Recensione

Shinobido 2: Revenge of Zen

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a cura di Darkzibo

Il lancio di PS Vita sarà sicuramente ricordato per la sua line-up particolarmente corposa. Tra tutti i titoli usciti, molti dei quali decisamente interessanti, trova spazio anche Shinobido 2: Revenge of Zen, sviluppato da Acquire, la stessa software house responsabile dell’omonimo episodio per Playstation 2, nonché creatrice della famosa saga di Tenchu. Riuscirà Shinobido 2: Revenge of Zen a far breccia nel cuore degli appassionati degli stealth game? Scopriamolo insieme.

Una vendettaLa storia di Shinobido 2: Revenge of Zen narra le vicende del ninja chiamato Zen che assiste alla distruzione del suo villaggio in una regione, Utakata, governata dalla casata Ichijo, contrastata dalla fazione Akame e dalla setta dedita alla divinità Amurita. Il nostro eroe, componente del gruppo Fuka distrutto a causa di un tradimento, troverà il proprio villaggio, Asuka, distrutto e la sua compagna, San, uccisa dai due temibili ninja Shu e la bella e letale Nagi. L’intento dell’ultimo ninja dell’ordine Fuka è dunque chiaro, ovvero trovare i traditori in uno scenario bellico ormai al tracollo. Nel proseguo della storia il maestro di Zen, Zaji, gli rivelerà che Shu e Nagi stanno cercando gli otto specchi Tenma, che gli serviranno per evocare un demone e conquistare così tutta la regione. Zen dovrà dunque recuperare, durante le missioni, gli specchi per attirare Shu, fermarlo nei suoi intenti e compiere così la sua vendetta, con l’aiuto di un inaspettato personaggio. Per non andare oltre e quindi rovinarvi la sorpresa, ci fermiamo qui. Il genere di Shinobido 2: Revenge of Zen, è essenzialmente quello dello stealth più puro, quello che preferisce l’uccisione silenziosa piuttosto che lo scontro diretto. In effetti, un buon tutorial vi introdurrà nell’avventura, portandovi alla comprensione totale del sistema di controllo che prevede l’impiego delle abilità fisiche del ninja o dei suoi strumenti, come il rampino, le stelle ninja, funghi esplosivi e tutto quello che potrebbe occorrere ad un assassino. Il sistema di controllo è decisamente intuitivo, con un pulsante triangolo, utile per effettuare le uccisioni silenziose, una volta arrivati alle spalle del nemico, X per saltare o innescare uno Zankoku (arte che sarà appresa nel proseguo dell’ avventura e attivabile tramite l’apposita icona sul touch screen); ancora: quadrato per attaccare ed eseguire combo, L per inquadrare il nemico che vorrete attaccare e R per rimanere accovacciati ed agire nell’ombra. Questo è solo un breve elenco delle abilità concesse a Zen: con il proseguo del gioco apprenderà nuove arti, tra cui la Fukurou che gli permetterà di effettuare brevi voli e attaccare i nemici dall’alto. Inoltre, potrete sempre utilizzare diversi strumenti assegnandoli alla croce direzionale. Questi oggetti vanno da erbe utili per il ripristino dell’energia, a strumenti di offesa come i funghi esplosivi. Il retro touch viene poi impiegato per prendere la mira su determinati obbiettivi o per lanciare gli oggetti di offesa o trappole anche se, a dirla tutta, questo sistema risulta spesso decisamente scomodo e impreciso. Così come scomodi, imprecisi ma, soprattutto, noiosi sono gli scontri diretti con i nemici, che cadono troppe volte nella trappola dell’ingiocabilità e dell’eccessiva ripetitività. C’è da dire che la gestione della crescita di livello e del protagonista in generale, con le sue mosse speciali e artifizi di ogni genere, è piuttosto curata e sarà uno stimolo in più per proseguire nel gioco. Altro difetto di Shinobido 2: Revenge of Zen, è dato dalla completa inettitudine dell’intelligenza artificiale che si incarna in nemici totalmente inebetiti, non in grado di accorgersi della vostra presenza dietro di loro, nonostante abbiate, ad esempio, urtato delle statue o dei legni. Questo problema rende l’esperienza stealth decisamente inutile tant’è che potrete quasi evitare di accovacciarvi per raggiungere di soppiatto la vostra preda. Per cercare lo scontro diretto, poi, dovrete pararvi in buona evidenza agli occhi nemici. L’individuazione delle guardie, come se ce ne fosse bisogno, data la loro permanente posizione durante molte missioni, è possibile grazie ad un’icona touch che, oltre a questa opportunità, vi consentirà di capire quale sarà il vostro grado di furtività.

Missioni e politicaLe principali motivazioni che muovono Zen sono la vendetta e la ricerca degli specchi Tenma per fermare Shu e Nagi. A fare da sfondo a questa storia principale, sono presenti molte missioni secondarie che vi saranno affidate dai capi delle tre fazioni. Nel menù Missioni sono presenti diverse richieste da parte dei boss e, in base a quelle che soddisferete o meno, si andranno a modificare radicalmente i rapporti tra le tre fazioni. Anche stavolta vi accorgerete dello scarso impegno profuso da parte dei programmatori nel tentare di rendere appetibile la risoluzione delle missioni, visto che saranno pressoché tutte molto simili tra di loro: si va dall’omicidio di un mercante, al rapimento di una ragazza, alla sottrazione di vivande a un determinato esercito sino all’annientamento di gruppi di banditi. Missioni sì veloci e che ben sposano il concetto di gioco nomade, ma fin troppo ripetitive. Una cosa che lascia a bocca aperta, negativamente, sono i testi dei resoconti alla fine di ogni missione: vi si dirà che un ninja ha sterminato un esercito causando un duro colpo quando, nella realtà, avrete ucciso solamente cinque nemici. Questo esempio per farvi capire quanto possa essere assurdo il gioco in determinate circostanze. Forse è soprattutto la voglia di capire come la storia principale si evolve, il vero elemento catalizzatore che vi porterà a proseguire nel gioco.

Shinobi – d’oh ! Se Uncharted: L’Abisso d’Oro è il classico titolo da mostrare per evidenziare le potenzialità di PSVita, Shinobido 2: Revenge of Zen si classifica a metà strada tra una produzione PSP e una dedicata alla nuova console portatile targata Sony. I modelli poligonali dei protagonisti risultano gradevoli e comunque composti da un numero discreto di poligoni. Zen, in particolare, è molto caratterizzato, fluido nei movimenti e decisamente ‘agile’. Purtroppo nessuno dei personaggi principali denota una grande vena recitativa, mostrando espressioni sempre uguali. A parte i boss, i nemici comuni sono fin troppo simili (abbiamo notato circa 5 categorie) e dotati di movimenti legnosi. Le ambientazioni che riproducono il Giappone feudale sono piuttosto scarne e ripetitive anche se concedono una discreta libertà di azione. Il sistema di inquadratura è danneggiato da telecamere poco precise e alle quali sfugge spesso il cuore dell’azione e capita spesso che alcuni oggetti ambientali offuschino il tutto. Durante la nostra avventura, abbiamo poi notato diversi bug, come corpi che sprofondano e poligoni che si rompono. Il comparto audio, grazie a tracce orientaleggianti, riesce ad immergere il giocatore nell’atmosfera di Shinobido 2: Revenge of Zen, mentre gli effetti sonori restano nella media, senza infamia e senza lode.

– Protagonista ben caratterizzato

– Molti strumenti da provare

– Buona longevità

– Tecnicamente arretrato

– Ripetitivo

– IA dei nemici inesistente

– Buona idea mal sfruttata

– Telecamere mal gestite

6.0

Shinobido 2: Revenge of Zen arriva sul mercato senza troppe pretese a fronte anche di una line up molto corposa e infarcita di titoli decisamente più meritevoli. A fronte del precedente episodio su PSP il passo in avanti è stato fatto, ma il titolo si perde per altre considerazioni. La scarsa intelligenza artificiale che uccide la componente stealth del gioco è l’esempio più lampante. La ripetitività delle missioni è disarmante per quel che ci si aspetterebbe da un titolo del genere. La gestione del protagonista è buona così come lo è la narrazione della storia principale. Purtroppo però questo è troppo poco perché Shinobido 2: Revenge of Zen possa essere consigliato all’acquisto a tutti. In fondo resta un titolo dedicato ai fan della serie. Ma non a quelli del genere stealth.

Voto Recensione di Shinobido 2: Revenge of Zen - Recensione


6

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