Recensione

Shantae

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Per molti videogiocatori l’estate è sinonimo di deserto, con un calendario uscite a dir poco rarefatto e l’assenza di titoli di grande richiamo a livello mediatico. Noi, invece, l’amiamo. Perché ci consente di andare a spulciare lo sterminato backlog e recuperare qualche perla che ci siamo perduti durante l’inverno, quando il ritmo delle uscite è tambureggiante.Nintendo, poi, ci ha deliziato nell’arco di una settimana, con la prima uscita europea di due titoli mai giunti nel vecchio continente, l’amatissimo Earthbound per Wii U e l’originale Shantae per Nintendo 3DS, entrambi disponibili sui rispettivi servizi Virtual Console. Ci siamo cimentati con il titolo portatile di Wayforward per voi. Ecco cosa ne pensiamo.

Dura la vita del genioSono serviti undici lunghi anni a vedere sul suolo europeo, quantomeno in maniera ufficiale, la prima avventura della mezzo genio Shantae, che tutti gli appassionati di platform sulle console Nintendo hanno imparato a conoscere ed apprezzare soprattutto grazie al seguito, una delle poche esclusive di valore per lo shop digitale del Dsi.Non che fosse richiesto conoscere quale profonda storia ci fosse dietro la rivalità con la piratessa Risky, nemica giurata della nostra eroina, ma senza questo primo, brillante episodio, uscito esclusivamente su GameBoy Color, non ci sarebbe stato né il primo seguito né il secondo, attualmente in lavorazione, e probabilmente Wayforward avrebbe faticato molto di più a farsi il buon nome di cui gode tra gli appassionati di titoli bidimensionali.Tutto ebbe inizio in un’assolata giornata estiva, quando una palla di cannone frantumò il solaio della piccola torre in cui abitava Shantae, mezzo genio e mezza umana, guardiana di un piccolo villaggio di pescatori in una terra evidentemente orientaleggiante. L’incursione dei pirati fu veloce e violenta, e la nostra non riuscì ad impedir loro di portare via un prezioso prototipo di una macchina a vapore progettata dal dottor Mimic, il cui recupero diventa di fondamentale importanza (eh sì, anche nel mondo dei videogiochi la ricerca delle fonti di energia alternative è una priorità).Di qui un platform in 2D all’apparenza dei più classici, e che invece seppe riservare non poche sorprese a chi ebbe la fortuna di giocarlo.

GeniovaniaUn tasto per saltare, uno per attaccare… e uno per danzare. Non è che il sistema di controllo della vecchia scatoletta colorata made in Nintendo permettesse chissà quali acrobazie, ma Wayforward seppe fare dei limiti della macchina (di cui era all’epoca già uscito l’erede GameBoy Advance) dei punti di forza, concentrandosi su un gameplay semplice ma profondo, e su un’esperienza di gioco che ricalcasse più lo stile e la sostanza di classici come Metroid e Castlevania che la linearità della maggior parte dei platform sul mercato nel 2002.Questa scelta si traduce in un gameplay che, oltre al consueto zompare di piattaforma in piattaforma tenendo un occhio sui nemici, premia l’esplorazione e la curiosità del giocatore, regalando aree e oggetti segreti solo ai più pazienti, e incentivando un backtracking intelligente grazie a nuovi poteri sbloccabili nel corso dell’avventura, che consentiranno alla nostra impavida protagonista di trasformarsi, ottenendo abilità utili al raggiungimento di zone nascoste all’interno di quadri già parzialmente completati.Allora si scopre che il tasto per danzare ci apre le porte della trasformazione in uccello, elefante, lumaca o scimmia, solo per citarne alcune, conferendoci nuove abilità senza le quali non si può davvero dire di aver visto tutto ciò che il titolo Wayforward ha da offrire.Chi ha giocato l’originale ritroverà con piacere anche la possibilità di fermarsi nei negozi locali a fine livello, ampliando l’arsenale a disposizione di Shantae, inizialmente limitato alla sola, terribile, mossa della coda di cavallo, con cui tramortisce i nemici solo quando sono a mezzo pixel di distanza da lei.Ad aumentare la rigiocabilità dei livelli c’è anche un interessante ciclo giorno/notte, con oggetti e anche un paio di nemici disponibili soltanto in notturna e soltanto in certi angoli, a premiare un level design che, di livello in livello, sa farsi sempre più intricato e apprezzabile.Qualche difetto c’è, forse derivato più da scelte di design con un decennio sul groppone che da reali passi falsi in fase di programmazione: come nell’originale, qui integralmente riproposto, manca una minimappa (della serie “se citiamo Metroid, citiamolo per bene”), e questo non potrà non influire durante l’esplorazione dei livelli più avanzati, veri e propri labirinti zeppi di bonus e nemici.Lo stesso dicasi per il respawn dei nemici, assolutamente normale per l’epoca ma abbastanza irritante al giorno d’oggi, anche perché la loro eliminazione ripetuta non porta benefici quali, ad esempio, l’avanzamento di livello; in ultimo, abbiamo perso qualche vita di troppo nei primi livelli, non tanto per nostra colpa quanto per il raggio limitatissimo dell’attacco base di Shantae, che non raggiunge i nemici se non quando questi sono davvero ad un tiro di schioppo dal suo sprite. Non siamo per il revisionismo videoludico, anche perché classici come questo, mai usciti in Europa, meritano di essere giocati nella loro forma originale, ma forse rivedere qualche collisione e aggiungere una mappa avrebbe giovato all’esperienza generale.

Gemme per i pirati più navigatiI più giovani tra voi lettori potranno non apprezzare un livello di parallasse in più o la fluidità di certi frame di animazione, abituati alle mirabolanti performance delle console odierne, ma Shantae è un vero spettacolo per gli occhi.Ancora oggi facciamo fatica a credere che girasse su un hardware tanto limitato quanto quello del GameBoy Color: la pulizia generale è superba, le animazioni lasciano stupiti per varietà e fluidità, gli sfondi, anche quando sono costretti a ripetersi per le limitazioni di memoria della cartuccia originale, sanno farlo con classe, senza mai annoiare l’occhio del giocatore.Nessuno si sarebbe stupito se il titolo fosse uscito per il più performante GameBoy Advance, e, nonostante la poca profondità donata dall’effetto 3D dello schermo superiore di Nintendo 3DS, il titolo fa la sua porca figura ancora oggi, a 2013 inoltrato: se non è questa un’attestazione dell’ottimo lavoro dei ragazzi di Wayforward…Eccellente anche la longevità generale, se è vero che abbiamo impiegato poco meno di sette ore per portare a termine l’avventura ma dedicandoci solo in parte al backtracking e alla scoperta dei segreti nascosti. Una stima di otto ore di gioco abbondanti ci sembra la più corretta per un videogiocatore che non sia interessato solo a vedere i crediti finali, e di questi tempi, per 4,99 euro, è grasso che cola.

– Gameplay fluido e divertente come undici anni fa

– Vario e longevo

– Graficamente un piccolo gioiello

– Per la prima volta in Europa e a 4.99

– Assenza della mappa

– Respawn eccessivo dei nemici

– Inutilità dell’attacco base

8.0

Kudos a Nintendo per aver regalato a noi videogiocatori europei un titolo così fresco e giocabile in questa estate rovente: certo, ce lo doveva da ben undici anni, ma fortunatamente il buon game design non invecchia mai.

Nonostante alcuni elementi possano far storcere il naso ai giocatori di nuova generazione (su tutti l’assenza della mappa e il respawn continuo dei nemici), l’ossatura di Shantae ha retto benissimo al decennio passato e sa ancora offrire diverse ore di divertimento a un prezzo finalmente congruo di fronte all’offerta ludica proposta, visto anche il costo della cartuccia di gioco originale sui siti d’asta e mercatini vari.

In attesa del nuovo lavoro di Wayforward (a proposito, ce lo aspettiamo entro il 2013), un buon modo di passare la vostra estate videoludica.

Voto Recensione di Shantae - Recensione


8

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