Recensione

Shantae Risky's Revenge Director's Cut

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Come spesso accade nel mondo dei videogiochi (basti pensare alla recente invasione di titoli appartenenti al filone degli Inazuma Eleven, ad esempio), franchise che per troppo tempo si sono fatti attendere vengono ripresi e sfruttati fino al midollo, passando dallo status di “desaparecido” a quello di “prezzemolino” videoludico, al di là della qualità del franchise.Shantae, piratessa nota per avere interpretato uno dei platform più divertenti di inizio millennio, torna sugli schermi un’ennesima volta, nella versione Wii U di Shantae Risky’s Revenge – Director’s Cut, edizione definitiva di un titolo pubblicato nel 2010, seguito diretto del titolo succitato.Gemma da recuperare o bieca operazione commerciale?Probabilmente nessuna delle due, o meglio, un po’ dell’una e un po’ dell’altra. 

Risky Boots, sempre leiCerte volte viene da chiedersi sei i villain dei videogiochi non abbiano una vita da vivere, un lavoro a cui badare, un’anima gemella che li tenga impegnati.Andrebbe bene anche un cane.Sì, perché, come da tradizione per Shantae (non che Mario con Bowser se la passi meglio, intendiamoci) è Risky Boots la nemesi che, con un’altra delle sue bravate, dà la stura alle vicende di Risky’s Revenge, proprio nel giorno della mostra tenuta dallo zio della nostra eroina.Mentre tutta Skuttle Town è in festa, tra bancarelle ed esposizioni e sotto un cielo terso, da un antico uovo affidato alla nostra alter ego fuoriesce una lampada ad olio, foriera, per antonomasia, di desideri e sventure.Passano solo pochi istanti e, dopo un’entrata in scena faraonica e chiassosa, Risky sottrae la lampada agli astanti, scatenando le ire del primo cittadino del paese, che non esita a licenziare in tronco Shantae, il cui dovere sarebbe stato quello di proteggere la sicurezza del villaggio.Senza farsi scoraggiare dagli eventi, però, il nostro mezzo genio preferito si mette in marcia, alla ricerca dei tre sigilli magici utili a sbloccare le potenzialità della lampada, sui quali, verosimilmente, si staranno già fiondando gli scagnozzi di Risky.Come per la succitata accoppiata tra il baffuto idraulico italiano e la sua nemesi rettile, Shantae e Risky non si prendono troppo sul serio (arriveranno anche a collaborare in futuro, pensate un po’…) e animano un intreccio leggero, spensierato, che serve come unico pretesto per mettere il giocatore fuori dalle porte di Skuttle Town, per iniziare un’avventura tanto divertente quanto familiare, per riassumere in due aggettivi il miglior pregio e il peggior difetto di questa produzione. 
Tutto come prima, nel bene e nel maleIl gameplay, infatti, non si discosta in maniera sensibile da quello del titolo originale, conservando quanto di buono quella produzione portava in dote ma senza aggiungere i contenuti e le modifiche che ci si aspetterebbe da una Director’s Cut.Shantae si controlla ancora che è un piacere, e il level design si mantiene su livelli che variano dal buono all’eccellente, con un backtracking intelligente e mai eccessivo; a testimonianza di quanto poco sia cambiato, tornano anche i piccoli difetti della produzione, come il limitatissimo range dell’attacco base della nostra eroina e l’eccessivo respawn dei nemici.La formula di gioco, che nel 2002 risultava brillante e moderatamente fresca, nel 2016 non ha perso nulla del suo smalto, ma ha sicuramente un sapore più stantio.GamePad alla mano, le uniche due varianti introdotte da questa versione ad avere un certo peso nell’economia di gioco sono rappresentate dall’introduzione di una modalità magica e di una mappa consultabile e parzialmente navigabile.La prima è una sorta di modalità difficile, che si focalizza sulle capacità magiche di Shantae, aumentandone notevolmente i poteri degli incantesimi ma dimezzando la difesa, proprio come se la protagonista avesse scelto la classe del mago in un gioco di ruolo fantasy.Questo, però, si traduce in una condotta di gioco solo marginalmente differente da quella che si poteva tenere già nelle precedenti run, e rende veramente complicati solo gli scontri con i boss, capaci di stendere Shantae con un paio di colpi.Interessante per i veterani del titolo, insomma, ma difficilmente la si potrebbe definire fondamentale.Più incisiva, invece, l’inclusione di una mappa, che tiene conto dei progressi del giocatore e consente perfino di trasportarsi rapidamente da una location all’altra: sebbene il backtracking faccia parte del DNA di questa e di tante altre produzioni WayForward (a proposito, auguri per i venticinque anni di attività!), il fast travel non snatura eccessivamente l’esperienza di gioco, snellendo notevolmente l’ultimo terzo della campagna.Tutto qui, insomma: non c’è traccia di livelli inediti, di boss aggiuntivi, di trasformazioni mai viste prima, e infatti i valori di longevità e rigiocabilità del prodotto sono rimasti gli stessi di prima, discreti ma non esattamente da applausi.Il titolo si lascia giocare che è un piacere, sia chiaro, semplicemente sorge qualche dubbio sull’opportunità di questa versione riveduta e corretta. 
 
IspirazioneDiscorso analogo per quanto concerne il versante tecnico: l’upgrade è sui livelli di quello visto nelle precedenti incarnazioni di questa Director’s Cut, e quindi buono ma sostanzialmente rispettoso dell’originale, senza particolari guizzi.L’utilizzo dei piani prospettici alternati, la bontà di un comparto artistico sempre ispirato e un set di animazioni eccellenti (soprattutto per quanto riguarda la protagonista) accompagnano l’azione di gioco soavemente, e offrono un’ulteriore conferma di quanto bene invecchi la grafica bidimensionale, soprattutto se comparata ai poligoni.Nessuna reale miglioria riguarda invece la longevità, che non si giova delle aggiunte di questa versione estesa e rimane ancorata ai valori dell’uscita originaria, limitati anche dal supporto e dalle limitazioni hardware dell’epoca: quattro ore scarse potrebbero essere sufficienti ad arrivare in fondo, avendo anche scoperto una buona fetta dei piccoli segreti disseminati tra i livelli.Il nuovo costume e la modalità Magic potrebbero spingere i fan più accaniti ad una seconda run a difficoltà maggiore, ma il fatto che l’avventura si ripeta molto simile a se stessa non spinge ad optare per questa possibilità.

– Il cuore del gioco è immutato…

– Adatto a grandi e piccini

– …e le aggiunte poche e poco significative

– Nessun contenuto inedito

7.0

Il quarto di secolo di WayForward, studio che ci ha regalato una serie di platform di altissima qualità, meritava di essere festeggiato in maniera più convinta: Shantae Risky’s Revenge Director’s Cut aggiunge ben poco al gioco base, che pure rappresenta, anche nel 2016, un gioco a piattaforme divertente e adatto a grandi e piccini.

Il voto che vedete in calce a questa recensione, quindi, non si riferisce alle qualità intrinseche del gioco, che merita un acquisto se non avete mai avuto occasione di provarlo, ma all’opportunità di questa edizione e allo scarso impatto delle poche novità introdotte, che lasciano un pizzico di amaro in bocca.

Voto Recensione di Shantae Risky's Revenge Director's Cut - Recensione


7

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