Recensione

Siesta Fiesta

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a cura di Aeffe87

La scelta di riproporre al pubblico vecchie glorie della storia videoludica può sovente tramutarsi in un’arma a doppio taglio, soprattutto nel caso di titoli fortemente radicati nella memoria dei videogiocatori. La promessa di poter contare su meccaniche largamente rodate potrebbe difatti far pensare a una sicura garanzia di successo per le nuove leve di sviluppatori. La realtà, purtroppo, è più insidiosa di quanto sembri. Di base, non è detto che meccanismi ludici funzionanti decenni addietro possano meravigliare allo stesso modo anche i giocatori contemporanei. C’è inoltre da sottolineare come non tutti i developer abbiano dimostrato di saper adoperare tale vantaggio a dovere. I cloni adattati alle nuove piattaforme senza un’adeguata analisi dell’hardware di delivery sono parecchi, e anche laddove si cerchi di proporre la stessa esperienza in vesti inedite non è detto che si produca un risultato soddisfacente. Lungi dall’essere un assioma incontestabile, è ragionevole affermare che per rinfrescare una formula della tradizione sia utile appaiare uno studio attento della tecnologia di riferimento con scintille di creatività sufficientemente tangibili da giustificarne la rivisitazione.Nel valutare Siesta Fiesta, versione al sapore di nachos del classicissimo Breakout ad opera del team Mojo Bones ormai disponibile sull’eShop di Nintendo 3DS al prezzo di € 4,49, cercheremo di tenere ben presente quanto appena accennato per valutare se la “festa” esplicitata nel titolo possa considerarsi effettivamente lecita o, al contrario, sia meglio affogare ogni speranza in una bella bottiglia di tequila.

 Un flipper umanoSiesta Moonquiff è un ragazzotto placido e paffuto, che, come suggerisce il nome e la strana capigliatura a forma di mezzaluna, fa del riposo perpetuo il proprio principale motivo di vita. Avvolto tra le coperte del suo morbido lettone e ormai completamente abbandonato al sonno, il giovane non si accorge minimamente del diluvio che imperversa al di fuori della propria casetta sul mare. L’acqua inizia ad infiltrarsi sotto la porta fino ad allagare pian piano tutta l’area, spingendo infine il letto tra le onde del mare. Passano i giorni e il vento spinge lentamente il galleggiante di fortuna attraverso l’oceano, senza che il suo ospite si desti in alcun modo dal proprio torpore. Finita la tempesta, il letto si ferma infine ai bordi di Fiestaville, soleggiata isola dalle forti tinte latine abitata dai Fiesta, creature tondeggianti e sorridenti che, sostanzialmente, vivono per festeggiare. E quale miglior modo per accogliere un nuovo ospite se non, appunto, indire un’immensa festa, in una sorta di rocambolesco tour guidato atto a illustrare le bellezze offerte dal territorio? Il gameplay di Siesta Fiesta scaturisce proprio da questa breve premessa, poiché l’obiettivo unico dei Fiesta sarà di svegliare il protagonista sballottandolo nello scenario come una pallina rimbalzante, spostando il materasso del proprio giaciglio orizzontalmente lungo il lato basso del quadro, a mo’ di piattaforma elastica. Ogni livello, visibile nello schermo superiore della console, ospita al suo interno una serie di piñatas messicane, colpendo le quali sarà possibile ottenere una quantità variabile di succo di mirtillo, ben centrato nel secondo schermo sotto forma di misurino con relativo punteggio numerico.

Fin qui tutto nella norma, ma è possibile ravvisare alcune sostanziali differenze rispetto all’arcade Atari già dalla prima schermata di gioco, subito dopo una manciata di tutorial piuttosto spicci. Si realizza da subito come i livelli non siano a scenario fisso: al contrario di Breakout, l’inquadratura si sposta molto lentamente da sinistra verso destra, donando al gameplay grande dinamismo. Per completare ogni stage non è indispensabile distruggere tutti i blocchi sullo sfondo – operazione pressoché impossibile – ma è sufficiente raggiungere l’enorme pentolaccia-slot machine di fine scenario toccando il suolo in un numero inferiore ai cinque tentativi. Chiaramente, tanto maggiore sarà il numero di ostacoli abbattuti, quanto più alto sarà il punteggio ottenuto, con relativo riconoscimento della performance – le tanto care medaglie da podio che i videogiochi, da sempre, tendono a prendere in prestito per assegnare le loro valutazioni. Inoltre, le pignatte non sono tutte della stessa tipologia; oltre a variare nel valore, alcune donano power up istantanei alla pallina mentre altre presentano differenze elementali contribuenti a incrementare l’equazione di base con inaspettate dinamiche puzzle. Per esempio, colpendo pignatte TNT si accenderà una miccia che, nel caso arrivasse intatta al capolinea, permetterà al giocatore di guadagnare un’incredibile quantità di punti; tuttavia, il percorso sarà perennemente costellato da blocchi d’acqua, da colpire necessariamente prima che la scintilla li raggiunga, pena l’immediato spegnimento della stessa. Ancora, far impattare Siesta con specifici interruttori permetterà di ruotare particolari piñatas direzionali, le quali, una volta disposte nel giusto verso e poi colpite, daranno il via a spettacolari reazioni a catena. Si aggiunga poi che lo score può essere incrementato tramite combo aeree, facendo librare il simpatico uomo-palla il più a lungo possibile anche grazie alla collisione con tipici bumper attivi da flipper.Da quanto appena descritto è facile desumere come il ritmo offerto dall’esperienza sia alquanto elevato, e proprio in questo senso l’ottimo sistema di controlli studiato dai Mojo Bones viene in aiuto del giocatore per rendere l’esperienza soddisfacente. È possibile muovere la piattaforma elastica e boostare la sfera tramite classici pulsanti fisici o, in alternativa, utilizzando le funzionalità touch del 3DS. Tra le due opzioni, riteniamo che la seconda sia decisamente più efficace, ideale per rispondere con destrezza alla velocità che Siesta può assumere nei momenti d’azione più concitati.

A ritmo di LumsDal punto di vista ludico-tecnico Siesta Fiesta risulta convincente, e lo stesso si può dire per quanto riguarda l’intero apparato artistico dell’operazione. È pressoché palese come i ragazzi di Mojo Bones abbiano attinto a piene mani da quanto proposto da Ubisoft in anni recenti con le ultime iterazioni della saga di Rayman. Le otto zone che compongono Fiestaville sono caratterizzate da un level design cartoonesco davvero vivace, dove disegni dal tratto molto semplice prendono vita grazie ad animazioni fluide e ben realizzate. Ogni ambiente è pregno di quel clima festaiolo che il gioco s’impegna a restituire, e l’unione di tutti gli elementi a video crea un bellissimo party di luci e colori. Gli sviluppatori hanno poi tentato d’impreziosire l’aspetto grafico con un effetto 3D che, alla prova dei fatti, si dimostra un po’ troppo fastidioso. La generale frenesia dell’azione poco si presta al suo utilizzo, e non dubitiamo che, dopo poche partite, farà capolino la tentazione di regolare la funzione su “off”. Anche il tappeto musicale d’accompagnamento suona azzeccato: i motivetti canticchiati dai Fiesta – la cui voce è pressoché identica a quella dei Lums – sono simpatici e orecchiabili, e ben si adattano allo spirito generale del titolo. Niente di tutto questo brilla per particolare originalità, sia chiaro, ma fa comunque da piacevole confezione a un meccanismo che gode già di per sé di buona salute.

Il gioco è bello quando dura poco. Ma anche no.L’aspetto che, a conti fatti, lascia un po’ perplessi è la durata complessiva dell’esperienza. Parliamo infatti di un gioco la cui prima run può essere portata a termine in assoluta scioltezza nell’arco di un paio d’ore scarse, durante le quali le possibilità di game over risultano essere davvero remote. Le cinque chances a disposizione del giocatore sono un’agevolazione fin troppo generosa se rapportati al tasso di sfida necessaria a finire ogni livello. Peraltro, Siesta Fiesta non propone alcuna modalità extra all’infuori della principale. Intendiamoci: i sessantaquattro stage disponibili alternano con buon equilibrio i già citati percorsi a scorrimento laterale – una buona metà dell’offerta – a sfide di diverso genere quali quadri statici con ondate di ostacoli, time trial tradizionali e boss fight di fine mondo. Tuttavia, ciò è già integrato nelle due ore di campagna, conclusa la quale difficilmente il giocatore troverà reali motivazioni per riprendere in mano la propria console. Le cose cambiano, invece, per coloro i quali posseggano il vezzo del completismo, poiché conquistare le medaglie d’oro è impresa davvero ostica fin dai primi minuti di gioco. Quelle che ci siamo aggiudicati in fase di review si possono tranquillamente contare sulle dita di una mano di un personaggio dei Simpson. Sotto questo aspetto, il prodotto potrebbe riservare qualche ora di divertimento in più, fermo restando che, rivisitando più volte gli stessi ambienti, l’effetto ripetitività potrebbe manifestarsi prima di quanto si creda.

– Un buon mix di meccaniche arcade e puzzle

– Controlli ben calibrati

– Artisticamente piacevole

– Immediato e divertente

– Poco longevo

– Mancanza assoluta di extra

– Effetto 3D un po’ molesto

7.5

Gli echi della tradizione videoludica che aleggiano attorno a questa piccola opera indie potrebbero far pensare all’ennesimo clone senz’anima di una formula ormai pluri trentennale. Eppure, non è così. Gli sviluppatori sono riusciti a far propria la ricetta da cui Siesta Fiesta trae ispirazione rendendola ritmicamente più frizzante, insaporendola con una spolverata di puzzle solving e amalgamandola con criterio all’essenza tattile della console a doppio schermo di casa Nintendo. Tuttavia, la sua natura sostanzialmente “usa e getta” e la totale mancanza di modalità aggiuntive tendono a sacrificare in parte l’esperienza. Considerando l’interessante rapporto qualità-prezzo del prodotto, ci sentiamo comunque di consigliarne l’acquisto agli appassionati del genere senza remore.

Voto Recensione di Siesta Fiesta - Recensione


7.5

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