Recensione

Scooby Doo: Mystery Mayhem

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a cura di Upe

Un’ascesa inarrestabile13 settembre del 1969: Scooby Doo debutta negli Stati Uniti con l’episodio Che notte per un cavaliere. Gli autori erano William Hanna e Joseph Barbera, creatori di altre serie animate destinate a rimanere nella storia, da “I Flintstones” a “L’orso Yoghi” e via dicendo. Sempre al 1969 risale Scooby Doo, Where are you?, il primo show televisivo originale che presentava le peripezie del simpatico cagnolone e dei suoi amici Frank, Daphne, Velma e Shaggy, impegnati come sempre a risolvere i casi più intricati e spaventosi. Nell’italico paese bisogna attendere il 1970, con la trasmissione Ciao Ciao, in onda sull’allora emittente televisiva RTI. Da quell’anno, fino ad arrivare al 1985, le edizioni si sono susseguite annualmente ed ancora oggi le possiamo ammirare grazie al canale tv Cartoon Network. La struttura della trama è sempre, più o meno, la stessa: il nostro quadrupede beniamino (e fifone), quattro giovanissimi investigatori e misteriose avventure. Insomma, un’ascesa davvero senza freni, suggellata da ben due trasposizioni cinematografiche ed altrettante videoludiche. Il gioco in argomento è, appunto, una di queste.

Misteri misteriosiLa questione è molto semplice, nessuno arzigogolo particolare per l’esposizione della trama. Proprio come se si stesse assistendo ad una puntata televisiva, si parte con i nostri eroi (a bordo dello sgangherato furgone dei misteri) che si trovano, loro malgrado, invischiati in un “mistero misterioso”. Il primo episodio, il gioco infatti è suddiviso appunto in episodi, si svolge all’interno di una enorme biblioteca. Si vocifera della presenza di fantasmi, presenze inquitanti che assalgono i poveri utenti. Scooby e Shaggy, rimasti soli, cominciano la loro esplorazione, con i metodi che sono ben noti agli appassionati dello loro avventure. Tra precipitose fughe e situazioni esilaranti, i due amici rinvengono un antico libro che, come presto scopriranno, si rivelerà fondamentale nel proseguio delle vicende…

Simpatia a quattro zampeIn un complesso videoludico fatto di contaminazioni tra generi, di imitazioni, clonazioni e scopiazzature varie, come inquadrare questo titolo? Avventura o semplice platform? Beh, considerando attentamente la questione direi, senza dubbio alcuno, che lo si possa catalogare nella prima delle categorie. Infatti, come detto in precedenza, la struttura portante volge speditamente all’adventure vero e proprio, non ravvisandosi i tratti tipici del gioco di piattaforme. Assenti, quindi, i passaggi da farsi saltando, la collezione di item od oggetti vari: l’unica cosa da raccogliere, ma che assume poca rilevanza ai fini del gioco, è rappresentata dalle parti di un panino da infarcire (!) e alcuni indizi. Il ritrovamento di quest’ultimi permette di conoscere aspetti e dettagli dello scenario che si sta affrontando in quel momento, nonché di raccordare gli intrecci della trama per avere una visione globale alla fine degli eventi. A dire il vero un’altra cosa ci sarebbe, ossia delle speciali note esplicative relative ai diversi avversarsi incontrati: una volta acquisita quella giusta (sempre presente nella locazione di riferimento), il libro che funge da “aspira mostri” acquisterà la capacità di poter risucchiare lo specifico nemico indicato, vuoi che sia un fantasma o una mummia o un’altra delle bestialità presenti. Un libro che aspira i mostri? Già, avete capito proprio bene! Nel corso della loro prima esplorazione, Scooby e Shaggy, vengono in possesso di un volume dalle portentose capacità. Il tomo è in grado di aspirare i nemici, quasi si trattasse di un aspirapolvere. Uhm, mi ricorda qualcosa… Mario! Mario! Mariooooo!!! (Luigi’s Mansion, ndr)Detto questo passiamo ad analizzare alcuni aspetti del gameplay. La struttura dell’avventura è suddivisa per capitoli, introdotti da sequenze non interattive realizzate con la stessa grafica in-game. Il filmato ci esplica quello che sarà lo scopo principale, ovvero risolvere il classico mistero. I capitoli presentano, a loro volta, una serie di obiettivi da portare a termine: trova la chiave per aprire la porta, raggiungi un determinato punto, elimina tutti gli avversari. Insomma, niente di particolarmente impegnativo, almeno sotto il profilo dell’uso di materia grigia. D’altronde, come appare chiaro fin da subito, l’utenza alla quale il prodotto si rivolge è ben delineata.

Cartoons poligonaliLa prassi degli ultimi tempi, almeno per la trasposizione di opere derivanti da fumetti o cartoni animati, è stata quella di realizzare la digitalizzazione con la tecnica dello cell-shading: nel nostro caso la cosa sarebbe stata una scelta veramente azzeccata… ma non è stata adottata! La scelta è ricaduta su di una grafica poligonale “classica” che un po’ ha snaturato lo spirito ed i tratti tipici dei personaggi, pur rendendo il risultato finale coerente e funzionale. La voluta semplicità degli sfondi ben riporta alla fortunata serie animata, così come la resa dei volti e delle animazioni dei protagonisti. Nel complesso, quindi, il risultato finale è di buona qualità. La fluidità del motore grafico rimane sempre su livelli accettabili, salvo rari casi in cui il gioco rallenta leggermente. La scelta cromatica è ottima e sembra davvero di “vivere” all’interno di una puntata televisiva. Ottimo anche il comparto sonoro, con le voci e le battute dei due eroi sempre presenti a sottolineare i passaggi topici ed i momenti salienti. Peccato che non sia stata effettuata la localizzazione nella nostra lingua, in maggior danno vista l’assenza di sottotitoli. Comunque, al di là di non comprendere al pieno battute e gag (il gioco ne è pieno), la questione non influenza più di tanto lo svolgersi degli eventi perchè gli obiettivi sono semplici e ben delineati, comprensibili anche per chi non “mastica” molto l’idioma anglosassone. Sul piano dei controlli nulla si può muovere, tanta è la semplificazione delle diverse azioni da compiere e tanto immediata la risposta ai comandi stessi. Quello che c’è di interagibile viene subito segnalato da un’icona su schermo richiamante il tasto da usare nello specifico: così, ad esempio, se un oggetto può essere spostato o se è possibile arrampicarsi, un breve messaggio appare e ci segnala quello che potremo effettuare. Semplice ed intuitivo.

– La simpatia del protagonista

– Controlli immediati

– Tutto in inglese, un vero peccato considerata l’utenza cui è rivolto

– Qualche caricamento di troppo

7.2

Scooby Doo: Mistery Mayhem rappresenta un buon compromesso tra azione ed avventura, un mix incentrato sulla semplicità e l’immediatezza; la simpatia dei protagonisti non si discute, le battute e le situazioni esilaranti si sprecano. Torno ancora una volta a ribadire, quasi fosse una mia crociata personale, che la mancata localizzazione in italiano lo svaluta parecchio. E’ pur vero che il gioco rimane comunque fruibile, al di là della piena comprensione dei dialoghi e di tutto il resto, non per questo, però, la cosa è dar far passare. L’impianto giocabile è di buon livello e ben si adatta per l’utenza cui si rivolge. Non è un gioco impegnativo, non dura moltissimo… ma l’esperienza sarà comunque divertente. Altamente consigliato ai nostalgici del quadrupede, a chi non cerca troppo impegno cerebrale ed a chi vuole trascorrere qualche ora senza troppi problemi.

Voto Recensione di Scooby Doo: Mystery Mayhem - Recensione


7.2

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