Recensione

Shiness: The Lightning Kingdom

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a cura di JinChamp

Il mercato indipendente potrà essere in molti casi sottovalutato o sopravvalutato, ma una cosa è certa: riesce ancora oggi a riservare qualche sorpresa. Un aspetto che va esaurendosi fin troppo velocemente nel mondo dei videogiochi. Per esempio, quello che ci troviamo a recensire su queste pagina stavolta è un prodotto solo apparentemente di stampo nipponico, ma assolutamente europeo. Shiness: The Lighting Kingdom è il frutto del lavoro di un team emergente francese, Enigami, presentato come un action-jrpg. Nelle righe a seguire cercheremo, come nostro solito, di sciogliere qualche dubbio e mettere in luce gli aspetti più importanti su cui riflettere per riuscire nell’impresa di valutare questo gioco quanto mai atipico.
Fusion nippo-francese
Già da un primo sguardo, Shiness raccoglie in sé tutti quegli elementi tipici dei videogiochi ispirati agli anime e ai manga, tra cui l’utilizzo del cel-shading, colori molto saturi, elementi fantasiosi e personaggi antropomorfi con caratteristiche animali caricaturate e peculiari. Benvenuti, quindi, tra le Isole Celestiali, un mondo in cui vi ritroverete a impersonare inizialmente Chado e Poky, simpatico duo in viaggio con la loro navetta spaziale e coinvolti in un incidente improvviso. Dopo un atterraggio di fortuna, i due rimarranno divisi e circondati da luoghi sconosciuti, facendo presto la conoscenza di altri importanti personaggi. Tra questi vi è soprattutto Terra, uno spirito Shiness che solo Chado pare essere in grado di vedere e sentire, che metterà quindi il gruppo in guardia da un particolare potere oscuro, chiamato Dark Shi, proveniente dalle profondità del pianeta.
Sin dai primi minuti, le due caratteristiche principali del gioco vengono mostrate al giocatore attraverso brevi sezioni guidate, come il più classico dei tutorial. Le sezioni esplorative prevedono un controllo a 360° del personaggio, la possibilità di saltare e di interagire con determinati elementi dello scenario per aprire cancelli o attivare meccanismi vari. La particolarità sta nel fatto che è possibile utilizzare le abilità uniche in possesso dei personaggi per risolvere puzzle ambientali, con la possibilità di doverli anche combinare tra loro per poter proseguire oltre. Che sia canalizzare e collegare flussi di magie provenienti da pietre magiche, creare blocchi di pietra per attivare meccanismi a pressione, usare la telecinesi o la frusta per arrivare ad altri elementi, altrimenti fuori portata, tutto sarà indispensabile per portare a compimento la vostra avventura. La difficoltà di questi enigmi è mediamente bassa, ma arriva in alcuni momenti a picchi decisamente più alti che vi terranno bloccati anche più del dovuto prima di riuscire a risolverli.
La seconda caratteristica di Shiness riguarda invece il combat system. Se vi aspettate qualcosa a turni tipico dei vecchi jrpg o di stampo action in tempo reale, rimarrete sicuramente sorpresi. Una volta ingaggiati dei nemici, vi ritroverete a combattere 1 contro 1 in modo non molto diverso da quanto visto nella serie Ultimate Ninja di Naruto, sia per le meccaniche di base che per la possibilità di utilizzare gli oggetti rapidamente col il d-pad. Non esiste però la possibilità di combattimenti multipli, e i personaggi si alterneranno, finché una delle due squadre non è stata messa ko. Per il combattimento melee potrete alternare colpi con calci e pugni, assegnati ai rispettivi tasti, mentre per le “super mosse” dovrete prima riempire la barra gialla, sotto quella degli hp, e completare in fretta la sequenza di tasti (diversa a seconda del personaggio usato) dopo l’attivazione con il tasto dorsale. È possibile muoversi entro certi limiti nell’arena creatasi ad hoc durante il combattimento, così come è anche possibile mettersi in guardia per parare i colpi e assorbire una buona quantità di danni. Non è invece possibile effettuare contrattacchi per ribaltare la situazione a proprio vantaggio nel mezzo di una combo avveraria, ma anche spezzare la guardia può non essere tanto semplice e intuitivo. Il grosso difetto del combattimento corpo a corpo, che sarà la parte predominante per larga parte della campagna, è che la pochissima varietà delle combo, spesso letteralmente identiche fra loro, presenta qualche problemuccio qua e là. A prescindere dal personaggio in uso, anche se ognuno ha le proprie peculiarità nel playstyle, vi capiterà a più riprese di non poter completare una combo perché un colpo vada troppo corto, e quindi a vuoto. Qui si aprirà una finestra letale in cui il vostro diretto avversario infilerà una combo completa da cui non potrete in alcun modo sfuggire, incassando gratuitamente anche quantità di danni notevoli, se non un ko.
Parlando invece di combattimento ranged, con l’utilizzo della magia, questa deve essere predisposta nel menù dei personaggi, con l’equipaggiamento di stili compatibili e abilità equipaggiate sui quattro tasti frontali. In questo caso anche l’arena contribuisce attivamente allo scontro, cambiando colore del perimetro in base all’elemento favorito in quel momento, che potrà essere cambiato tramite un breve channeling a vostro favore ma, come è ovvio, non è possibile spammare da lontano senza soluzione di continuità. Ogni abilità ha un cooldown e, come è ovvio aspettarsi, consuma un certo quantitativo di potere magico.
Pregi e limiti
Tra i vari Chado, Poky, Kayenne, Rosalya e Askel, troverete un gruppetto di personaggi molto eterogeneo e ben assortito. Anche se per buona parte dell’avventura non avrete a disposizione tutto il roster e molto spesso la composizione del team sarà condizionata dai puzzle circostanti da risolvere, potrete comunque scegliere un massimo di tre elementi per le vostre scorribande. Le aree di gioco sono tutte su un buon livello sia di caratterizzazione, che di level design e di varietà. Ciò che invece manca è un assortimento degli avversari comuni, di cui vengono riciclati vari modelli già dalle prime ore di gioco. Un altro aspetto tecnico molto poco riuscito riguarda i salvataggi. Non esistono checkpoint, dunque dovrà essere vostra premura salvare ogni volta sia possibile, presso gli appositi punti che fungono anche da ricarica per la squadra, dislocati in numero sproporzionato proprio per ovviare al problema. Tuttavia potrebbe capitarvi di sottovalutare un’area, continuare per un’ora o due, essere sconfitti e dover ricaricare il salvataggio precedente, buttando di fatto tempo prezioso per una lacuna tecnica, oltre che una vostra distrazione.
Parlando invece dell’aspetto più ruolistico di Shiness, nei menù troverete decine di schermate per oggetti, stili, equipaggiamenti e abilità di vario genere. Tutte le premesse per un gameplay profondo e stratificato, vanificato invece da quello che è il bilanciamento del gameplay. Tutto è profondamente legato al livello, per cui vi potrebbe convenire restare in determinati punti strategici a farmare exp per essere sempre un po’ oltre la media dell’area per non incombere in troppe grane. D’altra parte troviamo abbastanza curioso il fatto che, oltre agli equipaggiamenti, anche gli stili di combattimento non influenzino affatto le animazioni delle combo ma servano soltanto come ulteriore potenziamento per le statistiche del personaggio. Sono questi sintomi di fondamenta non troppo solide, come se gli sviluppatori avessero messo troppa carne al fuoco e non avessero poi avuto modo di veder completare l’insieme così come lo si era pensato. Diversamente, si tratterebbe di un’aggiunta un po’ fine a sé stessa, con quel qualcosa di rindondante che nulla aggiunge alle meccaniche di gioco, comunque abbastanza basilari.
Quanto invece ai contenuti, ossia tutto ciò che riguarda trama e narrazione, troviamo anche qui pro e contro. Nel gioco non troveremo cutscenes e nemmeno sequenze animate, ma gli intermezzi sono stati tutti realizzati con delle meravigliose vignette doppiate (in inglese) che si susseguono proprio come in un fumetto. Questo è senza dubbio un espediente per sopperire a certi limiti dovuti alla natura di progetto dallo scarso budget, ma che riesce a rivelarsi vincente. Non riusciamo onestamente a pensare a un altro metodo che i ragazzi di Enigami avrebbero potuto utilizzare per ottenere una tale resa col minimo sforzo. Per tutto il resto ci troviamo davanti letteralmente a un muro di testi da leggere, tra descrizioni, dialoghi, eccetera. Tutto rigorosamente in inglese (o tedesco, spagnolo e francese, ma non in italiano). Pur volendo tralasciare la barriera linguistica, avremmo preferito un corpo centrale più asciutto ed essenziale, lasciando poi tutto il resto a dialoghi e testi opzionali, usufruibili dai giocatori più scrupolosi senza gravare però sul ritmo come un’incudine inesorabile. 
Per concludere passiamo al comparto artistico: le musiche sono azzeccate e immergono in un contesto magico, quale è in fondo quello delle Isole Celestiali, rievocando ancora una volta le melodie tipiche dei giochi di ruolo di stampo nipponico.
Non ci resta, quindi, che esaminare eventuali magagne tecniche. La nostra prova è stata effettuata su PlayStation 4 Pro (disponibile anche su Steam e Xbox One) e ci tocca sottolineare come ci si ritrovi davanti ad un prodotto non proprio al passo con i tempi. Siamo incappati anche in bug fastidiosi, talvolta così gravi da doverci costringere a caricare l’ultimo salvataggio, cosa per altro molto frustrante data l’assenza di checkpoint. La responsività dei comandi è stata un altro tasto dolente, aggravata dalla natura picchiaduro del gioco e dalla necessità di eseguire combo precise in finestre di tempo molto ridotte, a cui dobbiamo aggiungere una telecamera generalmente ballerina. Sicuramente tutti aspetti che non agevolano la fruizione del titolo.

– Sequenze di intermezzo molto ben riuscite

– Commistione di elementi differenti coraggiosa

– Mondo di gioco carino…

– I combattimenti sono legnosi e frustranti

– Tecnicamente non paragonabile agli altri titoli del 2017

– … ma non proprio originale

– Nessuna localizzazione italiana

6.5

Abbiamo messo gli occhi su Shiness: The Lightning Kingdom da oltre un anno e finalmente abbiamo potuto testare con mano il lavoro dei ragazzi di Enigami. Se da una parte fa un certo effetto vedere tanta passione per un format tipicamente nipponico e un grande impegno delle poche persone coinvolte, dall’altra non possiamo chiudere più di un occhio davanti ad un po’ di problemi che minano la fruibilità e la godibilità del gioco in sé. Per la sua natura, Shiness si presterebbe bene per un pubblico molto giovane, ma questo entrerebbe in contrasto con il fatto che non sia stata fatta alcuna localizzazione per l’Italia, anche se dobbiamo ammettere che probabilmente si riuscirebbe a completare il gioco anche senza leggere una riga. Insomma, cosa ne resta? Un gioco da tener d’occhio, magari non per tutti i palati ma riservato a una ristretta nicchia che oltre ad amare il genere, sa superare le barriere che il gioco impone per la sua fruizione.

Voto Recensione di Shiness: The Lightning Kingdom - Recensione


6.5

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