“What will we do with a drunken sailor? What will we do with a drunken sailor? What will we do with a drunken sailor? Early in the morning!”. No, questo sea shanty non appare nella OST di Sea of Thieves, ma è come se ne avesse fatto parte per un momento, quando un mio compagno di viaggio dalla gamba di legno, ballando sul ponte della nostra nave in mezzo alle onde, si è messo ad intonare questo celebre canto urlando e stonando a piĂą non posso nel suo microfono. La mia risposta e quella del resto della ciurma? “Way hey and up she rises, way hey and up she rises, way hey and up she rises early in the morning!”. Basterebbe questa diapositiva per spiegare cosa sia Sea of Thieves, l’ultima fatica di Rare che, dopo tante attese, qualche fase di alpha e un paio di versioni beta, getta finalmente l’ancora e approda su PC – dove è disponibile solo su Windows Store – e su Xbox One. Ora che è finalmente disponibile e gli interrogativi sorti attorno a questo simulatore di vita piratesca sono stati sciolti, viene però la parte piĂą difficile: esattamente cos’è Sea of Thieves? Sono convinto che, se vi avessi posto questa domanda un paio di settimane fa, ognuno di voi mi avrebbe dato una risposta differente, ma la cosa davvero strana, è che dopo lunghe ore passate in balia dei venti e a riparare falle lungo lo scafo, ancora non mi è chiaro cosa sia Sea of Thieves. Vi sembrerĂ strano, ma proprio questo suo sfuggire ai canoni imposti dal mercato mainstream si è rivelato alla lunga il suo vero punto di forza.
Storie da lupi di mare
Va bene, ma allora come lo definiamo questo benedetto Sea of Thieves? Potrei partire dalla non-creazione del personaggio – ci sono solo dei preset generati in modo random – dalla scelta delle missioni o dalla descrizione delle tre gilde, ma la verità è che, pensandomi a scrivere di queste cose, giĂ mi vedo assalito dai tentacoli dalla noia, quindi vi racconterò una storia. Sole all’orizzonte, cielo terso e una leggera brezza fa scivolare il mio sloop con tranquillitĂ sulle acque: la missione non è delle piĂą entusiasmanti, la gilda dell’Alleanza dei mercanti ci ha spediti a recuperare delle galline, noi che siamo dei temibili pirati, siamo finiti a rincorrere dei pennuti lungo una spiaggia. Poco male, nessuna fatica e qualche moneta d’oro in piĂą in tasca. Nulla di piĂą sbagliato, quella che doveva essere una tranquilla scampagnata si è trasformata in una vera e propria (dis)avventura, perchĂ© la nostra nave ha rischiato di essere affondata da delle palle di cannone ancora prima di avvicinarsi alla spiaggia, per acciuffare il pollame sono stato morso da un paio di serpenti e, proprio quando pensavo che il peggio fosse passato, ecco che l’ennesima palla di cannone mi colpisce in mezzo al petto. Il racconto prosegue con il mio personaggio scaraventato in mezzo al mare, la gabbia con dentro la gallina che finisce anche lei assieme a me in acqua e il gran finale è un branco di squali che pranza attorno alla mia carcassa. Questo è Sea of Thieves, un canovaccio bianco su cui scrivere storie sempre differenti, in cui le missioni sono delle semplici linee guida da seguire e su cui improvvisare, dove non ci sono regole predefinite e piĂą o meno tutto può accadere, l’importante è essere disposti a lasciarsi trascinare dal fluire spesso imprevisto degli eventi. In fin dei conti, potrei stare qua a parlarvi per ore e ore, a scrivere righe su righe, di ciò che mi è capitato solcando i sette mari, dove il tesoro da recuperare era solo un mero pretesto per salpare nuovamente da un avamposto: durante i festeggiamenti per aver sconfitto un gruppo di scheletri pirati ho bevuto un sorso di troppo di Grog e, con poco equilibrio e nessuna dignitĂ , ho vomitato e sono caduto giĂą dalla barca, con tanto di risate – reali – dei miei soci in affari. Sea of Thieves torna alla radice del gioco di ruolo, ma non nel senso moderno e videoludico del termine, ma come quando da piccoli andavate al parco, in mezzo a due giostre arrugginite e scalcinate, con in mano un bastone e questo vi bastava per essere degli inafferrabili corsari, dei moschettieri e due minuti dopo, perchĂ© no, degli astronauti. Questa è la metafora di Sea of Thieves, dove spicca la bravura di Rare nel costruire, attorno a schemi ludici quanto mai semplici, un intero mondo e modo di essere sempre in mutamento per il giocatore.
Niente nebbia all’orizzonte
Il raggiungimento di questo stato sospeso, dove non esiste un vero senso di progressione a guidare l’azione del giocatore, è stato raggiunto dal team di sviluppo togliendo tutto ciò che, purtroppo, sempre più spesso si frappone fra il giocatore e l’universo di gioco. In Sea of Thieves non c’è un HUD a fare da filtro all’esperienza, nulla viene mediato e corrotto da indicatori, segni, croci sul dove recarsi o sul cosa fare, ma tutto è ridotto all’osso e su schermo appare veramente il minimo indispensabile, come i due menù radiali tramite cui accedere ai pochi strumenti necessari, come le mappe, la pala, l’orologio o, ancora, la bussola e il cannocchiale. Questi stessi elementi non sono poi dei mezzi in grado di “ampliare i sensi” del giocatore, ma sono esattamente quello che sono, con l’orologio guardi l’ora segnata dalle lancette e con la bussola orienti la nave, fine. Questa semplicità di fondo è alla base del potere che ha Sea of Thieves di prendere e immergere completamente il giocatore fra le onde del mare o, se è più sfortunato, nel poco simpatico abbraccio del kraken. Vi è inoltre l’assenza di qualsivoglia reward forzato ed esogeno, perché in Sea of Thieves, come si parte si arriva, la progressione è scevra di statistiche su cui macinare qualche decimale in più per correre più velocemente o per avere più punti vita e anche le armi sono esattamente tutte quanti uguali alla prova dei fatti, niente superpistole in grado di abbattere i nemici in un sol colpo o sciabole capaci di uccidere con un unico fendente. Sea of Thieves è l’esaltazione della pura democrazia, tutti quanti, pur con una gamba di legno, semi-nudi, barbuti o senza un occhio, sono uguali e questa parità rende ogni scontro in PvP emozionante ed imprevedibile. Non lamentatevi se, proprio mentre siete scesi a recapitare un baule alla gilda dei Cacciatori di Tesori, qualche altro pirata ne ha approfittato per far colare a picco la vostra imbarcazione o, peggio ancora, ve l’ha rubata, perché questo fa parte delle regole del gioco e la prossima volta sarete voi, dopo aver speronato il galeone nemico ed essere andati all’arrembaggio, a rubare un teschio da riportare all’Ordine delle Anime. Che poi nulla vi vieta invece di diventare dei bodyguard improvvisati, senza che nessuno ve l’abbia detto, e decidiate così di scortare una nave di pirati con cui avete fatto amicizia grazie alla chat di prossimità fino all’avamposto prestabilito. Per poi ovviamente affondare la loro nave e fuggire.
Una vera squadra di pirati
La democraticità di Sea of Thieves non si vede solo nell’equilibrio assoluto dei duelli, ma traspare anche dalla necessaria collaborazione che nasce fra improvvisati compagni di ciurma. Ad inizio di ogni partita viene infatti chiesto se imbarcarsi per un viaggio in solitaria, su un rapido sloop, oppure se lanciarsi all’avventura assieme ad altri pirati, a bordo di un vasto galeone, oppure in coppia su una nave più semplice da gestire. Nel caso in cui si opti per il viaggio di gruppo, ecco che dopo pochi minuti Sea of Thieves diventa un gioco di ruolo improvvisato, dove, senza quasi nemmeno accordarsi, ognuno sa cosa fare e assume, per l’appunto, un ruolo non scritto: c’è chi preferisce stare in stiva assi alla mano a riparare falle, chi si trova a suo agio sul ponte sempre pronto a far fuoco, chi indirizza la rotta e chi, dall’alto dell’albero maestro e attraverso il cannocchiale, guida il timoniere. Giocare Sea of Thieves in compagnia equivale a fare parte di una piccola società , che come un organismo vivente ha però bisogno che tutte le sue parti cooperino e siano sane per stare in piedi. Se si ha un team affiatato con cui affrontare Sea of Thieves, state pur certi che ogni volta troverete il modo di inventarvi qualcosa di differente e che, anche in mezzo alla peggiore tempesta, con un po’ di collaborazione, ne uscirete con le ossa intere. Purtroppo, quando invece ci si affida al matchmaking casuale, possono capitare degli accoppiamenti poco fortunati con tanto di frustrazione davanti all’ennesimo schianto contro gli scogli e successiva colata a picco. Come detto, non è necessario avere dei soci per avventurarsi in Sea of Thieves, che però muta completamente natura se affrontato da soli: in compagnia, il titolo di Rare è capace di diventare caotico, sopra le righe e non si prende mai troppo sul serio, fra chi suona la ghironda e chi balla improvvisando qualche passo, mentre in solitaria si trasforma completamente, diventando quasi un capitolo non ancora scritto de Il Vecchio e il Mare, una solitaria introspettiva che porta il giocatore a riflettere in mezzo alle onde che montano e fanno pericolosamente scricchiolare la carena, mentre il cielo diventa nero e la bussola è totalmente impazzita a causa di un nubifragio. In solitaria, Sea of Thieves è forse meno divertente, ma nel suo diventare un’esperienza differente, riesce comunque a mantenere il suo perché.
La facile vita di un pirata
Sea of Thieves fa molto affidamento su chi lo sta giocando, spingendosi anche forse troppo in lĂ nel suo puntare tutto sulle sensazioni che riesce a suscitare. Tutto il suo design è infatti pensato per valorizzare il viaggio in sĂ©, ciò che accade tra il momento in cui si salpa e quando si scopre un nuovo tesoro, senza appesantire la struttura con orpelli che aggiungerebbero poco e nulla a questo obiettivo. Lo scopo Sea of Thieves non è quello di imboccare il giocatore e di soddisfare il suo ego grazie ad una caramellina sotto forma di qualche loot da sfoggiare in pubblico, i ritocchi estetici ci sono, ma costano caro e non aggiungono davvero nulla. C’è però un rovescio della medaglia, perchĂ© se si “pesa” Sea of Thieves – cosa che personalmente credo non vada mai fatta, ma a cui siamo sempre piĂą spesso abituati – ci si accorge subito di come i contenuti non siano poi troppo abbondanti, così come la progressione verticale sia totalmente assente. Le stesse missioni affidate dalle tre gilde – i Cacciatori di tesori, l’Ordine delle anime e l’Alleanza del mercante – non sono poi la quintessenza della varietĂ , tra bauli da scovare sotto la sabbia, animali da riconsegnare e teschi da abbattere, con un combat system corpo a corpo che di certo non verrĂ ricordato negli annali. Eppure, anche in mezzo a questo pauperismo, Sea of Thieves è sempre capace di sorprendere, anche solo con una mappa recuperata da una bottiglia sulla spiaggia, con tanto di indovinelli capaci di far regredire il giocatore alla sua infanzia spensierata, dando vita ad una caccia al tesoro lungo un’affascinante isola tropicale. Sea of Thieves non ha bisogno di molto, non necessita di ulteriori schemi e meccaniche per funzionare, perchĂ© tanto sarĂ il pirata virtuale a creare la sua avventura. Quello di cui si sente però bisogno è una maggiore varietĂ di incontri e scenari: gli atolli, le scogliere e i piccoli arcipelaghi sono incantevoli, ma alla lunga finiscono per assomigliarsi tutti quanti e, che si tratti di una vasta isola lussureggiante o di quattro speroni che affiorano dall’acqua, la fauna e la vegetazione sono praticamente sempre identiche. Sea of Thieves non cerca di travolgere chi sta dall’altra parte dello schermo con un continuo turbinio di emozioni, ma quello che conta realmente sono i piccoli e brevi momenti inaspettati, situazioni fuori dal normale – come lo è del resto il primo incontro con il kraken – capaci di rimanere impresse nella memoria a lungo. Anche in questo caso, l’effetto sorpresa alla lunga viene però a mancare perchĂ© l’urna da cui estrarre questi momenti sputa fuori sempre le stesse palline. Lo stesso vale per le attivitĂ secondarie, affidate all’esplorazione di relitti o ai raid segnalati all’orizzonte da minacciose nuvole a forma di teschio: come per le missioni principali, il vero valore di questi compiti non va visto nell’ennesimo teschio passato a fil di spada, quanto nelle situazioni che possono venirsi a creare: uno scheletro che mangia una banana per recuperare dell’energia fa sempre ridere.
Cartoline dalla spiaggia
Sea of Thieves vive dunque di sensazioni, ma Sea of Thieves vive soprattutto di atmosfera, fatta dall’odore di salsedine, dal vento che taglia le mani impegnate a recuperare la vela, dal sole che tramonta e spunta in mezzo alle foglie di una palma, tutte immagini che si fissano a lungo nella retina, capaci di rimanerti dentro anche una volta spenta la console o il PC. Dal punto di vista artistico, Sea of Thieves ha ben pochi eguali sul mercato, un merito che va al di lĂ del suo stile colorato e da cartone animato – che si sposa perfettamente con l’atmosfera scanzonata e poco seria – ma che è principalmente racchiuso da ciò che l’ingrossarsi delle onde, il pericoloso scricchiolio dell’albero maestro e la pioggia battente che cade fitta sul ponte, sono capaci di trasmettere. La componente audiovisiva gioca un ruolo fondamentale ed è complementare al design immersivo dato da Rare, perchĂ© è veramente impossibile non sentirsi davvero dentro il gioco in determinati frangenti, tra incantevoli tramonti, acque che diventano sempre piĂą pericolose e notti stellate capaci di togliere il fiato. Da riprendere ovviamente quando la propria nave viene agganciata da un galeone popolato da veri pirati. Anche qua si nota però come gli elementi su cui rifarsi gli occhi siano effettivamente pochi, le navi sono solamente due e gli scorci piĂą affascinanti sono quelli che sorgono in mare aperto, mentre le isole in sĂ© hanno ben poco da offrire. La bellezza visiva è inoltre accompagnata da una complessiva “leggerezza”: giocato in versione PC, Sea of Thieves non ha mai dato alcun segno di incertezza e, su una macchina dotata di Intel i7 4770k, Nvidia GTX 1070 8Gb, 16Gb di Ram e Windows 10, le impostazioni sono state settate in automatico su leggendario, preset secondo solo a quello chiamato mitico. Rimanendo sempre in ambito PC, non si può però dire che abbondino le opzioni grafiche, limitate a ben pochi parametri, come la qualitĂ delle texture, delle ombre, dei modelli e dell’acqua.
– Artisticamente incantevole
– Situazioni e imprevisti sempre dietro l’angolo
– Il mare aperto regala vere emozioni
– In compagnia crea dei momenti unici
– Game design che spinge verso il vero gioco di ruolo
– Riciclo eccessivo di asset
– I contenuti non sono moltissimi
– Un po’ di varietĂ nelle missioni non avrebbe guastato
Sea of Thieves è un azzardo, perchĂ© decide di giocare secondo le sue regole in un mercato videoludico – almeno quello piĂą “commerciale” – che annaspa per via di schemi che oramai paiono esser diventati delle leggi di natura. Rare ha deciso che invece era arrivato il momento di dire basta e Sea of Thieves riporta il giocatore esattamente lì dove dovrebbe stare, ciò in mezzo ad un gioco, dove fingersi dei pirati senza esser costretti a seguire forzatamente dettami imposti da un demiurgo invisibile che tira i fili da dietro le quinte. Se siete disposti a perdervi fra le onde, Sea of Thieves vi restituirĂ momenti di assoluta gioia inaspettata, frutto di continue improvvisazioni di ciurme assortite casualmente, oppure figlie di un’attenta collaborazione assieme a dei fidati compagni di viaggio. All’opposto, rimarrete delusi e a bocca asciutta se chiederete a Sea of Thieves di costruire per voi una strada e un percorso sempre diverso, ma giĂ preimpostato, partita dopo partita, spinti voi stessi, non tanto dall’interesse di dinamiche e interazioni inventate al momento, ma solo dal miraggio di un nuovo tesoro da vendere per accumulare monete d’oro. Tacere però sul poco materiale attualmente presente in Sea of Thieves sarebbe comunque disonesto, perchĂ© è vero che il titolo non necessita di steroidi per pompare i contenuti, ma due navi rimangono sempre e solo due misere navi. La speranza è quindi quella di vedere delle novitĂ all’orizzonte, magari qualche altro piccolo imprevisto capace di farci saltare sulla sedia al primo incontro.