Considerando i vantaggi in termini di tempo e fatica, la pixel art e i titoli “vecchio stile” sono diventati la norma nello sfavillante mondo degli sviluppatori indipendenti. Alcuni utenti iniziano a percepire negativamente la cosa, valutandola come una facile via verso il successo, ma abbozzano questi giudizi senza tenere in considerazione due fattori estremamente importanti: primo, tirar fuori un titolo stilisticamente unico e piacevole da vedere con mezzi limitati richiede una sensibilità artistica non indifferente. Secondo, dar vita a un gameplay con i fiocchi navigando in mari in passato popolati da grandi capolavori che hanno fatto la storia è spesso un suicidio.
Bypassare queste due barriere si può, e il modo migliore per farlo è l’emulazione. Si prendono varie meccaniche, si rimescolano per benino, e si ottiene un prodotto nuovo e adeguato ai nostri tempi. Tale è la via seguita da Shovel Knight, interessante e seguitissimo progetto kickstartato di Yacht Club Games, spuntato tra la massa per la sua capacità di catturare lo spirito dei classici e per il look accattivante.
Tutti i backers e un bel po’ di giocatori si aspettavano meraviglie dal titolo, che dava l’impressione di non avere punti deboli durante le dimostrazioni. Noi avevamo dei dubbi, ma dopo una prova approfondita non possiamo fare altro che rassicurarvi. Shovel Knight è un giocone.
Cappa e pala
La premessa del gioco non è particolarmente originale, ma risulta perfetta per dare il via alle avventure del luccicante cavaliere armato di badile che controllerete nell’avventura. Tutto comincia in un regno dove il nostro eroe è amato e rispettato come il più grande dei condottieri, in compagnia della sua partner (sentimentale e non), Shield Knight. La coppia però viene separata da una maledizione, durante l’esplorazione di una misteriosa torre. Disperato per la perdita dell’amata, Shovel Knight si ritira dai campi di battaglia, finché il regno non viene minacciato da una potente incantatrice capace di asservire tutti i più prodi cavalieri esistenti. Con la fida pala in spalla, Shovel Knight si dirige dunque di nuovo verso la torre, nella speranza di sconfiggere il male e ritrovare la sua compagna.
È una storia la cui unica utilità è il dar vita a una struttura che mescola una serie di livelli selezionabili con una classica mappa dall’alto, semplice e funzionale. Dopo un comodo livello tutorial, il protagonista avrà a disposizione un numero limitato di stage tra cui scegliere, caratterizzati da uno specifico boss. I Robot Masters di Megaman tornano subito alla mente, ma Shovel Knight recupera elementi di altri titoli noti, tra cui Zelda II e i Castlevania.
Non sottovalutate comunque la capacità del lavoro di Yacht Club di distinguersi. Il gioco vanta un gameplay da action platform affinatissimo e brillante che funziona alla perfezione, in parte per la precisione assoluta dei controlli e in parte per il furbo miglioramento di certi fattori. La risposta dei comandi è impeccabile, Il salto del cavaliere è regolabile al millimetro, i suoi attacchi ben definiti, e i quadri pensati per sposarsi senza problema alcuno alle meccaniche di base. In più, durante l’avventura Shovel Knight cresce, ottenendo punti vita, punti magia e la capacità di utilizzare numerose reliquie. Queste, dal canto loro, non sono inserite nella formula a casaccio, ma offrono manovre extra utilissime come un dash aereo, pratiche piattaforme per evitare pericolosissimi pavimenti puntuti, o attacchi dalla distanza che facilitano enormemente la vita contro alcuni avversari irritanti.
Ora della fine le scelte di game design influiscono positivamente sulla qualità complessiva del titolo: Shovel Knight è un gioco dove il livello di sfida è alto e ben calcolato, e se si fallisce la colpa è solo del giocatore. Ok, ci sono zone brutalmente più ostiche di altre, ma in generale non ci si trova mai davanti a una locazione dove l’avanzamento pare impossibile, e si è sempre spinti a continuare. Il fatto di perdere solo una percentuale recuperabile di denaro ad ogni morte e le utilissime pozioni curative del Troupple King, peraltro, permettono a chiunque di avanzare speditamente, senza cedere alla frustrazione.
La cosa migliore? Il gameplay impallidisce davanti al level design delle varie locazioni. Che si tratti delle viscere della terra alla ricerca del cavaliere talpa, delle dorate pareti nel palazzo di King Knight, o delle spettrali distese governate da Specter Knight, gli sviluppatori sono riusciti praticamente sempre a trovare delle gimmick distintive che rendono ogni livello un piacere da affrontare ed esplorare. Come detto, molte trovate vengono da Megaman, dai vania e dagli Zelda, ma il loro uso oculato e l’aggiunta di idee originali dona una certa freschezza al prodotto.
Shovel Knight, insomma, è un gioco che non reinventa nulla, ma usa a meraviglia tutti i mattoni da cui è composto.
Pixel a palate
Restando fedele alle sue radici, Shovel Knight presenta una grafica 8 bit che omaggia i titoli dell’era NES. A una prima occhiata può sembrare rozzo, ma il prodotto è curato in modo quasi maniacale, e presenta un gran numero di segreti e chicche, oltre a una lunga lista di locazioni ispirate. La varietà dei nemici è elevata, le animazioni semplici ma riuscite, ed è impossibile non notare un numero smodato di opzioni di dialogo e di npc di contorno nelle zone cittadine, ove ci si ferma di solito a recuperare nuovo equipaggiamento. Sono addirittura presenti boss facoltativi e livelli extra dedicati a dei gadget, curati quanto quelli primari.
Il sonoro è persino più eccellente, con musiche che vi si infileranno a forza nel cervello e risultano spesso all’altezza di pezzi leggendari.
Unico appunto da fare riguarda la longevità, che si attesta attorno alle 6/7 ore. Il titolo è rigiocabile in virtù della presenza del new game +, che porta il protagonista a subire danni raddoppiati e diminuisce il numero di checkpoint nei livelli, ma a parte questo non c’è molto altro. Attenzione però, vista la riuscita campagna Kickstarter gli sviluppatori hanno promesso boss giocabili e una modalità arena, che saranno scaricabili gratuitamente in futuro. Se la qualità si manterrà su questi livelli, è il caso di aspettarli a braccia aperte.
– Gameplay solidissimo che rimescola elementi dei grandi classici
– Musiche estremamente ispirate e stile da vendere
– Livello di sfida elevato ma mai ingiusto
– Contenuti aggiuntivi in arrivo, gratis
– Piuttosto breve
– Non reinventa nulla
Per creare un titolo come Shovel Knight è necessario un amore sconfinato per i grandi classici dell’era NES, oltre a una comprensione assoluta delle loro meccaniche. L’opera di Yacht Club Games è un omaggio di qualità elevatissima, che non reinventa nulla ma rimescola il meglio dei capolavori del passato alla grande e vanta un gameplay dalla solidità invidiabile. In parole povere, è l’ennesimo indie da non farsi scappare. Nostalgici o no, fateci un pensierino.