Dopo le titubanze iniziali, figlie dell’insuccesso commerciale di Wii U, tantissimi sviluppatori, indipendenti e non, stanno saltando sul treno Switch, al cospetto di una Nintendo che sembra aver riguadagnato quella posizione di forza nel mercato che aveva avuto per anni.
Questo processo sta portando sulla console ibrida della grande N tantissimi prodotti già visti su altre piattaforme, con aggiunte di varia natura e l’inestimabile bonus della portabilità: Shu, delizioso platform già recensito sulle nostre pagine un anno e mezzo fa, è solo l’ultimo ad arrivare in ordine di tempo.
Spazzati via
Pubblicato nel 2016 su piattaforme Sony e PC, figlio dell’impegno di due studi (Coatsink e Secret Lunch), Shu trae libera ispirazione dalla mitologia egizia, in cui l’omonimo dio rappresentava la personificazione dell’aria, del vento e, più in generale, dell’atmosfera: qui, invece, è un docile volatile antropomorfo che nelle prime battute del gioco perde la sua casa ed il suo villaggio, distrutti da una tempesta, anch’essa personificata e dotata di fauci.
L’unica opzione è la fuga, disperata ed affrettata, senza guardarsi indietro: nel suo lungo pellegrinaggio, il nostro si imbatterà, man mano, in altri sopravvissuti del suo villaggio (alcuni amici intimi, altri poco più che conoscenti), che collaboreranno per poter trovare un nuovo posto degno di essere chiamato “casa”.
La traccia narrativa iniziale è flebile, ma sufficiente a spingere il giocatore fuori dalla porta (che non c’è più, spazzata via dalla tempesta…), e, consci che la narrativa non sia affatto il centro focale dell’esperienza, i team di sviluppo l’hanno lasciata da parte, relegandola a qualche sequenza animata e sporadici dialoghi in concomitanza di inizio e fine dei livelli o di snodi importanti.
Il genere di riferimento, quello dei giochi a piattaforme bidimensionali, non è mai passato alla storia per la qualità delle trame proposte, e Shu non fa nulla per sovvertire questo status quo, preferendo attirare l’attenzione dei giocatori con il suo gameplay e la bellezza degli scorci esplorabili.
In tema di colori, influenze di gameplay ed atmosfera, i molteplici debiti della coproduzione Secret Lunch/Coatsink sono evidenti sin dalle prime battute, con titoli come i Rayman in 2D e i Donkey Kong Country più recenti (quelli di Retro Studios) a fare da faro nella notte per gli sviluppatori.
Nonostante qualche buono spunto e tanta passione, tuttavia, le vette dei titoli citati poc’anzi sono lontane, sebbene le aspirazioni di un prodotto indipendente come questo fossero, giocoforza, inferiori.
Senza nemici
La particolarità di Shu che balza per prima all’occhio è costituita dall’assenza di nemici lungo gli oltre venti livelli di gioco: nessuno tenterà di sbarrare la strada al nostro alter ego, che, anzi, si avvarrà dell’aiuto di alcuni compagni di viaggio, capaci di donargli abilità specifiche in determinati stage.
Si va dalla capacità di camminare sull’acqua a quella di distruggere parti dello scenario, passando per la possibilità di arrampicarsi sulle pareti, in un bizzarro mix tra l’Uomo Ragno ed un certo idraulico baffuto…
Questa aggiunta rappresenta un’arma a doppio taglio per la produzione: se, da un lato, la presenza di comprimari sempre differenti (presenti anche contemporaneamente) si rivela molto efficace nel variare tempi e ritmi di gioco ed aumentare la varietà dell’offerta ludica, dall’altro il brevissimo tempo concesso ad ognuno di loro non permette di digerire al meglio le nuove meccaniche, che faticano un po’ a lasciare il segno.
Altra scelta di gameplay bifronte è quella riguardo la curva di difficoltà: Shu è un titolo che per la stragrande maggioranza del tempo sembra indirizzato ai novizi del genere, con una distribuzione assai generosa dei checkpoint, ognuno dei quali resetta il totale delle vite a disposizione, e fasi platform mai veramente impegnative, complice la capacità del protagonista di planare; nel contempo, però, le fasi di fuga dalla Grande Tempesta alzano improvvisamente l’asticella della difficoltà, costringendo a memorizzare i percorsi per filo e per segno e a coordinare brillantemente mano e occhio, pena la ripetizione dello stage.
L’impressione generale, quindi, è che la difficoltà sia disomogenea, con tutto ciò che ne consegue.
Per allungare l’esigua durata del prodotto, Coatsink e Secret Lunch hanno infarcito ogni livello di collezionabili, nella forma di farfalle e di tenerissimi pulcini, la cui posizione spazia dall’evidente fino al diabolicamente nascosto: saranno pertanto i completisti, che non dormono bene se non hanno rinvenuto ogni bonus all’interno dei loro giochi, coloro i quali otterranno il massimo dall’investimento fatto per il download.
Come per i titoli di Yoshi e Kirby, da cui i team di sviluppo hanno tratto non poca ispirazione, l’assenza di un timer consente un’esplorazione prolungata e rilassata, premiando i giocatori più curiosi e con maggiore spirito di osservazione: se vi riconoscete in questo identikit, potreste trovare un po’ severo il voto a fondo pagina, che però tiene conto di fattori come la scarsità di idee veramente fresche, la limitata durata complessiva e l’incostanza della curva della difficoltà.
Alla fin dei conti, all’alba delle tre ore scarse necessarie ad assistere ai titoli di coda, pur spese in totale rilassatezza, abbiamo avvertito un vago senso di incompletezza, ed è mancato il desiderio di ricominciare quanto prima l’avventura, che, ad esempio, ci aveva colto una volta completato Iconoclasts, giusto per citare un titolo recentemente recensito.
“Carino” è la parola giusta
A fronte di un comparto tecnico modesto per conta poligonale e ampiezza delle mappe, Shu può contare su un gusto artistico notevole e su una buona varietà delle ambientazioni, tra foreste incantate, canyon ventosi e tempeste di neve, che lo rendono comunque gradevole agli occhi, soprattutto in modalità portatile, quando lo schermo piccolo ma brillante di Switch aiuta ad esaltarne i pregi e a mascherarne i difetti.
A parte un paio di micro-rallentamenti durante le fasi di fuga, non abbiamo notato performance balbettanti, e riteniamo quindi di poter promuovere senza troppe riserve la cosmesi del titolo, che pure non riesce a meritarsi lodi sperticate in un periodo in cui sono usciti (o stanno per arrivare su Switch) piccole perle indipendenti come Owlboy e Hollow Knight.
Come spesso ci capita ultimamente, abbiamo apprezzato la colonna sonora originale, anch’essa non al livello delle migliori ascoltate nel panorama indie ma comunque capace di trasmettere sensazioni di meraviglia, di urgenza e di minaccia a seconda delle situazioni a schermo. In particolare le fasi di fuga dalla tempesta sono punteggiate da un motivo martellante, che incalza il giocatore rendendo ancora più adrenaliniche queste fasi di gioco.
La longevità complessiva ed il livello di difficoltà potrebbero rappresentare un problema per i veterani del genere platform: la prima run a Shu si porta a termine in meno di quattro ore, e il livello di sfida proposto dal prodotto è assai blando per una scelta ben precisa di game design, visto che, come anticipato, i checkpoint ripristinano le cinque vite a disposizione.
Va detto, però, che questa versione Switch propone un sesto mondo precedentemente inedito, che porta il totale dei livelli a ventuno, e che il prezzo richiesto (inferiore ai nove euro al momento di redigere questa recensione) è davvero popolare, soprattutto in considerazione del fatto che la modalità time attack, disponibile al completamento di ogni livello, potrebbe spingere i più perfezionisti a rigiocare gli stage numerose volte.
Rilassante come pochi
Una manciata di stage esclusivi su Switch
Prezzo invitante…
Gioca un po’ troppo sul sicuro
Mediamente molto facile
…ma longevità insufficiente
Avevamo già avuto modo di recensire Shu al suo debutto sul mercato, e, nonostante una manciata di buone idee ed un tocco artistico notevole, non vi avevamo ravvisato lo stigma che caratterizza i capolavori: parliamo di un platform che osa poco, con un livello di difficoltà bassino, ma estremamente godibile finché dura e arricchito, in questa versione Switch, da un sesto mondo, che allunga la comunque breve esperienza di gioco.
Se avete un debole per i giochi a piattaforme e/o per i titoli artisticamente meritevoli, complice il prezzo popolare, potreste farci un pensierino.
Altrimenti, il consiglio potrebbe essere di attendere dei saldi: in ogni caso, un altro titolo di buona qualità che va ad arricchire la sempre più nutrita libreria di Nintendo Switch.