Il Verdetto di SpazioGames
L’avvento dell’horror Made in Japan sugli schermi europei è avvenuto soprattutto grazie ai cineasti americani, che fiutato l’affarone come solo loro sanno fare, hanno riproposto vari remake di cult del brivido all’orientale: si va dai famosissimi The Ring e The Grudge, passando per tutta una serie di titoli meno conosciuti. Sembra che tale fenomeno sia destinato ad invadere anche il medium videoludico, laddove con questo Siren: Blood Curse ci troviamo di fronte al medesimo esperimento: un vero e proprio remake all’occidentale di un brand horror del Sol Levante. Peculiare quanto alla genesi, questo titolo può essere considerato “sperimentale” anche per la forma in cui è distribuito: invece che sugli scaffali, esso si scarica direttamente da Playstation Network, in pacchetti da 3 capitoli ciascuno (9,99 € cadauno), oppure in una soluzione unica contenente tutti e 12 gli episodi (al più conveniente prezzo di 29,99 €).Per quanto apprezzabile, la scelta di affidarsi al solo digital delivery presenta sin da subito un grosso limite: ben 9 Gigabyte invaderanno gli hard disk delle vostre console, e se ai tempi di download si sommano quelli delle installazioni (una per ogni pacchetto) il totale risulta ben più ampio di quello di una normale installazione. Per contro, la possibilità di acquistare i pacchetti separati permette di provare il gioco con una spesa minima, per poi decidere se è di proprio gusto o meno avendo a disposizione molto più materiale di quello di solito offerto dalle demo gratuite.Il brand Siren (in Europa Forbidden Siren) ha visto la luce per la prima volta su PS2: correva l’anno 2004, ed il titolo riuscì a distinguersi soprattutto per il plot e la personalissima atmosfera, mentre un sistema di controlli decisamente carente ed un gameplay non certo fluido lo trasformarono in una sorta di oggetto di culto, apprezzato da una ristretta nicchia di amatori. Quando anche il seguito non riuscì a cambiare le cose, il progetto fu messo da parte in attesa di nuovo hardware che lo ospitasse: arriviamo così all’odierna terza incarnazione, Siren: Blood Curse.
National Geographic HorrorIl plot ideato per questa terza iterazione del brand non brilla certo per originalità: ci troveremo inizialmente negli scomodissimi panni di un cronista, inviato assieme alla sua troupe televisiva in cerca di un antico villaggio giapponese misteriosamente scomparso nel nulla: naturalmente, qualcosa di terribile è in agguato tra gli edifici abbandonati, e quello che avrebbe potuto essere un documentario da premio Pulitzer si trasforma invece in un incubo senza fine. Nonostante lo scarso interesse che questo incipit sia in grado di suscitare, molte particolarità e sorprese tenderanno ad alzare il livello qualitativo della narrazione.Invece di lasciarci nei panni del medesimo personaggio per tutto l’arco dell’avventura, Siren: Blood Curse ci permetterà di viverla attraverso gli occhi di 10 personaggi, ognuno con le sue particolarità ed il suo punto di vista: questa esperienza formerà un puzzle di diverse esperienze ed emozioni, dove la linea di confine tra bene e male è decisamente sottile, ed il giocatore è assolutamente libero di immedesimarsi e trarre le proprie conclusioni. Lo sfasamento temporale che caratterizzava il plot dei due precedenti episodi è stato eliminato in favore di una timeline lineare e cronologica: forse qualcuno sentirà la mancanza del divertisment temporale, ma troviamo che la nuova soluzione aiuti a tenere insieme i pezzi del puzzle in maniera molto più solida e leggibile.
Brand New SurvivalLaddove il sistema di controlli e la telecamera rappresentavano una delle maggiori falle dei due precedenti episodi, Siren: Blood Curse sembra aver imparato dagli errori del passato: il moviemento del personaggio ha ora un feeling molto più naturale e meno scattoso, ed il posizionamento della telecamera è stato decisamente migliorato. Fortunatamente i programmatori sono riusciti comunque a mantenere quegli elementi che contribuiscono e rendere l’esperienza immersiva e terrificante, come la mira mai troppo stabile, e l’incessante ondeggiare della telecamera dietro alle spalle del personaggio.Il sistema di Sight Jacking, che permette di vedere attraverso gli occhi di umani e zombie nei dintorni del protagonista di turno, era il fulcro attorno al quale ruotava il gameplay dei due precedenti capitoli; per quanto interessante, esso rappresentava sempre l’unica soluzione a tutte le situazioni stealth, risultando alla lunga tedioso. La soluzione adottata in Siren: Blood Curse è in questo senso forse un po’ troppo drastica, in quanto ci troveremo a dover utilizzare tale espediente solo una manciata di volte.Sempre in favore di un’accessibilità più ampia al gioco, abbiamo notato una drastica riduzione del livello di difficoltà: mentre nei precedenti episodi un singolo passo falso era causa di morte certa, in questa nuova incarnazione le possibilità di cavarsela in seguito ad un errore sono decisamente di più.Anche il sistema ad obiettivi è stato semplificato: la mappa ingame ci dirà sempre dove si trova la nostra prossima meta, lasciando a noi il compito di capire come raggiungerla senza farci troppo notare dalle orde di zombies.Tutti questi aggiustamenti riescono a rendere Siren: Blood Curse molto più accessibile e piacevole da giocare rispetto ai due predecessori, senza intaccare più di tanto l’atmosfera che li permeava. L’unica scelta davvero drastica è la quasi totale messa in pensione del Sight Jacking, la quale lascia tuttavia spazio a soluzioni più aperte e personali. Nel complesso il lavoro svolto è ottimo: amplia il potenziale bacino d’utenza mantenendo intatti i capisaldi del brand.
Comparto tecnicoA fronte dell’ottimo lavoro svolto a livello di gameplay e narrazione, per i ragazzi di Team17 si rendeva necessario aggiornare Siren anche sotto il profilo audiovisivo. Premesso che il fine di Siren: Blood Curse non è quello di stupire per la realizzazione tecnica, ma bensì di terrorizzare con le atmosfere, il comparto tecnico assemblato dai programmatori può considerarsi assolutamente funzionale. Il design delle ambientazioni è ispirato ed assolutamente originale: tetre ed in qualche modo vive e malevole, esse ci fanno sentire costantemente minacciati e fuori posto, indesiderati. Ottimo anche il lavoro svolto sugli zombies, i cui movimenti volutamente scattosi ed innaturali disturbano quanto basta.Per quanto un po’ piatte e ripetitive, le textures non sono male, e ricoprono i livelli in maniera volutamente sporca e malsana.Infine, ottimo anche il lavoro svolto sul doppiaggio, che si discosta completamente dai disastrosi tentativi fatti con i due precedenti episodi: l’inglese sottotitolato è ben recitato e naturale.La colonna sonora non brilla, ma sottolinea nondimeno determinati momenti aggiungendo il giusto pathos.
– Migliorati i controlli ed il posizionamento della telecamera
– Prezzo budget
– Atmosfere uniche
– Il Sight Jacking è stato (quasi) eliminato
– 9 GB di download
8.0
Con una longevità intorno alle 10 ore ed un prezzo complessivo di 29,99 € per il pacchetto completo, Siren: Blood Curse è davvero benvenuto nella folta schiera di survival horror disponibili sul mercato. Il recupero delle ottime atmosfere dei predecessori, amalgamato ad un comparto tecnico al passo con i tempi ed a vari miglioramenti sul fronte controlli e gameplay, ha permesso ai ragazzi di Team17 di confezionare un prodotto di grande qualità e personalità, assolutamente da non perdere per tutti gli appassionati del genere.