche dubbio sin dai primi hands-on, riuscito nella parte del puro cecchinaggio e un po’ claudicante invece nella sua incarnazione action. Si perchè nella Georgia che, nei panni di John Nort, saremo chiamati ad esplorare e sviscerare in ogni suo angolo e villaggio, gli approcci potranno essere molteplici. Rintanarsi su una zona sopraelevata, usare il piccolo drone per mappar la zona e i nemici e poi decidere come e quando agire sarà comunque il punto di partenza: eliminare dalla distanza, provare un attacco più stealth o gettarsi nella mischia alla Rambo sarà poi la scelta successiva. In questo senso la versione finale del gioco non offre grandi migliorie rispetto a quanto di già visto nei vari hands-on: le dinamiche da puro cecchino saranno quelli più gratificanti e, purtroppo, anche quelle più facili da affrontare, complice anche un’IA che lascia un po’ a desiderare ma di cui parleremo dopo. Ad ogni modo è bene considerare che in situazioni di grande affollamento, uccidere dalla distanza risulterà vincente su tutta la linea; al contrario entrare più nell’azione -sia stealth che a fucili spianati- metterà troppo sotto stress un sistema di gioco che fatica a trovare spunti interessanti se sottoposto a questa tipologia di dinamiche. La situazioni invece cambia radicalmente quando la missione da affrontare richiedere l’uccisione di un solo individuo, oppure alcuni più particolari dove seguire le traccie di un cecchino avversario, tracciarne la posizione d’appostamento e addirittura ricreare il percorso del proiettile. Tutta questa fase di ricognizione sarà favorita della modalità esplorazione, ovvero la capacità di evidenziare a schermo tracce, nemici e altre informazioni utili a pianificare l’azione. Sniper: Ghost Warrior 3 da il meglio di se quando, paradossalmente, l’open world sarà più vuoto e intimo: John contro la Georgia, intesa non come grande quantità di nemici ma bensì come territorio angusto e insediato da altri sniper minacciosi. Se l’IA non è perfetta, ci penserà il sistema di gestione dell’inventario a mettervi in difficoltà: prima di ogni missione potremo portare con noi solo una limitata quantità di munizioni e oggetti (tutti ottenibili tramite l’apposita -e molto basica- sezione di crafting) che si esauriranno presto nel corso dell’incarico e non saranno per nulla facili da trovare sul campo di battaglia, senza contare che anche il vento e la gestione del respiro di John (classica feature per titoli del genere) avranno il loro peso specifico, sia in positivo che in negativo). A questo si aggiunge l’usura del silenziatore del protagonista, ciò vuol dire che se i primi colpi che spareremo saranno pressoché inudibili, i seguenti rimbomberanno invece in tutta la valle, dato che la bocca di fuoco sarà priva del silenziatore di cui sopra. Insomma se uccidere i nemici dall’alto è facile, gestire invece la quantità e la qualità dei proiettili a disposizione sarà diametralmente il contrario. Qui Sniper: Ghost Warrior 3 trova un punto d’equilibrio fondamentale per mantenere l’esperienza di gioco tutto sommato stimolante e appagante, evitando cosi di trasformarla in una mera routine meccanica. Ovviamente il buon John potrà sviluppare diverse abilità nel corso del gioco: tramite i punti esperienza guadagnati ci verranno assegnati dei punti abilità che potremo investire nei tre diversi rami di specializzazione, ovvero Cecchino, Fantasma e Guerriero. Ovviamente queste tre classi si riferiscono ai tre diversi tipi di approccio che potremo utilizzare sul campo di battaglia: il problema però è ch questo skill tree è fin troppo basilare e poco stimolante; insomma non aggiunge nulla di davvero strutturato al gioco. Gli eventi che ci porteranno a girovagare per i vari ambienti georgiani seguono principalmente un filone politico (evitare lo scoppio di un’altra Guerra Fredda) che si intersecherà poi con le motivazioni personali di John, peccato solo per alcune scelte di scrittura -sia di storia che di personaggi- non troppo soddisfacenti e talvolta un po’ grossolane, segno che comunque il cambio di stile del gioco ha portato a qualche mancanza in termini di qualità di sceneggiatura, cosa che per certi versi è un peccato, visto che il setting è azzeccato (complice anche una colonna sonora particolarmente ispirata) e il gameplay -al netto dei difetti- divertente, anche se orfano di elementi davvero originali.
Testa da soldato
Parlavamo in precedenza di intelligenza artificiale, non esaltandola. Bene, il più grandi difetto di Sniper: Ghost Warrior 3 è senza ombra di dubbio la poco reattiva e rifinita capacità generale dei vari nemici di rispondere in maniera efficace e veritiera alle situazioni. Talvolta addormentati e per nulla responsivi, talvolta troppo aggressivi, abbassano di molto la competitività del gioco che se affrontato in maniera più attiva rischia di diventare davvero poco appagante. Rifugiarsi in una stanza e attendere che i soldati entrino uno a uno dalla porta è il classico esempio di come CI Games avrebbe dovuto lavorare meglio su quest’aspetto. Le cose non cambiano anche nella fasi stealth o di cecchinaggio: compagni che muoiono a 5 metri di distanza non vengono rilevati o comunque non mandano in allarme il collega, che si farà sorprendere alla spalle anch’esso con troppo facilità. Ci aspettavo un miglioramento rispetto alle build provate, invece anche in questo caso il risultato e lievemente migliorato ma ancora incerto. Ed è un peccato, perchè un’IA ballerina rischia di rovinare i giocatori più esigenti, che rischiano di perdersi la bellezza di una mappa di gioco mediamente grande e costellata di attività -più o meno varie- da fare. Come qualsiasi open-world che si rispetti anche Sniper: Ghost Warrior 3 intervalla la main quest ad altre secondarie, capace di distrarvi dallo scopo principale e farvi apprezzare altre caratteristiche del gioco. Ovviamente, come per la maggior parte di giochi di questo tipo, la qualità media non è sempre elevatissima e sul lungo periodo potrebbe farvi passare la voglia di cimentarvi in attività marginali e concentrarvi su quella principale. Insomma una struttura open-world che messa in mano a un team di sviluppo esordiente nella categoria in questione mette in risalto pregi e difetti, tra i più classici del genere. Detto questo il colpo d’occhio tecnico su console è abbastanza convincente in termini generali: il CryEngine fa un buon lavoro su ambienti ampi, meno in termini di dettaglio, con la qualità di alcune texture che poteva esser sicuramente curata meglio e qualche piccolo bug grafico evitabile, anche se non troppo evidente o disturbante. Purtroppo i problemi più gravi risiedono nel frame rate troppo incerto (nella versione PS4 da noi testata) e nei caricamenti, talvolta troppo lunghi e tediosi.
– Gestione di munizioni e inventario
– Varietà di missioni
– Mappa, setting e colonna sonora
– IA imprecisa
– Trama poco rifinita
– Qualche carenza di troppo nel comparto grafico
– Tempi di caricamento talvolta inconcepibili
Sniper: Ghost Warrior 3 è un gioco che riesce a equilibrare pregi e difetti in modo abbastanza funzionale: un gameplay zoppicante sulla parte dell’IA ma comunque discretamente strutturato sotto il punto di vista del gunplay e dell’approccio, unito a un open-world classico per il genere ma impiantato in un setting che funziona abbastanza bene. Insomma un esordio sufficiente per CI Games al timone di un gioco “a mondo aperto”, con l’ulteriore onere d’essere un titolo votato al cecchinaggio che vede in questo suo terzo capitolo la rinascita dal punto di vista strutturale. I miglioramenti da fare sono ancora diversi, ma come inizio possiamo dire che non c’è male: consigliato ai fedelissimi del brand e agli amanti del cecchinaggio, piuttosto che ai giocatori più avvezzi a fasi stealh e action, in questo caso compromesse da un’intelligenza artificiale lacunosa e da un’open world accettabile ma orfano di spunti particolari.