Recensione

Shadow Ops: Red Mercury

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a cura di Athreyu81

Tempi di guerra per il mercato console odierno. Da un po’ di tempo a questa parte le software house, forti del successo di vendite, mirano sempre di più ad intensificare l’offerta e la produzione di cosiddetti “war games”, o di titoli che ricreano situazioni altamente incentrate su ogni tipo di conflitto (esistito, esistente o prettamente inventato). Si cerca quindi di ricoprire e di spaziare su molti generi ludici e in molti casi di offrire soluzioni di gameplay emozionanti, coinvolgenti, fresche; ma evidentemente questi tre aggettivi difficilmente vengono interpellati con sufficiente dovizia inasprendo un settore che gode di una preoccupante inflazione dovuta all’uso sistematico di stereotipi, incentrati solo e solamente sulla base delle stesse idee e meccaniche di gioco. Proprio questo Shadow Ops: Red Mercury di Atari, uno degli ultimi arrivati su Xbox, non propone niente di nuovo e si accosta prettamente nel filone degli fps a sfondo bellico (Medal of Honor, Call of Duty e compagnia bella) che raccolgono la loro qualità principalmente grazie al coinvolgimento inerente al proprio background.

Conflitto nucleareLa storia del gioco percorre i soliti canoni inerenti questo genere di tipologie ludiche: noi indossiamo i panni di un agente d’elite delle forze speciali, tale Frank Hayden, che deve sventare una terribile minaccia terroristica caduta nelle mani sbagliate. Minaccia rappresentata da un ordigno nucleare particolarmente potente chiamato “Red Mercury”. L’azione si snoda attraverso molteplici scenari impervi occupati da forze terroristiche pronte a tutto, secondo una storyline ricca di colpi di scena e degna di un classico film hollywoodiano.

Struttura e modalità di giocoLa schermata principale di gioco ci introduce alle seguenti modalità: Campagna (fulcro del gioco in single player), Cooperativa (tramite splitscreen si intraprende la storia principale in due persone, con l’ulteriore aggiunta di dieci mappe) e Multigiocatore (permette di scontrarsi con più persone in splitscreen, via System Link e tramite Xbox Live, attraverso un cospicuo numero di mappe).La modalità Campagna è costituita da una trama altamente cinematografica che ci fa percorrere oltre venti livelli con un arsenale completo di venti armi (tra cui pistole, fucili a pompa e telescopici, granate, varie tipologie di mitra, eccetera); all’interno di ogni scenario ci vengono assegnati degli obbiettivi specifici (che vanno dal piazzare cariche, alla distruzione comunicazioni radio, al far saltare carri, e via discorrendo). Nella maggior parte degli scenari saremo affiancati da soldati che avanzeranno al nostro cospetto, aiutandoci nell’incremento numerico, nelle uccisioni dei soldati terroristi; in altre saremo soli e dovremo agire tramite il classico approccio stealth, in altre ancora collaboreremo con agenti speciali infiltrati. Gli scenari percorrono varie parti del globo, andando a toccare i classici conflitti a fuoco nelle strade, dentro la giungla, attraversando ponti, in ambientazioni fredde, all’interno di centri di ricerca, e via così. La modalità multigiocatore mostra una notevole varietà, soprattutto per quanto riguarda l’offerta Live; si va dal classico Deathmatch (tutti contro tutti) a quello a squadre (due fazioni contrapposte), Cattura la bandiera e l’inedita scorta per Vip (2 fazioni contrapposte dove una squadra deve difendere il Vip, posizione assunta da un giocatore, dagli attacchi dell’altra).

Gameplay e caratteristiche tecnicheAndiamo ad analizzare Shadow Ops sul fronte tecno-ludico.Il gameplay si assesta su livelli medio-bassi; il prodotto si erge a ruolo di fps a sfondo militare con qualche spruzzata di azione ragionata, ma la discontinuità propria dell’offerta ludica lo trasforma in un videogame caotico. La modalità Campagna si eleva più per la qualità della narrativa che per le qualità ludiche, e le caratteristiche tattiche (la possibilità di nascondersi dietro gli oggetti per un attacco ragionato e la coordinazione di forze coadiuvati dai membri del proprio team) assumono un ruolo poco contemplato nel gameplay risolvendo gli scontri tramite semplici azioni solitarie poco ragionate (ma più efficaci). L’IA degli alleati e dei terroristi ricopre uno scarso numero di pattern che non aiutano il giocatore nell’avanzamento del gioco: i nostri alleati risulteranno utili in poche circostanze (inspiegabile come da poca distanza un compagno non riesca ad uccidere un terrorista…), mentre i terroristi decretano le stesse routine dimostrando poca sufficienza di azioni rispetto all’operato del personaggio giocante.Il metodo di controllo basa il suo sistema sulla semplicità: i tasti frontali del pad servono per le azioni di ricarica dell’arma (tasto X), salto (tasto Y), interazione (tasto A), accovacciamento (tasto B); i trigger posteriori si usano per sparare (trigger R) e per zoomare con l’arma (trigger L). Il rovescio della medaglia risiede in una precisione grossolana nel prendere la mira, previo non molto accurata calibrazione degli stick, che con il passare del gioco risulta meno evidente che nelle fasi iniziali.Allucinante la curva di difficoltà iniziale: nessun approccio morbido per carpire il gameplay, bensì una difficoltà esagerata, da subito, che si rileverà altalenante durante il gioco con picchi abbastanza alti in alcune fasi e bassi in altre. A volte, per esempio, ci riveleremo increduli nel constatare la vera causa del nostro decesso non avendo compreso la reale direzione da cui proveniva quel maledetto inferno di piombo. Irritante e tedioso il tempo dei caricamenti, molto probabilmente dovuto alla non perfetta ottimizzazione del motore poligonale. Quest’ultimo si assesta su livelli abbastanza buoni, i poligoni su schermo non sono moltissimi ed evidenziano strutture non molto curate ma in compenso le texture decretano un certo dettaglio e un buon uso di bump mapping; accettabile anche la fluidità (30 fps), ma non di rado si denotano forzature ed affaticamenti dell’engine 3D, specie in certi frangenti (soprattutto negli ambienti più dettagliati, fra tutti la giungla). Le ambientazioni assicurano un’ottima varietà e ricoprono varie tipologie di situazioni: missioni nella giungla, attraverso la steppa russa, infiltrati in basi nucleari, oppure che vedono l’attraversamento di un ponte coperto dalla nebbia, eccetera.Ottime le musiche implementate, sempre a tema e facilitate da una qualità dell audio data dallo standard THX: il tema portante sarà l’epicità e la drammaticità dell’avventura che conferirà al gioco il contorno giusto all’esperienza. La longevità di gioco si assesta sulle dieci ore nell’avventura principale.Un ultimo appunto per l’online che aumenta il fattore divertimento al prodotto: implementato ottimamente, con mappe ampie e con un buon game design, nota principale di merito alla fluidità e alla frenesia senza che sorgano i fatidici problemi di lag.

– Trama coinvolgente

– Modalità live divertente

– Audio discreto

– Niente di nuovo

– Caricamenti lunghi

– Frame rate incerto

– IA insoddisfacente

6.7

Shadow Ops attribuisce la sua caratteristica migliore e portante al coinvolgimento dovuto agli eventi narranti. Il prodotto non brilla, non erge, propone caratteristiche stereotipate e nessuna innovazione creando un gameplay sotto la media per quanto riguarda questo genere. Gli altri prodotti simili (Medal of honor, Call of Duty) rimangono superiori in ogni versante, con la sola eccezione dell’esperienza online. Le funzioni Xbox Live danno un buon incentivo per la giocabilità, e il divertimento che ne consegue fa consigliare il gioco a tutte le persone che amano fraggarsi in compagnia senza alcun tipo di pensiero. Le software house dovranno rimboccarsi le maniche per elevare il genere e garantirgli una certa longevità affinché i giocatori si possano riscoprire amanti delle situazioni militari. Per ora ci accontenteremo di impugnare i nostri fucili, consapevoli che le guerre più importanti – solo virtuali, s’intende – devono ancora arrivare.

Voto Recensione di Shadow Ops: Red Mercury - Recensione


6.7

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